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BIBLIOTECA INTERNAZIONALE Bolgan
Raccolta di articoli e materiale scientifico revisionato nell'ambito della salute umana e ambientale, tradotti in più lingue a cura del dott. Federico Mele e del team di traduttori dell'associazione Bolgan-Studi e Salute
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EFFETTI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI NON IONIZZANTI SU FLORA E FAUNA
PARTE 1. AUMENTO DEI LIVELLI DI CEM NELL'AMBIENTE
Negli ultimi decenni, l’ambiente naturale ha subito una nuova forma di inquinamento: l’aumento esponenziale dei campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF), generati da tecnologie come antenne per la telefonia mobile, Wi-Fi, radar, trasmettitori radio e reti elettriche. Questo fenomeno ha sollevato preoccupazioni per i possibili effetti sulla salute non solo degli esseri umani, ma anche della flora e della fauna.
Gli autori Levitt, Lai e Manville*, nel loro studio pubblicato su Reviews on Environmental Health, evidenziano come le esposizioni ambientali a EMF siano cresciute in modo drammatico, superando di gran lunga i livelli naturali a cui la vita sulla Terra si è adattata nel corso dell’evoluzione.
Tradizionalmente, l’ambiente terrestre era esposto solo a deboli campi elettromagnetici di origine naturale, come quelli generati dalla radiazione solare o dalle tempeste.
Oggi, l'intensità di fondo dei campi elettromagnetici è milioni di volte superiore rispetto all'epoca preindustriale. Questa trasformazione è avvenuta in modo rapido e senza studi preliminari adeguati sui possibili effetti ecologici a lungo termine.
L’articolo sottolinea che, sebbene i campi elettromagnetici non ionizzanti non abbiano energia sufficiente per rompere legami chimici o ionizzare atomi, numerosi studi mostrano che essi possono comunque causare effetti biologici significativi. Questi includono alterazioni cellulari, stress ossidativo, cambiamenti comportamentali negli animali e riduzioni della biodiversità.
Effetti sulla fauna:
Effetti sulla flora:
Inoltre, viene evidenziata la mancanza di ricerche indipendenti. Molti studi che non trovano effetti dannosi sono finanziati da industrie delle telecomunicazioni, sollevando sospetti di conflitto di interesse.
SEGUE ⬇️
EFFETTI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI NON IONIZZANTI SU FLORA E FAUNA
PARTE 1. AUMENTO DEI LIVELLI DI CEM NELL'AMBIENTE
Negli ultimi decenni, l’ambiente naturale ha subito una nuova forma di inquinamento: l’aumento esponenziale dei campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF), generati da tecnologie come antenne per la telefonia mobile, Wi-Fi, radar, trasmettitori radio e reti elettriche. Questo fenomeno ha sollevato preoccupazioni per i possibili effetti sulla salute non solo degli esseri umani, ma anche della flora e della fauna.
Gli autori Levitt, Lai e Manville*, nel loro studio pubblicato su Reviews on Environmental Health, evidenziano come le esposizioni ambientali a EMF siano cresciute in modo drammatico, superando di gran lunga i livelli naturali a cui la vita sulla Terra si è adattata nel corso dell’evoluzione.
Tradizionalmente, l’ambiente terrestre era esposto solo a deboli campi elettromagnetici di origine naturale, come quelli generati dalla radiazione solare o dalle tempeste.
Oggi, l'intensità di fondo dei campi elettromagnetici è milioni di volte superiore rispetto all'epoca preindustriale. Questa trasformazione è avvenuta in modo rapido e senza studi preliminari adeguati sui possibili effetti ecologici a lungo termine.
L’articolo sottolinea che, sebbene i campi elettromagnetici non ionizzanti non abbiano energia sufficiente per rompere legami chimici o ionizzare atomi, numerosi studi mostrano che essi possono comunque causare effetti biologici significativi. Questi includono alterazioni cellulari, stress ossidativo, cambiamenti comportamentali negli animali e riduzioni della biodiversità.
