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Fiore, canale pubblico.

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Giubbe Rosse
07.03.202507:31
Questi grafici parlano da soli.
Da mesi la grande finanza sta uscendo dai titoli delle grandi compagnie farmaceutiche e della transizione energetica e si sta riposizionando massicciamente sui titoli della difesa. Il processo, come si può vedere, è in atto da tempo, da ben prima dell'elezione di Donald Trump.

Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni, a ben guardare, è una grande sceneggiata, con un copione recitato a memoria dagli attori e un finale già scritto. Diciamolo, alla fine il riarmo dell'Europa fa comodo a tutti: alla finanza, che aveva urgente bisogno di una nuova bolla, agli Stati Uniti, che da decenni chiedono agli alleati europei di spendere di più per la difesa, alla Commissione Europea, che attraverso il ReArmEU spera oggi di frenare le forze centrifughe e di cementificare finalmente l'architettura dell'Unione, fino agli stati nazionali, i quali mugugnano e si fingono perplessi, ma sotto sotto sperano attraverso l'aumento della spesa pubblica per la difesa di rilanciare un'economia esangue. La trama è già decisa da tempo, il resto sono diversivi, variazioni sul tema, effetti speciali.

Tutti ci guadagnano, insomma. Tutti meno i cittadini. Il piano di Ursula von der Leyen approvato oggi da 26 paesi membri su 27 prevede che 150 miliardi degli 800 previsti siano a debito, ossia vengano raccolti sul mercato mediante l'emissione di obbligazioni. Gli altri 650 dovranno venire dagli stati membri, i quali avranno la scelta tra aumentare le imposte, tagliare altre voci di spesa o optare per un mix di entrambe le cose.

Nessuno a Bruxelles o a Washington crede seriamente che Putin domani o dopodomani invaderà l'Europa. Ma a loro fa comodo che voi ci crediate. Così, quando alla prossima finanziaria vi chiederete come mai è stata data un'altra sforbiciata alla sanità, alla scuola o ad altri servizi, vi potranno rispondere che è un sacrificio necessario per difendere il vostro paese, la vostra democrazia, i valori della vostra Unione Europea.

Non resta che darvi la buonanotte, sempre che riusciate a dormire.

🟥
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15.02.202523:17
Bianca Balti col suo cancro, gli effetti delle chemio e il racconto giornalistico dell'amputazione dei seni per prevenire una malattia che non l'ha comunque risparmiata. (Sembra che la sua esperienza stia spingendo molte donne ad analisi specifiche per eventuali mastectomie preventive).
La Michelin che narra di come la nefrectomia l'abbia liberata di una zavorra, di come si senta meglio di prima e sia tutto bellissimo (fonte, Corriere).
Adesso sul palco arriva Edoardo Bove, fresco di malore in campo e conseguente impianto di defibrillatore sottocutaneo.

Sanremo 2025 è tutto all'insegna della normalizzazione della malattia, che a tratti si fa liberatoria nonostante che si parli di giovani le cui patologie stridono col dato dell'età.
Se è vero che tale spettacolarizzazione ci fa orrore, vorremmo quantomeno sottolineare l'impossibilità di tacere il fenomeno crescente di malori improvvisi e malattie nei ragazzi finanche da parte della kermesse sonora.
Il messaggio trasmesso è rivoltante. Piuttosto che chiedersi cosa stia accadendo si trasforma il morbo, assieme alle sue manifestazioni esteriori, in elemento che quasi dà luce mentre si accetta l'idea di un essere umano infermo e anomalo per natura, anche dalla nascita. Quasi che Dio abbia abdicato al suo ruolo di creatore di perfezione.
11.02.202523:04
WAEL AL-DAHDOUH, DA GAZA A ROMA PER RACCONTARE LA PROPRIA TRAGICA STORIA E QUELLA DEI SUOI 200 COLLEGHI GIORNALISTI AMMAZZATI DA ISRAELE
➡️ foto e video nei commenti

Se altrove il giornalismo è la professione del dare fastidio, a Gaza è la professione della morte. Non solo per il giornalista, ma per tutta la sua famiglia". Con queste parole Wael Al-Dahdouh, giornalista di Gaza di Al Jazeera, ha iniziato il suo racconto, oggi in conferenza stampa alla Camera.

La storia di Wael Al-Dahdouh ha fatto il giro del mondo il giorno in cui, mentre era in diretta sulla sua emittente per raccontare quello che accadeva a Gaza, ha ricevuto la notizia che metà della sua famiglia, tra cui la moglie, un figlio, una figlia e un nipotino, era stata uccisa in un bombardamento. Un altro figlio, anche lui giornalista, sarebbe morto nello stesso modo qualche settimana dopo.

