25.02.202507:04
Friedrich Spee, il difensore delle streghe.
Il 25 febbraio del 1591 nacque in Germania lo scrittore gesuita Friedrich Spee von Langenfeld, meglio noto come il "Difensore delle Streghe".
Spee studiò teologia a Colonia e venne ordinato sacerdote nel 1622; successivamente lavorò come professore e predicatore.
Divenne famoso per aver denunciato gli abusi commessi nei processi per stregoneria: fu tra i primi a criticare l'uso della tortura giudiziaria, argomentando che tale forma di interrogatorio non è un modo per ottenere la verità, poiché chi la subisce è disposto ad ammettere qualsiasi cosa pur di farla cessare.
La sua opera più importante, la "Cautio criminalis, seu de processibus contra sagas", è un'indagine dettagliata sui processi per stregoneria, basata sulla sua esperienza personale come "confessore delle streghe".
Spee descriveva con sarcasmo gli abusi che si verificavano nella gran parte dei processi; si faceva promotore di riforme e caldeggiava la promulgazione di una nuova legge imperiale in materia e l'introduzione della responsabilità per i danni causati dalle sentenze ingiuste dei giudici. Spee non sosteneva esplicitamente l'immediata abolizione dei processi per stregoneria, perché così facendo sarebbe andato contro la posizione ufficiale della Chiesa, ma dal contesto dell'opera si può evincere una critica implicita all'esistenza stessa di tale pratica.
La Cautio Criminalis indusse ad abolire i roghi delle streghe in alcuni luoghi e diede un importante contributo alla fine della caccia alle streghe.
Tra i membri dell'ordine gesuita il trattato fu accolto con favore. Una celebre osservazione contenuta nella Cautio Criminalis suggeriva che la Germania e l'Inghilterra dovevano avere più streghe e diavoli della Spagna e dell'Italia, dal momento che nei primi due paesi i roghi erano molto più diffusi. Questa affermazione è, con tutta probabilità, una critica non tanto velata all'Europa protestante, che fu responsabile di molti più processi per stregoneria rispetto ai paesi cattolici.
Il libro di Spee viene ancora pubblicato e si trova in italiano con il titolo "I processi contro le streghe (Cautio criminalis)".
Illustrazione di Daniel Valaisis
Il 25 febbraio del 1591 nacque in Germania lo scrittore gesuita Friedrich Spee von Langenfeld, meglio noto come il "Difensore delle Streghe".
Spee studiò teologia a Colonia e venne ordinato sacerdote nel 1622; successivamente lavorò come professore e predicatore.
Divenne famoso per aver denunciato gli abusi commessi nei processi per stregoneria: fu tra i primi a criticare l'uso della tortura giudiziaria, argomentando che tale forma di interrogatorio non è un modo per ottenere la verità, poiché chi la subisce è disposto ad ammettere qualsiasi cosa pur di farla cessare.
La sua opera più importante, la "Cautio criminalis, seu de processibus contra sagas", è un'indagine dettagliata sui processi per stregoneria, basata sulla sua esperienza personale come "confessore delle streghe".
Spee descriveva con sarcasmo gli abusi che si verificavano nella gran parte dei processi; si faceva promotore di riforme e caldeggiava la promulgazione di una nuova legge imperiale in materia e l'introduzione della responsabilità per i danni causati dalle sentenze ingiuste dei giudici. Spee non sosteneva esplicitamente l'immediata abolizione dei processi per stregoneria, perché così facendo sarebbe andato contro la posizione ufficiale della Chiesa, ma dal contesto dell'opera si può evincere una critica implicita all'esistenza stessa di tale pratica.
La Cautio Criminalis indusse ad abolire i roghi delle streghe in alcuni luoghi e diede un importante contributo alla fine della caccia alle streghe.
Tra i membri dell'ordine gesuita il trattato fu accolto con favore. Una celebre osservazione contenuta nella Cautio Criminalis suggeriva che la Germania e l'Inghilterra dovevano avere più streghe e diavoli della Spagna e dell'Italia, dal momento che nei primi due paesi i roghi erano molto più diffusi. Questa affermazione è, con tutta probabilità, una critica non tanto velata all'Europa protestante, che fu responsabile di molti più processi per stregoneria rispetto ai paesi cattolici.
Il libro di Spee viene ancora pubblicato e si trova in italiano con il titolo "I processi contro le streghe (Cautio criminalis)".
Illustrazione di Daniel Valaisis
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24.02.202507:02
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23.02.202507:02
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25.02.202507:04
24.02.202507:02
Spegnimento del Sacro Fuoco di Vesta
Oggi ricorre una delle date più tristi della storia antica.
