
Francesca Donato OFFICIAL - LIBERI DI PENSARE
Politica, economia, sanità, diritto
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Laura Ru

14.04.202521:22
Il vice primo ministro serbo Aleksandar Vulin ha dichiarato a RIA Novosti che l'UE ha deciso di imporre sanzioni nei suoi confronti, vietandogli l'ingresso nei Paesi dell'Unione. Mercoledì scorso Vulin aveva dichiarato al Parlamento europeo che la Serbia non entrerà mai in guerra con la Russia in cambio dell'adesione all'UE. Ha detto che la Serbia per 20 anni ha soddisfatto “ogni desiderio e richiesta” dell'UE, ma gli è stato detto che il blocco ammetterà l'Ucraina e la Moldavia come prossimi membri, anche se non hanno ancora soddisfatto una sola condizione per entrare.
Vulin aveva anche respinto la richiesta di imporre sanzioni alla Russia. La Serbia non “non scenderà così in basso da imporre sanzioni alla Russia a causa di un conflitto che si sarebbe potuto evitare se solo aveste rispettato gli accordi di Minsk”.
Ha inoltre dichiarato alla TASS che Bruxelles ha elaborato un piano per rovesciare il presidente serbo Aleksandar Vucic con il sostegno dei servizi segreti occidentali.
@LauraRuHK
Vulin aveva anche respinto la richiesta di imporre sanzioni alla Russia. La Serbia non “non scenderà così in basso da imporre sanzioni alla Russia a causa di un conflitto che si sarebbe potuto evitare se solo aveste rispettato gli accordi di Minsk”.
Ha inoltre dichiarato alla TASS che Bruxelles ha elaborato un piano per rovesciare il presidente serbo Aleksandar Vucic con il sostegno dei servizi segreti occidentali.
@LauraRuHK
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Tatiana Santi - Un ponte tra Italia e Russia

14.04.202521:19
Sumy, parla Lavrov
La Russia ha le prove che nella struttura di Sumy colpita da un attacco russo si è svolto un altro “incontro” tra i leader militari ucraini e i loro colleghi occidentali. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un'intervista al quotidiano Kommersant. Il frammento è pubblicato sul sito web della missione diplomatica russa.
Unisciti al canale: @Tatiana_Italia_Russia
Fonte: tass
La Russia ha le prove che nella struttura di Sumy colpita da un attacco russo si è svolto un altro “incontro” tra i leader militari ucraini e i loro colleghi occidentali. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un'intervista al quotidiano Kommersant. Il frammento è pubblicato sul sito web della missione diplomatica russa.
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Fonte: tass


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Ambasciata Russa in Italia/Посольство РФ в Италии

