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War Room - Russia, Ucraina, NATO avatar
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04.05.202510:39
PS: sul fatto che questa idea di non rischiare le sacre chiappe statunitensi non sia un'esclusiva dell'amministrazione Trump ma anche di quella Biden, due giorni fa è uscita sul Times l'intervista all'ex-capo operazioni della CIA Ralph Goff che ha ammesso la cosa senza mezzi termini. All'Ucraina (ovvero agli ascari della NATO, prima lo si ammette - soprattutto in Ucraina - e meglio è) non sono state date armi "per vincere" perché, ma guarda che strano, "vincere" contro una potenza nucleare significa esporsi al rischio che le cose vadano a finire parecchio male per tutti. Dall'inverno nucleare, si sa, non c'è molto da guadagnare nemmeno per Blackrock.
Due cose.

La prima: tutti i distinguo e le arrampicate sugli specchi che dal 2014 vengono propinati dal piciernaio e dai suoi antenati, sul fatto che è tutta propaganda russa, che non è successo niente e che al limite c'è concorso di colpa ma sempre più da parte loro, valgono un beneamato пітух, nella seconda accezione del termine. Non solo non si nasconde l'accaduto ma lo si rivendica e ci si ride sopra. Questo, forse, il piciernaio dovrebbe tenerlo presente, perché non è stata inventata oggi, "la giornata del pollo fritto stile Odessa".

La seconda: è da un po' che DeepState sta virando (nei suoi social ovviamente, non sulla mappa) su posizioni, come dire, kantiane. Il 28 aprile pubblicava il post che allego qui.
02.05.202511:43
Quindi, l'8 maggio viene per decreto rinominato "Giorno della vittoria della seconda guerra mondiale" - e fin qua che dire, sminuisci non solo il contributo sovietico ma anche quello inglese, francese, polacco e quello di tutte le resistenze europee, ma del resto Hollywood ci ha spiegato tante volte che la vittoria è arrivata solo grazie allo sbarco in Normandia, per cui ci adeguiamo. Ma sminuisci pure il contributo degli stessi Stati Uniti nel Pacifico, contributo tra l'altro dove possono davvero vantare uno sforzo molto superiore a quello degli alleati (a eccezione della Cina, e forse il problema è questo), limitando l'intera seconda guerra mondiale al fronte europeo (ai fronti, certo, c'era anche quello italiano che pure non era una passeggiata - ma mi sa che per Trump conta solo la Francia).

