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Andrea Zhok
Antropologia / Filosofia / Politica
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Antropologia Filosofia Politica Chat (Andrea Zhok)
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Segnalo questo articolo, appena pubblicato su Krisis.
Mi rendo conto che sia un po' lungo per gli standard dei social, ma spero risulti interessante.
https://krisis.info/it/2025/04/temi/guerra-e-pace/perche-prima-o-poi-il-capitalismo-ha-bisogno-della-guerra/
Mi rendo conto che sia un po' lungo per gli standard dei social, ma spero risulti interessante.
https://krisis.info/it/2025/04/temi/guerra-e-pace/perche-prima-o-poi-il-capitalismo-ha-bisogno-della-guerra/
27.03.202509:17
Alla Commissione Europea ci hanno spiegato che dobbiamo armarci fino ai denti perché incombe la minaccia di un'invasione da parte della prima o seconda potenza nucleare del pianeta.
Poi ci hanno raccomandato di tenere scorte necessarie per 72 ore (perché 72 e non 48 o 96? Boh.)
Fino a questo punto c'erano tutti gli elementi per credere che stessero prendendo maledettamente sul serio una minaccia che il buon senso comune reputa del tutto remota.
Ma poi, ecco che arriva un video.
Protagonista, da attrice consumata, la Commissaria Europea Hadja Lahbib (Commissaria specificamente per la parità, la preparazione e la gestione delle crisi, dunque non una che passava di là).
Il video è assolutamente sconcertante.
Il tono è lieve, salottiero, con un sottofondo da piano bar con aperitivo; si succedono umorismo e garbatezza; e si squaderna un incredibile pressapochismo in tutto ciò che viene detto (se qualcuno avesse la tentazione di prenderlo sul serio).
Infatti - esattamente come nel caso di minaccia bellica - se qualcuno volesse davvero "prepararsi a una crisi" deve prepararsi a una crisi specifica.
Viene meno il riscaldamento? L'elettricità? Il tetto sulla testa? C'è un'alluvione? Un terremoto? Un bombardamento? Una perdita di gas? Una contaminazione radioattiva? Sei vicino al mare o in montagna o in pianura? Devi poterti muovere a lungo o stare in un luogo? In un centro urbano o in una periferia agricola? Perché non una coperta termica? Perché non un binocolo? Perché non una corda? Perché non un asciugamano come nella Guida Galattica per Autotoppisti? Ecc. ecc.
Semplicemente NON ESISTE il "prepararsi ad una crisi" quale che sia. Devi sapere quale tipo di imprevisto, quale crisi.
E invece no, con quell'aria serena di chi casca sempre in piedi e può ironizzare su tutto, con il tono di simpatia paternalistica di chi si abbassa a spiegare alla mesta plebe alcune chicche da "survivalist" la nostra commissaria procede nella sua narrazione.
Ecco i documenti di identità, ecco l'accendino, ecco le carte da gioco per distrarsi. Quando ha estratto con aria maliziosa il suo "special friend" ci si aspettava, coerentemente con il contesto, che comparisse un dildo.
Il dicorso sulla borsetta della resilienza si conclude con un momento di serietà, in cui ogni speranza che si trattasse di cabaret, svanisce:
"The EU is preparing its strategy to be sure that every citizen is safe in case of crisis. Be prepared, be safe."
[L'UE sta preparando la sua strategia per garantire che ogni cittadino sia al sicuro in caso di crisi. Siate preparati, siate al sicuro.]
Ora, di fronte ad un video del genere fluttua l'eterna drammatica questione:
"Ci sono o ci fanno?"
Qualcuno potrebbe azzardare un'interpretazione machiavellica, pensando che un video del genere sia una semplice operazione di distrazione pubblica: ci fanno discutere di video demenziali mentre cose più importanti e drammatiche covano nelle segrete stanze. Forse, ma improbabile. I palazzi di Bruxelles, nonostante la trasparenza degli edifici, sono il luogo più opaco del mondo, e non c'è bisogno di ulteriori distrazioni che facciano da copertura.
No, credo che l'intepretazione possibile sia una sola, tragica: questa gente è davvero così completamente sprovveduta, vacua, impreparata come sembra; è così scollegata dalla realtà, da non percepire l'assurdità dei propri gesti. La sicurezza da ricchi che promana da ogni gesto è quella della Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare che invita i ragionieri alla polentata.
E il problema, naturalmente, non sono i video involontariamente umoristici, ma lo sguardo che ci consentono di gettare su istituzioni da cui dipende il funzionamento delle nostre scuole o del servizio sanitario, da cui dipendono i rapporti internazionali, da cui dipendono occupazione o disoccupazione, da cui dipende la produzione industriale, da cui dipendono guerra e pace.