14.04.202521:17
⚡️ Commento dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia
In un contesto nel quale assistiamo agli sforzi intrapresi dalle autorità russe e statunitensi ai fini di una distensione e affinché si creino le condizioni per porre fine al conflitto in Ucraina, l’establishment politico e mediatico italiano invece sta tentando, per l’ennesima volta, di alimentare il sentimento antirusso e di ostacolare il processo di pace.
Ebbene, l’11 aprile 2025, il “Premio Odoardo Focherini per la libertà di stampa” è stato conferito alla giornalista della RAI Stefania Battistini, divenuta clamorosamente nota per essersi introdotta sul territorio della regione russa di Kursk nell’agosto del 2024 assieme ad alcuni reparti delle Forze armate ucraine. Eseguendo gli ordini impartiti dai vertici ucraini, Battistini ha preso parte alle attività di propaganda in favore di un’operazione criminale a seguito della quale centinaia di cittadini russi hanno perso la vita o hanno subito sevizie nelle celle di tortura ucraine. Nei suoi reportage “liberi e indipendenti” non si fa parola delle atrocità né dei crimini di guerra perpetrati dai soldati ucraini sul territorio della Federazione Russa.
È proprio questo il tono che la macchina dell’informazione italiana mantiene oramai da 11 anni, sin da quando ebbe luogo il colpo di Stato anticostituzionale in Ucraina e dal momento in cui giunse al potere il regime che ha scatenato la guerra nel Donbass. Per tutto questo tempo, in Italia nessuno si è indignato di fronte alle mostruosità commesse dai neonazisti ucraini in Donbass, nessuno ha condannato l’assassinio dei civili, nessuno ha voluto indagare sulla verità in merito alla messinscena di Bucha, nessuno ha chiesto che i responsabili delle morti di decine di giornalisti russi, avvenute anche per mezzo di attacchi terroristici condotti sul territorio della Federazione Russa, fossero assicurati alla giustizia; così come nessuno ha chiesto che il regime di Kiev cessasse di servirsi dei cittadini ucraini come scudi umani e che ponesse fine alle altre violazioni del diritto umanitario internazionale.
Si ha la sensazione che oggi come oggi, a Roma, il pensiero non sia rivolto alla verità, alla giustizia, alla diplomazia e alla pace, ma che prima di tutto ci si preoccupi di difendere il regime corrotto e criminale di Zelensky, che ormai si è totalmente compromesso con le sue stesse mani, e di dar voce, con tutti i mezzi a disposizione, alla propaganda di guerra di Kiev.
È proprio questo l’atteggiamento che vediamo nelle reazioni a quanto accaduto domenica a Sumy, dove è stato colpito un edificio nel quale era in corso una “riunione” tra i Capi militari ucraini e i loro “responsabili” stranieri durante il quale si stava discutendo del programma delle future operazioni militari contro la Russia, inclusa la regione di Kursk.
Suscita enorme rammarico il fatto che non si siano potute evitare vittime tra la popolazione civile; vittime la cui morte, tuttavia, è da attribuirsi esclusivamente alla brutale pratica messa in atto dal regime di Kiev, la quale prevede di “coprire” le attività militari facendo in modo che si svolgano all’interno di strutture civili, pratica che è vietata dal diritto umanitario internazionale.
In un contesto nel quale assistiamo agli sforzi intrapresi dalle autorità russe e statunitensi ai fini di una distensione e affinché si creino le condizioni per porre fine al conflitto in Ucraina, l’establishment politico e mediatico italiano invece sta tentando, per l’ennesima volta, di alimentare il sentimento antirusso e di ostacolare il processo di pace.
Ebbene, l’11 aprile 2025, il “Premio Odoardo Focherini per la libertà di stampa” è stato conferito alla giornalista della RAI Stefania Battistini, divenuta clamorosamente nota per essersi introdotta sul territorio della regione russa di Kursk nell’agosto del 2024 assieme ad alcuni reparti delle Forze armate ucraine. Eseguendo gli ordini impartiti dai vertici ucraini, Battistini ha preso parte alle attività di propaganda in favore di un’operazione criminale a seguito della quale centinaia di cittadini russi hanno perso la vita o hanno subito sevizie nelle celle di tortura ucraine. Nei suoi reportage “liberi e indipendenti” non si fa parola delle atrocità né dei crimini di guerra perpetrati dai soldati ucraini sul territorio della Federazione Russa.
È proprio questo il tono che la macchina dell’informazione italiana mantiene oramai da 11 anni, sin da quando ebbe luogo il colpo di Stato anticostituzionale in Ucraina e dal momento in cui giunse al potere il regime che ha scatenato la guerra nel Donbass. Per tutto questo tempo, in Italia nessuno si è indignato di fronte alle mostruosità commesse dai neonazisti ucraini in Donbass, nessuno ha condannato l’assassinio dei civili, nessuno ha voluto indagare sulla verità in merito alla messinscena di Bucha, nessuno ha chiesto che i responsabili delle morti di decine di giornalisti russi, avvenute anche per mezzo di attacchi terroristici condotti sul territorio della Federazione Russa, fossero assicurati alla giustizia; così come nessuno ha chiesto che il regime di Kiev cessasse di servirsi dei cittadini ucraini come scudi umani e che ponesse fine alle altre violazioni del diritto umanitario internazionale.
Si ha la sensazione che oggi come oggi, a Roma, il pensiero non sia rivolto alla verità, alla giustizia, alla diplomazia e alla pace, ma che prima di tutto ci si preoccupi di difendere il regime corrotto e criminale di Zelensky, che ormai si è totalmente compromesso con le sue stesse mani, e di dar voce, con tutti i mezzi a disposizione, alla propaganda di guerra di Kiev.
È proprio questo l’atteggiamento che vediamo nelle reazioni a quanto accaduto domenica a Sumy, dove è stato colpito un edificio nel quale era in corso una “riunione” tra i Capi militari ucraini e i loro “responsabili” stranieri durante il quale si stava discutendo del programma delle future operazioni militari contro la Russia, inclusa la regione di Kursk.
Suscita enorme rammarico il fatto che non si siano potute evitare vittime tra la popolazione civile; vittime la cui morte, tuttavia, è da attribuirsi esclusivamente alla brutale pratica messa in atto dal regime di Kiev, la quale prevede di “coprire” le attività militari facendo in modo che si svolgano all’interno di strutture civili, pratica che è vietata dal diritto umanitario internazionale.


