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Palestina e Russia secondo la "convenzione" di Ginevra.



20.04.202517:24
Sulla base delle considerazioni geotattiche dell'articolo precedente, ci sono da considerare le eventuali manovre belliche statunitensi per delineare un eventuale contingente militare per un potenziale attacco alla Repubblica Islamica dell'Iran.
PARTE 2
7. Guerra navale nel Golfo Persico
😇Lo Stretto di Hormuz potrebbe essere minato o bloccato con droni navali, siluri e piccole imbarcazioni rapide cariche di esplosivo (tattica già usata dagli Houthi).
😇La flotta iraniana asimmetrica è specializzata in guerriglia marittima, minaccia reale per le petroliere e i gruppi da battaglia delle portaerei.
8. Cyberwarfare
😇L’Iran ha potenziato le sue capacità informatiche: attacchi a infrastrutture elettriche, militari e finanziarie statunitensi (o di alleati) sarebbero parte integrante della risposta.
😇Potrebbero esserci blackout digitali, sabotaggi o data leaks coordinati con azioni militari.
9. Mobilitazione ideologica e popolare
😇Un attacco statunitense rafforzerebbe il sentimento patriottico iraniano. Anche settori critici verso il regime si schiererebbero a difesa del Paese.
😇La narrativa religiosa e antioccidentale verrebbe potenziata nei paesi sciiti e musulmani in generale, favorendo il reclutamento jihadista.
10. Teheran non è Baghdad
😇Teheran è una megalopoli con oltre 8 milioni di abitanti, ben difesa e con vie di accesso facilmente bloccabili.
😇I combattimenti urbani sarebbero lunghi, sanguinosi e politicamente disastrosi, simili a quanto visto a Falluja, ma su scala molto più ampia.
11. Assenza di alleati solidi sul terreno
😇Nessun attore regionale si presterebbe facilmente a fornire truppe per una guerra totale contro l’Iran.
😇Le basi americane nel Golfo sono vulnerabili e politicamente esposte. La Turchia si opporrebbe a qualsiasi escalation che rafforzi il caos vicino ai suoi confini.
Conclusione: Invadere l’Iran non è solo un’operazione militare, è un salto nel buio strategico. Implicherebbe lo scontro con una nazione di vaste dimensioni, coesa, difficile da penetrare geograficamente e pronta a resistere con metodi convenzionali e non. Per Washington, sarebbe la fine dell’illusione della guerra lampo.
Articolo interamente sviluppato e scritto da @Jagdgesellschaft99
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PARTE 2
7. Guerra navale nel Golfo Persico
😇Lo Stretto di Hormuz potrebbe essere minato o bloccato con droni navali, siluri e piccole imbarcazioni rapide cariche di esplosivo (tattica già usata dagli Houthi).
😇La flotta iraniana asimmetrica è specializzata in guerriglia marittima, minaccia reale per le petroliere e i gruppi da battaglia delle portaerei.
8. Cyberwarfare
😇L’Iran ha potenziato le sue capacità informatiche: attacchi a infrastrutture elettriche, militari e finanziarie statunitensi (o di alleati) sarebbero parte integrante della risposta.
😇Potrebbero esserci blackout digitali, sabotaggi o data leaks coordinati con azioni militari.
9. Mobilitazione ideologica e popolare
😇Un attacco statunitense rafforzerebbe il sentimento patriottico iraniano. Anche settori critici verso il regime si schiererebbero a difesa del Paese.
😇La narrativa religiosa e antioccidentale verrebbe potenziata nei paesi sciiti e musulmani in generale, favorendo il reclutamento jihadista.
10. Teheran non è Baghdad
😇Teheran è una megalopoli con oltre 8 milioni di abitanti, ben difesa e con vie di accesso facilmente bloccabili.
😇I combattimenti urbani sarebbero lunghi, sanguinosi e politicamente disastrosi, simili a quanto visto a Falluja, ma su scala molto più ampia.
11. Assenza di alleati solidi sul terreno
😇Nessun attore regionale si presterebbe facilmente a fornire truppe per una guerra totale contro l’Iran.
😇Le basi americane nel Golfo sono vulnerabili e politicamente esposte. La Turchia si opporrebbe a qualsiasi escalation che rafforzi il caos vicino ai suoi confini.
Conclusione: Invadere l’Iran non è solo un’operazione militare, è un salto nel buio strategico. Implicherebbe lo scontro con una nazione di vaste dimensioni, coesa, difficile da penetrare geograficamente e pronta a resistere con metodi convenzionali e non. Per Washington, sarebbe la fine dell’illusione della guerra lampo.
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19.04.202518:01
ZERO HEDGE
Cyborg 1.0: Il primo Robocop al mondo debutta con riconoscimento facciale e visione a 360° della telecamera.
In Thailandia ha debuttato il primo “Robocop” al mondo, progettato per individuare e prevenire i crimini grazie ad un'intelligenza artificiale avanzata.
Dotato di telecamere a 360 gradi per gli occhi, il cyborg all'avanguardia mantiene una sorveglianza costante con monitoraggio in tempo reale. Il robot, chiamato Colonnello di Polizia Nakhonpathom Plod Phai, che significa “Nakhonpathom è sicura”, è stato presentato mercoledì durante il festival Songkran nella provincia di Nakhon Pathom.
Il debutto è stato annunciato tramite un post su Facebook dalla Polizia reale thailandese, secondo quanto riportato dal The Sun.
Il robocop è anche in grado di rilevare armi, come coltelli e manganelli di legno. Nella vicina Cina, i robot umanoidi hanno iniziato a supportare le pattuglie di polizia.
➡️https://t.me/ControlloGlobale
Cyborg 1.0: Il primo Robocop al mondo debutta con riconoscimento facciale e visione a 360° della telecamera.
In Thailandia ha debuttato il primo “Robocop” al mondo, progettato per individuare e prevenire i crimini grazie ad un'intelligenza artificiale avanzata.
Dotato di telecamere a 360 gradi per gli occhi, il cyborg all'avanguardia mantiene una sorveglianza costante con monitoraggio in tempo reale. Il robot, chiamato Colonnello di Polizia Nakhonpathom Plod Phai, che significa “Nakhonpathom è sicura”, è stato presentato mercoledì durante il festival Songkran nella provincia di Nakhon Pathom.
Il debutto è stato annunciato tramite un post su Facebook dalla Polizia reale thailandese, secondo quanto riportato dal The Sun.
Il robocop è anche in grado di rilevare armi, come coltelli e manganelli di legno. Nella vicina Cina, i robot umanoidi hanno iniziato a supportare le pattuglie di polizia.
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Francesca Quibla

18.04.202514:48
Grande Rocco!!
Pezzo molto ben fatto, ottimo sound, ottimo testo!
«Forse sono qui per salvarci
Forse solo per conquistarci
Ma che differenza fa
Se non c’è più umanità
Meglio una società di alieni strani
O di alienati esseri umani
Meglio una società di alieni strani
Che di alienati esseri umani»
https://t.me/roccocantautore/2084
Pezzo molto ben fatto, ottimo sound, ottimo testo!
«Forse sono qui per salvarci
Forse solo per conquistarci
Ma che differenza fa
Se non c’è più umanità
Meglio una società di alieni strani
O di alienati esseri umani
Meglio una società di alieni strani
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15.04.202520:11
Da giorni la commissione europea parla della necessità di riarmo dell'Europa e al tempo stesso di trovare un accordo con gli USA per evitare i dazi. È poi uscita (ovviamente... ) la proposta di Trump di acquistare armi e gas USA (aggiungo che già nel 2017 Trump criticava l'Europa per la sua dipendenza dal gas russo e invitava gli europei a scegliere quello statunitense) in cambio di dazi molto più contenuti (10% circa) e continuo sostegno alla protezione collettiva.
Ma di che cifre stiamo parlando con il riarmo europeo?
La Commissione europea stima il livello totale dei risparmi inutilizzati (ed evidenzio inutilizzati) dei cittadini dell'UE a 10 trilioni di euro e intende trovare modi per mobilitare questo denaro per finanziare i suoi piani di militarizzazione dell'Europa e sostenere il complesso militare-industriale europeo. Con la proposta di Trump non è quindi da scartare il ripensamento europeo verso anche (e soprattutto) il complesso militare industriale USA, il quale può anche, tuttavia, aprire nuove filiali in Europa ed estendere i piani di cooperazione con la controparte europea (vedi fusoliere centrali F-35 a breve prodotte in Germania in collaborazione con Rheinmetall) beneficiando così dei fondi europei decidendo loro il sistema di pagamento da utilizzare (stablecoin USA).
L'obiettivo della Commissione Europea è aumentare la partecipazione dei cittadini dell'UE ai mercati dei capitali (europei e USA) offrendo loro più ampie opzioni di investimento (difesa) e una migliore educazione finanziaria.