Poi ci hanno raccomandato di tenere scorte necessarie per 72 ore (perché 72 e non 48 o 96? Boh.)
Fino a questo punto c'erano tutti gli elementi per credere che stessero prendendo maledettamente sul serio una minaccia che il buon senso comune reputa del tutto remota.
Ma poi, ecco che arriva un video.
Protagonista, da attrice consumata, la Commissaria Europea Hadja Lahbib (Commissaria specificamente per la parità, la preparazione e la gestione delle crisi, dunque non una che passava di là).
Il video è assolutamente sconcertante.
Il tono è lieve, salottiero, con un sottofondo da piano bar con aperitivo; si succedono umorismo e garbatezza; e si squaderna un incredibile pressapochismo in tutto ciò che viene detto (se qualcuno avesse la tentazione di prenderlo sul serio).
Infatti - esattamente come nel caso di minaccia bellica - se qualcuno volesse davvero "prepararsi a una crisi" deve prepararsi a una crisi specifica.
Viene meno il riscaldamento? L'elettricità? Il tetto sulla testa? C'è un'alluvione? Un terremoto? Un bombardamento? Una perdita di gas? Una contaminazione radioattiva? Sei vicino al mare o in montagna o in pianura? Devi poterti muovere a lungo o stare in un luogo? In un centro urbano o in una periferia agricola? Perché non una coperta termica? Perché non un binocolo? Perché non una corda? Perché non un asciugamano come nella Guida Galattica per Autotoppisti? Ecc. ecc.
Semplicemente NON ESISTE il "prepararsi ad una crisi" quale che sia. Devi sapere quale tipo di imprevisto, quale crisi.
E invece no, con quell'aria serena di chi casca sempre in piedi e può ironizzare su tutto, con il tono di simpatia paternalistica di chi si abbassa a spiegare alla mesta plebe alcune chicche da "survivalist" la nostra commissaria procede nella sua narrazione.
Ecco i documenti di identità, ecco l'accendino, ecco le carte da gioco per distrarsi. Quando ha estratto con aria maliziosa il suo "special friend" ci si aspettava, coerentemente con il contesto, che comparisse un dildo.
Il dicorso sulla borsetta della resilienza si conclude con un momento di serietà, in cui ogni speranza che si trattasse di cabaret, svanisce:
"The EU is preparing its strategy to be sure that every citizen is safe in case of crisis. Be prepared, be safe."
[L'UE sta preparando la sua strategia per garantire che ogni cittadino sia al sicuro in caso di crisi. Siate preparati, siate al sicuro.]
Ora, di fronte ad un video del genere fluttua l'eterna drammatica questione:
"Ci sono o ci fanno?"
Qualcuno potrebbe azzardare un'interpretazione machiavellica, pensando che un video del genere sia una semplice operazione di distrazione pubblica: ci fanno discutere di video demenziali mentre cose più importanti e drammatiche covano nelle segrete stanze. Forse, ma improbabile. I palazzi di Bruxelles, nonostante la trasparenza degli edifici, sono il luogo più opaco del mondo, e non c'è bisogno di ulteriori distrazioni che facciano da copertura.
No, credo che l'intepretazione possibile sia una sola, tragica: questa gente è davvero così completamente sprovveduta, vacua, impreparata come sembra; è così scollegata dalla realtà, da non percepire l'assurdità dei propri gesti. La sicurezza da ricchi che promana da ogni gesto è quella della Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare che invita i ragionieri alla polentata.
E il problema, naturalmente, non sono i video involontariamente umoristici, ma lo sguardo che ci consentono di gettare su istituzioni da cui dipende il funzionamento delle nostre scuole o del servizio sanitario, da cui dipendono i rapporti internazionali, da cui dipendono occupazione o disoccupazione, da cui dipende la produzione industriale, da cui dipendono guerra e pace.
28.03.202516:37
Segnalo per gli interessati il seguente articolo, appena uscito: https://krisis.info/it/2025/03/temi/nichilismo/uno-spettro-si-aggira-per-leuropa-lo-spettro-del-nichilismo/
27.03.202509:17
In questo momento, come un lampo che squarcia le tenebre notturne, per un istante si riesce a vedere cosa si agita dietro le quinte e si mettono in fila con coerenza i tappi di plastica che non si staccano, le politiche green di autoevirazione industriale, i contratti miliardari per la fornitura di 10 vaccini a testa fatti via sms (e distrattamente cancellati), e la sfida in leasing alla Russia (si finalizza nel 2030, intanto paghiamo le rate), ecc. ecc.
A morte il tedioso principio di realtà: finalmente la fantasia al potere.