La tragedia che l'ha colpito non gli ha impedito di continuare a fare il suo lavoro perché, ha detto, "la mia determinazione a raccontare è stata infinita". Un esempio di resistenza, di professionalità, di coraggio.

"A volte non credo di essere vivo e di essere sopravvissuto a tutto quello che ho visto - ha detto -. La guerra a Gaza è fuori da ogni schema e così anche il nostro lavoro. Abbiamo raccontato tutto di quel conflitto soprattutto a chi era fuori che non aveva altra fonte. Noi giornalisti non siamo di una parte o dell'altra: siamo professionisti e seguiamo le regole deontologiche. Ma abbiamo comunque pagato un prezzo altissimo: 205 giornaliste e giornalisti sono stati uccisi, molti di loro mentre facevano il loro lavoro ed erano riconoscibili come operatori dei media".
Wael stesso è stato ferito e il suo operatore è stato ucciso davanti ai suoi occhi.

A Gaza tutti sono stati sfollati diverse volte e i giornalisti non hanno fatto eccezione, costretti a vivere in condizioni terribili, senza neanche un bagno. La cosa più drammatica della guerra è come costringe a vivere gli sfollati, ha sottolineato il giornalista.

Nonostante questo, hanno continuato a raccontare al mondo quello che accadeva nella Striscia, con tenacia e a rischio della vita.
"Le persone sono state disumanizzate e Gaza non si riconosce più - ha concluso -, ma ricostruire è il nostro obiettivo. Sono un giornalista, non faccio valutazioni politiche e non sono il portavoce di nessuno, ma Gaza vuol dire un popolo e non si può parlare con disprezzo di un intero popolo. Da 50 anni provano a cacciare i palestinesi da Gaza. Non ci sono mai riusciti e non ci riusciranno neanche questa volta".

Grazie a Wael Al-Dahdouh per la sua straordinaria testimonianza, per il suo coraggio, per non avere ceduto neanche davanti al dolore più grande che una persona possa provare. E' a professionisti come lui che dobbiamo la conoscenza del massacro compiuto ai danni del popolo palestinese che il governo israeliano  ha tentato in tutti i modi di oscurare, impedendo alla stampa internazionale di entrare nella Striscia.

L.Boldrini
11.02.202522:32
DICONO "PACE", SOTTENDONO LA NORMALIZZAZIONE DELL'OCCUPAZIONE: LA QUESTIONE PALESTINESE A SANREMO

La gente vede e sente ma non discerne. Ogni input della società dello spettacolo è formulato unicamente per condizionare la mente intervenendo sulla sfera delle emozioni e riesce pienamente poiché calato su menti vuote e stanche.

Stasera Sanremo ha presentato Noa e Mira, l'israeliana e la palestinese "per la pace". E tanto basta perché la pubblica opinione inconsapevole consideri assolto il compitino del Festival della Canzone italiana di non ignorare Gaza.

Eppure il lessico utilizzato durante la performance tradiva il celato.
"Vogliamo che l'intera famiglia umana viva in sicurezza (...) e che fra un anno torneremo a festeggiare un vero accordo di pace", hanno cantato.
"Sicurezza", col rimando alla narrazione sionista che vuole Israele costantemente sotto attacco.
"Vero accordo di pace": quello attuale è fittizio? Può darsi, difatti Israele non abbandona le sue mire.
Ma le due artiste si guardano bene dal parlare di occupazione e decolonizzazione, l'unico processo in grado di riportare la pace.

Noa, ex militare dell'IDF, già feroce contro la resistenza durante Piombo Fuso, è il volto gentile del sionismo.
Mira, palestinese con passaporto israeliano, in giro per il mondo a rappresentare Israele, pare essere espressione della parte politica palestinese che col carnefice ci fa gli accordi.
Кайра бөлүшүлгөн:
Repubblica Araba di Siria 🇸🇾 avatar
Repubblica Araba di Siria 🇸🇾
Lo sfregio

🇱🇧l🇮🇱 Dichiarazione: Ministro della Difesa Israel Katz: "Gli aerei dell'aeronautica militare israeliana che attualmente sorvolano Beirut, sopra il funerale di Hassan Nasrallah, trasmettono un messaggio chiaro: coloro che minacciano di distruggere Israele e attaccano Israele, sarà la loro fine".

"Voi vi specializzate nei funerali e noi nelle vittorie", aggiunge.