L'obiettivo ultimo è però estendere la capacità industriale militare USA, che non riesce più a tenere il passo di quella cinese, a quella europea dividendo i costi e aumentando i volumi di produzione e di produttività in vista del futuro alquanto possibile confronto militare con la Cina nella regione Asia-Pacifico. Il conflitto russo-ucraino è servito di lezione a entrambi gli schieramenti: agli occidentali è diventato chiaro fin dai primi mesi che la loro industria militare era in under-performance, mentre ai cinesi che un conflitto anche apparentemente di piccole dimensioni (riunificazione forzata con Taiwan) non passa inosservato e può degenerare in una guerra, se possiamo dire, mondiale.
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Ma di che cifre stiamo parlando con il riarmo europeo?
La Commissione europea stima il livello totale dei risparmi inutilizzati (ed evidenzio inutilizzati) dei cittadini dell'UE a 10 trilioni di euro e intende trovare modi per mobilitare questo denaro per finanziare i suoi piani di militarizzazione dell'Europa e sostenere il complesso militare-industriale europeo. Con la proposta di Trump non è quindi da scartare il ripensamento europeo verso anche (e soprattutto) il complesso militare industriale USA, il quale può anche, tuttavia, aprire nuove filiali in Europa ed estendere i piani di cooperazione con la controparte europea (vedi fusoliere centrali F-35 a breve prodotte in Germania in collaborazione con Rheinmetall) beneficiando così dei fondi europei decidendo loro il sistema di pagamento da utilizzare (stablecoin USA).
L'obiettivo della Commissione Europea è aumentare la partecipazione dei cittadini dell'UE ai mercati dei capitali (europei e USA) offrendo loro più ampie opzioni di investimento (difesa) e una migliore educazione finanziaria.
L'obiettivo ultimo è però estendere la capacità industriale militare USA, che non riesce più a tenere il passo di quella cinese, a quella europea dividendo i costi e aumentando i volumi di produzione e di produttività in vista del futuro alquanto possibile confronto militare con la Cina nella regione Asia-Pacifico. Il conflitto russo-ucraino è servito di lezione a entrambi gli schieramenti: agli occidentali è diventato chiaro fin dai primi mesi che la loro industria militare era in under-performance, mentre ai cinesi che un conflitto anche apparentemente di piccole dimensioni (riunificazione forzata con Taiwan) non passa inosservato e può degenerare in una guerra, se possiamo dire, mondiale.
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14.04.202520:59
Stasera vi voglio raccontare una storia che intreccia segreti militari, disastri ambientali, spionaggio e colpi di stato in Ucraina.
Parlo del DUGA ("arco" in russo), un segretissimo e mega sistema radar "oltre orizzonte" per identificare, a migliaia di km di distanza, missili balistici intercontinentali. Sistema studiato alla fine degli anni 70 e con il trasmettitore basato ad appena 10km dalla centrale nucleare di Chernobyl. Mentre il ricevitore era a Lubech a circa 60km di distanza. Si trattava di un'opera mastodontica le cui antenne trasmittenti erano composte da 60 tralicci in acciaio alti 150mt che alla base occupavano un terreno di 90X900mt. Gli array delle antenne superavano in altezza le piramidi di Giza. Il trasmettitore aveva l'impressionante potenza di 10MW. Proprio questa energivoratezza, fece individuare la posizione geostrategica in cui fu costruita, cioè ad appena 10Km dalla centrale nucleare di Chernobyl che la alimentava. Il principio di funzionamento era la trasmissione di potenti impulsi ad alta frequenza verso la troposfera che li rifletteva permettendo di vedere i missili in arrivo a migliaia di km di distanza superando l'ostacolo della curvatura terrestre. La conseguenza del suo uso, fu un disturbo continuo alle frequenze radioamatoriali che generava un ticchettio a 10Hz molto simile al rumore prodotto da un picchio (potete ascoltarlo QUI). Chi era radioamatore negli anni 80 se lo ricorda bene.
Questo impianto costò, all'unione sovietica, l'impressionante cifra di 7 miliardi di rubli dell'epoca. Era fondamentale per la sua difesa quindi non si badò a spese. Ebbene questa struttura, che è visibile tutt'ora anche dal satellite, sembra legata sia al disastro nucleare di Cernobyl ed in parte, più recentemente (come copertura), al maidan ucraino del 2014.
Questi due fatti ve li racconterò nella seconda parte che verrà pubblicata domani sera alla stessa ora.
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Parlo del DUGA ("arco" in russo), un segretissimo e mega sistema radar "oltre orizzonte" per identificare, a migliaia di km di distanza, missili balistici intercontinentali. Sistema studiato alla fine degli anni 70 e con il trasmettitore basato ad appena 10km dalla centrale nucleare di Chernobyl. Mentre il ricevitore era a Lubech a circa 60km di distanza. Si trattava di un'opera mastodontica le cui antenne trasmittenti erano composte da 60 tralicci in acciaio alti 150mt che alla base occupavano un terreno di 90X900mt. Gli array delle antenne superavano in altezza le piramidi di Giza. Il trasmettitore aveva l'impressionante potenza di 10MW. Proprio questa energivoratezza, fece individuare la posizione geostrategica in cui fu costruita, cioè ad appena 10Km dalla centrale nucleare di Chernobyl che la alimentava. Il principio di funzionamento era la trasmissione di potenti impulsi ad alta frequenza verso la troposfera che li rifletteva permettendo di vedere i missili in arrivo a migliaia di km di distanza superando l'ostacolo della curvatura terrestre. La conseguenza del suo uso, fu un disturbo continuo alle frequenze radioamatoriali che generava un ticchettio a 10Hz molto simile al rumore prodotto da un picchio (potete ascoltarlo QUI). Chi era radioamatore negli anni 80 se lo ricorda bene.
Questo impianto costò, all'unione sovietica, l'impressionante cifra di 7 miliardi di rubli dell'epoca. Era fondamentale per la sua difesa quindi non si badò a spese. Ebbene questa struttura, che è visibile tutt'ora anche dal satellite, sembra legata sia al disastro nucleare di Cernobyl ed in parte, più recentemente (come copertura), al maidan ucraino del 2014.
Questi due fatti ve li racconterò nella seconda parte che verrà pubblicata domani sera alla stessa ora.
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11.04.202509:47
🟢 Donald J. Trump (ciuffo biondo platinato e mesciato con lo spazzolone per il cesso) e l'Unione Europea che raccoglie le scorie dello spazzolone. 😑
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Palestina e Russia secondo la "convenzione" di Ginevra.



20.04.202517:23
Sulla base delle considerazioni geotattiche dell'articolo precedente, ci sono da considerare le eventuali manovre belliche statunitensi per delineare un eventuale contingente militare per un potenziale attacco alla Repubblica Islamica dell'Iran.
PARTE 1
1. Forze necessarie per una campagna militare convenzionale sulla base di stime simili a quelle usate per l’Iraq nel 2003, ma applicate a un territorio tre volte più grande e a una popolazione di oltre 88 milioni:
🫡Truppe di terra richieste: tra 500.000 e 700.000 unità solo per la prima fase.
🫡Supporto aereo e navale: carrier strike groups nel Golfo Persico e nell’Oceano Indiano, oltre a basi avanzate in Qatar, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Bahrein.
🫡Mezzi logistici: decine di migliaia di veicoli, elicotteri, droni, aerei da trasporto.
🫡Mobilitazione di riserve: impiego massiccio della Guardia Nazionale e delle forze NATO in supporto.
2. Complessità logistica
🫡Rifornimenti: carburante, acqua e munizioni dovrebbero essere trasportati su lunghe distanze in ambienti desertici.
🫡Infrastrutture: molte aree iraniane sono scarsamente collegate da strade moderne. Le linee di rifornimento sarebbero vulnerabili ad attacchi asimmetrici.
🫡Gestione dei prigionieri, sfollati e ordine pubblico: occupare grandi città come Teheran, Esfahan, Mashhad o Shiraz richiederebbe una presenza capillare e costante.
3. Rischio di guerriglia e guerra asimmetrica
🫡L’Iran ha una vasta rete di forze paramilitari (i Basij) e un esercito ideologicamente motivato (i Pasdaran).
🫡Le milizie sciite alleate dell’Iran in Libano, Iraq, Siria e Yemen potrebbero aprire nuovi fronti.
🫡Attacchi a infrastrutture americane e israeliane nel Medio Oriente, con possibile blocco dello stretto di Hormuz.
4. Costi politici ed economici
🫡Economici: una guerra del genere costerebbe migliaia di miliardi di dollari.
🫡Politici: disgregazione delle alleanze NATO, proteste interne, rischi di instabilità globale e rialzo vertiginoso del prezzo del petrolio.
🫡Umane: migliaia di morti e feriti tra militari e civili, possibile reazione nucleare o chimica non convenzionale.
