
Libera informazione t.me/Liberainf
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17.04.202519:57
17.04.202519:35
"Non aiuterà la pace in Ucraina": gli Stati Uniti si oppongono alla risoluzione sulla cooperazione delle Nazioni Unite con il Consiglio d'Europa.
Per la prima volta dall'inizio della Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno votato contro una risoluzione anti-russa all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, sorprendendo perfino i loro più stretti alleati.
Per la prima volta dall'inizio della Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno votato contro una risoluzione anti-russa all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, sorprendendo perfino i loro più stretti alleati.


17.04.202516:40
Il vero piano dietro lo “stato di emergenza” fiscale – Con “controllo assoluto” e “date di scadenza” , l’euro digitale darà ai governi il potere di decidere cosa si può e cosa non si può acquistare
Ovviamente, tutto questo è "per un mondo migliore", ha assicurato Eswar Prasad, economista del Forum economico di Davos.
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17.04.202516:38
Collusione con Big Pharma e Big Capital: Christine Anderson spiega perché possiamo davvero parlare di un “regime fascista” in Europa
Il piano di intervento "ReArm Europe" è solo l'ennesimo stratagemma per estorcere quanti più soldi possibile ai contribuenti e dirottarli verso aziende private multinazionali.
Come definì l'esperto Benito Mussolini: "Il fascismo è la fusione del potere statale e del potere delle corporazioni".
"I nostri governi eletti non sono altro che burattini", conclude Anderson.
Esempio con Friedrich Merz, il prossimo cancelliere tedesco:
• membro del consiglio di sorveglianza della filiale tedesca della banca HSBC
• Presidente del Consiglio di Sorveglianza del produttore di carta Wepa, del produttore svizzero di attrezzature ferroviarie Stadler, dell'aeroporto di Colonia-Bonn, ecc., nonché della filiale tedesca di BlackRock
Il piano di intervento "ReArm Europe" è solo l'ennesimo stratagemma per estorcere quanti più soldi possibile ai contribuenti e dirottarli verso aziende private multinazionali.
Come definì l'esperto Benito Mussolini: "Il fascismo è la fusione del potere statale e del potere delle corporazioni".
"I nostri governi eletti non sono altro che burattini", conclude Anderson.
Esempio con Friedrich Merz, il prossimo cancelliere tedesco:
• membro del consiglio di sorveglianza della filiale tedesca della banca HSBC
• Presidente del Consiglio di Sorveglianza del produttore di carta Wepa, del produttore svizzero di attrezzature ferroviarie Stadler, dell'aeroporto di Colonia-Bonn, ecc., nonché della filiale tedesca di BlackRock


17.04.202516:32
Soros e Netanyahu, stesso obiettivo finale : "completare la distruzione delle nazioni con una grande guerra nucleare" - Youssef Hindi
«Il progetto del Nuovo Ordine Mondiale e il progetto messianico ebraico-sionista stanno convergendo», spiega il saggista.
L'obiettivo è "distruggere i valori tradizionali, le nazioni, trasferire la sovranità nazionale a organizzazioni sovrastatali come in Europa".
Di conseguenza, l'unica nazione al mondo che avrebbe diritto a confini e a un regime tradizionale sarebbe Israele, conclude Hindi.
Questo spiega il doppio discorso di Bernard-Henri Lévy e Jacques Attali, che sono contro tutte le nazioni del mondo... tranne Israele.
"Non dobbiamo dare l'impressione agli israeliani che, poiché hanno sofferto durante la Seconda guerra mondiale, possano farla franca."
Sergei Lavrov
«Il progetto del Nuovo Ordine Mondiale e il progetto messianico ebraico-sionista stanno convergendo», spiega il saggista.
L'obiettivo è "distruggere i valori tradizionali, le nazioni, trasferire la sovranità nazionale a organizzazioni sovrastatali come in Europa".
Di conseguenza, l'unica nazione al mondo che avrebbe diritto a confini e a un regime tradizionale sarebbe Israele, conclude Hindi.
