THE GRAND VIZIER'S GARDEN PARTY
Nell’anno in cui entrò al settimo posto nel sondaggio di Beat Instrumental nella sezione batteristi, Nick Mason si prese il lusso di incidere un quarto di album (Ummagamma del 1969) utilizzando esclusivamente le percussioni. È l’esordio del musicista come autore, avvenuto soltanto al quarto LP ufficiale della band; nel corso di tutta la sua carriera all’interno dei Floyd firmerà da solo appena un’altro brano, Speak To Me in The Dark Side Of The Moon.
La canzone The Grand Vizier’s Garden Party si suddivide in tre parti. Nella prima, Entrance (1:00), l’inizio di 36 secondi scivola sulle delicate note di flauto della moglie di Mason, Lindy Rutter, che già aveva lavorato in More. Segue una decisa rullata di batteria prima che il brano si diriga in nebulosi territori sperimentali in cui le percussioni fluttuano fra saliscendi ritmici, inquietudini sonore, placidi momenti e fughe improvvise.
Nella seconda parte, Entertainment (7:06), Mason, affiancato alle percussioni da Norman Smith, utilizzò tutte le varianti e i corredi ritmici disponibili, dalle mazze al tom tom, dai piatti al gong. Furono sfruttate anche le diverse velocità dei nastri per ottenere suoni di diversa intensità, mentre la batteria puntellava ogni spazio libero disponibile. Il flauto di Lindy venne modificato elettronicamente, le vibrazioni degli strumenti amplificate con abili effetti.
Un vero e proprio caleidoscopio di forme e suggestioni ritmiche, un brano dominato dal gioco dei volumi e da un eccentrico quanto originale uso artistico del mixer, come fosse uno strumento aggiuntivo. L’ultimo minuto della sezione è dedicato ad un vero e proprio assolo di batteria, mentre il flauto torna protagonista in Exit, la terza ed ultima parte di questa minisuite (0:42): lo strumento fu registrato e sovrainciso più volte per creare l’effetto di un mini concerto. Per il titolo del brano Mason si affidò all’ispirazione del momento: gli venne in mente un articolo letto il giorno prima su un quotidiano inglese relativo ad un garden party tenuto dalla regina in stile ottomano. Da qui l’idea del Gran Visir, il primo ministro dell’impero turco.