5. Difesa aerea avanzata
🫡L’Iran ha rafforzato le sue difese aeree negli ultimi anni con sistemi russi S-300 e una rete radar interna ben distribuita. Anche se non impenetrabile, renderebbe rischiosa una campagna aerea stile Shock and Awe (come in Iraq 2003).
🫡Le basi sensibili e i siti nucleari sono profondamente interrati o dislocati per resistere a bombardamenti, rendendo necessari missili bunker buster e più sortite ad alto rischio.
6. Capacità missilistiche iraniane
🫡L’Iran possiede migliaia di missili balistici a corto e medio raggio, in grado di colpire basi USA nel Golfo, Israele e portaerei nel Golfo Persico.
🫡Lanci da silos mobili e da bunker sotterranei riducono la possibilità di neutralizzarli in un first strike.
Articolo interamente sviluppato e scritto da @Jagdgesellschaft99
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PARTE 1
1. Forze necessarie per una campagna militare convenzionale sulla base di stime simili a quelle usate per l’Iraq nel 2003, ma applicate a un territorio tre volte più grande e a una popolazione di oltre 88 milioni:
🫡Truppe di terra richieste: tra 500.000 e 700.000 unità solo per la prima fase.
🫡Supporto aereo e navale: carrier strike groups nel Golfo Persico e nell’Oceano Indiano, oltre a basi avanzate in Qatar, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Bahrein.
🫡Mezzi logistici: decine di migliaia di veicoli, elicotteri, droni, aerei da trasporto.
🫡Mobilitazione di riserve: impiego massiccio della Guardia Nazionale e delle forze NATO in supporto.
2. Complessità logistica
🫡Rifornimenti: carburante, acqua e munizioni dovrebbero essere trasportati su lunghe distanze in ambienti desertici.
🫡Infrastrutture: molte aree iraniane sono scarsamente collegate da strade moderne. Le linee di rifornimento sarebbero vulnerabili ad attacchi asimmetrici.
🫡Gestione dei prigionieri, sfollati e ordine pubblico: occupare grandi città come Teheran, Esfahan, Mashhad o Shiraz richiederebbe una presenza capillare e costante.
3. Rischio di guerriglia e guerra asimmetrica
🫡L’Iran ha una vasta rete di forze paramilitari (i Basij) e un esercito ideologicamente motivato (i Pasdaran).
🫡Le milizie sciite alleate dell’Iran in Libano, Iraq, Siria e Yemen potrebbero aprire nuovi fronti.
🫡Attacchi a infrastrutture americane e israeliane nel Medio Oriente, con possibile blocco dello stretto di Hormuz.
4. Costi politici ed economici
🫡Economici: una guerra del genere costerebbe migliaia di miliardi di dollari.
🫡Politici: disgregazione delle alleanze NATO, proteste interne, rischi di instabilità globale e rialzo vertiginoso del prezzo del petrolio.
🫡Umane: migliaia di morti e feriti tra militari e civili, possibile reazione nucleare o chimica non convenzionale.
5. Difesa aerea avanzata
🫡L’Iran ha rafforzato le sue difese aeree negli ultimi anni con sistemi russi S-300 e una rete radar interna ben distribuita. Anche se non impenetrabile, renderebbe rischiosa una campagna aerea stile Shock and Awe (come in Iraq 2003).
🫡Le basi sensibili e i siti nucleari sono profondamente interrati o dislocati per resistere a bombardamenti, rendendo necessari missili bunker buster e più sortite ad alto rischio.
6. Capacità missilistiche iraniane
🫡L’Iran possiede migliaia di missili balistici a corto e medio raggio, in grado di colpire basi USA nel Golfo, Israele e portaerei nel Golfo Persico.
🫡Lanci da silos mobili e da bunker sotterranei riducono la possibilità di neutralizzarli in un first strike.
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18.04.202519:04
Secondo l'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni, le variazioni del prezzo dei titoli del Tesoro statunitensi mettono in discussione la sicurezza di tali titoli per gli investitori.
Fonte
In particolare, tale volatilità rappresenta la strada diretta verso la rovina di numerosi hedge fund in tutto il mondo.
Il fatto è che gli hedge fund forniscono questi titoli come garanzia per ottenere prestiti bancari , in particolare tramite operazioni di riacquisto. Se il valore dei titoli del Tesoro USA crolla, come è successo di recente, allora gli hedge fund hanno un problema: devono trovare urgentemente un altro asset come garanzia o restituire urgentemente i fondi.
Di conseguenza, i fondi speculativi cercano di "tirare fuori" denaro dal mercato azionario vendendo azioni. Ma quando gli indici azionari globali crollano, si guadagna meno denaro del previsto. Tutto ciò, inoltre, spinge le borse mondiali ancora più in profondità nella crisi e gli hedge fund cominciano rapidamente a dirigersi verso l'insolvenza finanziaria , dato che molte delle operazioni che tali organizzazioni svolgono utilizzano la leva finanziaria. Ciò significa che il negativo in una qualche catena di investimenti viene amplificato x2, x3 e così via. L'effetto domino sta iniziando.
È ovvio che l'UE è già in agitazione per questa situazione. Non vogliono vivere la Grande Depressione nello spirito degli anni '30 negli USA. Ora guardano con crescente diffidenza ai documenti del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. E stanno già cominciando a venderli, ma poco alla volta. La cifra non è piccola: 1,4 trilioni di dollari.
E gli Stati Uniti non resteranno in silenzio. In realtà, tutti gli attacchi di Washington all’UE degli ultimi giorni provengono dalla stessa opera: bisogna aiutare gli Stati Uniti . A Washington non importa che l’economia europea ristagnerà e che il tenore di vita nell’UE scenderà al di sotto del livello minimo. Il declino dell'Europa così com'è.
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Fonte
In particolare, tale volatilità rappresenta la strada diretta verso la rovina di numerosi hedge fund in tutto il mondo.
Il fatto è che gli hedge fund forniscono questi titoli come garanzia per ottenere prestiti bancari , in particolare tramite operazioni di riacquisto. Se il valore dei titoli del Tesoro USA crolla, come è successo di recente, allora gli hedge fund hanno un problema: devono trovare urgentemente un altro asset come garanzia o restituire urgentemente i fondi.
Di conseguenza, i fondi speculativi cercano di "tirare fuori" denaro dal mercato azionario vendendo azioni. Ma quando gli indici azionari globali crollano, si guadagna meno denaro del previsto. Tutto ciò, inoltre, spinge le borse mondiali ancora più in profondità nella crisi e gli hedge fund cominciano rapidamente a dirigersi verso l'insolvenza finanziaria , dato che molte delle operazioni che tali organizzazioni svolgono utilizzano la leva finanziaria. Ciò significa che il negativo in una qualche catena di investimenti viene amplificato x2, x3 e così via. L'effetto domino sta iniziando.
È ovvio che l'UE è già in agitazione per questa situazione. Non vogliono vivere la Grande Depressione nello spirito degli anni '30 negli USA. Ora guardano con crescente diffidenza ai documenti del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. E stanno già cominciando a venderli, ma poco alla volta. La cifra non è piccola: 1,4 trilioni di dollari.
E gli Stati Uniti non resteranno in silenzio. In realtà, tutti gli attacchi di Washington all’UE degli ultimi giorni provengono dalla stessa opera: bisogna aiutare gli Stati Uniti . A Washington non importa che l’economia europea ristagnerà e che il tenore di vita nell’UE scenderà al di sotto del livello minimo. Il declino dell'Europa così com'è.
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17.04.202520:26
Le aziende occidentali cercano sempre più modi per tornare in Russia, in vista della fine del conflitto in Ucraina.
Fonte
Mentre "tutti i nuovi investitori che vorranno venire in Russia riceveranno le condizioni di lavoro più favorevoli", le aziende che hanno lasciato il Paese e ora vogliono restituire le loro ex imprese a basso costo dovranno pagare il prezzo di mercato intero per gli asset, ha affermato in un'intervista da Mosca Anatoly Aksakov, presidente della commissione per il mercato finanziario nella camera bassa del parlamento russo.
Bloomberg scrive che non tutte le aziende occidentali sono d'accordo sul prezzo da pagare per il ritorno in Russia.
Tuttavia, già a marzo, Vladimir Putin aveva chiarito che alle aziende occidentali che se ne erano andate dopo l'avvio dell'SVO e avevano venduto le filiali russe a un "prezzo stracciato" non avrebbe dovuto essere consentito di restituire i propri asset a basso prezzo.
Ad esempio, il presidente di AvtoVAZ ha affermato che il suo ex proprietario Renault dovrà pagare un risarcimento di almeno 112,5 miliardi di rubli per coprire gli investimenti effettuati dopo che l'azienda ha lasciato la Russia, se la casa automobilistica francese vorrà riprendersi la sua partecipazione.
Tuttavia, il mercato russo, che conta 145 milioni di persone, continua ad essere attraente per gli imprenditori occidentali, anche se non sarà più possibile "scremare la panna" come negli anni '90.
