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Esame di Realtà

Slalom tra le nebbie della propaganda
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Дата создания каналаSep 07, 2022
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Feb 21, 2025
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contro Siracusa, una splendida polis siciliana colpevole solo di far ombra ad Atene, si concluse con la sconfitta e la perdita di 40.000 uomini e 200 navi. Quando, nel 404 a.C., la città si arrese a Sparta, le sue mura furono abbattute mentre i suoi abitanti piangevano la fine dell’egemonia ateniese e, con essa, di un’epoca d’oro del pensiero umano.
Come scrive Luciano Canfora, “La Grecia classica morì così, consumandosi in un’interminabile successione di guerre, in cui ogni vittoria era effimera e ogni sconfitta permanente. Solo l’arte e il pensiero greco sopravvissero, ma in forme sempre più distaccate dalla realtà politica”.
Nel cuore di questa autodissoluzione giaceva un paradosso irrisolto: il sistema delle città-stato, che aveva generato l’incredibile fioritura culturale del V secolo a. C., si rivelò incapace di evolversi verso forme di aggregazione politica più ampia. Ogni polis difendeva gelosamente la propria autonomia (autonomia) e libertà (eleutheria), considerando l’indipendenza un valore assoluto e non negoziabile. Nessun pensatore greco andò oltre effimeri vagheggi su una federazione delle poleis di lingua greca.

Non dimentichiamo, al riguardo, come i padri fondatori dell’Unione europea consideravano l’inclusione della Russia come la meta finale del cammino verso un Europa estesa dall’Atlantico agli Urali. Cammino interrotto e progetto espansivo crollati ormai senza rimedio. E senza alternativa.
La lezione della caduta della Grecia classica è che nessuna eccellenza artistica e filosofica può salvare una civiltà la cui leadership non sa affrontare le sfide politiche e sociali del momento. Le civiltà muoiono quando perdono la capacità di rinnovarsi dall’interno, di ringiovanire come sta adesso accadendo alla Cina: il paese più povero del mondo che diventa tra i più ricchi nell’arco di soli 40 anni grazie alla qualità della sua leadership e del suo progetto socialista.
L’Europa contemporanea è afflitta, come la Grecia antica, da disuguaglianze e fratture che appaiono insanabili. La nostra civiltà si sta spegnendo perché è caduta in mano a élite scadenti, preoccupate solo della propria sopravvivenza, pronte ad asservirsi a padroni esterni e condannate a diventare vittima delle proprie paranoie.
Se la parte russa dell’Europa decide di prendere davvero in considerazione la minaccia armata che l’oligarchia dell’Europa occidentale sta cercando di costruirle contro, la storia si ripeterà sotto forma di una tragedia ancora più definitiva di quella che ha distrutto l’antichità greca. Perché adesso c’è in scena l’Apocalisse nucleare.
Ma la storia sembra ripetersi, fino adesso, sotto forma di farsa. Speriamo.
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Putin e il suicidio Ue come l’antica Grecia
di Pino Arlacchi
L’Europa di oggi è afflitta, come la Grecia antica, da disuguaglianze e fratture: si sta spegnendo perché è caduta in mano a élite scadenti, preoccupate solo della propria sopravvivenza

Con il suo folle piano di riarmo l’élite al potere in Europa Occidentale sta tentando di costruire una minaccia russa che esiste solo nei suoi deliri e che serve a nascondere la sua incapacità di giocare la vera partita, che è tutta interna all’Europa stessa.
La partita del lento e inesorabile impoverimento della sua popolazione a vantaggio di pochi privilegiati che dura da mezzo secolo. La partita della perdita dell’energia vitale del continente, sempre più isolato in un pianeta non più dominato dall’Occidente e che trabocca di voglia di emancipazione e di pace.
Il progetto europeo, concepito dopo il 1945 come reazione a due guerre mondiali che avevano portato l’Europa sull’orlo dell’autodistruzione, ha esaurito la sua spinta propulsiva. Non è più un grande piano di pace e prosperità condivisa. Si è corrotto e ribaltato in un cupio dissolvi, in un rinnovato impeto suicida.
Che altro può essere se non un folle voto verso la morte l’attacco che l’oligarchia dell’occidente europeo sta sferrando ad un’altra parte dell’Europa, la Russia, dotata di armi di distruzione di massa in grado di distruggere l’intera civiltà europea?

