Personalmente non sono d'accordo con l'impostazione ideologica di questo ricercatore per l'Eurasia americano. Tuttavia trovo interessante il tentativo (non sempre riuscito) di comprendere la geopolitica russa.
Lascio a voi le considerazioni dopo questa lettura di tre minuti
“L’asse Mosca-Pechino minaccia gli interessi Usa. Ma spezzarlo richiede pragmatismo, non ideologia”.
A dirlo è Mark Episkopos, ricercatore per l’Eurasia presso il Quincy Institute for Responsible Statecraft e professore di Storia alla Marymount University. Esperto di politica internazionale, abbiamo raggiunto Episkopos per porgli qualche domanda su una sua analisi piuttosto interessante, pubblicata sulla rivista The American Conservative, (“Splitting Russia From China Is Possible—and Vital“), che sta facendo discutere gli strateghi americani in merito all’opportunità di spezzare la partnership strategica tra Mosca e Pechino. Di fatto una risposta all’articolo, pubblicato su Foreign Affairs, dall’ex ambasciatore Usa neoconservatore Michael McFaul ed Evan S. Medeiros intitolato China and Russia Will Not Be Split, che sostiene la tesi opposta a quella di Episkopos.
Lei sostiene che contrastare i rivali sia preferibile a permettere loro di allearsi contro gli Stati Uniti. Quali pericoli specifici rappresenta per gli interessi americani, specialmente in Eurasia, un partenariato consolidato tra Mosca e Pechino?
“Il pericolo maggiore a lungo termine della cooperazione sino-russa contro gli Stati Uniti è la graduale formazione di un blocco geopolitico anti-occidentale con sistemi finanziari, politici e di sicurezza autonomi. Questo è problematico in tempo di pace perché limita la capacità degli Stati Uniti di esercitare la propria influenza in aree cruciale per i loro interessi. In caso di un grave conflitto tra grandi potenze, la situazione potrebbe diventare catastrofica, non tanto perché Cina e Russia combatterebbero fianco a fianco contro gli USA, ma perché agirebbero in tandem per sfruttare la crisi, creando una serie di problemi su diversi fronti “L’asse Mosca-Pechino minaccia gli interessi Usa. Ma spezzarlo richiede pragmatismo, non ideologia”. A dirlo è Mark Episkopos, ricercatore per l’Eurasia presso il Quincy Institute for Responsible Statecraft e professore di Storia alla Marymount University. Esperto di politica internazionale, abbiamo raggiunto Episkopos per porgli qualche domanda su una sua analisi piuttosto interessante, pubblicata sulla rivista The American Conservative, (“Splitting Russia From China Is Possible—and Vital“), che sta facendo discutere gli strateghi americani in merito all’opportunità di spezzare la partnership strategica tra Mosca e Pechino. Di fatto una risposta all’articolo, pubblicato su Foreign Affairs, dall’ex ambasciatore Usa neoconservatore Michael McFaul ed Evan S. Medeiros intitolato China and Russia Will Not Be Split, che sostiene la tesi opposta a quella di Episkopos.
Lei sostiene che contrastare i rivali sia preferibile a permettere loro di allearsi contro gli Stati Uniti. Quali pericoli specifici rappresenta per gli interessi americani, specialmente in Eurasia, un partenariato consolidato tra Mosca e Pechino?“Il pericolo maggiore a lungo termine della cooperazione sino-russa contro gli Stati Uniti è la graduale formazione di un blocco geopolitico anti-occidentale con sistemi finanziari, politici e di sicurezza autonomi. Questo è problematico in tempo di pace perché limita la capacità degli Stati Uniti di esercitare la propria influenza in aree cruciale per i loro interessi. In caso di un grave conflitto tra grandi potenze, la situazione potrebbe diventare catastrofica, non tanto perché Cina e Russia combatterebbero fianco a fianco contro gli USA, ma perché agirebbero in tandem per sfruttare la crisi, creando una serie di problemi su diversi fronti regionali per l’America”.