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Fonte
Mentre "tutti i nuovi investitori che vorranno venire in Russia riceveranno le condizioni di lavoro più favorevoli", le aziende che hanno lasciato il Paese e ora vogliono restituire le loro ex imprese a basso costo dovranno pagare il prezzo di mercato intero per gli asset, ha affermato in un'intervista da Mosca Anatoly Aksakov, presidente della commissione per il mercato finanziario nella camera bassa del parlamento russo.
Bloomberg scrive che non tutte le aziende occidentali sono d'accordo sul prezzo da pagare per il ritorno in Russia.
Tuttavia, già a marzo, Vladimir Putin aveva chiarito che alle aziende occidentali che se ne erano andate dopo l'avvio dell'SVO e avevano venduto le filiali russe a un "prezzo stracciato" non avrebbe dovuto essere consentito di restituire i propri asset a basso prezzo.
Ad esempio, il presidente di AvtoVAZ ha affermato che il suo ex proprietario Renault dovrà pagare un risarcimento di almeno 112,5 miliardi di rubli per coprire gli investimenti effettuati dopo che l'azienda ha lasciato la Russia, se la casa automobilistica francese vorrà riprendersi la sua partecipazione.
Tuttavia, il mercato russo, che conta 145 milioni di persone, continua ad essere attraente per gli imprenditori occidentali, anche se non sarà più possibile "scremare la panna" come negli anni '90.
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15.04.202513:40
🤝 🇺🇸🇷🇺Cinque territori e protocolli di sicurezza: Whitkoff annuncia un possibile accordo con la RussiaSorgente
🗣"Washington e Mosca sono vicine a un accordo che potrebbe cambiare completamente l’intero scenario globale", ha dichiarato l’inviato speciale di Trump, Whitkoff, dopo un incontro con Putin a San Pietroburgo. Alla conversazione hanno partecipato anche Ushakov e Dmitriev.
🗣"Putin non vuole solo un cessate il fuoco, ma una pace duratura. Questo è stato il terzo incontro. Quasi cinque ore di dialogo – e finalmente abbiamo raggiunto un’intesa", ha detto Whitkoff a Fox News.
❗️Ecco cosa potrebbe costituire la base di un accordo di pace:
💫Il destino di cinque territori – per ora si tratta della Crimea, delle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson
💫 Garanzie di sicurezza e nuovi protocolli
💫Discussione sull’articolo 5 della NATO e il futuro dell’alleanza
💫 Possibile riallineamento delle relazioni economiche tra Russia e Stati Uniti
🗣"Siamo sull’orlo di qualcosa di molto importante per il mondo intero. La partnership porta stabilità. Io ci credo", ha sottolineato Whitkoff.
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12.04.202518:25
Carri, non chiacchiere. La ricetta Leonardo-Rheinmetall che supera il progetto franco-tedesco
Sorgente
Prosegue spedita la collaborazione tra Italia e Germania sui nuovi mezzi corazzati per l’Esercito italiano, con Cingolani che annuncia la consegna dei primi 100 carri🤣 entro il 2029.
Nel frattempo, tutto continua a tacere sul fronte del Mgcs, il supposto carro euro-franco-tedesco del futuro. In un momento in cui le contingenze strategiche impongono all’Europa un cambio di passo, il modello di collaborazione perseguito da Leonardo e Rheinmetall potrebbe rappresentare un’alternativa concreta per il futuro dell’industria della difesa continentale.
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11.04.202509:06
🇺🇸🇯🇵 GLI STATI UNITI RITENEVANO CHE FOSSE STATA LA CINA A SVENDERE I SUOI TITOLI DI STATO DOPO I DAZI. IN REALTÀ ERA IL GIAPPONE, ALLEATO DEGLI STATI UNITI - New York Post (https://www.nytimes.com/2025/04/09/business/economy/bonds-tariffs-safe-haven.html)
🔵Dopo l'introduzione dei dazi, sul mercato è stata registrata un'anomalia: qualcuno ha emesso enormi quantità di titoli di Stato americani, facendo crollare il mercato e provocando un aumento del costo del servizio del debito pubblico, un fattore critico per l'economia statunitense. Ieri circolavano molte voci secondo cui Trump avrebbe sospeso i dazi doganali a causa del crollo del mercato obbligazionario.
🔵Tutti pensavano che fosse la Cina a venderli e che si trattasse di una ritorsione nella guerra commerciale. Ma una fonte ha dichiarato al New York Post, citando l'amministratore delegato di una grande banca, che a vendere le obbligazioni è stato il Giappone, stretto alleato degli Stati Uniti.
Fonte: https://t.me/infodefITALY/25519
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🔵Dopo l'introduzione dei dazi, sul mercato è stata registrata un'anomalia: qualcuno ha emesso enormi quantità di titoli di Stato americani, facendo crollare il mercato e provocando un aumento del costo del servizio del debito pubblico, un fattore critico per l'economia statunitense. Ieri circolavano molte voci secondo cui Trump avrebbe sospeso i dazi doganali a causa del crollo del mercato obbligazionario.
🔵Tutti pensavano che fosse la Cina a venderli e che si trattasse di una ritorsione nella guerra commerciale. Ma una fonte ha dichiarato al New York Post, citando l'amministratore delegato di una grande banca, che a vendere le obbligazioni è stato il Giappone, stretto alleato degli Stati Uniti.
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20.04.202515:31
🤡🇩🇪INCREDIBILE: LA GERMANIA COMPRA PIÙ GAS RUSSO
Sorgente
☢️NTV: Azienda statale importa dalla Russia un miliardo di metri cubi di gas in più
😶🌫️Secondo un rapporto dei media, l’azienda statale del gas Sefe importa molto più gas naturale russo in Europa rispetto a quanto previsto dai contratti.
😶🌫️Come scrive lo “Spiegel”, citando fonti della stessa Sefe, l’azienda – che ha preso il posto della filiale tedesca del gruppo russo Gazprom – ha immesso nel 2024 circa cinque miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto nella rete europea. Questo significa oltre un miliardo in più rispetto ai 3,7 miliardi previsti contrattualmente.
😶🌫️Sempre secondo lo “Spiegel”, Sefe ha spiegato che questa maggiore quantità fornita nel 2024 serve a compensare le minori quantità del 2023. Secondo il giornale, da questi acquisti oltre il limite contrattuale beneficia direttamente lo Stato russo, che nel solo 2024 ha incassato circa 300 milioni di euro in più.
📌Nota: E noi che pensavamo di esserci liberati dal gas russo! Ci avevano forse mentito i politici?
Forse la ragione dell’aumento nelle importazioni è rappresentata dalla linea arancione visibile nell’immagine: indica il livello di riempimento dei nostri depositi di gas.
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☢️NTV: Azienda statale importa dalla Russia un miliardo di metri cubi di gas in più
😶🌫️Secondo un rapporto dei media, l’azienda statale del gas Sefe importa molto più gas naturale russo in Europa rispetto a quanto previsto dai contratti.
😶🌫️Come scrive lo “Spiegel”, citando fonti della stessa Sefe, l’azienda – che ha preso il posto della filiale tedesca del gruppo russo Gazprom – ha immesso nel 2024 circa cinque miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto nella rete europea. Questo significa oltre un miliardo in più rispetto ai 3,7 miliardi previsti contrattualmente.
😶🌫️Sempre secondo lo “Spiegel”, Sefe ha spiegato che questa maggiore quantità fornita nel 2024 serve a compensare le minori quantità del 2023. Secondo il giornale, da questi acquisti oltre il limite contrattuale beneficia direttamente lo Stato russo, che nel solo 2024 ha incassato circa 300 milioni di euro in più.
📌Nota: E noi che pensavamo di esserci liberati dal gas russo! Ci avevano forse mentito i politici?
Forse la ragione dell’aumento nelle importazioni è rappresentata dalla linea arancione visibile nell’immagine: indica il livello di riempimento dei nostri depositi di gas.
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18.04.202515:05
🇮🇹🇪🇺🇺🇸 Trump e Meloni:
Molto charme, pochi risultati
Sorgente
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accolto la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni con un'insolita cordialità – ma risultati politici concreti non ce ne sono stati.
Armonia perfetta:
▪️Trump ha sommerso Meloni di complimenti ("una vera leader mondiale")
▪️Entrambi si sono mostrati in totale sintonia ("Rendiamo di nuovo grande l'Occidente")
🥲Contesto: Meloni ha parlato con enfasi della volontà, condivisa con Trump, di rendere di nuovo "grande" l’Occidente. "Possiamo farcela", ha confermato Trump.