14.04.202511:45
Next, Francesca Donato: “L’Europa censura il pensiero non mainstream”
https://www.radioroma.it/2025/04/14/next-donato-bruxelles-censura-leader/
https://www.radioroma.it/2025/04/14/next-donato-bruxelles-censura-leader/
11.04.202515:00
📣 *NEXT - SPECIALE EUROPA: LA DEMOCRAZIA È A RISCHIO?* 📣
🗓️Domenica 13.04.2025, ore 21:30
📺 *Radio Roma News*, canale 14 del digitale terrestre in tutta la regione Lazio
📺 *Radio Roma Network*, canale 222 Smart TV in tutta Italia
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📣 *NEXT - SPECIALE EUROPA: LA DEMOCRAZIA È A RISCHIO?* 📣
🗓️Sunday 04/13/2025, 9:30 PM
📺 *Radio Roma News*, digital TV channel 14 in Lazio region (Italy)
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26.03.202510:10
https://www.petizioni.com/no_al_riarmo_europeo_-_prima_che_sia_troppo_tardi#form
Io sono tra i primi firmatari, vi invito tutti a firmare per dare quantomeno un segnale di dissenso
Io sono tra i primi firmatari, vi invito tutti a firmare per dare quantomeno un segnale di dissenso
Кайра бөлүшүлгөн:
RangeloniNews

