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Hamas cerca di trasformare la guerra in una situazione di stallo e di sopravvivere come movimento. Questi due obiettivi relativamente modesti gli consentono di resistere a un elevato livello di carneficina e spargimento di sangue. Al contrario, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu punta alla sconfitta totale di Hamas e al ritorno degli ostaggi tenuti prigionieri dal gruppo, sia vivi che morti. Ma i suoi generali sono da tempo convinti che questi due obiettivi siano incompatibili.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/05/17/hamas-e-vivo-e-ha-due-nuovi-leader-alla-guida-obiettivo-sopravvivere/7991657/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/05/17/hamas-e-vivo-e-ha-due-nuovi-leader-alla-guida-obiettivo-sopravvivere/7991657/
17.05.202505:14
Hamas è vivo e ha due nuovi leader alla guida Obiettivo: sopravvivere
Da ottobre 2023 i miliziani sono 20 mila e resistono all’Idf nei tunnel
Di Fabio Scuto
Cinquanta raid aerei al giorno. Sembra questa la strategia scelta da Eyal Zamir, comandante in capo dell’Idf, che aveva promesso rapidi cambiamenti nelle operazioni nella Striscia di Gaza. Le bombe non distinguono fra civili e miliziani, case, ospedali, scuole, tendopoli e possibili tunnel. Il bilancio degli ultimi giorni segnala quasi cento morti palestinesi al giorno, un ritmo da carneficina in cui la popolazione fugge da una parte all’altra della Striscia senza vie d’uscita. Obiettivo di questa escalation sarebbe la distruzione militare di Hamas e dei suoi tunnel, la liberazione degli ostaggi non appare più una priorità.
L’assassinio di Muhammad Sinwar, l’influente leader di Hamas che Israele ha cercato di uccidere martedì scorso in un attacco aereo contro un ospedale, provocando 60 morti, se confermato rappresenterebbe un importante successo tattico per Israele, ma la sua importanza a lungo termine non è chiara. Il gruppo è sopravvissuto per decenni nonostante l’assassinio sistematico dei suoi leader da parte di Israele.
Sinwar è un potente leader di Hamas, ma è solo uno dei numerosi alti dirigenti militari a Gaza, e non è l’unico a opporsi a concessioni a Israele.
Per decenni, Hamas ha resistito all’assassinio di decine dei suoi principali leader nessuno dei quali è infatti morto nel proprio letto, dimostrando ripetutamente che la sua sopravvivenza non dipende da un singolo individuo. Ciò si è dimostrato ancora una volta vero durante questa guerra. Oltre a Yahya Sinwar, Israele ha ucciso altri leader, tra cui Ismail Haniyeh e Muhammad Deif, ma non è riuscito a sconfiggere Hamas come forza militare e di governo.
Anzi, Hamas è diventato più intransigente subito dopo i principali omicidi. Il gruppo è stato riluttante a mostrare debolezza, anche se a volte si è mostrato più malleabile nei colloqui di cessate il fuoco diversi mesi dopo.
Dopo che Israele ha ucciso a Teheran Haniyeh, uno dei principali negoziatori di Hamas, lo scorso luglio, funzionari americani e palestinesi hanno affermato che ciò aveva avuto un effetto negativo sui colloqui per una tregua. Dopo l’uccisione di Yahya Sinwar, Hamas ha affermato che la sua morte aveva rafforzato la propria determinazione e si era impegnata a proseguire sulla stessa strada. Eppure, tre mesi dopo, il gruppo ha accettato una tregua, dopo alcune concessioni sia da parte di Hamas che di Israele.
Questo compromesso reciproco indica un altro motivo per cui la morte di Sinwar jr potrebbe avere conseguenze limitate a lungo termine: la traiettoria della guerra dipende tanto da Israele quanto da Hamas.
Anche senza Sinwar, Hamas ha comunque comandanti esperti, tra cui Izz al-Din al-Haddad, che sovrintende alle brigate di Hamas nel nord della Striscia di Gaza, e Muhammad Shabaneh, un alto ufficiale nel sud di Gaza. Nonostante le ingenti perdite, Hamas è riuscito a rimpiazzare anche i quadri minori caduti. Una recente valutazione dell’intelligence israeliana sostiene che Hamas avrebbe più di 20.000 combattenti – più o meno lo stesso numero di prima della guerra – nonostante migliaia di morti dall’ottobre 2023.