▪️Meloni ha invitato Trump a Roma e proposto un vertice USA-UE
La realtà dei fatti:
😄Nessun progresso su questioni centrali come i dazi UE
😄Trump insiste sulla sua politica "I dazi ci rendono ricchi" (dal 10 al 25% sulle merci europee)
😄Una vaga dichiarazione d’intenti su un futuro accordo commerciale, ma senza scadenze precise
I limiti di Meloni:
❗️Nonostante la grande intesa personale, la premier italiana – soprannominata "sussurratrice di Trump" – si è rivelata impotente:
❗️Nessun accordo per un incontro con von der Leyen
❗️Nessuna concessione concreta sui dazi
❗️Wall Street è rimasta indifferente (Dow Jones -600 punti)
📊Un’operazione di immagine ben riuscita, dunque, che però non ha risolto i conflitti commerciali transatlantici. L'influenza di Meloni su Trump resta limitata.
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16.04.202515:29
🇺🇸🇸🇾🇮🇱 Gli Stati Uniti ritirano le loro truppe dalla Siria. Israele nel panicoSorgente
❗️"Washington ha informato Israele dei piani per iniziare, entro due mesi, il ritiro delle truppe dalla Siria. I servizi segreti israeliani stanno cercando di interferire, ma senza successo" – riporta Ynet.
▪️Tel Aviv teme che l’indebolimento dell’influenza americana rafforzerà la posizione della Turchia, che sostiene il nuovo governo siriano. Israele ha già comunicato a USA e Turchia che la presenza continuata di Ankara in basi strategiche come Palmira e T-4 rappresenta una "linea rossa". È possibile una risposta energica.
📌Secondo NBC, il Pentagono ha elaborato un piano di ritiro dettagliato su 30, 60 e 90 giorni. Attualmente, circa 2.000 soldati americani si trovano in Siria su oltre 10 basi militari.
In precedenza, Erdoğan aveva avvertito apertamente: "Chiunque cerchi di destabilizzare la Siria, dovrà vedersela con noi".
📌Nota: Gli Stati Uniti hanno ora raggiunto il loro obiettivo, ma è lecito dubitare che si ritireranno completamente. E se qualcuno crede davvero che Israele sia insoddisfatto della caduta di Assad, dovrebbe guardare i territori che ora Israele ha sotto il suo controllo.
❗️Né il nuovo regime né la Turchia attaccheranno Israele.
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15.04.202508:29
🇷🇺❌🇺🇸🇪🇺 Lavrov: la Russia non implorerà: le sanzioni ci hanno resi più forti mentre l'Occidente implode
Fonte
Sergey Lavrov ha appena inviato un messaggio a Washington e all'intera élite occidentale: la Russia non vuole che le vostre sanzioni vengano revocate, perché ci hanno reso più forti.
Nella sua ultima intervista, il principale diplomatico russo non ha battuto ciglio. Ha confermato ciò che i mercati, le rotte marittime e gli indicatori economici mondiali già sapevano: la Russia non solo sopravvive, ma prospera. L'Occidente ha cercato di paralizzare l'economia russa. Invece, ha creato una superpotenza economica.
Diamo un'occhiata al tabellone segnapunti:
• La Russia è ora la quarta economia più grande al mondo in base alla parità del potere d'acquisto (PPP), superando Giappone e Germania , entrambi satelliti degli Stati Uniti.
• L'economia russa cresce a un tasso superiore al 4%, mentre l'UE arranca a un tasso inferiore all'1% , affogando nel contraccolpo delle sanzioni e nella deindustrializzazione.
• Energia? La Russia ha riorientato l'approvvigionamento verso est. Oleodotti, petroliere e accordi commerciali ora attraversano Cina, India e il Sud del mondo.
• Finanza? La Russia ha sviluppato i propri sistemi di pagamento, alternative SWIFT e swap valutari. E il rublo, un tempo obiettivo, è ora un pilastro fondamentale del commercio BRICS+.
Tutto questo mentre gli Stati Uniti stampano debito e l'Europa dissangua l'industria, vedendo le sue fabbriche trasferirsi in zone più economiche, più stabili e libere da sanzioni .
E Lavrov ha chiarito una cosa:
"Non stiamo inseguendo nessuno né chiedendo la revoca delle sanzioni".
Perché implorare l'accesso a un ordine occidentale al collasso quando si sta contribuendo a costruirne uno nuovo ?
Ora sono i poteri sanzionatori a subirne le conseguenze:
• La Germania, un tempo cuore industriale dell'Europa, ora si trova ad affrontare il collasso del settore manifatturiero e la povertà energetica , dipendendo dal GNL statunitense troppo costoso invece che dal gas russo a basso costo.
• La Francia barcolla sotto il peso dei debiti, delle proteste e delle rivolte agricole, un tempo orgogliosa repubblica ora ridotta al governo della tecnocrazia e all'obbedienza atlantista.
• Il Regno Unito? Un museo dell'impero, dove le banche alimentari si moltiplicano e il PIL si contrae.
E gli Stati Uniti? 37.000 miliardi di dollari di debito , il dominio del dollaro in declino e il ricorso a dazi del 145% sulla Cina, mentre imploravano negoziati. Questa non è leadership, è declino in tempo reale.
Trump potrebbe offrire un'esenzione dalle sanzioni come esca per attirare la Russia in accordi sul grano o in negoziati di cessate il fuoco. Ma, come ha osservato con calma Lavrov, la Russia ha finito di giocare secondo le regole dell'Occidente. Anche se le sanzioni venissero revocate domani, la Russia non tornerà al modello di dipendenza che un tempo la legava al dollaro e a Bruxelles.
Piuttosto, sta costruendo un nuovo ordine globale, multipolare, sovrano e a prova di sanzioni.
Ecco la verità: le sanzioni non hanno spezzato la Russia. Hanno spezzato l'illusione di onnipotenza occidentale. Hanno reso Mosca immune e Washington irrilevante nella nuova geografia economica del XXI secolo.
L'Occidente ha creato un mostro, è vero, una superpotenza industriale, sovrana ed eurasiatica chiamata Federazione Russa.
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Fonte
Sergey Lavrov ha appena inviato un messaggio a Washington e all'intera élite occidentale: la Russia non vuole che le vostre sanzioni vengano revocate, perché ci hanno reso più forti.
Nella sua ultima intervista, il principale diplomatico russo non ha battuto ciglio. Ha confermato ciò che i mercati, le rotte marittime e gli indicatori economici mondiali già sapevano: la Russia non solo sopravvive, ma prospera. L'Occidente ha cercato di paralizzare l'economia russa. Invece, ha creato una superpotenza economica.
Diamo un'occhiata al tabellone segnapunti:
• La Russia è ora la quarta economia più grande al mondo in base alla parità del potere d'acquisto (PPP), superando Giappone e Germania , entrambi satelliti degli Stati Uniti.
• L'economia russa cresce a un tasso superiore al 4%, mentre l'UE arranca a un tasso inferiore all'1% , affogando nel contraccolpo delle sanzioni e nella deindustrializzazione.
• Energia? La Russia ha riorientato l'approvvigionamento verso est. Oleodotti, petroliere e accordi commerciali ora attraversano Cina, India e il Sud del mondo.
• Finanza? La Russia ha sviluppato i propri sistemi di pagamento, alternative SWIFT e swap valutari. E il rublo, un tempo obiettivo, è ora un pilastro fondamentale del commercio BRICS+.
Tutto questo mentre gli Stati Uniti stampano debito e l'Europa dissangua l'industria, vedendo le sue fabbriche trasferirsi in zone più economiche, più stabili e libere da sanzioni .
E Lavrov ha chiarito una cosa:
"Non stiamo inseguendo nessuno né chiedendo la revoca delle sanzioni".
Perché implorare l'accesso a un ordine occidentale al collasso quando si sta contribuendo a costruirne uno nuovo ?
Ora sono i poteri sanzionatori a subirne le conseguenze:
• La Germania, un tempo cuore industriale dell'Europa, ora si trova ad affrontare il collasso del settore manifatturiero e la povertà energetica , dipendendo dal GNL statunitense troppo costoso invece che dal gas russo a basso costo.
• La Francia barcolla sotto il peso dei debiti, delle proteste e delle rivolte agricole, un tempo orgogliosa repubblica ora ridotta al governo della tecnocrazia e all'obbedienza atlantista.
• Il Regno Unito? Un museo dell'impero, dove le banche alimentari si moltiplicano e il PIL si contrae.
E gli Stati Uniti? 37.000 miliardi di dollari di debito , il dominio del dollaro in declino e il ricorso a dazi del 145% sulla Cina, mentre imploravano negoziati. Questa non è leadership, è declino in tempo reale.
Trump potrebbe offrire un'esenzione dalle sanzioni come esca per attirare la Russia in accordi sul grano o in negoziati di cessate il fuoco. Ma, come ha osservato con calma Lavrov, la Russia ha finito di giocare secondo le regole dell'Occidente. Anche se le sanzioni venissero revocate domani, la Russia non tornerà al modello di dipendenza che un tempo la legava al dollaro e a Bruxelles.