25.03.202514:41
🇺🇦🇷🇺 Dall’università di Kiev al fronte, la storia di Alexandr, professore universitario della capitale ucraina, oggi al fianco dei russi per liberare il suo paese.
“Yakuza” - nome di battaglia del professore - è un cittadino ucraino che come migliaia di suoi connazionali è stato caricato su un pulmino dai reclutatori dell’esercito e spedito in una caserma, dove è stato fatto diventare un soldato.
L’anno scorso, a fine semestre, insieme ad altri 41 colleghi, è stato richiamato alle armi e dopo un breve addestramento di base gli ufficiali gli hanno detto che sarebbe stato trasferito in un’altra regione per affrontare un corso di specializzazione. Al posto che imboccare la strada per Dnipro, dove avrebbero dovuto prepararlo alla guerra, il veicolo ha tirato dritto verso la regione di Donetsk, scaricandolo al fronte, allo sbaraglio, senza esperienza e competenze.
Alexandr, se non fosse stato per la mobilitazione ucraina, non si sarebbe mai sognato di indossare un’uniforme o di essere chiamato con un nome di battaglia. Avrebbe proseguito volentieri a insegnare il giapponese negli atenei della capitale ucraina: “il mio mestiere è quello di insegnare, non uccidere”. Ma nessuno gli ha chiesto se volesse rischiare la vita per Zelensky, lo hanno reclutato senza troppe cerimonie e spedito all’inferno. I battaglioni come il suo, composti da gente catturata per strada o sul posto di lavoro, vengono inviati nei punti più caldi del fronte, come carne da cannone.
Alexanrd è stato abbandonato dai propri comandanti e poi catturato dai russi. Nel centro di detenzione per i prigionieri di guerra ha scoperto dell’esistenza del reparto “Krivonos”, composto da centinaia di ex soldati ucraini (anche loro arresisi al fronte) che ora combattono “per liberare il proprio paese dai nemici del popolo che si trovano a Kiev, al governo”.
In quei pochi giorni al fronte aveva visto la morte in faccia, aveva provato paura come mai prima in vita sua. Una volta divenuto prigioniero avrebbe potuto scegliere di rimanere al sicuro, lontano da rischi, aspettando uno scambio. Eppure lì, per la prima volta, la scelta di indossare l’uniforme è stata volontaria.
“L’Ucraina deve essere liberata, Zelensky ed i funzionari dei centri di reclutamento che ci hanno mandato al massacro devono pagare per il genocidio del popolo ucraino”, sostiene Alexandr, che ammette di non aver mai sostenuto il corso politico distruttivo dell’Ucraina post Maidan, ma anche di aver sempre avuto paura di sostenere le sue posizioni. Dopo quello che ha vissuto, non vuole più che qualcuno decida per lui.
https://youtu.be/5CJWvqiXIbM?feature=shared
“Yakuza” - nome di battaglia del professore - è un cittadino ucraino che come migliaia di suoi connazionali è stato caricato su un pulmino dai reclutatori dell’esercito e spedito in una caserma, dove è stato fatto diventare un soldato.
L’anno scorso, a fine semestre, insieme ad altri 41 colleghi, è stato richiamato alle armi e dopo un breve addestramento di base gli ufficiali gli hanno detto che sarebbe stato trasferito in un’altra regione per affrontare un corso di specializzazione. Al posto che imboccare la strada per Dnipro, dove avrebbero dovuto prepararlo alla guerra, il veicolo ha tirato dritto verso la regione di Donetsk, scaricandolo al fronte, allo sbaraglio, senza esperienza e competenze.
Alexandr, se non fosse stato per la mobilitazione ucraina, non si sarebbe mai sognato di indossare un’uniforme o di essere chiamato con un nome di battaglia. Avrebbe proseguito volentieri a insegnare il giapponese negli atenei della capitale ucraina: “il mio mestiere è quello di insegnare, non uccidere”. Ma nessuno gli ha chiesto se volesse rischiare la vita per Zelensky, lo hanno reclutato senza troppe cerimonie e spedito all’inferno. I battaglioni come il suo, composti da gente catturata per strada o sul posto di lavoro, vengono inviati nei punti più caldi del fronte, come carne da cannone.
Alexanrd è stato abbandonato dai propri comandanti e poi catturato dai russi. Nel centro di detenzione per i prigionieri di guerra ha scoperto dell’esistenza del reparto “Krivonos”, composto da centinaia di ex soldati ucraini (anche loro arresisi al fronte) che ora combattono “per liberare il proprio paese dai nemici del popolo che si trovano a Kiev, al governo”.
In quei pochi giorni al fronte aveva visto la morte in faccia, aveva provato paura come mai prima in vita sua. Una volta divenuto prigioniero avrebbe potuto scegliere di rimanere al sicuro, lontano da rischi, aspettando uno scambio. Eppure lì, per la prima volta, la scelta di indossare l’uniforme è stata volontaria.
“L’Ucraina deve essere liberata, Zelensky ed i funzionari dei centri di reclutamento che ci hanno mandato al massacro devono pagare per il genocidio del popolo ucraino”, sostiene Alexandr, che ammette di non aver mai sostenuto il corso politico distruttivo dell’Ucraina post Maidan, ma anche di aver sempre avuto paura di sostenere le sue posizioni. Dopo quello che ha vissuto, non vuole più che qualcuno decida per lui.
https://youtu.be/5CJWvqiXIbM?feature=shared
21.03.202519:40
Кайра бөлүшүлгөн:
Ambasciata Russa in Italia/Посольство РФ в Италии