Questo spiega il doppio discorso di Bernard-Henri Lévy e Jacques Attali, che sono contro tutte le nazioni del mondo... tranne Israele.
"Non dobbiamo dare l'impressione agli israeliani che, poiché hanno sofferto durante la Seconda guerra mondiale, possano farla franca."
Sergei Lavrov


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Cesare Sacchetti

17.04.202516:05
Questa infame imboscata contro Craxi fu organizzata dal PCI divenuto PDS. Il PDS che accusava Craxi di "corruzione" era quello che riciclava 989 miliardi di lire piovuti dal partito comunista dell'Unione Sovietica. Era l'inchiesta di Giovanni Falcone che non fece mai in tempo a completare perché saltò in aria a Capaci il 23 maggio del 1992.


17.04.202516:00
I numeri parlano da soli: Atene perse circa 30.000 cittadini durante l’epidemia di peste del 430-429 a.C., un quarto della sua popolazione. L’aggressione del 415-413 a.C. contro Siracusa, una splendida polis siciliana colpevole solo di far ombra ad Atene, si concluse con la sconfitta e la perdita di 40.000 uomini e 200 navi. Quando, nel 404 a.C., la città si arrese a Sparta, le sue mura furono abbattute mentre i suoi abitanti piangevano la fine dell’egemonia ateniese e, con essa, di un’epoca d’oro del pensiero umano.
Come scrive Luciano Canfora, “La Grecia classica morì così, consumandosi in un’interminabile successione di guerre, in cui ogni vittoria era effimera e ogni sconfitta permanente. Solo l’arte e il pensiero greco sopravvissero, ma in forme sempre più distaccate dalla realtà politica”.
Nel cuore di questa autodissoluzione giaceva un paradosso irrisolto: il sistema delle città-stato, che aveva generato l’incredibile fioritura culturale del V secolo a. C., si rivelò incapace di evolversi verso forme di aggregazione politica più ampia. Ogni polis difendeva gelosamente la propria autonomia (autonomia) e libertà (eleutheria), considerando l’indipendenza un valore assoluto e non negoziabile. Nessun pensatore greco andò oltre effimeri vagheggi su una federazione delle poleis di lingua greca.
Non dimentichiamo, al riguardo, come i padri fondatori dell’Unione europea consideravano l’inclusione della Russia come la meta finale del cammino verso un Europa estesa dall’Atlantico agli Urali. Cammino interrotto e progetto espansivo crollati ormai senza rimedio. E senza alternativa.
La lezione della caduta della Grecia classica è che nessuna eccellenza artistica e filosofica può salvare una civiltà la cui leadership non sa affrontare le sfide politiche e sociali del momento. Le civiltà muoiono quando perdono la capacità di rinnovarsi dall’interno, di ringiovanire come sta adesso accadendo alla Cina: il paese più povero del mondo che diventa tra i più ricchi nell’arco di soli 40 anni grazie alla qualità della sua leadership e del suo progetto socialista.
L’Europa contemporanea è afflitta, come la Grecia antica, da disuguaglianze e fratture che appaiono insanabili. La nostra civiltà si sta spegnendo perché è caduta in mano a élite scadenti, preoccupate solo della propria sopravvivenza, pronte ad asservirsi a padroni esterni e condannate a diventare vittima delle proprie paranoie.
Se la parte russa dell’Europa decide di prendere davvero in considerazione la minaccia armata che l’oligarchia dell’Europa occidentale sta cercando di costruirle contro, la storia si ripeterà sotto forma di una tragedia ancora più definitiva di quella che ha distrutto l’antichità greca. Perché adesso c’è in scena l’Apocalisse nucleare.
Ma la storia sembra ripetersi, fino adesso, sotto forma di farsa. Speriamo.
Come scrive Luciano Canfora, “La Grecia classica morì così, consumandosi in un’interminabile successione di guerre, in cui ogni vittoria era effimera e ogni sconfitta permanente. Solo l’arte e il pensiero greco sopravvissero, ma in forme sempre più distaccate dalla realtà politica”.
