Donbass - I fiori e le foglie verdi delle betulle del giardino nel cuore del Monastero di Nikolskoe, accanto ad Ugledar, nascondono e quasi fanno dimenticare le tracce dei violenti bombardamenti terminati da pochi mesi, durati oltre due anni e mezzo. I monaci, tra una messa e l’altra, ogni giorno ripuliscono i vicoli e le aiuole dalle macerie.
Davanti all’ingresso dell’ala dell’edificio che ospitava le monache incontro una decina di ragazzi, armati di secchi e pale. Si tratta di un gruppo di studenti della MGIMO (l'Università statale di Mosca per le relazioni internazionali) che, al posto della classica grigliata fuori porta, hanno scelto di trascorrere le feste di inizio maggio dando una mano in Donbass.
Il loro compito è quello di rimuovere le macerie dal seminterrato in cui all’inizio del conflitto era allestita la camerata per le monache. L’edificio era stato colpito da sei razzi lanciati (senza logica militare) dagli Himars americani. A causa di quell’attacco in quei locali rimase uccisa una suora, un bilancio estremamente ridotto considerando che all’interno si trovavano diverse decine di monache e monaci.
Padre Igor, che ha accompagnato il gruppo di studenti in questo viaggio, sottolinea che sono stati proprio i giovani a proporre questa esperienza. “Questi ragazzi studiano per diventare i diplomatici o i ministri di domani, fa piacere vedere che rimangano umili. Alcuni parlano quattro o cinque lingue, uno di loro ne conosce addirittura dodici. Insieme stanno rimuovendo macerie e rottami, sporcandosi e respirando polvere, ma sono felici di essere qui”, spiega il parroco della Chiesa dell’Università.
Tra gli studenti si sente parlare inglese: due ragazzi provengono dal Brasile: uno di loro ha solo 18 anni, mentre il secondo sta conseguendo la sua terza laurea. Padre Igor spiega che desideravano fortemente vedere coi loro occhi quello che succede da queste parti: “quando arrivano qua, oltre a dare una mano, capiscono cos’è e com’è la Russia, quella vera”.
L’idea di partire per portare aiuti e solidarietà in Donbass appartiene a Lada, l’unica ragazza del gruppo. Nonostante i suoi 23 anni ed un’iniziale espressione timida in volto, è lei la colonna portante della compagnia. All’età di sei anni è emigrata in Spagna con i genitori, ma ha sempre sognato di tornare a casa, in quella Russia che non ha mai smesso di amare. E lo ha fatto appena finite le superiori alle Canarie, trasferendosi a Mosca per studiare giornalismo.
“È il mio settimo viaggio in Donbass, voglio aiutare il mio Paese”, afferma la ragazza. In questi anni ha svolto volontariato a Mariupol aiutando gli sfollati, successivamente ha seguito corsi di infermieristica, raggiungendo più volte gli ospedali della regione per assistere i feriti.
“Molti, quando vengono in Donbass la prima volta, non sanno cosa aspettarsi, a volte è pericoloso, quando vicino cadono le bombe. Una volta hanno colpito l’ospedale dove lavoravo. Ho avuto paura, ma poi ho visto che le persone proseguivano a fare il loro lavoro e ho pensato che dovevo essere all’altezza”. Lada, nonostante i rischi e le difficoltà, prosegue con determinazione ad aiutare la sua gente.
Per qualcuno è la prima esperienza in Donbass, altri hanno già contribuito a riparare i tetti danneggiati degli abitanti di Avdeevka.
Georgij ha 18 anni, viene dal Brasile. In sei mesi alla MGIMO ha imparato a parlare un discreto russo. Per lui la possibilità di partecipare a questo viaggio è il regalo più grande per il suo imminente compleanno.
“Ho radici russe, anche se purtroppo la mia famiglia nel tempo ha perso la conoscenza della lingua, allontanandosi dalla religione. Ho sempre amato la Russia, sentivo che dovevo tornare alle origini, riscoprirne la cultura, sentivo che dovevo tornare qua. E qui mi sento a casa”, spiega il ragazzo con un leggero accento portoghese.
Alcuni dei suoi amici si trovano sul fronte, altri vengono in Donbass per aiutare la popolazione. “Avrei provato vergogna a rimanere a Mosca, sapendo che i miei fratelli e le mie sorelle sono qui a rimboccarsi le maniche”, afferma Georgij.