Il Fuoco Sacro di Vesta era una fiamma perenne che le Vestali accudivano e proteggevano da più di un millennio. Era la vita stessa di Roma, garantiva l'esistenza dell'Urbe, la fecondità di campi e bestiame, la giustizia, la salute e tutto ciò che rendeva Roma una potenza.
Secondo la leggenda fu acceso da Romolo a seguito della fondazione di Roma. Tuttavia appare incongruente, visto che sua madre Rea Silvia era una Vestale di Alba Longa. In realtà il culto di Vesta e del suo Fuoco esisteva già tra i Sabini (i Safini Umbri) e con ogni probabilità fu Numa Pompilio a portarlo a Roma.
La sua sacralità era indiscussa, così come quella delle Vestali che, per questo, godevano di onori e privilegi. Tutto aveva un prezzo però: se una Vestale rompeva il proprio voto di castità o lasciava spegnere il Fuoco, era punita con la morte. Ma essendo sacra ella stessa, nessuna mano mortale poteva toglierle la vita: ella veniva segregata in un'apertura sotterranea con pane, vino, acqua e olio, al termine dei quali sarebbe morta di fame.
La Fiamma era sacra quanto la vita stessa delle persone. Tanto era capitale la sua importanza, che il Fuoco, così come il culto e l'ordine delle Vestali, rimase inalterato per molti anni dopo l'affermarsi del Cristianesimo. Ma con l'avvento dell'Imperatore Teodosio I e del suo odio verso i culti pagani, le cose cambiarono in maniera irreversibile. Con l'editto di Tessalonica del 380 d.C. e i successivi Decreti Teodosiani del 391 d.C., il 24 febbraio del 391 d.C. fu ordinato lo spegnimento del Fuoco Sacro nel tempio di Vesta, al quale dovette assistere Coelia Concordia, l'ultima Vestale. I culti pagani vennero proibiti, pena la morte.
Eppure, quel Fuoco Sacro, ancora arde in noi e lo farà per sempre. In questo giorno onoriamo la sua luce perpetua accendendo una candela sul nostro altare.
P.s.: oggi, alle 12,00 accenderò il Fuoco Sacro sul mio altare e posterò il video su Instagram. Chi vuole può unirsi a me, postando su IG e taggandomi.
Dipinto "Le Vestali" di José Rico Cejudo, 1895
Oggi ricorre una delle date più tristi della storia antica.
Il Fuoco Sacro di Vesta era una fiamma perenne che le Vestali accudivano e proteggevano da più di un millennio. Era la vita stessa di Roma, garantiva l'esistenza dell'Urbe, la fecondità di campi e bestiame, la giustizia, la salute e tutto ciò che rendeva Roma una potenza.
Secondo la leggenda fu acceso da Romolo a seguito della fondazione di Roma. Tuttavia appare incongruente, visto che sua madre Rea Silvia era una Vestale di Alba Longa. In realtà il culto di Vesta e del suo Fuoco esisteva già tra i Sabini (i Safini Umbri) e con ogni probabilità fu Numa Pompilio a portarlo a Roma.
La sua sacralità era indiscussa, così come quella delle Vestali che, per questo, godevano di onori e privilegi. Tutto aveva un prezzo però: se una Vestale rompeva il proprio voto di castità o lasciava spegnere il Fuoco, era punita con la morte. Ma essendo sacra ella stessa, nessuna mano mortale poteva toglierle la vita: ella veniva segregata in un'apertura sotterranea con pane, vino, acqua e olio, al termine dei quali sarebbe morta di fame.
La Fiamma era sacra quanto la vita stessa delle persone. Tanto era capitale la sua importanza, che il Fuoco, così come il culto e l'ordine delle Vestali, rimase inalterato per molti anni dopo l'affermarsi del Cristianesimo. Ma con l'avvento dell'Imperatore Teodosio I e del suo odio verso i culti pagani, le cose cambiarono in maniera irreversibile. Con l'editto di Tessalonica del 380 d.C. e i successivi Decreti Teodosiani del 391 d.C., il 24 febbraio del 391 d.C. fu ordinato lo spegnimento del Fuoco Sacro nel tempio di Vesta, al quale dovette assistere Coelia Concordia, l'ultima Vestale. I culti pagani vennero proibiti, pena la morte.
Eppure, quel Fuoco Sacro, ancora arde in noi e lo farà per sempre. In questo giorno onoriamo la sua luce perpetua accendendo una candela sul nostro altare.
P.s.: oggi, alle 12,00 accenderò il Fuoco Sacro sul mio altare e posterò il video su Instagram. Chi vuole può unirsi a me, postando su IG e taggandomi.
Dipinto "Le Vestali" di José Rico Cejudo, 1895
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22.02.202507:03
24.02.202517:11
Sabato in Campidoglio si è svolto un congresso per il Giorno Pagano della Memoria .