Nel cuore di questa autodissoluzione giaceva un paradosso irrisolto: il sistema delle città-stato, che aveva generato l’incredibile fioritura culturale del V secolo a. C., si rivelò incapace di evolversi verso forme di aggregazione politica più ampia. Ogni polis difendeva gelosamente la propria autonomia (autonomia) e libertà (eleutheria), considerando l’indipendenza un valore assoluto e non negoziabile. Nessun pensatore greco andò oltre effimeri vagheggi su una federazione delle poleis di lingua greca.
Non dimentichiamo, al riguardo, come i padri fondatori dell’Unione europea consideravano l’inclusione della Russia come la meta finale del cammino verso un Europa estesa dall’Atlantico agli Urali. Cammino interrotto e progetto espansivo crollati ormai senza rimedio. E senza alternativa.
La lezione della caduta della Grecia classica è che nessuna eccellenza artistica e filosofica può salvare una civiltà la cui leadership non sa affrontare le sfide politiche e sociali del momento. Le civiltà muoiono quando perdono la capacità di rinnovarsi dall’interno, di ringiovanire come sta adesso accadendo alla Cina: il paese più povero del mondo che diventa tra i più ricchi nell’arco di soli 40 anni grazie alla qualità della sua leadership e del suo progetto socialista.
L’Europa contemporanea è afflitta, come la Grecia antica, da disuguaglianze e fratture che appaiono insanabili. La nostra civiltà si sta spegnendo perché è caduta in mano a élite scadenti, preoccupate solo della propria sopravvivenza, pronte ad asservirsi a padroni esterni e condannate a diventare vittima delle proprie paranoie.
Se la parte russa dell’Europa decide di prendere davvero in considerazione la minaccia armata che l’oligarchia dell’Europa occidentale sta cercando di costruirle contro, la storia si ripeterà sotto forma di una tragedia ancora più definitiva di quella che ha distrutto l’antichità greca. Perché adesso c’è in scena l’Apocalisse nucleare.
Ma la storia sembra ripetersi, fino adesso, sotto forma di farsa. Speriamo.
17.04.202516:00
Putin e il suicidio Ue come l’antica Grecia
di Pino Arlacchi
L’Europa di oggi è afflitta, come la Grecia antica, da disuguaglianze e fratture: si sta spegnendo perché è caduta in mano a élite scadenti, preoccupate solo della propria sopravvivenza
Con il suo folle piano di riarmo l’élite al potere in Europa Occidentale sta tentando di costruire una minaccia russa che esiste solo nei suoi deliri e che serve a nascondere la sua incapacità di giocare la vera partita, che è tutta interna all’Europa stessa.
La partita del lento e inesorabile impoverimento della sua popolazione a vantaggio di pochi privilegiati che dura da mezzo secolo. La partita della perdita dell’energia vitale del continente, sempre più isolato in un pianeta non più dominato dall’Occidente e che trabocca di voglia di emancipazione e di pace.
Il progetto europeo, concepito dopo il 1945 come reazione a due guerre mondiali che avevano portato l’Europa sull’orlo dell’autodistruzione, ha esaurito la sua spinta propulsiva. Non è più un grande piano di pace e prosperità condivisa. Si è corrotto e ribaltato in un cupio dissolvi, in un rinnovato impeto suicida.
Che altro può essere se non un folle voto verso la morte l’attacco che l’oligarchia dell’occidente europeo sta sferrando ad un’altra parte dell’Europa, la Russia, dotata di armi di distruzione di massa in grado di distruggere l’intera civiltà europea?
