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26.02.202515:28
Quindi le cose stavano e stanno così: un tempo assai remoto si comperavano le pagine pubblicitarie, oggi si acquistano le linee editoriali, gli articoli, le recensioni orientate secondo le direttive di chi paga meglio, oltre a "elargizioni speciali" a singole testate, "giornalisti" e peggio ancora, "intellettuali" cioè nullità strapagate per fare propaganda al nulla o a guerre demenziali, sieri magici e tanto, tanto altro ancora...
Non chiamatela "realtà".
Si chiama "Propaganda".

Aldo Nove

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26.02.202512:58
UN'ALTRA ITALIA, UN ALTRO GIORNALISMO.

L'emittente russa RT presenta ai propri telespettatori un giornalista italiano indipendente in grado di testimoniare la guerra in Ucraina dal Maidan ad oggi, passando per la prima distruzione di Donetsk all'intervista a Maria Zakharova.

Giorgio Bianchi per RT.

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Comitato Donbass Antinazista - Notizie sulla guerra in Ucraina avatar
Comitato Donbass Antinazista - Notizie sulla guerra in Ucraina
‼️🇺🇦💣🇮🇹 DISASTRO ECOLOGICO MANCATO A SAVONA: TIMIDAMENTE IN ITALIA SI COMINCIA A DIRE CHE POTREBBE ESSERCI KIEV DIETRO L'ATTACCO ALLA PETROLIERA
La petroliera Seajewel... è stata colpita nella notte tra il 14 e il 15 febbraio da un'esplosione mentre si trovava al largo di Savona. L'attacco ha provocato una falla nello scafo della nave, con uno squarcio di circa 70x120 cm...

L’attacco potrebbe essere stato opera di gruppi filo-ucraini... Se venisse confermato che l’attacco è legato a dinamiche geopolitiche internazionali, ciò potrebbe innescare nuove tensioni tra Stati e gruppi d’interesse coinvolti nel commercio del greggio.

Le autorità italiane stanno monitorando la situazione con grande attenzione, considerando anche i rischi ambientali legati a possibili sversamenti di petrolio in mare

-Messaggero

ℹ️ Notare il termine "gruppi filo-ucraini", come facevano per il Nord Stream, per cercare di non farla ricadere sul regime di Kiev

🌐 Puntata di Ottolina sull'attacco alla petroliera

Segui 👉@ComitatoDonbass
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InsideOver
26.02.202508:04
Le dichiarazioni di Netanyahu di domenica 23 febbraio non sono andate giù ai siriani.
Durante una conferenza stampa il primo ministro israeliano ha dichiarato: "Chiediamo che l'area a sud di Damasco venga smilitarizzata. Non permetteremo al nuovo esercito siriano di schierarsi in questa zona."

Sia Netanyahu che il suo ministro della Sicurezza, Israel Katz, hanno anche confermato che l'occupazione illegale da parte di Israele della zona cuscinetto delle alture del Golan e del Monte Hermon a sud rimarrà "indefinitamente", violando il piano di disimpegno del 1974 tra Siria e Israele.

A Daraa, nota come la culla della rivoluzione siriana, migliaia di manifestanti hanno marciato per la città, intonando slogan come "Netanyahu maiale, la Siria non sarà divisa, la Siria è libera, Israele fuori, Daraa rimarrà con la Siria fino alla morte".

#syria #netanyahu #israel
26.02.202507:16
Reddito di belligeranza
di Marco Travaglio

Ieri qualche lettore sarà sobbalzato sulla sedia: ma come, il Fatto apre con una ricerca di Carlo Cottarelli? Quello del governo tecnico di Mattarella dopo la cacciata di Conte per il presunto caso Savona? Il manidiforbice dell’austerità? Sì, quello. Abbiamo idee diverse, talora opposte, ma i dati che ha pubblicato sui bilanci militari di Europa e Russia non sono opinioni: sono numeri a prova di bomba (è il caso di dirlo). Che sbugiardano platealmente il pensiero unico europeo: quello di chi, dopo aver condannato a morte il popolo ucraino sabotando ogni negoziato e le nostre economie con le auto-sanzioni, vuole completare l’opera alzando la spesa militare dall’1,9% ad almeno il 3% del Pil. E, per fregare ancora i popoli evitando i forconi, spaccia dati falsi sul riarmo russo. Glieli ha serviti su un piatto d’argento il britannico International Institute of Strategic Studies, finanziato dalle industrie della difesa, subito rilanciati senza verifiche dal Financial Times, daPolitico e dai giornaloni italiani.