✍ Vaffanculo figlio di 60.000 puttane
09.03.202509:56
L'aggressione Nato alla Russia -che ha cercato e prodotto la reazione di Putin- oltre ad aver portato alla disgregazione territoriale e civile ucraina nonché ad un notevole costo di vite umane, ha condizionato economie e politiche europee così come desiderato.
Esemplificativo l'intervento della Carfagna, che riproduce la posizione dei politici di ogni schieramento, fatta eccezione per qualche leghista e con una Meloni più morbida nei giudizi.
La parlamentare, da sempre fiera sostetrice di Israele, afferma che Trump e Putin vogliano distruggere l'Europa e che siano indispensabili i programmi di Ursula in tema di difesa e riarmo per seguitare a sostenere l'Ucraina e per garantirsi la sicurezza.
Dapprima la UE, al fine di disaccoppiarsi dalla Russia, ha scelto per cittadini ed imprese approvvigionamenti energetici ad altissimo costo, adesso punta ad aumentare la spesa militare con l'ineludibile conseguenza della contrazione del welfare.
La guerra USA alla Russia ha raggiunto ogni obiettivo possibile.
Кайра бөлүшүлгөн:
Francesca Quibla avatar
Francesca Quibla
08.03.202513:38
Una fonte della costa siriana ha dichiarato a Naya: Circa 2.500 persone, tra cui bambini, donne e anziani della setta alawita, sono state giustiziate con il pretesto di dare la caccia ai militanti.

Le bande di Al-Jolani utilizzavano barili esplosivi montati su elicotteri militari, che l'Occidente criticò per l'uso che Bashar al-Assad fece sui civili durante il regime di Assad.

Combattenti del Daghestan, del Tagikistan, del Kirghizistan e degli Uiguri hanno partecipato alle esecuzioni di massa, documentate da video. La maggior parte di questi combattenti possiede passaporti che consentono loro di entrare nella Federazione Russa e nei suoi annessi, il che rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale europea e globale.

Il canale qatariota Al Jazeera e le agenzie arabe sostenute dalla Turchia hanno impedito la pubblicazione di notizie provenienti dall'Agenzia dell'Osservatorio siriano, da questa spesso citate durante l'era di Bashar al-Assad, circa l'ammissione da parte dell'Osservatorio stesso di massacri commessi da elementi dell'organizzazione di Al-Qaeda "Al-Nusra" sulla costa.

Anche i paesi dell'Unione Europea e le Nazioni Unite sono rimasti in silenzio di fronte al massacro commesso contro i civili alawiti nelle città della costa siriana.

Vanessa Beeley
12.02.202515:00
RAI, toccare il fondo e proseguire scavando
di Emme Pi

La televisione di regime ha toccato ieri sera vette inesplorate di asservimento padronale. Non che sia una novità, ma nell'occasione ha probabilmente dato il meglio di sé. A Sanremo, e già ci sarebbe da ridire così, è il momento degli ospiti. Internazionali, dicono, che internazionali non sono. Il conduttore, quello che nella conferenza stampa della vigilia si è detto antifascista (che fa un sacco figo tra la gente che piace) e nell'accezione woke-macchiettistica imperante probabilmente lo è davvero, senza fare un plissé introduce sul palco quelle che il mainstream corrotto si è affrettato a definire “un’israeliana e una palestinese”. E mentre ai gonzi della pace guerreggiata scende una lacrima all'idea che le due sedicenti pacifiste canteranno “Imagine” di Lennon, la loro vita gli sbatte in faccia senza ambiguità la messa in scena di un potere impegnato con ogni mezzo nella normalizzazione del genocidio in atto.

Una, Noa, è effettivamente israeliana doc, infatti i figli sono dediti a servire l'esercito di occupazione. Quello che per mettere fine al conflitto fa briciole di qualunque cosa odori di Palestina. Bambini inclusi. Insomma, una ambasciatrice di pace quantomeno bizzarra. Cantante che, nemmeno troppo tempo fa, ebbe modo di definire, quello del suo paese, come “esercito dell'amore”. Me cojoni, pensa un po’ se fosse stato dell'odio. L'altra, poi, è Palestinese non meno di quanto Trump adori i poveri. Talmente palestinese che già nel 2009 rappresentava Israele all’Eurovision e, si sa, Tel Aviv notoriamente sceglie le proprie icone da spedire in giro per il pianeta attingendo dal popolo a cui nel frattempo nega la vita. Mira Awad, il suo nome, è nata in un villaggio druso nel nord di Israele. Ah, ecco. I drusi, invisi ai musulmani e viceversa, sono fedeli servitori dello stato israeliano e, ovviamente, anche delle forze armate per le quali prestano tre anni come riservisti e, sebbene non fosse necessario, se n'è avuta conferma anche all'indomani del famigerato 7 ottobre con l’impennata del numero dei soldati drusi impegnati nel massacro di Gaza.