Tanto il conto è a carico vostro.
https://www.google.com/search?q=video+ue+72+ore&rlz=1C1GCEA_enIT1075IT1075&oq&gs_lcrp=EgZjaHJvbWUqCQgAECMYJxjqAjIJCAAQIxgnGOoCMgkIARAjGCcY6gIyCQgCECMYJxjqAjIJCAMQIxgnGOoCMgkIBBAjGCcY6gIyCQgFECMYJxjqAjIJCAYQIxgnGOoCMgkIBxAjGCcY6gLSAQg4NzBqMGoxNagCCLACAfEFJaRj2Uxda_jxBSWkY9lMXWv4&sourceid=chrome&ie=UTF-8&fbclid=IwY2xjawJR9oRleHRuA2FlbQIxMQABHSS2FWn_nfDCuvUs-Y3dsNmGiKoPPl0ar9PvY77SAXFKJ30SO0yUzMc06w_aem_LbYp0EH4kYmthd7pJ3SsuA#fpstate=ive&vld=cid:fddda2eb,vid:ytHLLwlwqvo,st:0
A morte il tedioso principio di realtà: finalmente la fantasia al potere.
Tanto il conto è a carico vostro.
https://www.google.com/search?q=video+ue+72+ore&rlz=1C1GCEA_enIT1075IT1075&oq&gs_lcrp=EgZjaHJvbWUqCQgAECMYJxjqAjIJCAAQIxgnGOoCMgkIARAjGCcY6gIyCQgCECMYJxjqAjIJCAMQIxgnGOoCMgkIBBAjGCcY6gIyCQgFECMYJxjqAjIJCAYQIxgnGOoCMgkIBxAjGCcY6gLSAQg4NzBqMGoxNagCCLACAfEFJaRj2Uxda_jxBSWkY9lMXWv4&sourceid=chrome&ie=UTF-8&fbclid=IwY2xjawJR9oRleHRuA2FlbQIxMQABHSS2FWn_nfDCuvUs-Y3dsNmGiKoPPl0ar9PvY77SAXFKJ30SO0yUzMc06w_aem_LbYp0EH4kYmthd7pJ3SsuA#fpstate=ive&vld=cid:fddda2eb,vid:ytHLLwlwqvo,st:0
06.04.202510:15
La manifestazione di ieri a Roma, promossa dal M5S, contro il riarmo forzoso ha avuto un indubbio successo. Anche la manifestazione minore promossa da DSP a Milano ha avuto un buon successo.
Questi sono segni importanti del fatto che i temi toccati sono temi diffusamente sentiti, e che esiste di nuovo una volontà di partecipazione.
Qui però si apre un dilemma di davvero difficile soluzione.
Non vi è dubbio che uno dei punti di forza della manifestazione di ieri a Roma dal punto di vista organizzativo sta nel fatto che a promuoverla è stato un partito con robusta rappresentanza parlamentare e relativi mezzi.
Per questo motivo è stato difficile per l'apparato mediatico ignorarla sia nella fase promozionale che dopo.
Che una qualificata rappresentanza della popolazione sia riuscita a far sentire la propria voce in una situazione mediatica catastrofica, con un sistema di censure e manipolazioni sistematico, è cosa importante, di cui essere lieti.
Ma il prezzo da pagare per questo successo organizzativo è stato di accreditare come suo alfiere il partito che più di ogni altro ha contribuito alla disaffezione politica negli ultimi anni, cioè il M5S.
Lo dico, sia ben chiaro, senza nessun piacere, lo dico come uno dei molti che in una certa fase aveva accreditato il M5S come l'apertura di una nuova stagione politica, salvo trovarsi poi davanti ad un partito che si è spalmato sistematicamente sui compagni di viaggio (alleati di governo) di volta in volta disponibili, passando con serenità, dalla Lega, a Draghi, al PD. Il M5S in questi anni si è dimostrato oltre ogni possibile dubbio un contenitore ondivago e opportunista, privo di direzione autonoma, privo di una linea coerente, privo di una visione organica della società, dell'economia, del futuro del paese. Il M5S è lo Zelig della politica, si trasforma a seconda di come cambia l'aria intorno a sé.
(In questo ha superato in capacità trasformistiche il PD, da sempre partito di lotta e di governo, dei lavoratori e per la distruzione della condizioni di vita dei lavoratori, per l'Europa ma anche per la globalizzazione e per l'orgoglio italiano, per la pace, ma per una guerra ecosostenibile e consapevole, libertario ma per la censura, ecc. ecc.).
Per carità di patria non ricorderò le giravolte del M5S, esemplarmente rappresentate da quello che ne è stato a lungo il capo politico, Luigi Di Maio.
Ora, che lo abbia fatto in buona fede o meno, che sia stato manipolato dall'esterno o che semplicemente sia accaduto per un destino avverso, comunque il significato della parabola del M5S nella recente storia d'Italia è stato uno e solo uno: ha ribadito con voce stentorea agli italiani il detto thatcheriano "Non C'è Nessuna Alternativa" (TINA).