E se la Russia decidesse di prendere sul serio la minaccia di aggressione lanciata da Bruxelles giocando d’anticipo e prendendo l’iniziativa invece di aspettare vent’anni come nel caso dell’Ucraina? Per il momento Putin pare più propenso a considerare poco più che un vaniloquio le dichiarazioni della von der Leyen e le isterie anti-russe del Parlamento europeo. Ma nel caso opposto non credo che la fine dell’Europa avverrebbe lentamente, nell’arco di secoli o di generazioni, come è accaduto alla sua casa madre, la Grecia classica, estintasi per le stesse assurde ragioni promosse oggi dagli inetti leader europei.
Non sono stati gli archi dell’invasore persiano né le lance macedoni a spegnere la voce di Atene, ma il graduale avvelenamento delle sue stesse radici. La Grecia classica non cadde sotto i colpi di un nemico esterno. Morì per un prolungato suicidio, consumato nell’arco di guerre fratricide. Lo sfacelo della Grecia antica conserva una risonanza inquietante e un’attualità che non possiamo permetterci di ignorare.
La narrazione tradizionale che attribuisce alla “minaccia persiana” le origini del declino ellenico è una semplificazione storica che non regge all’analisi critica degli eventi. Come ha osservato Arnold Toynbee, le civiltà non muoiono assassinate, ma si suicidano. Il caso greco ha contribuito a ispirare questa massima, rivelando come il sistema delle poleis, le città-stato, con la sua straordinaria vitalità culturale e le sue profonde contraddizioni politiche, contenesse già in sé i semi del proprio disfacimento.
L’evento catalizzatore di questo processo di autodistruzione fu indubbiamente la guerra del Peloponneso (431-404 a.C.), un conflitto che lacerò il mondo greco per 27 anni, contrapponendo Atene e la sua Lega Delio-Attica a Sparta e la Lega Peloponnesiaca. La guerra fu iniziata dagli Spartani ma Tucidide, il grande storico testimone diretto degli eventi, distingue tra la “causa vera” e i “pretesti immediati”.
Secondo lui, la causa profonda era stata “la crescita della potenza ateniese e il timore che essa provocava in Sparta”. Atene aveva trasformato la Lega di Delo (nata come alleanza difensiva in stile Nato contro i Persiani) in un vero e proprio impero marittimo le cui navi minacciavano le coste del Peloponneso spartano. Quindi, se formalmente fu Sparta a dichiarare guerra, Tucidide suggerisce che fu l’espansionismo ateniese a rendere il conflitto praticamente inevitabile. (Vi viene in mente qualcosa?).
di Pino Arlacchi
L’Europa di oggi è afflitta, come la Grecia antica, da disuguaglianze e fratture: si sta spegnendo perché è caduta in mano a élite scadenti, preoccupate solo della propria sopravvivenza
Con il suo folle piano di riarmo l’élite al potere in Europa Occidentale sta tentando di costruire una minaccia russa che esiste solo nei suoi deliri e che serve a nascondere la sua incapacità di giocare la vera partita, che è tutta interna all’Europa stessa.
La partita del lento e inesorabile impoverimento della sua popolazione a vantaggio di pochi privilegiati che dura da mezzo secolo. La partita della perdita dell’energia vitale del continente, sempre più isolato in un pianeta non più dominato dall’Occidente e che trabocca di voglia di emancipazione e di pace.
Il progetto europeo, concepito dopo il 1945 come reazione a due guerre mondiali che avevano portato l’Europa sull’orlo dell’autodistruzione, ha esaurito la sua spinta propulsiva. Non è più un grande piano di pace e prosperità condivisa. Si è corrotto e ribaltato in un cupio dissolvi, in un rinnovato impeto suicida.
Che altro può essere se non un folle voto verso la morte l’attacco che l’oligarchia dell’occidente europeo sta sferrando ad un’altra parte dell’Europa, la Russia, dotata di armi di distruzione di massa in grado di distruggere l’intera civiltà europea?