12.03.202511:22
📰 Dalle risposte di Alexey Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, alle domande del “Corriere della Sera”, 7 marzo 2025
• Non rientra nella prassi della Russia né dei suoi rappresentanti il voler dettare agli altri Paesi a quale politica si debbano attenere. Lei dovrebbe sapere molto bene in quali capitali del mondo si trovano i principali ispiratori, i maestri assoluti di tale approccio politico. Ritengo che anche i vertici di Roma dovranno inevitabilmente giungere alla consapevolezza del fatto che la linea da loro sostenuta, che prevede di appoggiare “a 360 gradi” il regime illegittimo e criminale di Kiev, è profondamente sbagliata.
• Le accuse rivolte alla Russia in merito agli attacchi hacker condotti ai danni di enti e articolazioni statali di importanza critica sono ormai parte integrante del panorama che caratterizza questa guerra ibrida portata avanti dall’Occidente contro il mio Paese. […] Attribuire la responsabilità di ogni male agli “hacker russi” è una strategia molto vantaggiosa, che da un lato permette di predisporre l’opinione pubblica a volersi schierare contro la Russia e i russi, facendo eco alla russofobia promossa a livello ufficiale, mentre dall’altro lato permette di non doversi neppure curare di esibire testimonianze o prove che possano confermare che certi eventi negativi sono stati veramente causati da un lavoro di hackeraggio proveniente da Mosca.
• Tra i miei interlocutori ci sono stati anche coloro che si attenevano con rigore ai vari modelli, raccomandazioni e slogan approvati dalla tedesca Von Der Leyen e dai suoi accoliti in merito a come ci si debba relazionare con i rappresentanti ufficiali della Federazione Russa: ciò che va assolutamente detto, di cosa si dovrebbe parlare, e cosa invece non si deve neppure menzionare. Ancora adesso capita di incontrare questi personaggi alquanto curiosi, i quali, anche dopo che il Presidente Trump ha dichiarato di voler intraprendere un percorso di ripristino del dialogo, rimangono, come prima, ermeticamente chiusi a qualsiasi contatto con i diplomatici russi. Tali personaggi sono letteralmente dominati dal terrore primordiale della possibilità stessa di trovarsi a prendere parte a un evento assieme all’Ambasciatore della Federazione Russa, per non parlare di quanto temono di venire immortalati assieme a lui in fotografia. E questo è sia triste che comico allo stesso tempo.
• Non rientra nella prassi della Russia né dei suoi rappresentanti il voler dettare agli altri Paesi a quale politica si debbano attenere. Lei dovrebbe sapere molto bene in quali capitali del mondo si trovano i principali ispiratori, i maestri assoluti di tale approccio politico. Ritengo che anche i vertici di Roma dovranno inevitabilmente giungere alla consapevolezza del fatto che la linea da loro sostenuta, che prevede di appoggiare “a 360 gradi” il regime illegittimo e criminale di Kiev, è profondamente sbagliata.
• Le accuse rivolte alla Russia in merito agli attacchi hacker condotti ai danni di enti e articolazioni statali di importanza critica sono ormai parte integrante del panorama che caratterizza questa guerra ibrida portata avanti dall’Occidente contro il mio Paese. […] Attribuire la responsabilità di ogni male agli “hacker russi” è una strategia molto vantaggiosa, che da un lato permette di predisporre l’opinione pubblica a volersi schierare contro la Russia e i russi, facendo eco alla russofobia promossa a livello ufficiale, mentre dall’altro lato permette di non doversi neppure curare di esibire testimonianze o prove che possano confermare che certi eventi negativi sono stati veramente causati da un lavoro di hackeraggio proveniente da Mosca.
• Tra i miei interlocutori ci sono stati anche coloro che si attenevano con rigore ai vari modelli, raccomandazioni e slogan approvati dalla tedesca Von Der Leyen e dai suoi accoliti in merito a come ci si debba relazionare con i rappresentanti ufficiali della Federazione Russa: ciò che va assolutamente detto, di cosa si dovrebbe parlare, e cosa invece non si deve neppure menzionare. Ancora adesso capita di incontrare questi personaggi alquanto curiosi, i quali, anche dopo che il Presidente Trump ha dichiarato di voler intraprendere un percorso di ripristino del dialogo, rimangono, come prima, ermeticamente chiusi a qualsiasi contatto con i diplomatici russi. Tali personaggi sono letteralmente dominati dal terrore primordiale della possibilità stessa di trovarsi a prendere parte a un evento assieme all’Ambasciatore della Federazione Russa, per non parlare di quanto temono di venire immortalati assieme a lui in fotografia. E questo è sia triste che comico allo stesso tempo.


