🚨 "Non dimenticate i vostri prigionieri, quelli che avete lasciato indietro: alzate la voce, perché stiamo morendo nelle prigioni." - il prigioniero Ayman Al-Haj Yahya
I prigionieri palestinesi nella prigione del deserto del Naqab hanno lanciato un appello urgente a tutti gli organismi umanitari e per i diritti umani affinché salvino da morte certa la vita del prigioniero Ayman Al-Haj Yahya, residente nella città di Taybe, nell'entroterra palestinese.
Secondo l'ufficio stampa dei detenuti, il prigioniero Ayman sta contando con sincerità i suoi ultimi giorni e la notizia del suo martirio potrebbe essere diffusa in qualsiasi momento, data la deliberata negligenza medica.
Ayman, detenuto nella Sezione 25, Stanza 10, è stato condannato a sei anni di prigione, di cui finora ha scontato circa due anni.
Soffre di condizioni di salute estremamente critiche, a causa di un ictus in carcere, che gli ha causato la completa perdita di movimento e sensibilità agli arti superiori e inferiori, oltre a una grave debolezza visiva. I suoi lineamenti sono cambiati e un occhio è diventato bianco.
I detenuti che alloggiavano con lui nella stessa stanza chiesero all'amministrazione penitenziaria di trasferirlo per le cure necessarie, ma quest'ultima si rifiutò di rispondere. Questo li spinse ad aspettare l'"orario ricreativo" per farlo uscire dalla stanza e portarlo alla porta, e si rifiutarono di riportarlo dentro, nel tentativo di fare pressione sull'amministrazione affinché lo trasferisse in clinica o gli fornisse le cure necessarie.
Dopo ripetuti tentativi da parte dei prigionieri e dopo aver comunicato con l'ufficiale responsabile, un farmacista entrò nella stanza, misurò i parametri vitali del prigioniero (pressione sanguigna, temperatura e ossigeno) e disse loro che non soffriva di nulla, nonostante in quel momento il prigioniero avesse perso memoria e capacità di movimento e non fosse consapevole di ciò che accadeva intorno a lui.
Il prigioniero Ayman è stato prelevato in modo umiliante: gli sono state incatenate mani e piedi, è stato sollevato per le manette in modo doloroso e adagiato su un letto di ferro inadatto all'uso umano, per poi essere trasferito in clinica.
I suoi compagni di cella vennero informati che era stato trasferito per cure e che non sarebbe più tornato in sezione, ma dopo alcune ore fu riportato in cella su una sedia a rotelle, che poi fu portata via con loro, lasciando i prigionieri in uno stato di shock e di profonda preoccupazione per le sue condizioni di salute, impossibilitati a fornirgli assistenza.
I prigionieri si sono rifiutati di lasciarlo rientrare nella stanza a causa della gravità delle sue condizioni, cosa che ha costretto l'amministrazione penitenziaria a portarlo via di nuovo, ma questa volta i prigionieri non sanno se è stato trasferito per cure, in un'altra sezione o in un luogo sconosciuto.
Il prigioniero Ayman e i suoi compagni di prigionia lanciano un appello:
Istituti carcerari, organizzazioni per i diritti umani, fazioni palestinesi, tutte le persone di coscienza, i suoi fratelli e amici prigionieri liberati, a fare ogni sforzo possibile per tirarlo fuori dalle profondità e dall'oscurità della prigione.
Ayman si rivolge ai suoi fratelli liberati dicendo:
"Non dimenticate i vostri prigionieri, quelli che avete lasciato indietro: alzate la voce, perché noi moriamo nelle prigioni."