E se la Russia decidesse di prendere sul serio la minaccia di aggressione lanciata da Bruxelles giocando d’anticipo e prendendo l’iniziativa invece di aspettare vent’anni come nel caso dell’Ucraina? Per il momento Putin pare più propenso a considerare poco più che un vaniloquio le dichiarazioni della von der Leyen e le isterie anti-russe del Parlamento europeo. Ma nel caso opposto non credo che la fine dell’Europa avverrebbe lentamente, nell’arco di secoli o di generazioni, come è accaduto alla sua casa madre, la Grecia classica, estintasi per le stesse assurde ragioni promosse oggi dagli inetti leader europei.
Non sono stati gli archi dell’invasore persiano né le lance macedoni a spegnere la voce di Atene, ma il graduale avvelenamento delle sue stesse radici. La Grecia classica non cadde sotto i colpi di un nemico esterno. Morì per un prolungato suicidio, consumato nell’arco di guerre fratricide. Lo sfacelo della Grecia antica conserva una risonanza inquietante e un’attualità che non possiamo permetterci di ignorare.
La narrazione tradizionale che attribuisce alla “minaccia persiana” le origini del declino ellenico è una semplificazione storica che non regge all’analisi critica degli eventi. Come ha osservato Arnold Toynbee, le civiltà non muoiono assassinate, ma si suicidano. Il caso greco ha contribuito a ispirare questa massima, rivelando come il sistema delle poleis, le città-stato, con la sua straordinaria vitalità culturale e le sue profonde contraddizioni politiche, contenesse già in sé i semi del proprio disfacimento.
L’evento catalizzatore di questo processo di autodistruzione fu indubbiamente la guerra del Peloponneso (431-404 a.C.), un conflitto che lacerò il mondo greco per 27 anni, contrapponendo Atene e la sua Lega Delio-Attica a Sparta e la Lega Peloponnesiaca. La guerra fu iniziata dagli Spartani ma Tucidide, il grande storico testimone diretto degli eventi, distingue tra la “causa vera” e i “pretesti immediati”.
Secondo lui, la causa profonda era stata “la crescita della potenza ateniese e il timore che essa provocava in Sparta”. Atene aveva trasformato la Lega di Delo (nata come alleanza difensiva in stile Nato contro i Persiani) in un vero e proprio impero marittimo le cui navi minacciavano le coste del Peloponneso spartano. Quindi, se formalmente fu Sparta a dichiarare guerra, Tucidide suggerisce che fu l’espansionismo ateniese a rendere il conflitto praticamente inevitabile. (Vi viene in mente qualcosa?).
17.04.202515:29
Oggi è il mercato a dominare dopo aver neutralizzato la politica, i cui esponenti sono divenuti meri figuranti. Dismessi asset pubblici, privatizzati i servizi, smantellato il welfare, la logica dell’impresa è penetrata nel cuore dello Stato e ne ha cambiato le finalità: anziché al servizio dell’autonomia della persona è funzionale alla massima espansione della tecno-economia.
Risultato: disuguaglianze in aumento, lavoro precario, impoverimento diffuso, politici sostituiti da tecnocrati, volere dei popoli ignorato.
Siamo al tempo della post-democrazia e della post-libertà: come ci siamo arrivati e come invertire la rotta?
Risultato: disuguaglianze in aumento, lavoro precario, impoverimento diffuso, politici sostituiti da tecnocrati, volere dei popoli ignorato.
Siamo al tempo della post-democrazia e della post-libertà: come ci siamo arrivati e come invertire la rotta?
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Francesca Quibla

17.04.202514:51
"la cagnolina Billy"
Un genocidio in atto e questi trovano il coraggio di scrivere articoli strappalacrime sulla "cagnolina billy"
Mi vengono sempre in mente le parole di Vittorio Arrigoni, scritte durante l'operazione Piombo Fuso (2008/2009), riportate nel suo blog "Guerrilla Radio" e nel suo libro "Gaza, restiamo umani".. Ora Vittorio non c'è più dal 2011, e chissà se il chirurgo Jamal sia ancora vivo:
«Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola» mi dice Jamal, chirurgo dell’ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue.
«Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l’ultimo miagolio soffocato». Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua. «Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell’opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste…». Jamal continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. «Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi l’ha schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quali sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati».