Di fatto l'enorme potenziale di protesta, disgusto, rabbia, della popolazione italiana dopo la crisi subprime (2007-2008) è stata raccolta dal M5S (che nasce nel 2009), veicolata e instradata istituzionalmente, e alla fine neutralizzata in un movimento liquido, fluttuante, mimetico, che ha semplicemente fatto da ufficio di collocamento di lusso per persone spesso con formazione gravemente inadeguata per rappresentare alcunché al di là di sé stessi.
Ora, io credo che si debba salutare con gioia il successo di tutte le manifestazioni a favore della pace e contrarie ad una riconversione bellicista dell'economia. In questa fase storica, mettere in chiaro nelle piazze che quel progetto non verrà accettato in silenzio è importante.
Ed è anche importante riuscire a trovare sintesi politiche non esageratamente schizzinose, che evitino un purismo oggi infecondo e si concentrino su un numero limitato di grandi direttrici (pacifismo, rafforzamento dello stato sociale all'interno, accettazione di una prospettiva multipolare all'esterno, almeno).
Ma se questo indirizzo politico deve essere consegnato, come suo rappresentante esemplare ed egemonico a Giuseppe Conte e al Movimento Cinque Stelle, francamente il meteorite prossimo venturo possiamo aspettarlo anche sgranocchiando pop corn davanti alla TV, senza andare a sbatterci in piazza.
Questi sono segni importanti del fatto che i temi toccati sono temi diffusamente sentiti, e che esiste di nuovo una volontà di partecipazione.
Qui però si apre un dilemma di davvero difficile soluzione.
Non vi è dubbio che uno dei punti di forza della manifestazione di ieri a Roma dal punto di vista organizzativo sta nel fatto che a promuoverla è stato un partito con robusta rappresentanza parlamentare e relativi mezzi.
Per questo motivo è stato difficile per l'apparato mediatico ignorarla sia nella fase promozionale che dopo.
Che una qualificata rappresentanza della popolazione sia riuscita a far sentire la propria voce in una situazione mediatica catastrofica, con un sistema di censure e manipolazioni sistematico, è cosa importante, di cui essere lieti.
Ma il prezzo da pagare per questo successo organizzativo è stato di accreditare come suo alfiere il partito che più di ogni altro ha contribuito alla disaffezione politica negli ultimi anni, cioè il M5S.
Lo dico, sia ben chiaro, senza nessun piacere, lo dico come uno dei molti che in una certa fase aveva accreditato il M5S come l'apertura di una nuova stagione politica, salvo trovarsi poi davanti ad un partito che si è spalmato sistematicamente sui compagni di viaggio (alleati di governo) di volta in volta disponibili, passando con serenità, dalla Lega, a Draghi, al PD. Il M5S in questi anni si è dimostrato oltre ogni possibile dubbio un contenitore ondivago e opportunista, privo di direzione autonoma, privo di una linea coerente, privo di una visione organica della società, dell'economia, del futuro del paese. Il M5S è lo Zelig della politica, si trasforma a seconda di come cambia l'aria intorno a sé.
(In questo ha superato in capacità trasformistiche il PD, da sempre partito di lotta e di governo, dei lavoratori e per la distruzione della condizioni di vita dei lavoratori, per l'Europa ma anche per la globalizzazione e per l'orgoglio italiano, per la pace, ma per una guerra ecosostenibile e consapevole, libertario ma per la censura, ecc. ecc.).
Per carità di patria non ricorderò le giravolte del M5S, esemplarmente rappresentate da quello che ne è stato a lungo il capo politico, Luigi Di Maio.
Ora, che lo abbia fatto in buona fede o meno, che sia stato manipolato dall'esterno o che semplicemente sia accaduto per un destino avverso, comunque il significato della parabola del M5S nella recente storia d'Italia è stato uno e solo uno: ha ribadito con voce stentorea agli italiani il detto thatcheriano "Non C'è Nessuna Alternativa" (TINA).
Di fatto l'enorme potenziale di protesta, disgusto, rabbia, della popolazione italiana dopo la crisi subprime (2007-2008) è stata raccolta dal M5S (che nasce nel 2009), veicolata e instradata istituzionalmente, e alla fine neutralizzata in un movimento liquido, fluttuante, mimetico, che ha semplicemente fatto da ufficio di collocamento di lusso per persone spesso con formazione gravemente inadeguata per rappresentare alcunché al di là di sé stessi.
Ora, io credo che si debba salutare con gioia il successo di tutte le manifestazioni a favore della pace e contrarie ad una riconversione bellicista dell'economia. In questa fase storica, mettere in chiaro nelle piazze che quel progetto non verrà accettato in silenzio è importante.