Poi l’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica, diretto da Cottarelli, li ha controllati. E ha scoperto che il sorpasso di Mosca sull’Europa è una fake news: la spesa militare europea nel 2024 a parità di potere d’acquisto ha toccato i 730 miliardi di dollari, il 58% in più dei 462 spesi da Mosca. Escludendo i Paesi europei extra-Ue e limitandosi ai 27, questi restano in netto vantaggio con 574,5 miliardi, il 18,6% più della Russia. Che pure rimane un Paese in guerra, lo Stato più vasto, il primo esercito e il maggior arsenale nucleare del pianeta. “Andare al 3% come vuole fare la Nato – osserva Cottarelli – equivale a un aumento del 50%” rispetto alla spesa russa. Eppure, quando ha chiesto ai giornali che hanno diffuso i dati falsi di rettificarli, gli hanno risposto picche o non gli hanno risposto. E han continuato a mentire, come ieri Nathalie Tocci sulla Stampa: “Oggi Mosca spende sulla difesa più di tutto il continente messo insieme”. Poi tutti a frignare ai funerali del “fact checking” e della “scienza”, a strillare contro i complottisti e i terrapiattisti. Ma oggi i veri complottisti sono i guerrapiattisti che inventano invasioni russe in Europa per giustificare un mostruoso riarmo che non trova giustificazioni nei dati veri. È il nuovo euro-dogma, dai rapporti Draghi&Letta ai deliri di Ursula, Macron, Merz e Gentiloni per indebitare vieppiù i cittadini e ingrassare i fabbricanti d’armi Usa. Se l’è bevuta pure la spensierata Schlein, che ormai parla come una Guerini in gonnella: “Serve un Next Generation EU da 800 miliardi l’anno anche per la difesa”. Nossignora: serve spendere meglio, ma soprattutto meno. A furia di discutere su chi debba entrare nel centrosinistra e chi no, il Pd è entrato nel centrodestra.

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Fronte Sovranista (di Kaspercarlo) - non si parla di scie chimiche - avatar
Fronte Sovranista (di Kaspercarlo) - non si parla di scie chimiche -
26.02.202506:13
Giorgio Bianchi torna sulle parole vergognose di Mattarella nei confronti della Russia, spiegando i danni incalcolabili che comporteranno non solo sul piano umano e diplomatico, ma anche sul piano economico, con 1 danno incommensurabile x le aziende italiane che operano in Russia

[clippini per twitter nei commenti]
26.02.202515:09
Quanti indizi servono ancora per capire appieno con cosa realmente abbiamo a che fare?
Oramai siamo stati catapultati nostro malgrado in una dimensione assolutamente anti-umana.

Trump posta video Ai sulla «Riviera di Gaza» tra grattacieli e danzatrici

Nella clip il presente è un 2025 di macerie, soldati col Kalashnikov e bambini che piangono ma, dopo una breve parentesi di cantieri, ecco finalmete apparire il «What’s next» presidenziale: un lungomare degno di Miami che finisce nella riproposizione del Burj al-Arab, il grattacielo a vela di Dubai, una mainstreet di mercati e palmizi dove i bambini finalmente corrono a giocare con palloncini a forma del faccione di «The Donald».

[...] Se fossimo in un altro secolo, di fronte a queste immagini ci sarebbe da indignarsi, scomodare diplomazie e attivare proteste formali. Perché il video in questione, su un tema così divisivo come il conflitto tra Israele e Palestina, ha la rara capacità di offendere tutti allo stesso modo, vittime e carnefici. Perché, rapportata a una tragedia umana senza fine, è profondamente insultante quest’estetica dello sfarzo, questo culto kitsch della personalità che accomuna The Donald al Divino Elon. Perché la questione mediorientale è un problema maledettamente serio e nessuno può nemmeno azzardare che si risolva nel sogno senile di un palazzinaro Wasp. Ma, parafrasando Ennio Flaiano, quando si parla della comunicazione trumpiana la faccenda è grave ma non seria.

https://www.ilsole24ore.com/art/trump-posta-video-riviera-gaza-grattacieli-e-danzatrici-AGB6u89C?refresh_ce=1

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Tutti i fatti
26.02.202512:48
⛓️In #Romania è stato arrestato il candidato alla presidenza Calin #Georgescu. Lo ha riferito il suo ufficio stampa.

🔎L'auto di Georgescu è stata fermata su una strada ed è stato trasportato alla Procura generale per un interrogatorio. Dopo l'arresto di Georgescu, un gruppo di parlamentari dell'Alleanza per l'Unione dei Romeni che sostiene la sua candidatura alle elezioni presidenziali ha dichiarato che loro, guidati dal leader del partito George Simion, si sarebbero recati presso la Procura generale per "chiedere spiegazioni".

@tutti_i_fatti
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War Room - Russia, Ucraina, NATO avatar
War Room - Russia, Ucraina, NATO
26.02.202511:01
Macron prima e Merz poi hanno parlato della necessità che l'Europa si doti di un proprio esercito sganciato dalla NATO: Macron perché ci sono situazioni nella quali la NATO non necessariamente vorrebbe essere implicata, tipo l'Africa, e Merz perché è arrabbiato con Trump. Entrambi però riconoscono, e direi finalmente, che gli interessi degli USA e dell'Europa (almeno dell'Europa franco-tedesca) non collimano, e che l'Europa si trova sostanzialmente indifesa perché per troppo tempo ha appaltato la sua sicurezza agli Stati Uniti.