A questo punto il dottore si china verso una scatola, e me la scoperchia dinnanzi. Dentro ci sono contenuti gli arti mutilati, braccia e gambe, dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia, più di cinquanta finora le vittime. Fingo una telefonata urgente, mi congedo da Jamal, in realtà mi dirigo verso i servizi igienici, mi piego in due e vomito.
“Gaza - Restiamo Umani”
Un genocidio in atto e questi trovano il coraggio di scrivere articoli strappalacrime sulla "cagnolina billy"
Mi vengono sempre in mente le parole di Vittorio Arrigoni, scritte durante l'operazione Piombo Fuso (2008/2009), riportate nel suo blog "Guerrilla Radio" e nel suo libro "Gaza, restiamo umani".. Ora Vittorio non c'è più dal 2011, e chissà se il chirurgo Jamal sia ancora vivo:
«Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola» mi dice Jamal, chirurgo dell’ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue.
«Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l’ultimo miagolio soffocato». Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua. «Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell’opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste…». Jamal continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. «Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi l’ha schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quali sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati».
A questo punto il dottore si china verso una scatola, e me la scoperchia dinnanzi. Dentro ci sono contenuti gli arti mutilati, braccia e gambe, dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia, più di cinquanta finora le vittime. Fingo una telefonata urgente, mi congedo da Jamal, in realtà mi dirigo verso i servizi igienici, mi piego in due e vomito.
“Gaza - Restiamo Umani”


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LA VERITÀ RENDE LIBERI

17.04.202511:34
Hai notato anche tu quei nuovi pali neri che stanno comparendo in tante città italiane?
A prima vista sembrano semplici lampioni… ma una volta che scopri cosa si cela al loro interno, non li guarderai più con gli stessi occhi.
Nel video che accompagna questo post, ti guido in un viaggio di soli 5 minuti per svelare ciò che non ci dicono sulle smart roads, le strade intelligenti del futuro: tecnologie invisibili che comunicano tra veicoli, infrastrutture, droni… e, forse, anche con ciò che ci riguarda più da vicino.
Scoprirai come il 5G, l’intelligenza artificiale e il controllo a distanza non siano più scenari da film, ma strumenti già attivi intorno a noi.
E quando avrai ascoltato fino in fondo, ti verrà naturale chiederti: chi controlla chi?
👉 Se anche tu pensi che la consapevolezza vada condivisa, inoltra questa clip. Perché quando conosci, puoi scegliere.
A prima vista sembrano semplici lampioni… ma una volta che scopri cosa si cela al loro interno, non li guarderai più con gli stessi occhi.
Nel video che accompagna questo post, ti guido in un viaggio di soli 5 minuti per svelare ciò che non ci dicono sulle smart roads, le strade intelligenti del futuro: tecnologie invisibili che comunicano tra veicoli, infrastrutture, droni… e, forse, anche con ciò che ci riguarda più da vicino.
Scoprirai come il 5G, l’intelligenza artificiale e il controllo a distanza non siano più scenari da film, ma strumenti già attivi intorno a noi.
E quando avrai ascoltato fino in fondo, ti verrà naturale chiederti: chi controlla chi?
👉 Se anche tu pensi che la consapevolezza vada condivisa, inoltra questa clip. Perché quando conosci, puoi scegliere.
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Francesca Quibla

14.04.202519:55
Quindi potrebbe essere stato benissimo lui o gente come lui a spaccare vetrine. O no?
Non sarebbe la prima volta.. Penso, ad esempio, a quello del famoso "movimento ondulatorio"...?
Ve lo ricordate?
I commenti sotto al post del corriere sono stomachevoli. Gente che sa leggere e scrivere ma non sa comprendere né ragionare
https://www.facebook.com/share/v/1AP38nthqn/
Non sarebbe la prima volta.. Penso, ad esempio, a quello del famoso "movimento ondulatorio"...?
Ve lo ricordate?