Ma non è finita: l'11 Novembre viene rinominato "Giorno della vittoria della prima guerra mondiale", anche quella vinta esclusivamente grazie agli USA perché nessuno, continua sempre il nostro, "si avvicina a noi in termini di forza, coraggio, o genialità militare", ed è arrivato il momento di "ricominciare a celebrare le nostre vittorie!". L'11 novembre finora era il Veterans Day, il Giorno dei Veterani, e sebbene sia nata per omaggiare i veterani della Prima Guerra Mondiale è una festa che li celebra tutti, sia i veterani delle guerre vinte che quelli delle guerre perse o "pareggiate". E forse proprio per questo ora li si cancella, ricordando solo la prima guerra e non le avventure mediorientali o indocinesi che di certo non rientrano nel concetto di grandeur imperiale che il nostro vuole proiettare.
01.05.202515:20
Molto in sintesi viene istituito un fondo comune tra Stati Uniti e Ucraina, il cui obiettivo finale è la ricostruzione dell’Ucraina, al quale Ucraina e USA parteciperanno in parti uguali sia per quanto riguarda i finanziamenti che i guadagni. Il settore prioritario nel quale questo fondo agirà sarà quello dell’estrazione delle riserve naturali (le famose ‟terre rare”, ma anche petrolio, gas, metalli, carbone, ogni cosa insomma che si trova nel sottosuolo. La lista comprende 57 materie prime). Il contributo ucraino al fondo sarà costituito dal 50% delle royalties e delle tasse sulle licenze delle nuove estrazioni, mentre gli USA contribuiranno finanziariamente: non è ancora chiaro se come ‟finanziamento” gli USA possano far rientrare nuovi aiuti militari (secondo l’interpretazione ucraina sì, non c’è commento statunitense su questa questione specifica), mentre quelli forniti dall’amministrazione Biden e che Trump voleva farsi ‟ripagare” sono invece esclusi e restano a fondo perduto, e sarà interessante vedere come Trump riuscirà a far passare questa parte come un successo statunitense. Parimenti esclusi sono i giacimenti già sfruttati sia in forma autonoma dall’Ucraina che da compagnie straniere in base ad accordi coi precedenti governi, per cui ogni sfruttamento (ergo ogni guadagno) è potenziale e ancora da realizzare. I partecipanti al fondo (ovvero USA e Ucraina) hanno priorità nell’acquisto delle risorse minerarie estratte, a condizioni ovviamente vantaggiose (tra l’altro esentasse), ma la proprietà del sottosuolo resta ucraina, così come la decisione su cosa estrarre e dove. L’accordo è valido indefinitamente a meno che entrambe le parti non decidano di comune accordo di porvi fine, e prevale su qualsiasi legge ucraina presente e futura. Infine, ma forse è la cosa più importante, non è prevista alcuna garanzia di sicurezza per l’Ucraina, di alcun tipo.
29.04.202516:42
Ora, intendiamoci: il dato territoriale è oggettivamente importante per la Russia, per motivi storici, ideologici, etnici e anche biecamente materiali (le regioni che occupa sono tra le più ricche dell’Ucraina, la centrale nucleare di Energodar è la più grande d’Europa, la Crimea è quella che un tempo, e portando parecchio male, si chiamava ‟una portaerei naturale” con la quale si controlla una vasta porzione del Mar Nero, eccetera). Lo stesso Lavrov ha ribadito ieri, in un intervista al giornale brasiliano ‟O Globo” (dietro paywall, quindi allego la trascrizione a cura del Ministero degli esteri russo) che non solo la Russia non se ne andrà dalle quattro regioni occupate, più la Crimea, ma che vuole anche che la comunità internazionale le riconosca come parte della Russia (mantenendo sempre la solita ambiguità di cui già abbiamo discusso: solo la parte conquistata o fino al confine amministrativo?), e poi ci sono gli accenni, fatti tante volte da più voci, sempre russe, sulla necessità o almeno sulla desiderabilità di una fascia di sicurezza lungo il confine, eccetera. Per cui che questa sia una guerra ANCHE territoriale è certamente vero ma concentrarsi solo su questo non solo non aiuta, ma rischia di portarci fuori strada perché, persa ormai questa guerra, per evitare che la Russia in futuro ne faccia un’altra, cosa che naturalmente farà (per conquistare Poltava, magari...) si moltiplicano le ipotesi di ‟garanzie di sicurezza” da fornire all’Ucraina una volta concluso il conflitto, garanzie non solo sulla carta, vista la bella fine che hanno fatto le precedenti, ma sul campo: contingenti inglesi o francesi o di altri paesi ‟volenterosi” da impegnarsi sempre variamente come forza di pace o di garanzia o semplicemente di addestramento, e o l’ingresso dell’Ucraina nella NATO o della NATO in Ucraina (appunto come forza ‟di pace”, ‟di garanzia” eccetera), o anche senza ingresso qualche meccanismo equivalente all’articolo 5. Questa è la posizione italiana da un po’, ribadita anche nell’intervista di Meloni al Corriere della Sera uscita oggi: ‟la pace dovrà essere giusta e duratura. Il che significa soprattutto solide garanzie di sicurezza. L’Italia ha da tempo fatto la sua proposta: serve una soluzione ispirata all’articolo 5 del Trattato di Washington, anche fuori dal Trattato Nato”.
Va bene ma decidetevi una buona volta!
04.05.202510:38
Una volta firmato l'accordo sui minerali (per quanto mascherato da "fondo di investimento per la ricostruzione") e fatto capire che le armi d'ora in avanti si pagano (e le paghiamo noi perché certo l'Ucraina non può: per ora sono 50 milioni di $ in materiale vario e 310 milioni di $ in assistenza e manutenzione per gli F-16 utilizzando come "donatori" di pezzi di ricambio alcuni aerei fuori servizio spediti in Ucraina), Trump e accoliti vari hanno smesso di piatire ogni giorno su quanto brutta e insensata sia questa guerra e quanti poveri giovani uccida limitandosi, come avevo ironicamente sottolineato due giorni fa, a far dire alla portavoce del Dipartimento di Stato, Tammy Bruce, che gli USA "non voleranno più in giro per il mondo a mediare" e che Russia e Ucraina devono risolvere da sole le loro differenze.