Benissimo.

Ciò detto, sorge un problema fondamentale: anche ipotizzando di costituirlo, questo esercito europeo, resta il problema della sua credibilità, in senso di deterrenza (perché uno di solito mette in piedi un esercito perché NON vuole combattere, non perché vuole farlo). Ha senso un esercito europeo senza deterrente nucleare? Ovviamente no. Sia Merz che Macron parlano di "collettivizzare" il deterrente nucleare francese estendendolo all'Europa. Basterebbe? Ovviamente no.

Il che apre la strada a una serie di prospettive inquietanti, perché la "dottrina Begin" non è necessariamente un'esclusiva israeliana.
Ne parlo qui su Pagine Esteri.
26.02.202507:35
Eumam Ucraini addestrati per altri 2 anni, fino al ’26
L’altra novità riguarda il prolungamento fino al 15 novembre 2026 (anche se “in corso di approvazione”) per la missione Eumam, quella europea che ha l’obiettivo di fornire un addestramento “di tipo individuale e collettivo” alle forze ucraine. L’addestramento, si legge, riguarda alcuni ambiti precisi: “Organizzazione e tattiche, medico, logistico, genio, fanteria leggera, sicurezza e difesa nel dominio cyber”. La partecipazione italiana è iniziata il 15 novembre 2022 e prorogata fino al 31 dicembre 2024, ma sarà estesa fino a fine 2026, cioè per altri due anni. Insomma, l’Italia ha previsto di voler continuare ad addestrare le forze ucraine anche se il presidente americano Donald Trump ha accelerato per arrivare a una pace a breve.

La delibera 2025 2 miliardi per 27 missioni (in ritardo)
Il resto della delibera sulle missioni internazionali, composta da 798 pagine, è una proroga di quelle del 2024. In tutto si tratta di 27 missioni divise per sei macro aree geografiche: Mediterraneo, Balcani occidentali, Quadrante orientale dell’Alleanza, Sahel e Golfo di Guinea, Corno d’Africa e Oceano Indiano Nord-Occidentale, Medio Oriente. Per le missioni vengono utilizzati 12.109 uomini, per un costo di quasi 2 miliardi. Oltre alla novità sulle “forze ad alta prontezza”, vengono prorogate per la prima volta anche le missioni “Operazione Levante” a sostegno della popolazione civile in Medio Oriente ed “Eunavfor Aspides” a tutela della libertà di navigazione nel Mar Rosso.

L’attenzione del governo è tutta rivolta ai due conflitti in corso, quello in Ucraina e in Medio-Oriente. Questi, si legge, “configurano quali veri e propri choc sistemici, per la portata delle loro conseguenze e le peculiari modalità di attuazione. Entrambi gli scenari hanno evidenziato i limiti esistenti nell’attuale sistema di sicurezza internazionale, caratterizzato dalla difficoltà di contenere gli atteggiamenti assertivi e aggressivi dei principali attori globali e bloccato in una costante situazione di stallo, dove non si riesce a intervenire in maniera efficace per una incisiva risoluzione delle crisi, neanche con l’imposizione di sanzioni economiche”. Anche per questo, il governo ha deciso di aumentare i fondi per le missioni. Questo avviene sia per i ministeri della Difesa sia per gli Esteri, mentre è lievemente ridotto solo per la Guardia di Finanza che ha segnalato “minori esigenze”.

Per la prima volta, le nuove missioni avverranno tramite la “procedura semplificata” introdotta dal governo nel 2024, anche se c’è già un primo ritardo: la legge attuale prevede che la deliberazione del Consiglio dei ministri debba avvenire ogni anno entro il 31 gennaio, ma Palazzo Chigi, su proposta della Farnesina, l’ha approvata con quasi 20 giorni di ritardo, il 19 febbraio e trasmessa alle Camere solo il 24.

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Giubbe Rosse
L'Ucraina non ha mai posseduto quelle testate nucleari. Fisicamente erano sul suolo ucraino, ma i codici di lancio li ha sempre avuti Mosca. E questo per il semplice motivo che appartenevano all'Unione Sovietica. Senza quei codici, sarebbero servite a poco.

Peraltro, andrebbe anche ricordato che il Parlamento dell'Ucraina aveva preso l'impegno fin dal 1990 che il futuro stato ucraino indipendente sarebbe stato non nucleare dal punto di vista degli armamenti e neutrale dal punto di vista delle alleanze militari. Kiev avrebbe dovuto quindi distruggere gli ordigni a proprie spese, anziché farli smantellare a spese della Russia.

Se un domani, per ipotesi, il Wyoming, il Montana o il North Dakota (dove ci sono testate nucleari) si separassero da Washington, pensate che si terrebbero anche gli ICBM?

