ROMA CAPUT MUNDI
- di Filippo
Nel cuore della crisi globale, la Città Eterna si trasfigura in crocevia del nuovo ordine multipolare
In queste ore convulse, Roma si erge silenziosamente a palcoscenico privilegiato del grande mutamento globale. Gli occhi della stampa sono rivolti altrove, ma nei saloni ovattati dei palazzi istituzionali e nelle navate discrete della diplomazia vaticana si sta scrivendo una nuova pagina della storia universale. E come sempre, gli attori visibili recitano copioni noti, mentre i veri registi restano celati dietro le quinte.
🟠 Giorgia Meloni si è recata alla Casa Bianca per un colloquio formale con il presidente Donald J. Trump. L’incontro, ufficialmente incentrato sui dazi tra Stati Uniti e Unione Europea, sembra inscriversi in una dinamica ben più ampia. Secondo indiscrezioni non confermate, la delegazione che ha accompagnato la premier non sarebbe stata composta unicamente da funzionari economici, ma avrebbe incluso anche figure strategiche provenienti dai settori della difesa e dell’intelligence. Sebbene tali presenze non risultino documentate, la loro eventuale partecipazione suggerirebbe l’esistenza di un’agenda parallela, forse connessa alla revisione profonda degli equilibri euro-atlantici.
🟠 Meloni, da molti presentata come volto del sovranismo mediterraneo, potrebbe in realtà rivestire un ruolo funzionale al progetto di destrutturazione controllata dell’Unione Europea. Un cavallo di Troia accuratamente selezionato dalle élite per accelerare la fine del sogno federalista, in vista della dissoluzione strategica del blocco atlantico: preludio alla transizione verso un ordine multipolare già in fase avanzata di gestazione.
🟠 In parallelo, il vicepresidente americano J.D. Vance è giunto a Roma, dove ha incontrato il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, il cui stile sobrio e riservato cela un’arte diplomatica di rara profondità. Lungi dall’essere un mero colloquio religioso, il confronto – si congettura – può aver toccato dossier geopolitici complessi, dalla ridefinizione degli assetti mediorientali al futuro delle relazioni tra i poli della nuova architettura mondiale. Il Vaticano si conferma così attore-ponte fra la dimensione "spirituale" e quella strategico-politica, in un’epoca in cui i paradigmi si disgregano e le ideologie vengono rifuse.
🟠 A consolidare l’asse Roma–Mosca–Teheran, Abbas Araghchi, Ministro degli Esteri iraniano ed esperto negoziatore del dossier nucleare, è atterrato nella capitale italiana dopo un vertice strategico con Vladimir Putin. A Roma incontra Steve Witkoff, inviato speciale statunitense.
Ma perché spostare il tavolo da Muscat al cuore simbolico d’Europa, sotto l’occhio discreto del Vaticano? Non a Ginevra, non a Bruxelles: a Roma. Sebbene i comunicati ufficiali parlino di un confronto tecnico, congetturo che sul tavolo vi siano questioni ben più vaste, come la ridefinizione della regione mediorientale alla luce della guerra di Israele a Gaza e, soprattutto, della caduta del regime di Assad in Siria, evento spartiacque che ha aperto una nuova fase nel Levante. Non solo, ma sono persuaso che vi sarà un incontro ufficioso tra Parolin e il ministro iraniano di cui nessun organo di stampa ci dirà mai nulla.
🟠 A latere, si segnala – senza conferma ufficiale – un’intensa attività diplomatica parallela: delegati sauditi, emissari cinesi, diplomatici russi sarebbero presenti nella capitale per colloqui informali. Sebbene tali presenze non compaiano nei bollettini ufficiali, la convergenza simultanea a Roma di rappresentanti di tutti i grandi attori del multipolarismo emergente rafforza l’ipotesi secondo cui la Città Eterna si stia trasformando nel crocevia naturale della transizione globale in atto.