Ed è anche importante riuscire a trovare sintesi politiche non esageratamente schizzinose, che evitino un purismo oggi infecondo e si concentrino su un numero limitato di grandi direttrici (pacifismo, rafforzamento dello stato sociale all'interno, accettazione di una prospettiva multipolare all'esterno, almeno).
Ma se questo indirizzo politico deve essere consegnato, come suo rappresentante esemplare ed egemonico a Giuseppe Conte e al Movimento Cinque Stelle, francamente il meteorite prossimo venturo possiamo aspettarlo anche sgranocchiando pop corn davanti alla TV, senza andare a sbatterci in piazza.
22.03.202515:10
Israele continua con assoluta serenità a fare quotidiane stragi di civili, bambini inclusi.
Lo ha fatto per 16 mesi, e ora ha ripreso, sembra per pure ragioni interne di equilibrio di potere, alleanze tra Nethanyahu e il ministro Katz, ecc. Sullo sfondo, senza infingimenti e oramai senza molti giri di parole, c’è l’alternativa che viene posta al popolo palestinese tra “soluzione finale” (genocidio integrale) e pulizia etnica (rimozione della popolazione “da qualche parte” – vedremo, ci verrà un’idea).
Non c’è norma di diritto internazionale, diritto umano, diritto internazionale umanitario, risoluzione ONU o semplice decenza umana che Israele non abbia sistematicamente, continuativamente violato.
In questo contesto l’Unione Europea, quella del “sogno europeo”, quella di Ventotene, quella difesa orgogliosamente in piazza del Popolo (al modico costo di 270.000 euro), quella difesa con piglio assertorio dal noto esegeta dantesco Johnny Stecchino (al modico costo di 1.000.000 euro), quella che vuole estrarre dai nostri risparmi 800 miliardi di euro per spezzare le reni alla Russia (nel 2030), quella Unione Europea non è riuscita neppure a ottenere una tregua umanitaria in Palestina, figuriamoci condannare Israele, figuriamoci promuovere sanzioni.
Ecco, ora, per piacere, spiegateci di nuovo che l’imperativo categorico del’UE sta nel difendere senza tentennamenti i “valori europei”, i “diritti umani”, lo “stato di diritto”, il “diritto internazionale”, la “democrazia”, l'"inviolabilità dei confini".
Spiegateci che è nel nome di questa inscalfibile idealità, di questa nobile refrattarietà ad ogni compromesso che dobbiamo sconfiggere la Russia, costi quel che costi (costo a carico di voi plebei, naturalmente).
Spiegateci che dobbiamo essere pronti, se la “patria europea” chiamerà, a versare il nostro sangue o quello dei nostri figli, perché noi con le prepotenze della forza bruta non scendiamo a patti.
Spiegateci che dobbiamo essere pronti a sacrificare, con gratitudine, il benessere acquisito grazie a quella mirabile costruzione istituzionale che va sotto il nome di Unione Europea, pena il cadere sotto il tallone dello stivale russo, che ci prospetterebbe una vita di stenti.
Ecco, spiegateci tutto questo, ma fatelo bene.
Già, perché nel caso non foste perfettamente convincenti, qualcuno potrebbe pensare che dopo tutto – quand’anche fosse realistica la prospettiva di un’invasione russa – forse non sarebbe il più nero degli scenari.
Infatti, quanto a benessere e cura dei rispettivi popoli, siete proprio sicuri che da un confronto tra 25 anni di governo di Putin e 25 anni di governo della BCE sia la seconda ad uscirne in vantaggio?
E quanto a valori e diritti, voi esattamente di quali inscalfibili valori europei sareste portatori? In cosa sareste distinguibili da una qualunque cinica Realpolitik, con un pizzico addizionale di codardia, presunzione e opportunismo?
Ecco, l'abbattimento dell'UE da parte russa è fantapolitica, ma, fantasia per fantasia, non scommetterei sulle percentuali di chi lo considera un tetro incubo rispetto a chi vi vedrebbe uno spiraglio di ottimismo.
Lo ha fatto per 16 mesi, e ora ha ripreso, sembra per pure ragioni interne di equilibrio di potere, alleanze tra Nethanyahu e il ministro Katz, ecc. Sullo sfondo, senza infingimenti e oramai senza molti giri di parole, c’è l’alternativa che viene posta al popolo palestinese tra “soluzione finale” (genocidio integrale) e pulizia etnica (rimozione della popolazione “da qualche parte” – vedremo, ci verrà un’idea).
Non c’è norma di diritto internazionale, diritto umano, diritto internazionale umanitario, risoluzione ONU o semplice decenza umana che Israele non abbia sistematicamente, continuativamente violato.