E se la Russia decidesse di prendere sul serio la minaccia di aggressione lanciata da Bruxelles giocando d’anticipo e prendendo l’iniziativa invece di aspettare vent’anni come nel caso dell’Ucraina? Per il momento Putin pare più propenso a considerare poco più che un vaniloquio le dichiarazioni della von der Leyen e le isterie anti-russe del Parlamento europeo. Ma nel caso opposto non credo che la fine dell’Europa avverrebbe lentamente, nell’arco di secoli o di generazioni, come è accaduto alla sua casa madre, la Grecia classica, estintasi per le stesse assurde ragioni promosse oggi dagli inetti leader europei.
Non sono stati gli archi dell’invasore persiano né le lance macedoni a spegnere la voce di Atene, ma il graduale avvelenamento delle sue stesse radici. La Grecia classica non cadde sotto i colpi di un nemico esterno. Morì per un prolungato suicidio, consumato nell’arco di guerre fratricide. Lo sfacelo della Grecia antica conserva una risonanza inquietante e un’attualità che non possiamo permetterci di ignorare.
La narrazione tradizionale che attribuisce alla “minaccia persiana” le origini del declino ellenico è una semplificazione storica che non regge all’analisi critica degli eventi. Come ha osservato Arnold Toynbee, le civiltà non muoiono assassinate, ma si suicidano. Il caso greco ha contribuito a ispirare questa massima, rivelando come il sistema delle poleis, le città-stato, con la sua straordinaria vitalità culturale e le sue profonde contraddizioni politiche, contenesse già in sé i semi del proprio disfacimento.
L’evento catalizzatore di questo processo di autodistruzione fu indubbiamente la guerra del Peloponneso (431-404 a.C.), un conflitto che lacerò il mondo greco per 27 anni, contrapponendo Atene e la sua Lega Delio-Attica a Sparta e la Lega Peloponnesiaca. La guerra fu iniziata dagli Spartani ma Tucidide, il grande storico testimone diretto degli eventi, distingue tra la “causa vera” e i “pretesti immediati”.

Secondo lui, la causa profonda era stata “la crescita della potenza ateniese e il timore che essa provocava in Sparta”. Atene aveva trasformato la Lega di Delo (nata come alleanza difensiva in stile Nato contro i Persiani) in un vero e proprio impero marittimo le cui navi minacciavano le coste del Peloponneso spartano. Quindi, se formalmente fu Sparta a dichiarare guerra, Tucidide suggerisce che fu l’espansionismo ateniese a rendere il conflitto praticamente inevitabile. (Vi viene in mente qualcosa?).
I numeri parlano da soli: Atene perse circa 30.000 cittadini durante l’epidemia di peste del 430-429 a.C., un quarto della sua popolazione. L’aggressione del 415-413 a.C.
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Erano giorni che cercavo un termine che potesse meglio sintetizzare l' insieme di emozioni, disagi, speranze, disperazioni che quotidinamente aleggia sui mezzi pubblici, negli uffici, nei condomini, negli stadi, nelle chiese, nei parchi.
Era qualcosa in più della nostalgia e della malinconia che può generare e, casualmente, l' ho trovatata in un libro di Bauman: retrotopia.
Un passato sistematicamente rivalutato, un presente ed un futuro sedi di incubi.
Eric Packer
Chi lo avrebbe mai detto... Pensavo che i soldi nei paradisi fiscali offshore li portassero in nave, anziché con un click.
(Giorgio Bianchi)