E tutto questo la dice molto lunga sulla reale volontà statunitense di chiudere il conflitto (ripeto: se non rischiano nulla in prima persona, fanno pagare agli europei le armi che vendono all'Ucraina, mantengono in piedi le sanzioni alla Russia sostituendola come fornitori energetici, e utilizzano gli ucraini, e magari i baltici e i polacchi se saranno matti abbastanza, per tenere la Russia bloccata indefinitamente, perché mai dovrebbero volere che il conflitto si chiuda?), ma molto anche sulla reale capacità di costringere le due parti a chiuderlo, che è prossima allo zero.
Ogni due maggio, come chi mi segue da un po' sa bene, non ho voglia di dire niente e ogni anno è peggio, visto quello che succede negli altri 364 giorni. E di solito mi limito a postare la foto di Vadim Papura, quando era vivo e quando un altro mondo, nonostante tutto, sembrava sempre possibile. Oggi invece cambio, perché DeepState, il noto sito ucraino di mappatura che dal marzo 2024 ha un accordo con il Ministero della Difesa ucraino, che lo ha integrato come fonte di riferimento per il monitoraggio del conflitto (e quindi riceve finanziamenti pubblici ovvero, poiché sappiamo buona parte dei finanziamenti pubblici ucraini da dove viene, riceve finanziamenti dalle nostre tasse) ha ben pensato di commemorare così la giornata: "2 maggio - giornata del pollo fritto in stile Odessa" (пітух, oltre che pollo, significa anche ca**o, stupido, codardo).
A Trump bisogna riconoscere un'abilità davvero straordinaria: ogni volta che apre bocca o, come in questo caso, scrive qualcosa su Truth, riesce a scontentare chiunque, direi quasi ecumenicamente.
"Molti dei nostri alleati", scrive il nostro, festeggiano l'8 maggio "ma noi abbiamo fatto di più di ogni altro paese, di gran lunga, per produrre un risultato vittorioso nella seconda guerra mondiale".
Non è facilissimo capire in cosa consista esattamente l’accordo firmato ieri tra USA e Ucraina: un testo ufficiale (e soprattutto integrale) non è stato pubblicato e i commenti dei due firmatari (il Segretario del Tesoro USA Scott Bessent e la vice Prima Ministra ucraina Yulia Svyrydenko) si concentrano, comprensibilmente, su diversi aspetti, con la parte ucraina che condivide molti più dettagli di quanto non facciano gli stringatissimi comunicati statunitensi.
29.04.202516:41
In linea di principio, chi da occidente commenta la questione dei negoziati si concentra principalmente sul dato territoriale. L’idea è che sostanzialmente questa sia, per la Russia, una guerra mirata alla conquista del territorio ucraino, e propedeutica (in caso non venga fermata) alla conquista di terra nel Baltico o in Europa centrale, o magari anche più in là. Qualsiasi altra questione passa in secondo piano o viene derubricata a scusa o propaganda, mentre solo il dato territoriale conta. E così buona parte del rumore attorno ai negoziati è dedicato alla questione del territorio: quanto territorio ha preso la Russia, quanto avrebbe voluto prendere, quanto si prevede che voglia o possa prenderne ancora, quanto l’Ucraina debba acconsentire a cedere, quanto vergognoso o tristemente realistico sia convincerla, o forzarla, a farlo. E in questa prospettiva, naturalmente, ogni accordo è un cattivo accordo, ‟an ugly deal”, come titola oggi Politico.
E subito partono i meme, unica consolazione in questi tempi cupi.
03.05.202511:06
Non mi pare sia ancora stato diffusa dai media occidentali (posso sbagliarmi, e non dubito che comunque avverrà a breve) una dichiarazione di Zelensky che sta invece infiammando i media e i social ucraini e russi, con tanto di risposta "ufficiale" di Medvedev: Zelensky ha dichiarato in conferenza stampa non solo che la proposta russa di una tregua per tre giorni è irricevibile (e questo lo sappiamo), ma anche che l'Ucraina non garantisce la sicurezza di coloro che si recheranno a Mosca in occasione della parata del 9 maggio. Non ha ovviamente detto che l'Ucraina lancerà un drone su Xi Jinping o su Lula, ma che "non sappiamo cosa farà la Russia in quelle date. Potrebbero intraprendere determinate azioni – incendi, esplosioni e così via – e poi accusare noi".