In questo contesto l’Unione Europea, quella del “sogno europeo”, quella di Ventotene, quella difesa orgogliosamente in piazza del Popolo (al modico costo di 270.000 euro), quella difesa con piglio assertorio dal noto esegeta dantesco Johnny Stecchino (al modico costo di 1.000.000 euro), quella che vuole estrarre dai nostri risparmi 800 miliardi di euro per spezzare le reni alla Russia (nel 2030), quella Unione Europea non è riuscita neppure a ottenere una tregua umanitaria in Palestina, figuriamoci condannare Israele, figuriamoci promuovere sanzioni.
Ecco, ora, per piacere, spiegateci di nuovo che l’imperativo categorico del’UE sta nel difendere senza tentennamenti i “valori europei”, i “diritti umani”, lo “stato di diritto”, il “diritto internazionale”, la “democrazia”, l'"inviolabilità dei confini".
Spiegateci che è nel nome di questa inscalfibile idealità, di questa nobile refrattarietà ad ogni compromesso che dobbiamo sconfiggere la Russia, costi quel che costi (costo a carico di voi plebei, naturalmente).
Spiegateci che dobbiamo essere pronti, se la “patria europea” chiamerà, a versare il nostro sangue o quello dei nostri figli, perché noi con le prepotenze della forza bruta non scendiamo a patti.
Spiegateci che dobbiamo essere pronti a sacrificare, con gratitudine, il benessere acquisito grazie a quella mirabile costruzione istituzionale che va sotto il nome di Unione Europea, pena il cadere sotto il tallone dello stivale russo, che ci prospetterebbe una vita di stenti.
Ecco, spiegateci tutto questo, ma fatelo bene.
Già, perché nel caso non foste perfettamente convincenti, qualcuno potrebbe pensare che dopo tutto – quand’anche fosse realistica la prospettiva di un’invasione russa – forse non sarebbe il più nero degli scenari.
Infatti, quanto a benessere e cura dei rispettivi popoli, siete proprio sicuri che da un confronto tra 25 anni di governo di Putin e 25 anni di governo della BCE sia la seconda ad uscirne in vantaggio?
E quanto a valori e diritti, voi esattamente di quali inscalfibili valori europei sareste portatori? In cosa sareste distinguibili da una qualunque cinica Realpolitik, con un pizzico addizionale di codardia, presunzione e opportunismo?
Ecco, l'abbattimento dell'UE da parte russa è fantapolitica, ma, fantasia per fantasia, non scommetterei sulle percentuali di chi lo considera un tetro incubo rispetto a chi vi vedrebbe uno spiraglio di ottimismo.
17.03.202510:07
Della manifestazione del 15 marzo in Piazza del Popolo a Roma molte cose possono essere notate, molti particolari inquietanti, ma uno sguardo complessivo, di cornice ci consegna credo un’immagine chiara del suo significato.
Si tratta di una piazza prevalentemente composta di anziani e qualche persona di mezza età - e questo di per sé non sarebbe niente di male – se l’età avanzata corrispondesse ad un avvenuto processo di maturazione. Purtroppo quello che invece colpisce è proprio la totale inconsapevolezza nei partecipanti della propria collocazione storica e del concetto guida che li doveva accomunare in quella piazza: l’Europa.
Da un lato c’erano quelli che proponevano una visione romantica dell’Europa culturale. Certo, si poteva trovare un alfiere meno imbarazzante di Vecchioni, autore di un discorso che al tempo stesso trasudava razzismo culturale e manifestava una raccapricciante superficialità, affastellando nomi celebri come figurine dei Pokemon, senza neppure rendersi conto che praticamente tutti i nomi fatti (Hegel, Marx, Leopardi, Manzoni, ecc.) erano letteralmente agli antipodi di tutto quanto quella piazza esprimeva.
Ma già il fatto di pensare che la tradizione culturale europea e le politiche dell’Unione Europea avessero qualcosa a che spartire è indice di una sprovvedutezza rimarchevole, visto che da trent'anni l’intera spinta dinamica delle “riforme culturali europee” sono state all’insegna di un'americanizzazione spinta dei modelli di formazione.
Dall’altro lato c’erano gli “altroeuropeisti” che vogliono sostenere l’Unione Europea, solo una “Europa diversa”. Questi li conosco bene, perché fino agli inizi degli anni 2000 ne facevo ingenuamente parte. Questi soggetti li si sgama facilmente perché utilizzano in maniera sostanzialmente indifferente “Unione Europea”, “Europa” e, spesso, “Comunità Europea”. Si tratta di persone che, in buona fede, hanno immaginato in gioventù un’Europa welfarista, sociale, convinti in qualche modo che quell’episodio storico (i “30 gloriosi”) fosse in qualche modo intrinsecamente associato al progetto europeo. A questi è sfuggito integralmente come ad inizio anni ’90, nell’atmosfera culturale della caduta del muro di Berlino e del trionfo liberale cantato da Fukuyama, si redigessero nuovi trattati europei, vigorosamente animati dallo spirito neoliberale, e strutturati in maniera da NON ESSERE EMENDABILI.