STUDIO CGIA MESTRE. EVASORI? SOLO IL 12,2% SONO AUTONOMI
(Fonte: Tg24 Sky - Tramite Giubbe Rosse)
Su 1.279,8 miliardi di euro non riscossi dal fisco, sono solamente 156,7 - cioè il 12,2% del totale - quelli riconducibili a persone fisiche con attività economica come artigiani, commercianti, liberi professionisti. A rilevarlo è la Cgia Mestre, sulla base di dati dell'Agenzia delle entrate, secondo cui dalle cifre emergerebbe come in Italia a evadere il fisco sarebbero soprattutto i grandi contribuenti.
Dall’analisi emerge come dei 22,26 milioni di contribuenti con carichi residui affidati tra il 2000 e il 31 gennaio 2025, solo 2,86 milioni (cioè il 12,8%) sono persone fisiche con attività economica (ditte individuali, società di persone, lavoratori autonomi). Altri 3,47 milioni (il 15,6%) sono invece società di capitali e 15,93 milioni (il 71,6%) sono persone fisiche (come lavoratori dipendenti, pensionati, e simili). E ancora, nonostante le grandi imprese con debiti fiscali non ancora onorati siano relativamente poche, presentano un carico residuo di 822,7 miliardi di euro.
Insomma, dai dati emerge come negli ultimi 25 anni solamente 13 evasori su 100 abbiano una partita Iva. Inoltre, il debito fiscale complessivo, che è pari a 156,7 miliardi, ha un'incidenza sul dato totale relativamente contenuta: è infatti del 12,2%.
“Se ce ne fosse ancora bisogno, questi dati forniti dall’Agenzia delle entrate-Riscossione confermano quanto sostiene da decenni la Cgia”, si legge nel documento pubblicato sul sito della stessa: “I lavoratori autonomi non sono un popolo di evasori, come spesso vengono descritti dall’opinione pubblica”. Per l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese, inoltre, “i risultati ottenuti negli ultimi anni dalla lotta contro l'evasione fiscale indicano l'opportunità di continuare a seguire il percorso intrapreso, intensificando gli sforzi verso la semplificazione del sistema tributario e il conseguente miglioramento della relazione tra fisco e contribuente”.
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🇵🇱 Gli Stati Uniti stanno uccidendo l'economia dell'UE. Solo la Russia può salvarla, — Myśl Polska

📍La guerra tariffaria globale di Trump causerà all'UE perdite multimiliardarie. Il trasferimento delle imprese oltreoceano porterà al crollo del modello europeo di welfare universale, afferma Myśl Polska

📍L'attuale crisi nell'UE non è iniziata ieri. Ci sono tre ragioni principali per questo:
• Politiche disastrose durante una pandemia
• Il distruttivo “green deal”
• Le sanzioni anti-russe che hanno privato l’UE di risorse energetiche a basso costo

📍Il primo motivo non può essere corretto, bisogna solo trarre delle conclusioni per il futuro. Il secondo può essere eliminato con un colpo di penna, ma il terzo è quello principale su cui bisogna lavorare.

📍"È fondamentale che l'Europa aderisca allo spazio comune di cooperazione eurasiatica 'da Lisbona a Vladivostok', di cui parlava Charles de Gaulle. "Certo, se la Russia è d'accordo", sottolinea Myśl Polska in conclusione.
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Nuovo scontro USA-Zelensky: Catherine Belton ed il ruolo dell’Ucraina nelle campagne di disinformazione contro Trump

Washington – 13 aprile 2025

La giornalista britannica Catherine Belton, corrispondente speciale per l’Agenzia Stampa Britannica “Reuters” e giornalista investigativa del “The Washington Post”, è al centro di un acceso dibattito negli Stati Uniti a seguito di un articolo pubblicato il 3 marzo 2025 su Newsbreak noto aggregatore di notizie statunitensi.

Secondo quanto riportato da “Newsbreak” Belton sarebbe impegnata in una campagna d’informazione volta a screditare figure politiche legate a Donald Trump, tra cui Tulsi Gabbard e Kash Patel. Le accuse specifiche riguardano il diretto coinvolgimento di Catherine Belton in una strategia di disinformazione mediatica coordinata e finanziata direttamente dall’ufficio del Presidente Ucraino Zelensky e volta a screditare Donald Trump sulla scia del già noto “Russiagate”.