Lasciamo perdere, è meglio.

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Fronte Sovranista (di Kaspercarlo) - non si parla di scie chimiche -
26.02.202506:13
Giorgio Bianchi esprime perdono e misericordia nei confronti dei kapò dell'era Covid...

(Capisco che ha ragione, ma io non riesco a fare ciò che lui pur giustamente suggerisce...)

#100giornidaleoni https://pic.x.com/ibxBmy6KhA
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Giubbe Rosse
26.02.202514:27
🇷🇴 GEORGESCU PERQUISITO CONTRO IL MURO
Fonte: Daily Romania
Georgescu è stato perquisito come un criminale, nonostante abbia subito di recente un intervento chirurgico al ginocchio e sia ancora in fase di recupero.
La gente si è radunata davanti all'ufficio del procuratore, chiedendo il rilascio di Georgescu.
L'avvocato di Georgescu non è stato lasciato entrare nell'edificio.


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26.02.202512:37
🇷🇴 GEORGESCU ARRESTATO MENTRE SI RECAVA A PRESENTARE LA SUA CANDIDATURA PER LE PRESIDENZIALI
Fonte: Berliner Zeitung
Secondo il team della sua campagna, il politico filorusso Calin Georgescu è stato arrestato mentre si recava a presentare la sua candidatura per le elezioni presidenziali in Romania. Le immagini televisive hanno mostrato Georgescu entrare nell'edificio del procuratore, affiancato da agenti di polizia. La polizia è intervenuta mentre Georgescu era alla guida a Bucarest. Inizialmente non si conosceva il motivo dell'arresto.

"Oggi Calin Georgescu doveva presentare la sua candidatura per la nuova presidenza", si legge in un post pubblicato su X. "Solo dieci minuti fa è stato fermato nel traffico e convocato per un interrogatorio dall'ufficio del Procuratore Generale! Dov'è ora la democrazia, dove sono i partner che dovrebbero difenderla?" continua.
La Procura indaga su Georgescu dal dicembre 2024 in relazione a finanziamenti poco chiari alla campagna elettorale. Inoltre, sono state effettuate decine di perquisizioni domiciliari di sostenitori di Georgescu in tutto il Paese, ha riferito l'ufficio del Procuratore generale di Bucarest. Oltre al finanziamento delle campagne elettorali, ciò riguarda anche presumibilmente la propaganda illegale di estrema destra.


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26.02.202508:31
E ancora: le industrie partecipate dal governo avranno bisogno di molti capitali per tornare in funzione, un fatto banale che riguarderà anche gran parte dell’agricoltura e dell’industria privata. Investitori in molti settori non mancheranno, tanto più che il governo Zelensky ha già seguito i consigli dei creditori (a partire dal Fondo monetario) e devastato la legislazione sul lavoro in Ucraina.

Materie prime critiche.
Intanto va detto che l’Ucraina, nonostante quel che si legge da giorni, non è famosa per essere particolarmente ricca di “terre rare”, cioè di 17 elementi della tavola periodica (scandio, ittrio e i 15 lantanoidi) fondamentali nell’industria tech, nella difesa e nella transizione verde. Come ha spiegato Nicola Armaroli del Cnr a QualEnergia “in Ucraina oggi non vi sono attività minerarie legate alle terre rare”, Kiev dice che ci sono depositi “ma non c’è nulla di sicuro”, tanto più che le terre rare non sono poi così rare, il problema è quanto è facile estrarle: nella migliore delle ipotesi in Ucraina “servirebbero almeno dieci anni per portarle in produzione”. E allora cosa vuole Trump quando, con toni che in genere usano gli strozzini, dice “ho detto all’Ucraina che voglio l’equivalente di 500 miliardi di dollari in terre rare”? Probabilmente parla di quelle che nella metrica Ue si chiamano “materie prime critiche”, quelle fondamentali per l’industria d’avanguardia e che non sono solo le terre rare: Kiev sostiene di possedere il 5% delle riserve globali. Ad esempio, prima della guerra l’Ucraina valeva il 7% della produzione di titanio, il 20% dei giacimenti di grafite e un terzo del litio europeo. Anche in questo caso va specificato che una parte non disprezzabile di questa ricchezza si trova nei territori occupati dai russi: gran parte delle miniere di carbone, metà del manganese, del cesio, del tantalio e dei potenziali giacimenti di terre rare. In sostanza, Putin si è preso un pezzo delle ricchezze del sottosuolo ucraino e Trump vuole prendersi il resto in una logica coloniale, anche se nell’ultima bozza di accordo le richieste statunitensi più scandalose non c’erano (era sparita, pare, anche la cifra di 500 miliardi).