Effetti sulla fauna:
Gli autori riportano che molte specie animali sono particolarmente vulnerabili ai campi elettromagnetici. Uccelli, insetti (come le api) e anfibi, ad esempio, utilizzano campi magnetici naturali per l'orientamento e la navigazione. Le interferenze create dai dispositivi umani possono disorientarli, causando difficoltà migratorie, perdita dell’habitat e mortalità aumentata. Inoltre, alcuni studi suggeriscono che i campi EMF possano influenzare negativamente il sistema immunitario e riproduttivo degli animali.
Effetti sulla flora:
Anche le piante sembrano risentire dell'aumento di EMF ambientali. Alcune ricerche evidenziano alterazioni nella crescita, nella germinazione dei semi e nella produzione di sostanze chimiche di difesa naturale. Le piante esposte a campi elettromagnetici possono presentare anomalie strutturali, stress fisiologico e cambiamenti nei ritmi circadiani.
Una parte rilevante dell'articolo è dedicata all'
analisi critica
della normativa vigente. Gli autori osservano che gli standard attuali di sicurezza sono spesso basati esclusivamente su effetti termici (riscaldamento dei tessuti) e non prendono in considerazione gli effetti biologici non termici, che sembrano essere particolarmente rilevanti a livelli di esposizione bassi ma cronici.
Inoltre, viene evidenziata la mancanza di ricerche indipendenti. Molti studi che non trovano effetti dannosi sono finanziati da industrie delle telecomunicazioni, sollevando sospetti di conflitto di interesse.
SEGUE ⬇️
08.05.202516:20
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EFFETTI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI NON IONIZZANTI SU FLORA E FAUNA
PARTE 1. AUMENTO DEI LIVELLI DI CEM NELL'AMBIENTE
Gli autori propongono la necessità urgente di applicare il principio di precauzione, riducendo l'esposizione ambientale agli EMF fino a quando non si avranno prove chiare di sicurezza. Raccomandano di incentivare la ricerca indipendente, di aggiornare gli standard di esposizione sulla base di dati scientifici aggiornati e di considerare seriamente le implicazioni ecologiche di questa forma di inquinamento invisibile ma onnipresente.
In conclusione, Levitt, Lai e Manville avvertono che ignorare il problema dei campi elettromagnetici potrebbe avere conseguenze gravi e irreversibili sulla biodiversità globale. La crescente perdita di specie animali e vegetali, già messa sotto pressione da inquinamento chimico e cambiamenti climatici, rischia di essere aggravata da questo ulteriore e poco considerato fattore ambientale.
Per ulteriori dettagli, potete consultare l'articolo completo qui:
Levitt, B. Blake, Lai, Henry C. and Manville, Albert M.
* "Effects of non-ionizing electromagnetic fields on flora and fauna, part 1. Rising ambient EMF levels in the environment" Reviews on Environmental Health, vol. 37, no. 1, 2022, pp. 81-122. https://doi.org/10.1515/reveh-2021-0026
Traduzione in lingua italiana a cura di Alessandro Nicolini.
#appuntidiscienzabolgan
Per un ulteriore approfondimento bibliografico consulta il documento “Gli effetti sulla salute umana e ambientale del 5G” in APPUNTI DI SCIENZA.
BIBLIOTECA INTERNAZIONALE BOLGAN - https://www.studiesalute.org/biblioteca-internazionale
Loretta Bolgan, Presidente dell'associazione Bolgan - Studi e Salute
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EFFETTI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI NON IONIZZANTI SU FLORA E FAUNA
PARTE 1. AUMENTO DEI LIVELLI DI CEM NELL'AMBIENTE
Gli autori propongono la necessità urgente di applicare il principio di precauzione, riducendo l'esposizione ambientale agli EMF fino a quando non si avranno prove chiare di sicurezza. Raccomandano di incentivare la ricerca indipendente, di aggiornare gli standard di esposizione sulla base di dati scientifici aggiornati e di considerare seriamente le implicazioni ecologiche di questa forma di inquinamento invisibile ma onnipresente.
In conclusione, Levitt, Lai e Manville avvertono che ignorare il problema dei campi elettromagnetici potrebbe avere conseguenze gravi e irreversibili sulla biodiversità globale. La crescente perdita di specie animali e vegetali, già messa sotto pressione da inquinamento chimico e cambiamenti climatici, rischia di essere aggravata da questo ulteriore e poco considerato fattore ambientale.