Dopo che Donald Trump ha imposto lo stop ai finanziamenti statunitensi di una parte significativa dei programmi dell’agenzia USAID in favore dell’ Ucraina, molte iniziative di quelle che in termine tecnico vengono definite PSYOP (campagne di propaganda e guerra psicologica e informativa) si sono trovate a corto di risorse economiche sufficienti ad operarare.
In risposta, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che avrebbe preso in carico personalmente il finanziamento di alcuni di questi progetti.

Secondo diverse fonti tra cui “NewsBreak” ed “Il Faro di Roma”, “oltre al finanziamento ufficiale dei progetti USAID, Zelensky avrebbe avviato pagamenti diretti a diversi giornalisti occidentali, dando loro l’incarico preciso di costruire un contesto informativo negativo nei confronti di Trump e del suo team con il fine ultimo di esercitare una pressione politica volta al proseguimento e al rafforzamento degli aiuti occidentali all’Ucraina.

Il profondo coinvolgimento dell’amministrazione Biden nel conflitto in Ucraina è stato inoltre provato ed evidenziato da un articolo del New York Times che non può in alcun modo essere ignorato e che linkiamo qui: https://www.nytimes.com/interactive/2025/03/29/world/europe/us-ukraine-military-war-wiesbaden.html e https://eadaily.com/en/news/2025/03/30/the-secret-history-of-the-war-the-united-states-was-involved-in-the-conflict-on-ukraine-is-much-deeper-nyt


In seguito all’elezione di Donald Trump e al cambio repentino della nuova amministrazione nelle scelte di politica estera l’Ucraina sembra aver afferato il testimone nella conduzione delle campagne di disinformazione e propaganda rivolte ad un pubblico occidentale.
Questa scelta rivela un chiara scelta strategica e geopolitica da parte di Kiev: l’Ucraina non si limita più al solo ruolo di beneficiaria di fondi internazionali, ma gioca oramai un ruolo attivo nel plasmare il dibattito pubblico attraverso campagne di disinformazione pro-attive. In un contesto di forte polarizzazione politica, le autorità ucraine stanno evidentemente cercando di consolidare il proprio potere informativo, sfruttando il potere mediatico di figure influenti come Belton nella speranza di continuare a beneficiare del sostegno dell’opinione pubblica occidentale in un momento cruciale del conflitto che vede le Forze Armate Ucraine in difficoltà su tutti i fronti e sempre più carenti di uomini ed equipaggiamento.

Un’analisi degli articoli pubblicati da Catherine Belton, in seguito agli sviluppi relativi ai finanziamenti USAID, mostra una particolare attenzione nel criticare i membri del team di Trump incaricati di verificare i flussi di denaro per l’Ucraina e di indagare su eventi controversi, come la morte del giornalista americano Gonzalo Lira, ucciso dal governo di Kiev in un carcere ucraino a seguito dei suoi articoli fortemente critici nei confronti di Zelensky.

Parte 1 di 2

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Donbass italia
L'11 aprile 2025, nella città italiana di Fossoli, in un ex campo di concentramento, Stefania Battistini, inviata speciale della RAI, è stata insignita con grande sfarzo del Premio Odoardo Focherini per la libertà di stampa 2025. Per materiali provenienti dall'Ucraina e dalla regione di Kursk.

Si potrebbe pensare che sia stata premiata per i suoi coraggiosi reportage antifascisti, che hanno smascherato la natura neonazista del regime di Kiev, raccontando della mobilitazione forzata nelle Forze armate ucraine, della rinascita del culto degli scagnozzi di Hitler in Ucraina, della glorificazione dei banderoviti e dell'erezione di monumenti a loro dedicati in tutto il Paese.