Le pressioni di Washington su Zelensky sono facili da spiegare: le materie prime critiche sono oggi una filiera largamente controllata dalla Cina, trovare nuove fonti di approvvigionamento è vitale per gli Usa. L’Ue, al solito, recita invece da comparsa: il commissario all’Industria, Stéphane Séjourné, domenica aveva detto di aver avanzato una proposta a Zelensky (“21 delle 30 materie prime critiche di cui abbiamo bisogno possono essere fornite dall’Ucraina in un approccio in cui tutti vincono”), ma ieri un portavoce di Bruxelles lo ha smentito. Non sia mai che Trump s’innervosisca…

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26.02.202507:35
Esclusivo
Dl Missioni: 3 mila soldati pronti alle guerre all’estero
Il dossier bellico da 30 milioni di Palazzo Chigi - Per quest’anno stanziati fondi per forze ad alta prontezza Nato “in caso di attacco”. Intanto la Gran Bretagna stanzia in spese militari il 3% del Pil e la Germania altri 200 miliardi

Di Giacomo Salvini

Quasi due miliardi: 1,9 per la precisione. Cento milioni in più rispetto al 2024. 1,51 dal ministero della Difesa, 363 milioni da quello degli Esteri, 32 dall’Aisi (il Servizio segreto interno) e altri 21 da Interno, Guardia di Finanza e Giustizia. Questo è il conto delle nuove missioni internazionali del 2025 approvate con delibera del Consiglio dei ministri mercoledì scorso. La prima passata con la nuova procedura: ora basterà un solo passaggio in Parlamento e non un’approvazione bicamerale.

Oltre alle proroghe legate al 2024, la vera novità è un’altra ed è un segnale di Giorgia Meloni agli alleati atlantici: il governo italiano mette in campo forze di pronto intervento in grado di intervenire in caso di emergenza negli scenari internazionali, con particolare attenzione al fronte Est dell’Europa. È quanto emerge dall’allegato alla delibera, che Il Fatto ha letto, secondo cui l’Italia mette a disposizione della Nato “Forze ad alta e altissima prontezza operativa”. Quelle che in gergo tecnico vengono chiamate Rapid reaction forces.

Il piano 2.867 uomini per “rispondere alle emergenze”
Di cosa si tratta lo spiega lo stesso documento di 28 pagine che il governo ha trasmesso al Senato: forze “individuate tra i bacini delle Forze armate”, che potranno intervenire in caso di emergenza “nei Paesi in cui operano personale e contingenti nazionali, nonché in seno al dispositivo Nato”. Questo, si legge ancora nella delibera, perché il contesto internazionale è “caratterizzato dalle sempre più repentine evoluzioni degli scenari delle crisi”, e ha evidenziato “la crescente necessità di flessibilità richiesta alle forze nazionali”. Per questo obiettivo, dunque, il governo italiano mette in campo un contingente di 2.867 uomini per un costo totale di 29,973 milioni di euro. Gli “assetti” da inviare saranno divisi così: 359 terrestri, 4 navali e 15 aerei.

In particolare, si legge nella delibera, questo contingente “ad altissima prontezza operativa” può essere inquadrato anche all’interno del programma Arf (Allied Reaction Forces) istituito dalla Nato dal 1º luglio 2024. Gli obiettivi di questa forza sono tre, indicati dal governo: in primo luogo, “reagire rapidamente a crisi e minacce”. E quindi, si legge, l’Arf “è concepita per essere schierata in tempi molto brevi in qualsiasi punto del territorio alleato o in zone di crisi al di fuori del territorio Nato”.

Il secondo obiettivo, invece, è quello più importante: il governo ipotizza l’intervento in caso di attacco a un altro Paese Nato.

Quindi “dimostrare la solidarietà e la determinazione del- l’Alleanza”: la rapidità di reazione e la forza del- l’Arf, si legge, “sono un chiaro segnale agli avversari potenziali che un attacco a un membro della Nato avrà come conseguenza una risposta immediata e coordinata da parte di tutti gli alleati”. L’ultimo obiettivo è quello di “sostenere le operazioni di mantenimento della pace e di gestione delle crisi”, per “fornire assistenza umanitaria, evacuare civili e stabilizzare situazioni di crisi”. La delibera specifica anche le modalità con cui l’esecutivo potrà schierare questa forza: servirà una decisione del Consiglio dei ministri, dopo una comunicazione al presidente della Repubblica. Per schierare queste “forze ad alta prontezza”, però, serve un passaggio parlamentare: un atto di indirizzo da approvare entro cinque giorni per “autorizzare o negare” la scelta. Entro 90 giorni, poi, il governo deve riferire sul “permanere delle situazioni di crisi o di emergenza”.