Per ulteriori dettagli, potete consultare l'articolo completo qui:
Levitt, B. Blake, Lai, Henry C. and Manville, Albert M.
* "Effects of non-ionizing electromagnetic fields on flora and fauna, part 1. Rising ambient EMF levels in the environment" Reviews on Environmental Health, vol. 37, no. 1, 2022, pp. 81-122. https://doi.org/10.1515/reveh-2021-0026
* Levitt è un giornalista scientifico con sede nel Connecticut e autore di Electromagnetic Fields: A Consumer's Guide to the Issues and How To Protect Ourselves, pubblicato per la prima volta nel 1995.
Lai è professore emerito all'Università di Washington, Seattle. Negli anni '90, insieme a N.P. Singh, è stato il primo a dimostrare che i campi elettromagnetici ELF (60 Hz) e le radiazioni RF possono causare rotture del DNA.
Manville è docente alla Johns Hopkins University di Baltimora ed ex biologo della fauna selvatica presso il Servizio per la pesca e la fauna selvatica degli Stati Uniti.
Traduzione in lingua italiana a cura di Alessandro Nicolini.
#appuntidiscienzabolgan
Per un ulteriore approfondimento bibliografico consulta il documento “Gli effetti sulla salute umana e ambientale del 5G” in APPUNTI DI SCIENZA.
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Loretta Bolgan, Presidente dell'associazione Bolgan - Studi e Salute
01.05.202508:00
EFFETTI CELLULARI E MOLECOLARI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI NON IONIZZANTI
Negli ultimi decenni, l’esposizione a campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF) è cresciuta enormemente, in parallelo alla diffusione di dispositivi wireless, reti di telecomunicazione e molte altre tecnologie. In questo articolo, Lai e Levitt (2023) analizzano gli effetti cellulari e molecolari documentati degli EMF a diverse frequenze, evidenziando le principali implicazioni biologiche.
A differenza delle radiazioni ionizzanti, i campi elettromagnetici non possiedono energia sufficiente per spezzare legami chimici. Tuttavia, numerosi studi dimostrano che possono comunque alterare le funzioni cellulari in modo indiretto. Gli autori mostrano che gli EMF influenzano il flusso di ioni attraverso le membrane cellulari, alterando il potenziale elettrico e disturbando la comunicazione intracellulare.
Uno dei principali effetti osservati riguarda il calcio intracellulare: l'esposizione ai campi può aumentare i livelli di calcio nel citoplasma, attivando meccanismi di stress ossidativo, infiammazione e danno al DNA. A ciò si collega l'aumento nella produzione di radicali liberi (specie reattive dell'ossigeno), che possono compromettere l'integrità di proteine, lipidi e acidi nucleici.
Gli EMF sono inoltre in grado di modificare l'espressione genica, influenzando geni coinvolti nella risposta allo stress, nell'infiammazione e nei processi di riparazione cellulare. Alcune evidenze suggeriscono un possibile legame tra esposizione prolungata a EMF e condizioni come neurodegenerazione, invecchiamento precoce e cancro.
L'effetto biologico dipende da variabili come intensità del campo, frequenza, durata dell’esposizione e stato fisiologico del soggetto. Viene anche descritto il "fenomeno finestra", per cui gli effetti si manifestano solo a determinate intensità e frequenze specifiche.
Un'altra importante osservazione riguarda i modelli animali: l’esposizione agli EMF ha mostrato effetti neurocomportamentali, inclusi disturbi della memoria, dell'apprendimento e alterazioni dell'umore. Sono riportati anche danni cerebrali subclinici e disfunzioni neuronali associate a esposizione cronica.
Nel contesto di queste alterazioni biologiche, gli autori introducono la connessione con la sensibilità chimica multipla (MCS). Questa sindrome è caratterizzata da risposte anomale a esposizioni ambientali molto basse di agenti chimici, ed è stata osservata anche in persone esposte a EMF. Lai e Levitt propongono che il meccanismo alla base della MCS potrebbe essere simile a quello indotto dagli EMF: un'iperattivazione del sistema di risposta allo stress ossidativo e infiammatorio. In alcuni individui predisposti, la sovra-stimolazione cellulare da parte di EMF potrebbe quindi portare a una sorta di "sensibilizzazione" anomala, analoga a quella osservata nella MCS, con conseguente sviluppo di sintomi cronici, difficoltà cognitive, affaticamento e dolore diffuso.