Infatti l’articolo 48 del Trattato sull’Unione Europea stabilisce che qualunque modifica dei trattati fondativi (ad esempio, l’introduzione del voto a maggioranza semplice su alcune materie, o l’introduzione della capacità del Parlamento di proporre le leggi, oggi riservato alla Commissione, ecc.) devono avvenire con voto UNANIME.
Dunque, ad esempio, se qualche “altroeuropeista” animato da spirito autenticamente sociale, volesse cambiare la direzione neoliberale della politica europea, dovrebbe ad esempio ottenere una modifica del cruciale articolo 2 del Trattato di Costituzione della Banca Centrale Europea. Questo articolo stabilisce per la BCE la priorità della funzione di stabilizzazione della moneta a scapito di ogni altra funzione economica (ad esempio, di politica industriale o di ricerca della piena occupazione). Ma per cambiare questo articolo – che incarna il più classico monetarismo antikeynesiano – ci sarebbe bisogno di un voto unanime di tutti i 27 paesi dell’Unione.
Il che, come è facile comprendere, non avverrà mai, passassero mille anni, perché richiederebbe la miracolosa coordinazione per cui simultaneamente in tutti i 27 stati prevalessero alle elezioni partiti con una robusta agenda welfarista (oggi quasi estinti, o ampiamente minoritari).
Ergo, stiamo parlando di niente, fuffa, fantapolitica, e dunque in realtà, di preservazione dello status quo e della medesima rotta degli ultimi decenni.
Si tratta di una piazza prevalentemente composta di anziani e qualche persona di mezza età - e questo di per sé non sarebbe niente di male – se l’età avanzata corrispondesse ad un avvenuto processo di maturazione. Purtroppo quello che invece colpisce è proprio la totale inconsapevolezza nei partecipanti della propria collocazione storica e del concetto guida che li doveva accomunare in quella piazza: l’Europa.
Da un lato c’erano quelli che proponevano una visione romantica dell’Europa culturale. Certo, si poteva trovare un alfiere meno imbarazzante di Vecchioni, autore di un discorso che al tempo stesso trasudava razzismo culturale e manifestava una raccapricciante superficialità, affastellando nomi celebri come figurine dei Pokemon, senza neppure rendersi conto che praticamente tutti i nomi fatti (Hegel, Marx, Leopardi, Manzoni, ecc.) erano letteralmente agli antipodi di tutto quanto quella piazza esprimeva.
Ma già il fatto di pensare che la tradizione culturale europea e le politiche dell’Unione Europea avessero qualcosa a che spartire è indice di una sprovvedutezza rimarchevole, visto che da trent'anni l’intera spinta dinamica delle “riforme culturali europee” sono state all’insegna di un'americanizzazione spinta dei modelli di formazione.
Dall’altro lato c’erano gli “altroeuropeisti” che vogliono sostenere l’Unione Europea, solo una “Europa diversa”. Questi li conosco bene, perché fino agli inizi degli anni 2000 ne facevo ingenuamente parte. Questi soggetti li si sgama facilmente perché utilizzano in maniera sostanzialmente indifferente “Unione Europea”, “Europa” e, spesso, “Comunità Europea”. Si tratta di persone che, in buona fede, hanno immaginato in gioventù un’Europa welfarista, sociale, convinti in qualche modo che quell’episodio storico (i “30 gloriosi”) fosse in qualche modo intrinsecamente associato al progetto europeo. A questi è sfuggito integralmente come ad inizio anni ’90, nell’atmosfera culturale della caduta del muro di Berlino e del trionfo liberale cantato da Fukuyama, si redigessero nuovi trattati europei, vigorosamente animati dallo spirito neoliberale, e strutturati in maniera da NON ESSERE EMENDABILI.
Infatti l’articolo 48 del Trattato sull’Unione Europea stabilisce che qualunque modifica dei trattati fondativi (ad esempio, l’introduzione del voto a maggioranza semplice su alcune materie, o l’introduzione della capacità del Parlamento di proporre le leggi, oggi riservato alla Commissione, ecc.) devono avvenire con voto UNANIME.