Che dire, una comunità, quella della cantante, che ha a cuore senza riserve le sorti della Palestina. Il bello, si fa per dire, è che gli israeliani li detestano epidermicamente e li sfruttano. Come manovalanza bellica, appunto, e come specchietto per le allodole, millantando una inesistente inclusività. E non si capisce se sia peggio chi lo fa o chi si presta al teatrino da istituto Luce. Ma tant'è che per la maggioranza bulgara dei nostri connazionali la buffonata di ieri sera è il trionfo del bene. Così, mentre il servizio pubblico si vanta di promuovere la pace con il supporto pure del Papa, dà il fianco spudoratamente all’occupazione nel momento di massimo ascolto, tutto per compiacere i padroni di Washington e i loro sgherri.

Mira Awad, peraltro, è la stessa che già in tempi non sospetti attaccò duramente Roger Waters per il suo impegno pubblico nella causa palestinese, accusandolo di inasprire i toni a scapito del dialogo. Dialogo con i cacciabombardieri, forse. In soldoni, come vendere l'anima sulla pelle di un popolo martoriato che si finge di rappresentare. Insomma, l'Italia vassalla non perde mai l'occasione di genuflettersi al cospetto dei reali governanti sovranazionali e lo fa, ogni volta, con inesausta e rinnovata fantasia. Chi cazzo se ne frega se per ottemperare a un diktat si cavalca l'onda di un genocidio perletrato in diretta streaming con la coscienza buttata nel cesso. Tanto i buoni siamo sempre noi.
Morire va bene, ma da sani. Son soddisfazioni.


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🤩 Financial Times – L'Europa deve sfoltire lo stato sociale per costruire lo stato di guerra

Con le crescenti minacce alla sicurezza e l'incertezza sugli impegni di difesa degli Stati Uniti, l'Europa non può più permettersi di trascurare la propria prontezza militare.

L’Europa ha tre opzioni principali per finanziare la difesa:

🔘Prestiti: la maggior parte dei paesi dell’UE si trova già ad affrontare un debito elevato, il che rende questa situazione rischiosa sia a livello politico che finanziario.

🔘Aumento delle tasse: ciò potrebbe indebolire la fragile economia europea, come si è visto nella reazione della Francia agli aumenti delle tasse di Macron.

🔘Taglio del welfare: l'opzione più fattibile. Il sistema di welfare europeo è stato creato in condizioni post-seconda guerra mondiale, ma con l'invecchiamento della popolazione e l'aumento dei costi delle pensioni, sostenerlo aumentando la spesa per la difesa non è sostenibile.


Ce lo dicono chiaro e tondo: l'obiettivo è tagliare la spesa sociale, cosa che ci proietterebbe in un modello simile a quello americano (o paghi o non ti curi, per fare un esempio) dirottando risorse destinate ai servizi per i cittadini verso le solite big corporation degli amici degli amici.

Ricordiamo inoltre, che se si è "costretti" a scegliere tra la difesa e il welfare è solo perché siamo prigionieri del modello neoliberista in cui non conta il servizio offerto, il benessere generale e la salute di uno Stato e del suo popolo, ma conta solo il profitto.

D'altronde i più celebri alfieri di questa ideologia disumana lo sostengono da tempo: There Is No Alternative.
09.03.202520:36
07.03.202520:07
🔞🏴‍☠️⚔️🇸🇾 SIRIA, "TERRORISTI MODERATI" DI HTS FANNO PULIZIA ETNICA DEGLI ALAWITI
Questo è il volto di un genocidio targato USA-Turchia-Israele, non quelle stronzate che ci raccontano i media pro-Kiev (finanziati da USAID) su Bucha.

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Un sensato Vincenzo De Luca sulle ragioni dell'Operazione speciale russa e sulle conseguenze nefaste della guerra dell'UE alla Russia sulle nostre economie.
Il Canale israeliano 13 mostra per la prima volta la prigionia del medico palestinese Husam Abu Safeyah, rapito dalle forze di occupazione israeliane mentre prestava servizio nell'ospedale Kamal Adwan.
La sua colpa? Quella di aver mosso appelli internazionali contro la distruzione della struttura, nel Nord di Gaza, e di non aver abbandonato i propri pazienti.

Secondo i media israeliani, il dottore - cui le forze di occupazione hanno ammazzato il figlio adolescente nei pressi del medesimo nosocomio - verrà liberato col prossimo scambio di ostaggi questo sabato.
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