In Europa il giornalismo è quel liquame che presenta come cosa normale che la UE alimenti l'isterismo sulla guerra invitando la gente a preparare scorte per 72 ore, e non trova modo per raccontare le cose vere e importanti e fare magari una campagna di disvelamento della furia stragista di Bibi il Genocida.
Ho pensato che in tutte le presentazioni del mio libro "Contro il Sionismo Reale" commemoreremo il giornalista Hossam Shabat (23 anni) leggendo il suo breve e straordinario testamento morale.
Eccolo:
“Se state leggendo questo messaggio, significa che sono stato ucciso - molto probabilmente, bersagliato - dalle forze di occupazione Israeliane. Quando tutto ciò ha avuto inizio, avevo solo 21 anni: ero uno studente con dei sogni, come chiunque altro. Negli scorsi 18 mesi, ho dedicato ogni momento della mia vita al mio popolo: ho documentato gli orrori inflitti a Gaza, minuto per minuto, determinato a mostrare al mondo quella verità che cercavano di seppellire. Ho dormito su pavimenti, nelle scuole, nelle tende - ovunque potessi. Ogni giorno è stato una battaglia per la sopravvivenza. Ho sopportato la fame per mesi, e ciononostante sono sempre rimasto a fianco del mio popolo.
Per Dio, ho assolto al mio dovere come giornalista. Ho messo a rischio tutto per riportare e raccontare la verità, ed ora sono finalmente a riposo - qualcosa che non ho mai più conosciuto negli ultimi 18 mesi. Ho fatto tutto ciò poiché credo nella causa Palestinese. Credo che questa terra sia nostra, e morire per difenderla e per servire la sua gente è stato il più grande onore della mia vita.
Ora vi chiedo: non smettete di parlare di Gaza. Non lasciate che il mondo volga lo sguardo. Continuate a lottare, continuate a raccontare le nostre storie: finché la Palestina sarà libera.
Per l’ultima volta, Hossam Shabat, Gaza.”