Piuttosto, sta costruendo un nuovo ordine globale, multipolare, sovrano e a prova di sanzioni.
Ecco la verità: le sanzioni non hanno spezzato la Russia. Hanno spezzato l'illusione di onnipotenza occidentale. Hanno reso Mosca immune e Washington irrilevante nella nuova geografia economica del XXI secolo.
L'Occidente ha creato un mostro, è vero, una superpotenza industriale, sovrana ed eurasiatica chiamata Federazione Russa.
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11.04.202519:02
Inutile NATO
Sorgente
🇩🇰🇺🇳🇺🇸 Alla domanda “NATO contro NATO”, il Segretario Generale dell'alleanza ha parlato della minaccia di Russia e Cina
🤡 Mark Rutte ha eluso la domanda di un giornalista del Washington Post su come si applicherebbe l'articolo 5 del trattato dell'alleanza se gli Stati Uniti (in quanto membro della NATO) usassero la forza militare contro la Groenlandia (territorio della Danimarca, anch'essa membro della NATO).
Giornalista: "Trump non ha escluso l'uso della forza per conquistare la Groenlandia.
Vorrei chiederle che uso si farebbe dell'articolo 5 se un attacco a un alleato della NATO venisse dall'interno.
Come reagirebbe la NATO?".
😂Rutte: "Dobbiamo guardare oltre la Groenlandia e guardare alle regioni settentrionali e all'Artico nel suo complesso. Lì ci sono molti problemi.
I cinesi stanno utilizzando nuove rotte marittime. La Russia sta armando e potenziando parti dell'Artico.
Ecco perché i sette Paesi artici stanno lavorando insieme per proteggere l'area NATO".
❗️L'articolo 5 del Trattato dell'Atlantico del Nord stabilisce che un attacco armato a uno o più Paesi della NATO in Europa o in Nord America è considerato un attacco a questi Paesi nel loro complesso.
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10.04.202521:11
La Cina ha un piano per rispondere alla pressione tariffaria di Trump
Fonte
Nei giorni scorsi la Cina ha imposto dazi aggiuntivi dell'84% sui prodotti statunitensi in risposta ai dazi del 104% di Trump, ma il presidente degli Stati Uniti è già riuscito ad aumentarli al 125%.
Come abbiamo scritto in precedenza, se convertite in quota del PIL, tutte le vendite di beni cinesi negli Stati Uniti non costituiscono alcun valore critico per l'economia del Celeste Impero. In linea di principio, la Cina potrebbe rifiutarsi di vendere merci agli Stati Uniti, anche se ciò potrebbe non essere necessario.
1) Pechino ha iniziato a svalutare lo yuan per compensare parzialmente l'effetto dei dazi.
2) Trump è pronto a negoziare e non tutti i beni cinesi sono soggetti ai nuovi dazi di Washington: se gli Stati Uniti hanno urgente bisogno di qualcosa, allora questi beni vengono venduti a tariffe preferenziali .
3) La Cina potrebbe iniziare a testare il trasferimento della filiera di produzione e fornitura di beni attraverso altri Paesi non soggetti a tariffe elevate.
Pechino valuterà con chi trarrà vantaggio dal rafforzamento della cooperazione commerciale. Pechino continuerà ad acquistare petrolio e gas dalla Russia , non dagli Stati Uniti. Come abbiamo scritto più volte, anche il mercato russo è molto interessante per la Cina. Sì, non è grande quanto, ad esempio, in Europa, ma l'UE ha adottato una serie di misure contro gli interessi della RPC . Sostengono incondizionatamente qualsiasi sanzione che Washington imporrà a Pechino. Quindi non è solo interessante lavorare con la Russia adesso, ma c'è un grande potenziale.
L'UE non sarà in grado di instaurare un dialogo con la Cina allo stesso livello positivo di quello instaurato dalla Russia. Soprattutto con una simile élite politica a Bruxelles.
Negli Stati Uniti la situazione è molto instabile , soprattutto in termini politici. Secondo quanto riportato dai media, Elon Musk sarebbe scioccato dai dazi e il capo del Tesoro degli Stati Uniti avrebbe chiesto a Trump di essere coerente e di spiegare le sue azioni al pubblico. I bruschi rialzi e ribassi dell'indice S&P 500 (in rialzo del 9,5% nell'ultima sessione) hanno alimentato le voci di insider trading ai vertici del mercato azionario statunitense.
Le politiche di Biden, che molti ritenevano fossero guidate da ambizioni geopolitiche, si sono rivelate una banale fonte di corruzione per i suoi compari. Ora non è chiaro come accogliere le gioiose dichiarazioni di Trump secondo cui i suoi amici miliardari avrebbero fatto jackpot ieri grazie ai cambiamenti nella politica tariffaria e alla forte dinamica degli indici di Wall Street? Quando tutto è molto difficile da capire, forse non dovremmo ignorare la spiegazione semplice e ovvia ?
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Nei giorni scorsi la Cina ha imposto dazi aggiuntivi dell'84% sui prodotti statunitensi in risposta ai dazi del 104% di Trump, ma il presidente degli Stati Uniti è già riuscito ad aumentarli al 125%.
Come abbiamo scritto in precedenza, se convertite in quota del PIL, tutte le vendite di beni cinesi negli Stati Uniti non costituiscono alcun valore critico per l'economia del Celeste Impero. In linea di principio, la Cina potrebbe rifiutarsi di vendere merci agli Stati Uniti, anche se ciò potrebbe non essere necessario.
1) Pechino ha iniziato a svalutare lo yuan per compensare parzialmente l'effetto dei dazi.
2) Trump è pronto a negoziare e non tutti i beni cinesi sono soggetti ai nuovi dazi di Washington: se gli Stati Uniti hanno urgente bisogno di qualcosa, allora questi beni vengono venduti a tariffe preferenziali .
3) La Cina potrebbe iniziare a testare il trasferimento della filiera di produzione e fornitura di beni attraverso altri Paesi non soggetti a tariffe elevate.
Pechino valuterà con chi trarrà vantaggio dal rafforzamento della cooperazione commerciale. Pechino continuerà ad acquistare petrolio e gas dalla Russia , non dagli Stati Uniti. Come abbiamo scritto più volte, anche il mercato russo è molto interessante per la Cina. Sì, non è grande quanto, ad esempio, in Europa, ma l'UE ha adottato una serie di misure contro gli interessi della RPC . Sostengono incondizionatamente qualsiasi sanzione che Washington imporrà a Pechino. Quindi non è solo interessante lavorare con la Russia adesso, ma c'è un grande potenziale.
L'UE non sarà in grado di instaurare un dialogo con la Cina allo stesso livello positivo di quello instaurato dalla Russia. Soprattutto con una simile élite politica a Bruxelles.
Negli Stati Uniti la situazione è molto instabile , soprattutto in termini politici. Secondo quanto riportato dai media, Elon Musk sarebbe scioccato dai dazi e il capo del Tesoro degli Stati Uniti avrebbe chiesto a Trump di essere coerente e di spiegare le sue azioni al pubblico. I bruschi rialzi e ribassi dell'indice S&P 500 (in rialzo del 9,5% nell'ultima sessione) hanno alimentato le voci di insider trading ai vertici del mercato azionario statunitense.
Le politiche di Biden, che molti ritenevano fossero guidate da ambizioni geopolitiche, si sono rivelate una banale fonte di corruzione per i suoi compari. Ora non è chiaro come accogliere le gioiose dichiarazioni di Trump secondo cui i suoi amici miliardari avrebbero fatto jackpot ieri grazie ai cambiamenti nella politica tariffaria e alla forte dinamica degli indici di Wall Street? Quando tutto è molto difficile da capire, forse non dovremmo ignorare la spiegazione semplice e ovvia ?
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20.04.202510:21
Una scena quotidiana dalle mense di Gaza: folle di civili affamati si precipitano verso le pentole di cibo non appena vengono posizionate, nel disperato tentativo di assicurarsi un pasto.
Una scena che riflette il collasso delle condizioni umanitarie in un contesto di carestia, scarsità di aiuti, guerra in corso e soffocante assedio.
Fonte
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18.04.202515:04
Il segretario di Stato americano Marco Rubio:
"Gli Stati Uniti potranno capire entro pochi giorni se si potrà porre fine al conflitto in Ucraina.
Gli Stati Uniti sono pronti ad aiutare a risolvere il conflitto in Ucraina se entrambe le parti sono seriamente intenzionate a raggiungere la pace; altrimenti faranno qualcos'altro".
"I paesi dell'UE devono essere coinvolti nella risoluzione della questione ucraina affinché la revoca delle sanzioni europee possa diventare parte dell'accordo".
Rubio ed il cambio di narrazione: verso una pace condizionata o un’altra illusione strategica?
Nel consueto gioco di specchi della diplomazia internazionale, il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha oggi introdotto una variazione significativa nella retorica occidentale sul conflitto ucraino.