Se non è una minaccia diretta poco ci manca, viste soprattutto le dichiarazioni dei giorni precedenti sul fatto che la Russia "fa bene" ad essere preoccupata per le celebrazioni del 9 maggio; l'accenno ai false flag, che come si sa possono essere impiegati in entrambe le direzioni, è poi particolarmente suggestivo.

Io ho aspettato un po' prima di scrivere perché la notizia è stata battuta per prima da Interfax, che non è proprio il massimo in quanto ad attendibilità. Vedo però che anche gli altri media ucraini la stanno riprendendo (RBK-Ukraina ad esempio), oltre a tutti i social, per cui la posto qui e me ne vado a pranzo, in attesa di vedere come se ne verrà fuori e come i nostri media la presenteranno, perché non è proprio il massimo, diciamo - non prima però di aver riportato la risposta di Medvedev alla quale accennavo all'inizio del post, molto in linea col personaggio: se succede qualcosa alla parata del 9 maggio, a Kiev non ci sarà il 10 maggio.

La guerra, come era prevedibile, continua e non accenna minimamente a fermarsi.
Oh no, e adesso?
01.05.202515:21
Stando al Kyiv Post, che cita non specificate ‟fonti diplomatiche”, siamo già a buon punto: l’amministrazione Trump avrebbe informato il Congresso della volontà di riprendere gli invii di materiale militare, specificando che saranno sotto forma di vendita diretta (DCS, Direct Commercial Sale, che non deve necessariamente essere annunciata pubblicamente come le FMS, Foreign Military Sales). Il primo lotto, di cui non è rivelata la tipologia, non sarà inferiore a 50 milioni di $ (l’ultimo pacchetto di aiuti militari dell’amministrazione Biden, ricordo, era di un miliardo di $). IL Kyiv Post non dice dove l’Ucraina troverà i 50 milioni o più in questione, ma penso non ci sia bisogno di spiegarlo.

Per concludere: la guerra continua (poco fa Vance, poveraccio, ha detto che nei primi 100 giorni di presidenza Trump sono state risolte le faccende semplici, ora i negoziati diventano più complessi e sperano di cavarsela in altri 100 giorni), gli USA incassano, gli europei pagano, gli ucraini muoiono, i russi pure. Mi pare un ottimo affare per tutti.
29.04.202516:43
PS: giusto per capire però di cosa realmente parliamo quando parliamo di tutto questo, e di quanto breve e unidirezionale sia la memoria occidentale. L’articolo di Politico che ho linkato all’inizio scrive a un certo punto, dolentemente, che quale che sarà l’accordo che l’Ucraina dovrà firmare ‟this will mark the first time in postwar history that European borders will be redrawn by force of arms — a bad precedent in itself”. Io, di questi ‟brutti precedenti” in cui ‟i confini europei sono stati ridisegnati con la forza delle armi” ne ricordo però almeno un paio, e ricordo che a uno di essi abbiamo anche partecipato con un certo entusiasmo. Ma quella, naturalmente, era una guerra giusta e le guerre giuste, si sa, non sono guerre. Non parliamone che è meglio, si rischia di prendere strade disagevoli.
28.04.202521:17
Sì, lo sappiamo, meno male che pare ve ne siete accorti pure voi.
27.04.202517:36
Chiudiamo in gloria. Dopo le scaramucce sul confine indo-pakistano, più coreografiche che altro, il Ministro delle Ferrovie pakistano, Hanif Abbasi, ha dichiarato che "l'equipaggiamento militare che possediamo, i missili che abbiamo, non sono per bellezza. Nessuno sa dove abbiamo piazzato i nostri missili balistici nel nostro paese. Lo ripeto, questi missili balistici, tutti, sono puntati su di voi". E sono 130, dice (e credo abbia ragione).
02.05.202519:40
Il 28 aprile è una data particolare, perché il 28 aprile 1943 è stata formalmente inserita nell'ordine di battaglia delle FFAA tedesche la 14a Waffen-Grenadier-Division der SS (galizische Nr. 1), quella nella quale militava quel brav'uomo di Yaroslav Hunka, per il quale l'intero parlamento canadese si è alzato in piedi: e abbiamo capito che DeepState ha ben chiaro quali date vanno commemorate, e come. Già il disegno è abbastanza evocativo, col gigante ariano che fa scappare i nanerottoli bolscevichi (vogliamo parlare del naso dei nanerottoli? Ma no, lasciamo stare) ma la cosa fantastica è il testo:

"Perché l'Ucraina non dimenticherà il fuciliere con il "leone d'oro" sulla manica.
Il 28 aprile 1943 è stata creata la 14a Divisone Granatieri "Galizia", i cui combattenti hanno imbracciato le armi per distruggere i mostri della peste rossa che da decenni tormentavano il popolo ucraino. Nel corso del tempo, dopo avere acquisito esperienza e armi, i combattenti della Divisione continuarono la loro lotta nelle file dell'Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA). Ci dovrebbe essere molto testo qui sui soldati della divisione, i motivi per cui si sono arruolati, i requisiti e molto altro sulle varie specie di "Homo sapiens". Ma diciamo solo: grazie nonno, che ha annientato i pidocchi di Mosca".

In realtà il meglio di sé la 14a l'ha dato a Huta Pieniacka, Pidkamin e Palikrowy massacrando i civili (polacchi, manco russi), mentre dai "pidocchi di Mosca" ha preso solo mazzate, talmente tante da scappare, appunto, oltreoceano, dove nei primi decenni della guerra fredda si sperava sarebbe servita nell'operazione Aerodynamic e simili, e invece manco quello. Il 28 non avevo scritto nulla, perché mi pareva un infortunio (anche se era da un po' che notavo una certa radicalizzazione del discorso. Ma per carità, ci può stare al terzo anno di guerra), però diciamo che due indizi, più gli altri che non ho riportato, fanno decisamente una prova: a DeepState sono degli imbecilli, e gli piacciono i nazisti.
02.05.202511:44
Si fa gran parlare, e giustamente, dell'uso strumentale che la Russia fa della seconda guerra mondiale per rimarcare il suo status di grande potenza e anche, di questi tempi, per disinnescare il fatto che fu una vittoria sovietica, nonostante atti cosmetici tipo ribattezzare l'aeroporto di Volgograd "aeroporto di Stalingrado" (cosa che secondo il ridicolo articolo di Rosalba Castelletti su Repubblica, dove sennò?, è "un omaggio al dittatore", vabbè).
La doppia scelta di Trump va, in prima lettura, nella stessa direzione: siamo fortissimi, abbiamo sempre vinto e senza di noi non si andava da nessuna parte (il che in buona misura è anche vero, per carità, ma ci siamo capiti).