Il Corriere della Sera ha intervistato alcuni dei presenti, tra cui il mio amico e collega Emanuele Viotti di Ad Maiora Vertite.
I commenti sotto al video sono aberranti, di un odio e un’intolleranza inauditi.
Emanuele ha realizzato questo video per riflette su tale scomoda situazione.
Il Corriere della Sera ha intervistato alcuni dei presenti, tra cui il mio amico e collega Emanuele Viotti di Ad Maiora Vertite.
I commenti sotto al video sono aberranti, di un odio e un’intolleranza inauditi.
Emanuele ha realizzato questo video per riflette su tale scomoda situazione.
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23.02.202511:02
Domani alle 14,00 pubblicherò su Instagram il video dell’accensione del Fuoco Sacro in onore di Vesta, sul mio altare.
È una piccola cerimonia privata che però voglio condividere con voi, perché si tratta di un momento estremamente importante. Non solo per chi è tradizionalista romano, ma per tutti i neopagani.
1634 anni fa lo spegnimento del Fuoco Sacro nel tempio di Vesta ha sancito il divieto di professare qualsiasi credo pagano, pena la persecuzione e la morte.
Cosa che puntualmente è accaduta nei secoli successivi.
Accendere il Fuoco Sacro di Vesta, nel piccolo delle nostre abitazioni o tra congregati, significa rifiutare quell’atto di violenza e di prevaricazione. Significa ribellarsi e riaffermare simbolicamente la nostra cultura, la nostra spiritualità.
Ma soprattutto significa onorare chi di quella persecuzione è caduto vittima.
Vi aspetto domani alle 14,00 anche con i vostri video e foto: postateli su IG e taggatemi.
È una piccola cerimonia privata che però voglio condividere con voi, perché si tratta di un momento estremamente importante. Non solo per chi è tradizionalista romano, ma per tutti i neopagani.
1634 anni fa lo spegnimento del Fuoco Sacro nel tempio di Vesta ha sancito il divieto di professare qualsiasi credo pagano, pena la persecuzione e la morte.
Cosa che puntualmente è accaduta nei secoli successivi.
Accendere il Fuoco Sacro di Vesta, nel piccolo delle nostre abitazioni o tra congregati, significa rifiutare quell’atto di violenza e di prevaricazione. Significa ribellarsi e riaffermare simbolicamente la nostra cultura, la nostra spiritualità.
Ma soprattutto significa onorare chi di quella persecuzione è caduto vittima.
Vi aspetto domani alle 14,00 anche con i vostri video e foto: postateli su IG e taggatemi.
22.02.202507:03
Caristia
Il giorno dopo dei Feralia era un'altra occasione per fare festa, ma anziché banchettare per i morti, lo si faceva per i vivi.
Le famiglie si riunivano in casa e celebravano l'essere in vita, l'amore parentale e la propria casata.
La festa era un'occasione per spianare vecchie dispute e mettere fine ai dissapori e, a tal fine, ci si scambiavano doni di vario genere.
Una volta fatta l'offerta di incenso al Larario di famiglia si procedeva con un lauto banchetto.
Per le strade, invece, venivano distibuiti gratuitamente pane e vino e, a quanto pare, deriva proprio da questa tradizione l'Eucarestia cristiana, che difatti possiede sia il concetto di condivisione di pane (ostia) e vino, sia parte dell'etimologia.
I Caristia erano talmente importanti che furono celebrati fino al 448 d.C., per poi essere sotituiti l'anno successivo con la festa dei Santi Pietro e Paolo.
Illustrazione: crediti su segnalazione.
Il giorno dopo dei Feralia era un'altra occasione per fare festa, ma anziché banchettare per i morti, lo si faceva per i vivi.
Le famiglie si riunivano in casa e celebravano l'essere in vita, l'amore parentale e la propria casata.
La festa era un'occasione per spianare vecchie dispute e mettere fine ai dissapori e, a tal fine, ci si scambiavano doni di vario genere.
Una volta fatta l'offerta di incenso al Larario di famiglia si procedeva con un lauto banchetto.
Per le strade, invece, venivano distibuiti gratuitamente pane e vino e, a quanto pare, deriva proprio da questa tradizione l'Eucarestia cristiana, che difatti possiede sia il concetto di condivisione di pane (ostia) e vino, sia parte dell'etimologia.
I Caristia erano talmente importanti che furono celebrati fino al 448 d.C., per poi essere sotituiti l'anno successivo con la festa dei Santi Pietro e Paolo.
Illustrazione: crediti su segnalazione.