Segue...
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Giubbe Rosse
26.02.202506:17
TRUMP HA MESSO ALLE STRETTE ZELENSKY. L'Ucraina ha accettato l'accordo minerario dopo che gli Stati Uniti hanno allentato le condizioni, riporta il FT. I cittadini ucraini pagheranno gli Stati Uniti per generazioni. Non vi sono garanzie di sicurezza.
L'Ucraina trasferirà il 50% dei proventi derivanti dalle sue risorse minerarie, tra cui petrolio, gas e infrastrutture (porti). L'accordo di pace in Ucraina lascerà le parti "un po' infelici": la Casa Bianca. Il vicepresidente degli Stati Uniti Vance ha affermato che Zelensky non vuole porre fine rapidamente al conflitto militare con la Russia: "Quando gli parlammo nell'hotel di Monaco, cercai di fargli capire in modo cortese ma fermo che la guerra doveva cessare il prima possibile. Ma lui evidentemente non lo aveva capito." L'ex primo ministro britannico Boris Johnson ha invitato l'Ucraina a firmare l'ultima versione dell'accordo sui minerali, sebbene ieri abbia definito l'accordo una "truffa" e continui a considerarlo una "rapina".

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Andrea Zhok
25.02.202518:06
C) Da che mondo e mondo, le guerre in corso evolvono le tecniche belliche, dunque – salvo per unità a basso costo come armi leggere e proiettili - non ha nessun senso riempire i magazzini di armamenti tecnologicamente complessi, che di lì a qualche anno saranno obsoleti. Gli investimenti bellici – se si vogliono fare – si fanno in ricerca e sviluppo, e si fanno predisponendo la rapida convertibilità della produzione industriale ordinaria in produzione bellica.

D) Infine, per preparare una guerra di difesa bisogna avere una chiara idea di ciò da cui ci si deve difendere. Realisticamente, da chi si potrebbe dover difendere un paese europeo? Ci potrebbero essere sfide da parte di gruppi terroristici di dimensioni comparabili a piccoli eserciti nazionali (modello Siria). Ci potrebbero essere contenziosi ai confini per aree di interesse comune (giacimenti minerari, passaggi marittimi obbligati, ecc.) – il che mette campo ad un’area di potenziali ostilità abbastanza limitata a sud-est dell’Europa. Se parliamo di grandi potenze remote, come la Russia (o la Cina, o gli USA) la necessità di difendersi da una guerra di invasione e conquista da parte di questi soggetti è risibile: non esistono né gli interessi, né le condizioni logistiche, né quelle demografiche perché qualcosa del genere avvenga. Le guerre di espansione per finalità di insediamento sono causate di solito da eccedenza demografica e avvengono in aree prossimali, contigue. In quest’ottica l’unica minaccia realistica per un paese europeo potrebbe essere rappresentata da un altro paese europeo. Certamente non dalla Russia, che ha già serie difficoltà a popolare l’immenso territorio sotto il proprio controllo, e che possiede una sovrabbondanza di materie prime – di cui invece l’Europa è priva. Invero, il prototipo del paese militarmente minaccioso per terzi è rappresentato dai paesi europei, con alta densità di popolazione (per quanto calante) ed estrema povertà di risorse naturali. Quanto all’idea di doversi armare per affrontare un’eventuale guerra di sterminio totale – nucleare – ad una superpotenza, spero sia chiaro che questa prospettiva è insieme altamente implausibile e tecnicamente impossibile: se superpotenze con territori enormi e armamenti nucleari enormi decidessero di nuclearizzare il Belgio, o, se per questo, la Francia, l’unico investimento appropriato sarebbe un investimento in rosari.

Dunque, in buona sostanza, a cosa ammonta l’attuale progetto di finanziamento monstre della spesa militare europea?
Non rappresenta una crescita dell’indipendenza dei popoli europei e non rappresenta una crescita della capacità di difendersi da minacce reali.
Si tratta in effetti di una e una sola cosa: di un colossale furto legalizzato di risorse pubbliche, un furto che impoverirà ulteriormente i popoli europei, che avrà sulla coscienza ospedali al collasso, pensionati alla fame, plebi sempre più ignoranti e manipolabili.
Il tutto mentre, nel nome della sovranità, della libertà, della democrazia, una manciata di oligarchi predisporrà il proprio buen retiro su qualche isola privata.
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Byoblu
26.02.202514:27
"Merz, l'uomo di BlackRock: insieme a Vanguard controllava il 15% delle 30 aziende più importanti della Germania. BlackRock detiene fino a 80 miliardi in industrie belliche: l’esercito europeo va in questa direzione."

Il fotoreporter Giorgio Bianchi  a CHE IDEA TI SEI FATTO?

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Giubbe Rosse
🇷🇺🇺🇦 LAVROV RICORDA CHE JOHNSON FECE SALTARE L'ACCORDO DI ISTANBUL NEL MARZO 2022
Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha affermato che Russia e Ucraina avevano raggiunto un accordo di pace nel 2022, ma il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson lo bloccò.