Gli autori sottolineano che questi effetti cumulativi e subclinici, anche se inizialmente difficili da rilevare, potrebbero avere un impatto significativo sulla salute pubblica nel lungo termine.
Per un ulteriore approfondimento bibliografico consulta il documento “Gli effetti sulla salute umana e ambientale del 5G” in APPUNTI DI SCIENZA.
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Loretta Bolgan, Presidente dell'associazione Bolgan - Studi e Salute
EFFETTI CELLULARI E MOLECOLARI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI NON IONIZZANTI
Negli ultimi decenni, l’esposizione a campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF) è cresciuta enormemente, in parallelo alla diffusione di dispositivi wireless, reti di telecomunicazione e molte altre tecnologie. In questo articolo, Lai e Levitt (2023) analizzano gli effetti cellulari e molecolari documentati degli EMF a diverse frequenze, evidenziando le principali implicazioni biologiche.
A differenza delle radiazioni ionizzanti, i campi elettromagnetici non possiedono energia sufficiente per spezzare legami chimici. Tuttavia, numerosi studi dimostrano che possono comunque alterare le funzioni cellulari in modo indiretto. Gli autori mostrano che gli EMF influenzano il flusso di ioni attraverso le membrane cellulari, alterando il potenziale elettrico e disturbando la comunicazione intracellulare.
Uno dei principali effetti osservati riguarda il calcio intracellulare: l'esposizione ai campi può aumentare i livelli di calcio nel citoplasma, attivando meccanismi di stress ossidativo, infiammazione e danno al DNA. A ciò si collega l'aumento nella produzione di radicali liberi (specie reattive dell'ossigeno), che possono compromettere l'integrità di proteine, lipidi e acidi nucleici.
Gli EMF sono inoltre in grado di modificare l'espressione genica, influenzando geni coinvolti nella risposta allo stress, nell'infiammazione e nei processi di riparazione cellulare. Alcune evidenze suggeriscono un possibile legame tra esposizione prolungata a EMF e condizioni come neurodegenerazione, invecchiamento precoce e cancro.
L'effetto biologico dipende da variabili come intensità del campo, frequenza, durata dell’esposizione e stato fisiologico del soggetto. Viene anche descritto il "fenomeno finestra", per cui gli effetti si manifestano solo a determinate intensità e frequenze specifiche.
Un'altra importante osservazione riguarda i modelli animali: l’esposizione agli EMF ha mostrato effetti neurocomportamentali, inclusi disturbi della memoria, dell'apprendimento e alterazioni dell'umore. Sono riportati anche danni cerebrali subclinici e disfunzioni neuronali associate a esposizione cronica.
Nel contesto di queste alterazioni biologiche, gli autori introducono la connessione con la sensibilità chimica multipla (MCS). Questa sindrome è caratterizzata da risposte anomale a esposizioni ambientali molto basse di agenti chimici, ed è stata osservata anche in persone esposte a EMF. Lai e Levitt propongono che il meccanismo alla base della MCS potrebbe essere simile a quello indotto dagli EMF: un'iperattivazione del sistema di risposta allo stress ossidativo e infiammatorio. In alcuni individui predisposti, la sovra-stimolazione cellulare da parte di EMF potrebbe quindi portare a una sorta di "sensibilizzazione" anomala, analoga a quella osservata nella MCS, con conseguente sviluppo di sintomi cronici, difficoltà cognitive, affaticamento e dolore diffuso.
Gli autori sottolineano che questi effetti cumulativi e subclinici, anche se inizialmente difficili da rilevare, potrebbero avere un impatto significativo sulla salute pubblica nel lungo termine.
In conclusione, Lai e Levitt sottolineano che, pur non essendo ionizzanti, i campi elettromagnetici possono indurre cambiamenti biologici importanti. Richiamano quindi la necessità di adottare misure preventive più rigorose e promuovere ricerche a lungo termine, specialmente per proteggere i gruppi più vulnerabili come i bambini e le persone con sensibilità ambientale.
Per un ulteriore approfondimento bibliografico consulta il documento “Gli effetti sulla salute umana e ambientale del 5G” in APPUNTI DI SCIENZA.
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