Dopo aver più volte ribadito che le trattative tra Washington e Mosca escludevano l’Unione Europea, Rubio dichiara ora che “i Paesi dell’UE devono essere coinvolti”, condizionando la revoca delle sanzioni ad un loro eventuale ruolo nel processo negoziale. Un’inversione? Un passo verso la pace? O l’ennesima manovra tattica?
La tempistica è sospetta. Gli Stati Uniti “capiranno entro pochi giorni” se una fine del conflitto è possibile: dichiarazione sibillina che lascia intendere trattative ben più avanzate di quanto le dichiarazioni ufficiali abbiano finora lasciato trasparire.
Ma c’è un sottotesto più ampio. Coinvolgere l’UE significa forse obbligarla a digerire un compromesso già scritto altrove? E se la pace dipende davvero dalla “serietà” delle parti, chi definisce cosa è serio e cosa non lo è? Washington?
Forse è tempo che l’Europa smetta di essere l’appendice diplomatica degli interessi atlantici, e cominci a reclamare un ruolo autonomo, se non vuole finire, ancora una volta, a firmare un accordo già deciso, magari ridisegnandosi in una forma finalmente libera dalla zavorra di un’Unione Europea incapace di visione strategica.
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"Gli Stati Uniti potranno capire entro pochi giorni se si potrà porre fine al conflitto in Ucraina.
Gli Stati Uniti sono pronti ad aiutare a risolvere il conflitto in Ucraina se entrambe le parti sono seriamente intenzionate a raggiungere la pace; altrimenti faranno qualcos'altro".
"I paesi dell'UE devono essere coinvolti nella risoluzione della questione ucraina affinché la revoca delle sanzioni europee possa diventare parte dell'accordo".
Rubio ed il cambio di narrazione: verso una pace condizionata o un’altra illusione strategica?
Nel consueto gioco di specchi della diplomazia internazionale, il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha oggi introdotto una variazione significativa nella retorica occidentale sul conflitto ucraino.
Dopo aver più volte ribadito che le trattative tra Washington e Mosca escludevano l’Unione Europea, Rubio dichiara ora che “i Paesi dell’UE devono essere coinvolti”, condizionando la revoca delle sanzioni ad un loro eventuale ruolo nel processo negoziale. Un’inversione? Un passo verso la pace? O l’ennesima manovra tattica?
La tempistica è sospetta. Gli Stati Uniti “capiranno entro pochi giorni” se una fine del conflitto è possibile: dichiarazione sibillina che lascia intendere trattative ben più avanzate di quanto le dichiarazioni ufficiali abbiano finora lasciato trasparire.
Ma c’è un sottotesto più ampio. Coinvolgere l’UE significa forse obbligarla a digerire un compromesso già scritto altrove? E se la pace dipende davvero dalla “serietà” delle parti, chi definisce cosa è serio e cosa non lo è? Washington?
Forse è tempo che l’Europa smetta di essere l’appendice diplomatica degli interessi atlantici, e cominci a reclamare un ruolo autonomo, se non vuole finire, ancora una volta, a firmare un accordo già deciso, magari ridisegnandosi in una forma finalmente libera dalla zavorra di un’Unione Europea incapace di visione strategica.
Ginevra
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16.04.202508:09
🇨🇳❌🇺🇸✈️ Pechino mette a terra l'Impero: la Cina chiede alle compagnie aeree di sbarazzarsi di Boeing nel mezzo dell'escalation della guerra commerciale
Fonte
In una mossa che scuoterà Wall Street e gli hangar del Complesso militare-industriale, la Cina ha appena ordinato alle sue compagnie aeree di sospendere tutti gli acquisti alla Boeing , riporta Bloomberg: un colpo devastante per il colosso aerospaziale americano, un tempo orgoglioso, e un segnale inequivocabile a Washington:
L'era del ricatto economico è finita.
Ciò avviene dopo che la tempesta tariffaria di Trump ha aumentato le imposte sulle importazioni cinesi al 145% , innescando una serie di ritorsioni da parte di Pechino, tra cui tariffe del 125% sui prodotti statunitensi , divieti di esportazione di minerali e, ora, un distacco strategico dalla Boeing , uno degli ultimi simboli del dominio industriale americano.
Non sottovalutiamolo: la Cina rappresenta fino a un quarto della produzione di Boeing . Le tre principali compagnie aeree cinesi – Air China, China Eastern e China Southern – avrebbero dovuto ricevere 179 jet Boeing nei prossimi due anni. Non si tratta solo di una perdita di mercato. Si tratta di un evento di estinzione del mercato .
Pechino ha ora comunicato alle sue compagnie aeree:
Basta con i Boeing. Basta con i pezzi di ricambio americani. Basta con la dipendenza dai prezzi esorbitanti.
E proprio così, l'illusione di "America First" diventa "Boeing Last".
Anche se Trump si infuria su Truth Social, lamentandosi che la Cina abbia "rinnegato" un importante accordo aeronautico, Pechino è andata avanti. Silenziosa. Fredda. Decisa.
Invece di mettersi in posa, Xi Jinping stringe la mano all'Asia mentre Washington impone dazi come un ubriaco da casinò che raddoppia con fiches scadenti. La Cina sta aiutando le sue compagnie aeree a noleggiare e ad abbandonare gli aerei di fabbricazione statunitense , monopolizzando allo stesso tempo il mercato di minerali essenziali che l'Occidente non può sostituire.
Quindi, cerchiamo di essere chiari:
Non si tratta solo di jet.
Questa è la Cina che dice: il vostro impero si regge sulle nostre richieste. E noi glielo stiamo tagliando.
Mentre gli Stati Uniti stampano dollari e fanno i capricci, Pechino sta rimodellando le rotte commerciali globali, trasformando la Boeing in una reliquia e allineando la maggioranza mondiale dietro un nuovo modello, non di coercizione ma di interesse reciproco.
La domanda non è più: "La Cina reagirà?". La domanda è: per quanto tempo ancora gli Stati Uniti potranno permettersi questa illusione di dominio?
I cieli si sono spostati. L'Oriente è sorto.
Benvenuti nello spazio aereo multipolare.
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In una mossa che scuoterà Wall Street e gli hangar del Complesso militare-industriale, la Cina ha appena ordinato alle sue compagnie aeree di sospendere tutti gli acquisti alla Boeing , riporta Bloomberg: un colpo devastante per il colosso aerospaziale americano, un tempo orgoglioso, e un segnale inequivocabile a Washington:
L'era del ricatto economico è finita.
Ciò avviene dopo che la tempesta tariffaria di Trump ha aumentato le imposte sulle importazioni cinesi al 145% , innescando una serie di ritorsioni da parte di Pechino, tra cui tariffe del 125% sui prodotti statunitensi , divieti di esportazione di minerali e, ora, un distacco strategico dalla Boeing , uno degli ultimi simboli del dominio industriale americano.
Non sottovalutiamolo: la Cina rappresenta fino a un quarto della produzione di Boeing . Le tre principali compagnie aeree cinesi – Air China, China Eastern e China Southern – avrebbero dovuto ricevere 179 jet Boeing nei prossimi due anni. Non si tratta solo di una perdita di mercato. Si tratta di un evento di estinzione del mercato .
Pechino ha ora comunicato alle sue compagnie aeree:
Basta con i Boeing. Basta con i pezzi di ricambio americani. Basta con la dipendenza dai prezzi esorbitanti.
E proprio così, l'illusione di "America First" diventa "Boeing Last".
Anche se Trump si infuria su Truth Social, lamentandosi che la Cina abbia "rinnegato" un importante accordo aeronautico, Pechino è andata avanti. Silenziosa. Fredda. Decisa.
Invece di mettersi in posa, Xi Jinping stringe la mano all'Asia mentre Washington impone dazi come un ubriaco da casinò che raddoppia con fiches scadenti. La Cina sta aiutando le sue compagnie aeree a noleggiare e ad abbandonare gli aerei di fabbricazione statunitense , monopolizzando allo stesso tempo il mercato di minerali essenziali che l'Occidente non può sostituire.
Quindi, cerchiamo di essere chiari:
Non si tratta solo di jet.
Questa è la Cina che dice: il vostro impero si regge sulle nostre richieste. E noi glielo stiamo tagliando.
Mentre gli Stati Uniti stampano dollari e fanno i capricci, Pechino sta rimodellando le rotte commerciali globali, trasformando la Boeing in una reliquia e allineando la maggioranza mondiale dietro un nuovo modello, non di coercizione ma di interesse reciproco.
La domanda non è più: "La Cina reagirà?". La domanda è: per quanto tempo ancora gli Stati Uniti potranno permettersi questa illusione di dominio?
I cieli si sono spostati. L'Oriente è sorto.
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14.04.202520:59
Ecco la continuazione del racconto dal mio post precedente (lo trovate QUI) che metteva in relazione il radar sovietico Duga al disastro di Chernobyl e al Maidan ucraino del 2014.