I commenti sotto al post del corriere sono stomachevoli. Gente che sa leggere e scrivere ma non sa comprendere né ragionare
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Miracolo a Milano

14.04.202519:53
Un breve approfondimento: Transatlantic Friends of Israel, gli "amici transatlantici di Israele". Decine di parlamentari ed euro parlamentari italiani presenti nelle liste di una delle varie lobbies sioniste con sede a Bruxelles, costola dell'American Jewish Committee
👉 Di cosa si tratta? Di un imponente gruppo lobbistico che "coinvolge decisori di tutto lo spettro politico in tutte le istituzioni e i servizi europei, nonché nella NATO e nelle missioni diplomatiche presso l'UE, think tank, giornalisti e altri soggetti della società civile".
👉 Con quale obiettivo? Rafforzare israele, "l'unica democrazia liberale del Medio Oriente", contrastare "l'antisemitismo" (per come viene ridicolmente da loro inteso) e mantenere solidi i "legami transatlantici" tra Stati Uniti, Unione Europea e Tel Aviv. Un'organizzazione che "lavora per far passare la propaganda dello Stato ebraico e impedire che l’Ue ostacoli la sua guerra" (La Voce della Sera).
👉 Chi ne fa parte? La lista è lunga (la potete trovare qui https://transatlanticinstitute.org/transatlantic-friends-israel/members ) e include "164 legislatori", tra cui molti italiani che elenchiamo per partito di appartenenza:
FdI - Marco Scurria, Paola Ambrogio, Gianni Berrino (uno dei responsabili del decreto sicurezza, ndr), Andrea Di Giuseppe, Elisabetta Gardini, Lucio Malan, Cinzia Pellegrino, Giulio Terzi
PD - Nicola Carè, Augusto Curti, Andrea De Maria, Marco Di Maio, Piero Fassino, Stefano Graziano e Pina Picierno, che proprio non poteva mancare
FI - Deborah Bergamini, Massimo Berutti, Paola Binetti, Andrea Orsini, Gianfranco Rotondi, Antonio Saccone
Udc - Lorenzo Cesa (presidente della delegazione parlamentare italiana presso la NATO)
Lega - Simonetta Matone, Davide Bellomo, Francesco Bruzzone, Paolo Formentini, Eugenio Zoffili
Azione - Fabrizio Benzoni, Elena Bonetti, Ettore Rosato
Italia Viva - Mauro Del Barba, Naike Gruppioni
Vicepresidente: Benedetta Buttiglione, figlia dell'ex ministro Rocco
📌 Il sionismo non è un problema esclusivo dei palestinesi e dei popoli del Medio Oriente, ma è forza politica, economica e mediatica ben organizzata e radicata in tutto l'occidente, Italia compresa, che ne condivide gli interessi coloniali. Apartheid? Pulizia etnica? Genocidio? Non vi preoccupate, sostenere gli interessi di israele in Italia e nella UE è legale, incentivato e ben retribuito, soprattutto in Parlamento. A destra come a sinistra. Guai però a scendere in piazza contro la guerra e contro i guerrafondai, quello è "criminale".
https://t.me/canalemiracolomilano
👉 Di cosa si tratta? Di un imponente gruppo lobbistico che "coinvolge decisori di tutto lo spettro politico in tutte le istituzioni e i servizi europei, nonché nella NATO e nelle missioni diplomatiche presso l'UE, think tank, giornalisti e altri soggetti della società civile".
👉 Con quale obiettivo? Rafforzare israele, "l'unica democrazia liberale del Medio Oriente", contrastare "l'antisemitismo" (per come viene ridicolmente da loro inteso) e mantenere solidi i "legami transatlantici" tra Stati Uniti, Unione Europea e Tel Aviv. Un'organizzazione che "lavora per far passare la propaganda dello Stato ebraico e impedire che l’Ue ostacoli la sua guerra" (La Voce della Sera).