Dunque, ad esempio, se qualche “altroeuropeista” animato da spirito autenticamente sociale, volesse cambiare la direzione neoliberale della politica europea, dovrebbe ad esempio ottenere una modifica del cruciale articolo 2 del Trattato di Costituzione della Banca Centrale Europea. Questo articolo stabilisce per la BCE la priorità della funzione di stabilizzazione della moneta a scapito di ogni altra funzione economica (ad esempio, di politica industriale o di ricerca della piena occupazione). Ma per cambiare questo articolo – che incarna il più classico monetarismo antikeynesiano – ci sarebbe bisogno di un voto unanime di tutti i 27 paesi dell’Unione.
Il che, come è facile comprendere, non avverrà mai, passassero mille anni, perché richiederebbe la miracolosa coordinazione per cui simultaneamente in tutti i 27 stati prevalessero alle elezioni partiti con una robusta agenda welfarista (oggi quasi estinti, o ampiamente minoritari).
Ergo, stiamo parlando di niente, fuffa, fantapolitica, e dunque in realtà, di preservazione dello status quo e della medesima rotta degli ultimi decenni.
17.03.202510:07
Ora, c’è chi dice che quella piazza era semplicemente la piazza dei benestanti ZTL che difendevano i propri privilegi. È possibile. Certamente alcune delle uscite demenziali ascoltate si mostravano così inconsapevoli del gorgo in cui l’Italia si è ritrovata dal 2000 ad oggi (es. incremento della povertà assoluta da 1 milione a 6 milioni di cittadini), da richiedere come unica possibile spiegazione la falsa coscienza che crea il cuscinetto di uno status privilegiato.
E tuttavia io non sono convinto che questa sia l’unica spiegazione. Io credo che vi fossero anche persone in buona fede. La tristezza di quella piazza, nella sua componente in buona fede, era che illustrava in maniera angosciante l’analfabetismo politico di gran parte del ceto dirigente e delle sue principali espressioni mediatiche. Lettori di Repubblica-Corriere e affini tenuti in coma farmacologico per decenni, il cui sistema nervoso centrale è stato sostituito da un generatore automatico di titoli di giornale.
Negli anni ’90, gli stessi anni in cui prendeva forma l’attuale UE, c’era un programma satirico su RAI 3, che sia chiamava “Avanzi”. Tra le figure caratteristiche dello show c’era il “compagno Antonio”, ex membro del PCI, che veniva risvegliato dopo 20 anni di coma. Alla presentatrice Serena Dandini spettava l’ingrato compito di metterlo al corrente delle devastanti novità di quegli anni.
Ecco, l’impressione è che il compagno Antonio - insieme a molti altri - si sia fatto ricongelare all’inizio degli anni ‘90, nella speranza che i tempi futuri riservassero prospettive migliori. Ma mal gliene incolse. E così, qualche settimana fa, su iniziativa del compagno gauche caviar Michele Serra, sono stati tirati fuori dal congelatore, messi su un autobus e condotti in piazza a sostegno del “sogno europeo”.
Una pattuglia di sonnambuli senili che, dandosi vicendevolmente ragione, guida con sicurezza verso l’abisso.
E tuttavia io non sono convinto che questa sia l’unica spiegazione. Io credo che vi fossero anche persone in buona fede. La tristezza di quella piazza, nella sua componente in buona fede, era che illustrava in maniera angosciante l’analfabetismo politico di gran parte del ceto dirigente e delle sue principali espressioni mediatiche. Lettori di Repubblica-Corriere e affini tenuti in coma farmacologico per decenni, il cui sistema nervoso centrale è stato sostituito da un generatore automatico di titoli di giornale.
Negli anni ’90, gli stessi anni in cui prendeva forma l’attuale UE, c’era un programma satirico su RAI 3, che sia chiamava “Avanzi”. Tra le figure caratteristiche dello show c’era il “compagno Antonio”, ex membro del PCI, che veniva risvegliato dopo 20 anni di coma. Alla presentatrice Serena Dandini spettava l’ingrato compito di metterlo al corrente delle devastanti novità di quegli anni.
Ecco, l’impressione è che il compagno Antonio - insieme a molti altri - si sia fatto ricongelare all’inizio degli anni ‘90, nella speranza che i tempi futuri riservassero prospettive migliori. Ma mal gliene incolse. E così, qualche settimana fa, su iniziativa del compagno gauche caviar Michele Serra, sono stati tirati fuori dal congelatore, messi su un autobus e condotti in piazza a sostegno del “sogno europeo”.
Una pattuglia di sonnambuli senili che, dandosi vicendevolmente ragione, guida con sicurezza verso l’abisso.


25.03.202514:32
Segnalo per gli interessati,
questo sabato a Roma h. 15.00 presso il Nuovo Cinema Aquila.
questo sabato a Roma h. 15.00 presso il Nuovo Cinema Aquila.


03.04.202507:18
Segnalo per gli interessati questo sabato a Trieste l'incontro "Tra Kennedy e von der Leyen", h. 18.00, Teatro di via Risorta 3.
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