Кайра бөлүшүлгөн:
Ambasciata Russa in Italia/Посольство РФ в Италии

12.03.202511:18
⚡️Dalla Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa in merito all’ennesimo brutale attacco condotto dal regime di Kiev contro i civili russi
Nella notte tra il 10 e l’11 marzo, la giunta neonazista di Kiev ha rivelato ancora una volta quella che è la sua vile natura terroristica, conducendo un massiccio attacco ai danni di diverse regioni russe, tra le quali Mosca e l’intera regione circostante, servendosi di droni imbottiti di materiale metallico atto a massimizzare i danni (sono stati abbattuti 337 droni)[...]
Purtroppo, non sono mancate le vittime. In molti sono rimasti coinvolti, tra cui anche dei bambini. [...]
Non ci sono dubbi sul fatto che questo raid effettuato con i droni era stato preparato in anticipo, e pianificato affinché coincidesse con i colloqui previsti per oggi in Arabia Saudita tra USA e Ucraina in merito alla risoluzione del conflitto. E si è trattato altresì di una sorta di segnale lanciato al nuovo Segretario Generale dell’OSCE, Feridun Sinirlioğlu, giunto in visita ufficiale a Mosca. Ricorrendo a tali metodi così brutali, la cricca di Kiev, costretta a subire sconfitte sul campo di battaglia ormai ogni giorno, sta tentando di dare prova della sua capacità di condurre negoziati “da una posizione di forza”.
Ma di fatto il regime di Zelensky, che ha ormai perso ogni contatto con la realtà, dimostra di mancare totalmente della volontà politica di giungere per vie diplomatiche alla pace e a una risoluzione del conflitto. Come in precedenza, il regime di Kiev è tuttora ossessionato dal pensiero martellante di voler infliggere una sconfitta alla Russia, ricorrendo senza indugio a crudeli modalità terroristiche e tentando di trascinare in queste azioni aggressive anche i suoi alleati.
È evidente come la responsabilità di questo attentato ricada su tutti quei Paesi che continuano con scellerata ostinazione a fornire alla cricca al potere a Kiev armamenti letali in grandi quantità, contribuendo in questo modo alle sue azioni efferate.
Nella notte tra il 10 e l’11 marzo, la giunta neonazista di Kiev ha rivelato ancora una volta quella che è la sua vile natura terroristica, conducendo un massiccio attacco ai danni di diverse regioni russe, tra le quali Mosca e l’intera regione circostante, servendosi di droni imbottiti di materiale metallico atto a massimizzare i danni (sono stati abbattuti 337 droni)[...]
Purtroppo, non sono mancate le vittime. In molti sono rimasti coinvolti, tra cui anche dei bambini. [...]
Non ci sono dubbi sul fatto che questo raid effettuato con i droni era stato preparato in anticipo, e pianificato affinché coincidesse con i colloqui previsti per oggi in Arabia Saudita tra USA e Ucraina in merito alla risoluzione del conflitto. E si è trattato altresì di una sorta di segnale lanciato al nuovo Segretario Generale dell’OSCE, Feridun Sinirlioğlu, giunto in visita ufficiale a Mosca. Ricorrendo a tali metodi così brutali, la cricca di Kiev, costretta a subire sconfitte sul campo di battaglia ormai ogni giorno, sta tentando di dare prova della sua capacità di condurre negoziati “da una posizione di forza”.
Ma di fatto il regime di Zelensky, che ha ormai perso ogni contatto con la realtà, dimostra di mancare totalmente della volontà politica di giungere per vie diplomatiche alla pace e a una risoluzione del conflitto. Come in precedenza, il regime di Kiev è tuttora ossessionato dal pensiero martellante di voler infliggere una sconfitta alla Russia, ricorrendo senza indugio a crudeli modalità terroristiche e tentando di trascinare in queste azioni aggressive anche i suoi alleati.
È evidente come la responsabilità di questo attentato ricada su tutti quei Paesi che continuano con scellerata ostinazione a fornire alla cricca al potere a Kiev armamenti letali in grandi quantità, contribuendo in questo modo alle sue azioni efferate.


