EZZEDIN SHEHAB: "GAZA NON È PIÙ UN LUOGO, È UN ESPERIMENTO"
L'intera popolazione di Gaza è ormai una cavia da laboratorio, sulla quale si riversa folle ferocia di una superpotenza militare che ha come unico obiettivo il suo annichilimento.
Di Alessandro Ferretti - 20 aprile 2025
"Dopo 556 giorni, Gaza non è più un luogo. È un esperimento, una domanda posta all'Umanità: per quanto tempo una popolazione può essere bombardata, affamata e sgomberata prima di cessare di esistere?"
La frase è del Dottor Ezzedin Shehab, di Gaza. Dopo aver studiato medicina per dieci anni all'estero, è rientrato a casa il 5 ottobre 2023, solo due giorni prima dell'Apocalisse. Da quel giorno la sua vita, come quella dei suoi concittadini, è un inferno in terra in continuo ulteriore peggioramento.
È da oltre cinquanta giorni che a Gaza non entra neanche un chicco di riso e l'altro ieri il Ministro degli Esteri del governo Genocida israeliano ha affermato che continuerà così fino a quando Israele vorrà. Ma quindi, cosa vuole Israele?
Israele vuole cacciare via tutti i palestinesi dalla Palestina, cominciando da Gaza e proseguendo con la Cisgiordania, ma ha un grande problema: non sa dove spedirli. Nessuno stato ha intenzione di ricevere permanentemente la popolazione più vessata della storia mondiale, con il suo gigantesco carico di problemi di ogni tipo causati da quasi 80 anni di Torture Sistematiche di Massa.
Consapevole del fatto che cacciare via tutti i palestinesi richiederà, nel "migliore" dei casi, tempi molto lunghi, Israele ha stabilito come obiettivo intermedio quello di annettere la maggior parte di Gaza e spezzettare il resto in vari zoo per umani a tempo indefinito. In queste gabbie i sopravvissuti verranno costantemente sorvegliati tramite i più invasivi e disumani dispositivi di sorveglianza esistenti e rimarranno rinchiusi a vegetare a tempo indeterminato, senza poter aspirare a niente di più della mera sopravvivenza fisiologica. Un modello che Israele cerca di implementare anche in Cisgiordania, dove gli attacchi dei coloni e dell'esercito sono esplicitamente tesi a rinchiudere i palestinesi in aree sempre più ridotte e controllabili dall'esterno.
Però, per fare questo, Israele ha bisogno che qualsiasi forma di Resistenza organizzata cessi, e per questo serve che i palestinesi cessino di essere un popolo. Proprio a questo mira la ferocia Genocidaria: a far precipitare i palestinesi nell'anarchia, in modo da poterli soggiogare nelle gabbie senza rischi fisici per gli aguzzini.
Il diluvio di bombe dell'ultimo anno e mezzo, senza precedenti storici, non è riuscito a a spezzare la società palestinese: incredibilmente, ancora adesso la Resistenza armata è attiva e impedisce di completare il Progetto di Animalizzazione e Segregazione. Quindi, Israele ha pensato di ricorrere all'arma finale, quella più atroce: la fame, quella vera, quella che ti uccide.
Anche i reality show tipo "Isola dei famosi" sanno che per far litigare tra loro un gruppo di persone basta togliere loro il cibo. La storia delle carestie è inequivoca: la scarsità prolungata di cibo innesca inevitabilmente una competizione estremizzata per le risorse e porta alll'erosione della fiducia reciproca (che costituisce la base del funzionamento sociale) e l'esaltazione dell'aggressività interpersonale. La società si trasforma in "società predatoria", nella quale la prevaricazione dei forti contro i deboli e dei gruppi contro gli individui diventa prassi, e nella quale ogni forma di solidarietà sociale svanisce nella lotta per la sopravvivenza individuale.
Questo è il motivo per cui Israele affama Gaza, e senza concreti e immediati interventi esterni per fermarlo (che purtroppo neanche si intravedono all'orizzonte), inevitabilmente la fame diventerà letteralmente insostenibile e Gaza precipiterà nell'anarchia. Certamente questo farà esultare i benpensanti liberal-europeisti (quelli "equidistanti" tra i Genocidari e le loro vittime) che già hanno accolto con giubilo le manifestazioni a Gaza Nord critiche (del tutto legittimamente, sia chiaro) nei confronti di Hamas.