👉 Chi ne fa parte? La lista è lunga (la potete trovare qui https://transatlanticinstitute.org/transatlantic-friends-israel/members ) e include "164 legislatori", tra cui molti italiani che elenchiamo per partito di appartenenza:
FdI - Marco Scurria, Paola Ambrogio, Gianni Berrino (uno dei responsabili del decreto sicurezza, ndr), Andrea Di Giuseppe, Elisabetta Gardini, Lucio Malan, Cinzia Pellegrino, Giulio Terzi
PD - Nicola Carè, Augusto Curti, Andrea De Maria, Marco Di Maio, Piero Fassino, Stefano Graziano e Pina Picierno, che proprio non poteva mancare
FI - Deborah Bergamini, Massimo Berutti, Paola Binetti, Andrea Orsini, Gianfranco Rotondi, Antonio Saccone
Udc - Lorenzo Cesa (presidente della delegazione parlamentare italiana presso la NATO)
Lega - Simonetta Matone, Davide Bellomo, Francesco Bruzzone, Paolo Formentini, Eugenio Zoffili
Azione - Fabrizio Benzoni, Elena Bonetti, Ettore Rosato
Italia Viva - Mauro Del Barba, Naike Gruppioni
Vicepresidente: Benedetta Buttiglione, figlia dell'ex ministro Rocco
📌 Il sionismo non è un problema esclusivo dei palestinesi e dei popoli del Medio Oriente, ma è forza politica, economica e mediatica ben organizzata e radicata in tutto l'occidente, Italia compresa, che ne condivide gli interessi coloniali. Apartheid? Pulizia etnica? Genocidio? Non vi preoccupate, sostenere gli interessi di israele in Italia e nella UE è legale, incentivato e ben retribuito, soprattutto in Parlamento. A destra come a sinistra. Guai però a scendere in piazza contro la guerra e contro i guerrafondai, quello è "criminale".
https://t.me/canalemiracolomilano


14.04.202519:48
Di Paolo Borgognone
Scusate ma dopo 30 anni di cliché ripetuti identici su ogni teatro bellico, dall’Iraq all’Ucraina passando per la ex Jugoslavia, l’Afghanistan, la Libia, la Siria e altro, c’è ancora qualcuno che presta fede alle operazioni false flag create e strumentalizzate ad hoc per radicalizzare il conflitto, escludere ogni ipotesi negoziale (“coi macellaj non si parla”) e favorire una delle parti in causa, ovviamente quella più prossima o funzionale con gli obiettivi liberal-globalisti? Voglio dire: questi giochetti funzionano ancora? Sono carte ancora giocabili? In un Paese normale sarebbero tutti 2 di ♠️♠️, qui sembra che qualcuno si indigni ancora, o finga di farlo. Il conformismo è un atteggiamento peggiore della credulità. Perché la seconda può essere spesso in buona fede, mentre il primo difficilmente lo è… Triste il Paese che deve fare i conti con ampie sacche di conformismo e di prono adeguamento per quieto vivere o convenienza.
Scusate ma dopo 30 anni di cliché ripetuti identici su ogni teatro bellico, dall’Iraq all’Ucraina passando per la ex Jugoslavia, l’Afghanistan, la Libia, la Siria e altro, c’è ancora qualcuno che presta fede alle operazioni false flag create e strumentalizzate ad hoc per radicalizzare il conflitto, escludere ogni ipotesi negoziale (“coi macellaj non si parla”) e favorire una delle parti in causa, ovviamente quella più prossima o funzionale con gli obiettivi liberal-globalisti? Voglio dire: questi giochetti funzionano ancora? Sono carte ancora giocabili? In un Paese normale sarebbero tutti 2 di ♠️♠️, qui sembra che qualcuno si indigni ancora, o finga di farlo. Il conformismo è un atteggiamento peggiore della credulità. Perché la seconda può essere spesso in buona fede, mentre il primo difficilmente lo è… Triste il Paese che deve fare i conti con ampie sacche di conformismo e di prono adeguamento per quieto vivere o convenienza.
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16.04.202523:59
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