Però, rispetto al discorso russo, o putiniano se preferite, in quest'enfasi sul teatro europeo c'è qualcosa di più. Non solo abbiamo sempre vinto perché siamo fortissimi, abbiamo anche sempre salvato l'Europa ed è bene che non se lo dimentichi e continui a fare quello che le diciamo di fare. Ma non c'era bisogno di scontentare i veterani dell'Iraq per questo, bastava telefonare a Calenda o a Pinapicierno, avrebbero confermato entusiasti.
01.05.202515:20
A occhio, non sembra un grande affare per nessuno dei due. A meno che, naturalmente, l’idea che gli USA possano contribuire al fondo in armi sia realtà, e che l’intera faccenda non sia altro che un elaborato schema per giustificare altri invii di materiale militare. Questi invii dovranno essere compensati nel fondo da un’equivalente quantità di denaro messavi dall’Ucraina, essendo i contributi al fondo fissati al 50% per entrambi i contraenti - se gli USA mandano munizioni per 250 milioni di $ l’Ucraina deve contribuire con la stessa cifra. Ovviamente l’Ucraina, che è sostanzialmente in default, questi soldi non ce li ha e qui sono sicuro che entriamo in ballo noi europei. Ce li metteremo noi i soldi, in pratica finanziando l’acquisto di armi dagli USA che poi intascheranno anche la metà dei guadagni che verranno dalle estrazioni, se mai ce ne saranno, guadagni dai quali noi saremo invece esclusi perché al fondo partecipano solo USA e Ucraina.
29.04.202516:43
Quindi, in sintesi, dare un po’ di terra alla Russia, perché alla fine è quello che vuole, e inserire l’Ucraina nell’architettura NATO che è quello che vogliamo noi, e anche quello che vuole l’Ucraina. E poi, naturalmente, si vedrà: muore Putin, la Russia si autodistrugge e tutto torna così come l’abbiamo immaginato, tra dieci o venti o trent’anni. Il problema grosso, però, è che il motivo primario di questa guerra, da parte russa, è proprio quello che a occidente si tende a sottovalutare: non il territorio ma la fine dell’espansione a est della NATO. In ogni discorso il tema primario è quello, e sia la ‟denazificazione” che la difesa dei connazionali all’estero che il territorio vengono dopo, come ha ribadito Lavrov nell’intervista citata. Continuare a ignorare che il problema è in realtà quello è però l’unica cosa che l’occidente non vuole fare: può perdere Sebastopoli, al limite anche Kharkiv, ma non può perdere anche Odessa. E quindi, con la scusa che poi Putin, presa l’Ucraina, non si fermerà più, piazzarsi in ciò che resterà dell’Ucraina e comunque allargare, de facto o de jure, il confine dell’Alleanza Atlantica. Ma la Russia altro confine in comune con la NATO non ne vuole perché ne ha già troppo, soprattutto dopo l’ingresso della Finlandia nell’Alleanza - a questo proposito segnalo un pezzo abbastanza surreale del Wall Street Journal uscito due giorni fa nel quale ci si duole del fatto che la Russia stia allargando la base militare di Petrozavodsk in Carelia e rinforzando le linee logistiche in direzione della Finlandia, segni inequivocabili, secondo loro, che progetta di invaderla, o magari l’Estonia, chissà. Strano che quando la Finlandia non faceva parte della NATO la Russia non sentiva l’esigenza di rinforzare il dispositivo militare in quel settore e invece adesso sì, chissà per quali trame oscure... Piaccia o meno, la richiesta primaria della Russia è questa ed è sempre stata questa, prima ancora che si parlasse di territori occupati: Ucraina neutrale e fuori dalla NATO e poi, certo, i territori conquistati (adesso: nel 2021 e 2022 la situazione era tutt’altra, ma quel treno, come si dice, è partito da un pezzo ed è arrivato questo al posto suo, e c’è da farselo piacere). Qualsiasi accordo che non parte da questo dato, e non da quello territoriale, o che ipotizzi uno scambio tra territori alla Russia e presenza militare occidentale in Ucraina, non potrà essere preso in considerazione e quanto prima si capisce questa cosa tanto meglio sarà.
Un po' a sorpresa vista la retorica iperbellicista dei loro confronti, India e Pakistan stanno, forse, mettendo in atto qualche misura de-escalatoria (sono sempre ottimista, si sa). La portaerei indiana Vikrant, inviata il 23 aprile in direzione delle acque territoriali del Pakistan, ha fatto ritorno nel porto di Karwar e pare (ma non ci sono conferme ufficiali) che sia stata chiesta l'intermediazione dell'Iran per mandare messaggi più conciliatori al Pakistan; soprattutto, in un'intervista rilasciata alla Reuters (foto) il Ministro della Difesa pakistano Khawaja Asif, pur sostenendo che c'è la possibilità che si arrivi a uno scontro militare tra i due paesi, ha non solo evitato i soliti riferimenti all'impiego delle armi nucleari ma ha detto esplicitamente che il Pakistan è disposto a usarle "solo se la sua esistenza è minacciata", aggiungendo poi "credo ancora e credo fermamente che le armi nucleari non siano un'opzione, sai, perché distruggerebbero entrambi i paesi, sai".
La Cina, intanto, ha occupato Sandy Cay, che fa parte della barriera corallina delle isole Spratly nel Mar Cinese meridionale, contesa tra Cina, Filippine, Vietnam e Taiwan e a tre chilometri dall'isola di Thitu, o Pag-asa, dove c'è una base militare filippina. La cosa importante della barriera non è tanto prenderne il controllo per costruirci qualcosa (infatti il reparto della guardia costiera cinese è sbarcato, ha fatto le foto con la bandiera e se ne è andato, essendo sbarcato ufficialmente per "ripulire i rifiuti"), quanto allargare le proprie acque territoriali. Se aggiungiamo che a breve nella zona sono previste le manovre navali congiunte "Balikatan", che USA e Filippine tengono ogni anno, si capisce che il livello di tensione nella zona è in aumento.
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