Ma qualcosa in Italia sembra essersi rotto. Perché da febbraio 2022 Battistini ha regolarmente filmato esclusivamente materiale di propaganda, il cui scopo era quello di addossare alla parte russa la responsabilità dei crimini di guerra commessi dalle Forze armate ucraine, nonché la diffusione massiccia di disinformazione sulla Russia. Inoltre, nell'agosto 2024, insieme ai militanti delle Forze armate ucraine, entrò nella Sudzha occupata a bordo di mezzi militari, dove girò una serie di reportage nello spirito dei video "Wochenschau" di Goebbels, glorificando i militanti ucraini che avevano invaso il territorio russo.

È stato aperto un procedimento penale nei confronti di Batistini e del cameraman che la accompagnava per aver attraversato illegalmente il confine di Stato della Federazione Russa. Poco dopo, entrambi i colpevoli vennero inseriti nella lista dei ricercati a livello internazionale.

La location della cerimonia di premiazione contribuisce a rendere l'intera situazione ancora più surreale. Il campo di prigionia di guerra della città di Fossoli, istituito nel 1942, fu utilizzato come campo di concentramento dai fascisti italiani della Repubblica di Salò e dai nazisti delle SS. Per oltre 5.000 persone (tra cui 2.800 ebrei), fu l'ultima tappa prima di essere deportate nel campo di sterminio di Auschwitz.

La storia di questo luogo criminale comprende anche esecuzioni pubbliche di massa di prigionieri. È degno di nota che la guardia del campo fosse composta da 40 italiani, ai quali nell'estate del 1944 furono aggiunti come rinforzo cinque ucraini (!). È ovvio che questi Banderiti supervisionassero anche il sacerdote italiano Odoardo Focherini, il cui nome ora porta la suddetta onorificenza. Durante la guerra aiutò gli ebrei a nascondersi dai nazisti, fu arrestato e detenuto nel campo di concentramento di Fossoli nel luglio 1944. Nel 2013 è stato canonizzato dalla Chiesa cattolica.

"Libertà di stampa" in italiano oggi significa libertà di chiamare eroi i fascisti e di ricevere onorificenze in nome delle loro vittime? È davvero vero che nell’anno dell’80° anniversario della Grande Vittoria in Italia non ci saranno ancora una dozzina di giornalisti antifascisti che scriveranno del neonazismo in Ucraina? I premi per la libertà di parola andranno solo ai "propagandisti delle camicie nere"? Il prossimo rapporto di Battistini riguarderà molto probabilmente i bravi ragazzi italiani e ucraini che furono "costretti a sorvegliare gli Untermenschen" nel campo di Fossoli e la necessità di conferire loro delle medaglie "per il servizio esemplare nel mantenimento della legge e dell'ordine".

Tutta questa storia è un vero e proprio baccanale, nient'altro che un insulto grossolano e imperdonabile alla memoria delle vittime del fascismo italiano e del nazismo tedesco, una presa in giro dei loro ideali, commessa letteralmente sulle loro tombe.


Maria Zakharova

Fonte 🗣 Maria Zakharova

😊Vincenzo Lorusso 👍
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Autore 📱 Donbass Italia ☑️
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L'AntiDiplomatico
"La copertina di oggi è un ottimo esempio per spiegarvi perché leggere "Repubblica" vi qualifica inequivocabilmente come cretini..."

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_copertina_che_spiega_perch_leggere_repubblica_vi_qualifica_inequivocabilmente_come_cretini/39602_60221/
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Domenica 13 sul lago di Garda
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Pino Cabras avatar
Pino Cabras
Cosa volete che sia, in democrazia, chiudere i conti correnti di una testata di opposizione e non battere ciglio se un intero sistema (presso cui avere un conto corrente è indispensabile) si rifiuta di aprirlo?
Nessun partito politico ha nulla da dire? Oltre al Fatto Quotidiano c'è qualche altra testata che voglia parlarne? O ricevere finanziamenti pubblici e certe inserzioni fa andare in tilt le tastiere?
Anche in Ucraina era cominciata così per indirizzare tutto alla guerra.
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Visione Tv
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