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26.02.202508:31
Il dossier
Il business sui resti di kiev può già partire
All’ombra del cessate il fuoco - Che Affare. Oltre 500 mld per la ricostruzione, poi la svendita dei big statali e dei minerali critici: quel che Usa (e Russia) vogliono dallo sconfitto. E l’Europa guarda

Di Marco Palombi
La guerra, come tutti sanno, è anche un grande affare, il dopoguerra di più. L’Ucraina ovviamente non fa eccezione e ora che Donald Trump, checché si pensi della cosa, ha imboccato la strada per il cessate il fuoco, si ricomincia a parlare d’affari: scorrerà un fiume di denaro, “sarà il più grande cantiere del mondo”, come diceva già un paio d’anni fa la Camera di commercio ucraina, e quel che resta del patrimonio pubblico finirà – come al solito – al peggior offerente. Un breve riassunto della situazione.

La ricostruzione.
All’ultimo conteggio, reso noto ieri, di Banca mondiale, Onu e Ue solo rimettere in piedi quel che è danneggiato o distrutto costerà 524 miliardi di dollari in dieci anni: circa 84 per le case, 78 per i trasporti, 68 per commercio e industria, 64 per l’agricoltura, etc. La maggior parte delle distruzioni, ovviamente, è nei territori in cui si sta ancora combattendo: molti tra questi, però, non sono e non saranno in mani ucraine alla fine del conflitto. Basandosi sul rapporto 2024 di Banca mondiale e soci, un paio di settimane fa Bloomberg economics ha calcolato che, tolti i territori conquistati dai russi, il fabbisogno per la ricostruzione materiale si dimezza (circa 260 miliardi). La stessa fonte ha stimato che per ricostituire l’esercito ucraino in uomini e mezzi dopo tre anni di guerra serviranno 175 miliardi di dollari. Il Pil ucraino, per capirci sulle dimensioni della cosa, vale circa 190 miliardi e oggi è in larga parte sostenuto dagli aiuti esteri. Dal conto dei donatori, a quanto pare, vanno esclusi gli Stati Uniti: “Abbiamo già dato”, ha detto ieri Trump. I Paesi Ue, dal canto loro, vorrebbero usare gli oltre 200 miliardi di euro di riserve russe confiscate in Europa: senza un accordo che comprenda Mosca, però, l’Unione si esporrebbe non solo a ricorsi, ma anche a un rischio di fuga dei capitali (sottolineato anche dalla Bce).

I privati.
Una tale massa di capitali per la ricostruzione presuppone, ovviamente, la partecipazione di investitori privati, che secondo Banca mondiale & C. dovrebbero garantire il 90% dell’esborso. A Kiev si muovono già le grandi istituzioni finanziarie internazionali: la banca Usa JP Morgan aveva gestito due anni fa la ristrutturazione di 20 miliardi di debito pubblico ucraino e ha da tempo aperto un fondo dedicato alla ricostruzione, come pure ha fatto BlackRock, il più grande fondo d’investimento al mondo e principale consulente dell’amministrazione Zelensky. Risale all’estate scorsa, restando alle finanze pubbliche, la ristrutturazione di altri 23,6 miliardi di debito scaduto coi creditori (BlackRock, Pimco, Fidelity, Amundi, eccetera), gestita per conto di Kiev dalla banca franco-britannica Rothschild & C. e dallo studio legale statunitense White & Case. Il debito ucraino è ovviamente cresciuto durante i tre anni di guerra e oggi ha raggiunto il 100% del Pil, ma il problema è che Kiev – negli ultimi decenni paese esportatore – oggi soffre anche di un enorme deficit estero: il cambio della moneta è rimasto stabile (e l’inflazione sotto controllo) solo grazie all’enorme afflusso di capitali dall’estero.

Privatizzazioni.
Già nel 2023 il Fondo immobiliare ucraino stimava che almeno la metà delle 3.000 società statali fosse da privatizzare: operazione in parte già avviata durante la guerra. I pezzi pregiati, però, andranno via dopo il cessate il fuoco: alcune partecipate e/o quote di Naftogaz, la principale azienda energetica di Stato, come pure il 75% della società Turboatom (idroelettrico e nucleare), lunghe concessioni su infrastrutture di pregio come il porto di Odessa, i gasdotti o quelle per i trasporti.

Segue...
26.02.202507:30
Vende i biglietti di uno spettacolo mai scritto.
Poi fa il moralista d'accatto.
Fenomeno.

