La fine di un’epoca: Klaus Schwab lascia il WEF mentre crolla l’egemonia globalista
Lo stesso giorno in cui Papa Francesco – figura simbolo di una visione inclusiva e globalista – è scomparso, un altro protagonista del pensiero mondialista ha lasciato la scena. Klaus Schwab, fondatore e volto storico del World Economic Forum, ha annunciato le sue dimissioni dal consiglio di amministrazione del WEF, segnando ufficialmente la chiusura di un ciclo che ha influenzato profondamente politica, economia e società a livello globale.
Per anni Schwab ha promosso un’agenda che in molti hanno definito distopica: consumo di insetti al posto della carne, vaccinazioni di massa, controllo della popolazione, decrescita economica in nome del clima, e un sistema di sorveglianza digitale ispirato al modello cinese, fatto di social credit score e valute digitali controllate dalle banche centrali.
Nel suo comunicato, Schwab scrive:
“In seguito al mio recente annuncio, e mentre entro nel mio 88° anno, ho deciso di dimettermi dalla carica di Presidente e di membro del Consiglio di amministrazione, con effetto immediato.”
Le sue dimissioni arrivano dopo aver già lasciato un anno fa il ruolo di presidente esecutivo, passato a Børge Brende, ex ministro degli Esteri della Norvegia. Ora sarà Peter Brabeck-Letmathe, vicepresidente, a guidare temporaneamente il consiglio d’amministrazione, mentre un comitato è stato incaricato di trovare un successore.
Ma forse il dato più interessante è il contesto: in tutto il continente americano, dai movimenti popolari alle scelte culturali, cresce una riscoperta dei valori tradizionali. Un vento di cambiamento che sembra erodere l’influenza che il WEF ha esercitato per anni su governi, ONG, imprese e persino la chiesa.
Il castello ideologico del globalismo targato Davos scricchiola. E Schwab, il suo architetto più riconoscibile, esce di scena.