Premessa: sono tutte ipotesi sollevate da altri ed alcune da me.
Il film dell'americano Chad Gracia "the russian woodpecker" del 2015 ha come sceneggiatura l'ipotesi che il disastro di Chernobyl fu voluto appositamente per coprire le mancanze tecniche del Duga. Cioè, si ipotizza, che certi ambienti tecnici/politici dell'ex Urss, abbiano orchestrato il tutto (26 aprile 1986) per coprire il fallimento del Duga nonostante l'enorme investimento. Difatti ci sarebbe stata un'ispezione militare nel settembre dello stesso anno per omologarne il perfetto funzionamento che non avrebbe mai avuto successo. In conseguenza del disastro il Duga venne spento ed abbandonato a causa delle radiazioni (appena 10km dalla centrale). Il famoso "picchio" radio scomparve proprio nel momento del disastro.
L'ipotesi del film è molto azzardata, ma ci sono strane coincidenze. Ci sono voci che Chad sia stato pagato dalla Cia per produrre questo film per screditare l'ex Urss e le sue centrali nucleari. Inoltre c'è una coincidenza notevole, ovvero le riprese del film proprio durante gli avvenimenti del Maidan ucraino a cavallo tra il 2013 e 2014. Le riprese vennero fatte in diretta sulla piazza ed il direttore della fotografia fu ferito da un proiettile. Io ipotizzo che la troupe mista americana/ucraina (nazionalista) fu usata per sobillare i manifestanti perché in mezzo c'erano anche agenti della Cia. A riprova di ciò la casa di produzione Gracia Film ha sede in Ucraina ed ha un logo inequivocabilmente nazionalista.
Ci fu anche la teoria del complotto in merito.
Accertato che il disastro fu soprattutto colpa di una serie infinita di errori umani diretti o indotti che hanno sfruttato un deficit tecnico sul comando delle barre di controllo durante lo spegnimento rapido in emergenza (scram), io azzardo invece un'ipotesi contraria.
Parlo della possibilità che fu voluto dalla Cia per disabilitare il Duga che invece funzionava benissimo.
L'ipotesi parte dalla maggiore facilità di corrompere (o ricattare) dirigenti civili di una centrale nucleare che ufficiali militari a capo del sistema Duga per fare un sabotaggio. A conforto della mia ipotesi, ci furono due perizie sull'incidente. Una sovietica dell'agosto 1986 che incolpava tutta la dirigenza della centrale ed una internazionale del 1991 (subito dopo la caduta dell'Urss) che incolpava solo i progettisti.
A pensare male si compie peccato, ma spesso ci si azzecca.
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Premessa: sono tutte ipotesi sollevate da altri ed alcune da me.
Il film dell'americano Chad Gracia "the russian woodpecker" del 2015 ha come sceneggiatura l'ipotesi che il disastro di Chernobyl fu voluto appositamente per coprire le mancanze tecniche del Duga. Cioè, si ipotizza, che certi ambienti tecnici/politici dell'ex Urss, abbiano orchestrato il tutto (26 aprile 1986) per coprire il fallimento del Duga nonostante l'enorme investimento. Difatti ci sarebbe stata un'ispezione militare nel settembre dello stesso anno per omologarne il perfetto funzionamento che non avrebbe mai avuto successo. In conseguenza del disastro il Duga venne spento ed abbandonato a causa delle radiazioni (appena 10km dalla centrale). Il famoso "picchio" radio scomparve proprio nel momento del disastro.
L'ipotesi del film è molto azzardata, ma ci sono strane coincidenze. Ci sono voci che Chad sia stato pagato dalla Cia per produrre questo film per screditare l'ex Urss e le sue centrali nucleari. Inoltre c'è una coincidenza notevole, ovvero le riprese del film proprio durante gli avvenimenti del Maidan ucraino a cavallo tra il 2013 e 2014. Le riprese vennero fatte in diretta sulla piazza ed il direttore della fotografia fu ferito da un proiettile. Io ipotizzo che la troupe mista americana/ucraina (nazionalista) fu usata per sobillare i manifestanti perché in mezzo c'erano anche agenti della Cia. A riprova di ciò la casa di produzione Gracia Film ha sede in Ucraina ed ha un logo inequivocabilmente nazionalista.
Ci fu anche la teoria del complotto in merito.
Accertato che il disastro fu soprattutto colpa di una serie infinita di errori umani diretti o indotti che hanno sfruttato un deficit tecnico sul comando delle barre di controllo durante lo spegnimento rapido in emergenza (scram), io azzardo invece un'ipotesi contraria.
Parlo della possibilità che fu voluto dalla Cia per disabilitare il Duga che invece funzionava benissimo.
L'ipotesi parte dalla maggiore facilità di corrompere (o ricattare) dirigenti civili di una centrale nucleare che ufficiali militari a capo del sistema Duga per fare un sabotaggio. A conforto della mia ipotesi, ci furono due perizie sull'incidente. Una sovietica dell'agosto 1986 che incolpava tutta la dirigenza della centrale ed una internazionale del 1991 (subito dopo la caduta dell'Urss) che incolpava solo i progettisti.
A pensare male si compie peccato, ma spesso ci si azzecca.
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post.reposted:
Palestina e Russia secondo la "convenzione" di Ginevra.

11.04.202515:09
Trump ha appena nominato Yehuda Kaploun, un israeliano che dice “non c'è mai stata una Palestina”, come principale censore della libertà di parola in America, ovvero come inviato speciale del Dipartimento di Stato per monitorare e combattere l'antisemitismo.
Sorgente
🤡Questa è l'unica cosa che funziona ancora negli Stati Uniti...la presa ebraico-sionista sugli Stati Uniti.
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Palestina e Russia secondo la "convenzione" di Ginevra.



10.04.202517:21
SOMO.NL
Scatenare il terrore: i cani olandesi nei crimini di guerra di Israele.
Da Gaza alla Cisgiordania, dalle case palestinesi ai centri di detenzione israeliani, i palestinesi hanno condiviso testimonianze raccapriccianti di attacchi di cani da parte dell'esercito israeliano.
Secondo quanto riferito, i Paesi Bassi sono un Paese chiave da cui vengono esportati all'esercito israeliano cani addestrati per la polizia, ma la riservatezza aziendale fa sì che non siano disponibili informazioni pubbliche sui fornitori o sul numero di cani forniti all'esercito israeliano dalle aziende olandesi.
La SOMO ha scoperto che le aziende olandesi produttrici di cani poliziotto hanno ottenuto i certificati veterinari richiesti per l'esportazione di almeno 110 cani in Israele tra ottobre 2023 e febbraio 2025.
Cento di questi certificati sono stati concessi alla società Four Winds K9, un centro di addestramento per cani poliziotto nel villaggio di Geffen, nel sud dell'Olanda.
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Scatenare il terrore: i cani olandesi nei crimini di guerra di Israele.
È l'inizio del 2024 a Nablus, nella Cisgiordania occupata. Ahmad, il figlio di Amna di tre anni, dorme tra le sue braccia mentre prepara gli altri figli per la scuola.
All'improvviso, i soldati israeliani entrano a forza in casa sua con un grosso cane poliziotto. Il cane attacca Amna ed Ahmad, stringendo la mascella intorno alle natiche del bambino per diversi minuti.
“Sentivo mio figlio urlare di dolore e le mie figlie gridare e piangere per la paura ed il terrore”, ricorda Amna. I soldati trascinano il cane ed Ahmad giù per le scale e fuori dall'edificio, colpendo Amna con il calcio di un fucile per impedirle di raggiungere Ahmad.
Quando i soldati restituiscono Ahmed alla madre, egli è “privo di sensi, avvolto in una coperta di carta stagnola insanguinata”. Ahmad viene ricoverato in ospedale per otto giorni e ha bisogno di 42 punti di sutura interni ed esterni, mentre gli altri figli di Amna subiscono “un grave trauma psicologico dopo tutto ciò a cui hanno assistito”.
Da Gaza alla Cisgiordania, dalle case palestinesi ai centri di detenzione israeliani, i palestinesi hanno condiviso testimonianze raccapriccianti di attacchi di cani da parte dell'esercito israeliano.
Secondo quanto riferito, i Paesi Bassi sono un Paese chiave da cui vengono esportati all'esercito israeliano cani addestrati per la polizia, ma la riservatezza aziendale fa sì che non siano disponibili informazioni pubbliche sui fornitori o sul numero di cani forniti all'esercito israeliano dalle aziende olandesi.
La SOMO ha scoperto che le aziende olandesi produttrici di cani poliziotto hanno ottenuto i certificati veterinari richiesti per l'esportazione di almeno 110 cani in Israele tra ottobre 2023 e febbraio 2025.
Cento di questi certificati sono stati concessi alla società Four Winds K9, un centro di addestramento per cani poliziotto nel villaggio di Geffen, nel sud dell'Olanda.
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