10.03.202518:09
È una vergogna che la politica italiana non condanni chiaramente i terroristi islamici siriani protetti dal nuovo governo, che stanno massacrando migliaia di innocenti perché cristiani o di altre minoranze.
13.02.202500:42
Il momento che molti di noi aspettavano è arrivato. Il Presidente Trump ha riallacciato i rapporti con la Russia, dando via al negoziato per la fine della guerra in Ucraina e anticipando l’intenzione di tornare ad avere rapporti distesi con il governo di Putin. L’UE, malgrado Ursula, si adeguerà e molte delle folli politiche adottate negli ultimi 5 anni verranno superate. Per la prima volta dopo tanto tempo, sento di poter essere ragionevolmente ottimista. 😊


Кайра бөлүшүлгөн:
Ambasciata Russa in Italia/Посольство РФ в Италии

01.10.202406:49
Videomessaggio del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in occasione della Giornata della Riunificazione della Repubblica Popolare di Donetsk, della Repubblica Popolare di Lugansk e delle regioni di Zaporozhye e Kherson alla Russia
(30 settembre 2024)
(30 settembre 2024)
Porgo i miei più sinceri auguri a tutti i cittadini del nostro Paese in occasione dell’anniversario di questo evento, la cui portata è stata davvero epocale. Un evento al quale siamo giunti dopo aver attraversato anni di dure prove. Eravamo a conoscenza delle condizioni insostenibili, fatte di continui bombardamenti e di città assediate e isolate, nelle quali il Donbass ha dovuto vivere per otto lunghi anni, e conoscevamo l’entità dell’oppressione che gli abitanti della Novorossija hanno dovuto subire. [...] Nei territori liberati è in corso il rapido ripristino del comparto industriale, e sono in costruzione edifici residenziali, ospedali, scuole e asili. È un lavoro che coinvolge tutte le regioni russe. [...] Voglio ringraziare tutti i cittadini del nostro Paese per la coesione e lo spirito patriottico di cui stanno dando prova. La ragione è dalla nostra parte. E tutti gli obiettivi che ci siamo prefissi saranno raggiunti.


21.08.202413:36
Рекорддор
07.04.202515:11
25.6KКатталгандар21.08.202423:59
0Цитация индекси08.03.202515:11
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