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26.02.202506:16
L'Ucraina ha concordato i termini con gli Stati Uniti per l'accordo sui minerali, senza alcuna garanzia di sicurezza per Kiev. Trump ha detto ai giornalisti martedì sera che la sua controparte ucraina "verrà in visita venerdì".
Ha aggiunto: "Abbiamo praticamente negoziato il nostro accordo sulle terre rare". L'accordo stabilisce i termini per creare un nuovo fondo per investire nei minerali, nei materiali delle terre rare e in altre preziose risorse naturali dell'Ucraina. ▪️Washington vede l'accordo sui minerali con l'Ucraina come un modo per recuperare i miliardi di dollari che gli Stati Uniti hanno dato a Kiev. Naturalmente, le aziende statunitensi non saranno in grado di accedere a queste risorse fino alla fine della guerra, e anche allora ci vorrà molto tempo prima che possano garantire la sicurezza delle loro operazioni e ricostruire le infrastrutture necessarie per iniziare l'estrazione. ▪️Ora la domanda è: come faranno i paesi dell'UE a recuperare i soldi che HANNO consegnato a Zelensky e alla sua banda? Per ottenere la loro fetta della torta dei minerali dovranno scendere a compromessi con gli americani. E anche se lo facessero, la loro quota sarebbe misera e insufficiente a compensare il danno che hanno fatto alle loro economie rompendo i legami con la Russia e acquistando gas liquefatto invece di affidarsi ai gasdotti che hanno fornito gas più economico dalla Russia. ▪️I paesi imprigionati nell'UE hanno sostenuto il regime criminale di Kiev e tutto ciò che ne hanno guadagnato, è un'ondata di immigrati ucraini. Il giorno della resa dei conti si avvicina e il gioco delle accuse potrebbe persino distruggere l'UE.

Laura Ruggeri (Originale in inglese)

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Andrea Zhok
25.02.202518:06
IL FURTO

Oggi i popoli europei sono ostaggi, ostaggi di una oligarchia a base finanziaria che manipola le coscienze, che mente costantemente e spudoratamente attraverso i propri servi della carta stampata, che di quando in quando chiama al voto con regole distorsive, e poi comunque tradisce sistematicamente la maggior parte delle promesse elettorali – al punto che “promessa elettorale” è divenuto sinonimo di “fiaba pubblicitaria”. E tutto ciò viene glorificato come “democrazia liberale”. All’impermeabilità e sordità alle esigenze dei popoli corrisponde la compiacenza zerbina nei confronti di lobby variegate, che operino con bonifici diretti o benefit indiretti.

Questa condizione di ostaggio è massimamente chiara nella vicenda dell’attuale corsa agli armamenti. Le cifre si succedono in maniera frenetica, in una costante competizione al rialzo. Si parla di 700 miliardi di euro da versare in armi all’agonizzante Ucraina. Si parla di un incremento della spesa militare almeno al 3% del PIL (presentato come uno sconto rispetto al 5% preteso da Trump). A sostegno di queste prospettive si promuovono vigorose batterie di menzogne sui media (es.: che la Russia spenda più in armi dell’Europa o che un’invasione militare russa rappresenti una realistica minaccia per l’Europa). Non mancano poi i “sovranisti” alla vaccinara che dopo aver sacrificato i loro paesi agli ordini USA per mezzo secolo, ora colgono l’occasione del paventato allentamento della presenza americana in Europa per fantasticare di una difesa nazionale (o europea), difesa da istituire a colpi di una spesa militare esplosiva (incidentalmente, una spesa quasi integralmente rivolta a commesse americane o israeliane).

Il meccanismo politico in campo è sempre lo stesso, ripetuto fino alla noia (e d’altra parte finché nessuno reagisce con le brutte, finché trangugiamo tutto invece di oliare la ghigliottina, non si vede davvero perché cambiare una tattica vincente). Il sistema è: si strilla ad un pericolo imminente, terribile, incombente, che non lascia scampo né alternativa, e che richiede – con il cuore gonfio di rammarico – di saccheggiare i denari rimasti alla spesa sociale, all’istruzione, alla sanità, alle pensioni, per rimediare all’EMERGENZA. Dopo aver ripianato istituti di credito troppo grandi per fallire, dopo aver acquistato in anticipo dieci dosi di vaccino Covid a testa - neonati inclusi, dopo aver nutrito a perdere gli oligarchi ucraini (i cui figli popolano le riviere mediterranee) mentre i loro plebei diventano carne da cannone, ora è il momento della carta emergenziale per antonomasia: la minaccia bellica.
Per quanto sia vagamente umiliante dover ricordare queste ovvietà, proviamo brevemente a ricordare perché il previsto, spaventoso, incremento della spesa militare è soltanto una rapina legalizzata, senza alcun contributo alla difesa e indipendenza delle nazioni europee.

A) Se si volesse davvero acquisire sovranità attraverso la difesa militare la prima cosa da fare sarebbe di avviare la produzione autonoma, anzi autarchica, di tutto quanto serve, tagliando le dipendenze da catene di fornitura esterne e remote, soggette a ricatti e interruzioni.

B) Se ci si volesse mettere nelle condizioni di poter esercitare una seria difesa militare rispetto ad un pericolo simile a quello visto nella guerra russo-ucraina, questo non può essere fatto accumulando armi nei magazzini: devi assumerti l’onere di ripristinare una leva obbligatoria generalizzata e realmente formativa. L’idea di affrontare una guerra tipo quella vista in Donbass con piccoli contingenti di professionisti è una palese sciocchezza.
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