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24.02.202517:08
Accensione del Fuoco Sacro di Vesta ♥️
23.02.202507:02
Terminalia
Al tempo del Caledario di Numa, il 23 febbraio segnava la fine dell'anno, il termine cioè. E per tale motivo si festeggiava in onore del dio Terminus. Egli era figlio della grande madre Aer, una dea celeste che primigenia, una sorta di Madre Natura.
Terminus nacque da Aer in quanto figlio stagionale della Natura stessa, ed essendo ciclico, possedeva il concetto di limite: il limite di una stagione, il limite dell'anno, ecc. Con il passare del tempo egli divenne colui che presiedeva ai confini, ai recinti e a tutto ciò che ha un termine, compresa la vita umana.
Essendo una divinità estremamente antica, non gradiva sacrifici cruenti, perciò in questo giorno i fedeli portavano offerte di fiori, foglie e focacce presso i "termini", cioè le pietre che delimitavano i confini delle proprietà.
Spesso si utilizzavano delle pigne per la delimitazione dei terreni, cosa che è sopravvissuta ai secoli di oblio, ecco perché spesso troviamo pigne di pietra che adornano cancelli, recinzioni, ecc.
Inifine non si può non nominare la stazione Termini di Roma che, in quanto tale, è un luogo di confine.
Dipinto: "Festa romana al Colosseo" di Pablo Salinas
Al tempo del Caledario di Numa, il 23 febbraio segnava la fine dell'anno, il termine cioè. E per tale motivo si festeggiava in onore del dio Terminus. Egli era figlio della grande madre Aer, una dea celeste che primigenia, una sorta di Madre Natura.
Terminus nacque da Aer in quanto figlio stagionale della Natura stessa, ed essendo ciclico, possedeva il concetto di limite: il limite di una stagione, il limite dell'anno, ecc. Con il passare del tempo egli divenne colui che presiedeva ai confini, ai recinti e a tutto ciò che ha un termine, compresa la vita umana.
Essendo una divinità estremamente antica, non gradiva sacrifici cruenti, perciò in questo giorno i fedeli portavano offerte di fiori, foglie e focacce presso i "termini", cioè le pietre che delimitavano i confini delle proprietà.
Spesso si utilizzavano delle pigne per la delimitazione dei terreni, cosa che è sopravvissuta ai secoli di oblio, ecco perché spesso troviamo pigne di pietra che adornano cancelli, recinzioni, ecc.
Inifine non si può non nominare la stazione Termini di Roma che, in quanto tale, è un luogo di confine.
Dipinto: "Festa romana al Colosseo" di Pablo Salinas
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21.02.202507:01
Feralia
Con questo nome si designava l'ultimo giorno dei Parentalia (iniziati il 13 febbraio) e il giorno più importante del periodo funebre: la famiglia romana si riuniva presso le tombe dei cari e lì banchettava in loro ricordo. Sopra a un grosso vaso di terracotta venivano sistemate di ghirlande di fiori, spighe di grano, sale e violette.
Vorrei portare l'attenzione sul fatto che in questo periodo le feste funebri (Parentalia, Feralia, Terminalia) e quelle goderecce (Templum Fauni, Lupercalia) si alternavano e mescolavano con curiosa insistenza. E oggi ritroviamo tale alternanza anche nel periodo di Carnevale/Quaresima, dove si gioca la battaglia tra indulgenza/caos e mestizia/penitenza.
A questo proposito è interessante il dipinto di Pieter Bruegel intitolato "La lotta tra Carnevale e Quaresima" dove sono chiare le figure allegoriche dell'abbondanza e della morte. Cercatelo online e osservate ogni dettaglio, perché ne vale veramente la pena.
Dipinto di William Blake Richmond
Con questo nome si designava l'ultimo giorno dei Parentalia (iniziati il 13 febbraio) e il giorno più importante del periodo funebre: la famiglia romana si riuniva presso le tombe dei cari e lì banchettava in loro ricordo. Sopra a un grosso vaso di terracotta venivano sistemate di ghirlande di fiori, spighe di grano, sale e violette.
Vorrei portare l'attenzione sul fatto che in questo periodo le feste funebri (Parentalia, Feralia, Terminalia) e quelle goderecce (Templum Fauni, Lupercalia) si alternavano e mescolavano con curiosa insistenza. E oggi ritroviamo tale alternanza anche nel periodo di Carnevale/Quaresima, dove si gioca la battaglia tra indulgenza/caos e mestizia/penitenza.
A questo proposito è interessante il dipinto di Pieter Bruegel intitolato "La lotta tra Carnevale e Quaresima" dove sono chiare le figure allegoriche dell'abbondanza e della morte. Cercatelo online e osservate ogni dettaglio, perché ne vale veramente la pena.
Dipinto di William Blake Richmond
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