Dopo l’attacco all’ospedale martedì scorso Hamas ha risposto lanciando una raffica di razzi contro il sud di Israele, uno dei più grandi degli ultimi mesi. L’attacco ha evidenziato come Hamas detenga alcuni proiettili e lanciatori a corto raggio per costringere gli israeliani a rifugiarsi nei rifugi antiaerei con un preavviso di pochi secondi. Anche l’intelligence mediorientale ritiene che Hamas possieda ancora una rete strategica di tunnel attiva sotto alcune zone di Gaza City. L’unità di intelligence militare, poi, è sopravvissuta alla guerra senza danni significativi e ha continuato a svolgere un ruolo fondamentale nel mantenere il potere di Hamas.
Da ottobre 2023 i miliziani sono 20 mila e resistono all’Idf nei tunnel
Di Fabio Scuto
Cinquanta raid aerei al giorno. Sembra questa la strategia scelta da Eyal Zamir, comandante in capo dell’Idf, che aveva promesso rapidi cambiamenti nelle operazioni nella Striscia di Gaza. Le bombe non distinguono fra civili e miliziani, case, ospedali, scuole, tendopoli e possibili tunnel. Il bilancio degli ultimi giorni segnala quasi cento morti palestinesi al giorno, un ritmo da carneficina in cui la popolazione fugge da una parte all’altra della Striscia senza vie d’uscita. Obiettivo di questa escalation sarebbe la distruzione militare di Hamas e dei suoi tunnel, la liberazione degli ostaggi non appare più una priorità.
L’assassinio di Muhammad Sinwar, l’influente leader di Hamas che Israele ha cercato di uccidere martedì scorso in un attacco aereo contro un ospedale, provocando 60 morti, se confermato rappresenterebbe un importante successo tattico per Israele, ma la sua importanza a lungo termine non è chiara. Il gruppo è sopravvissuto per decenni nonostante l’assassinio sistematico dei suoi leader da parte di Israele.
Sinwar è un potente leader di Hamas, ma è solo uno dei numerosi alti dirigenti militari a Gaza, e non è l’unico a opporsi a concessioni a Israele.
Per decenni, Hamas ha resistito all’assassinio di decine dei suoi principali leader nessuno dei quali è infatti morto nel proprio letto, dimostrando ripetutamente che la sua sopravvivenza non dipende da un singolo individuo. Ciò si è dimostrato ancora una volta vero durante questa guerra. Oltre a Yahya Sinwar, Israele ha ucciso altri leader, tra cui Ismail Haniyeh e Muhammad Deif, ma non è riuscito a sconfiggere Hamas come forza militare e di governo.
Anzi, Hamas è diventato più intransigente subito dopo i principali omicidi. Il gruppo è stato riluttante a mostrare debolezza, anche se a volte si è mostrato più malleabile nei colloqui di cessate il fuoco diversi mesi dopo.
Dopo che Israele ha ucciso a Teheran Haniyeh, uno dei principali negoziatori di Hamas, lo scorso luglio, funzionari americani e palestinesi hanno affermato che ciò aveva avuto un effetto negativo sui colloqui per una tregua. Dopo l’uccisione di Yahya Sinwar, Hamas ha affermato che la sua morte aveva rafforzato la propria determinazione e si era impegnata a proseguire sulla stessa strada. Eppure, tre mesi dopo, il gruppo ha accettato una tregua, dopo alcune concessioni sia da parte di Hamas che di Israele.
Questo compromesso reciproco indica un altro motivo per cui la morte di Sinwar jr potrebbe avere conseguenze limitate a lungo termine: la traiettoria della guerra dipende tanto da Israele quanto da Hamas.
Anche senza Sinwar, Hamas ha comunque comandanti esperti, tra cui Izz al-Din al-Haddad, che sovrintende alle brigate di Hamas nel nord della Striscia di Gaza, e Muhammad Shabaneh, un alto ufficiale nel sud di Gaza. Nonostante le ingenti perdite, Hamas è riuscito a rimpiazzare anche i quadri minori caduti. Una recente valutazione dell’intelligence israeliana sostiene che Hamas avrebbe più di 20.000 combattenti – più o meno lo stesso numero di prima della guerra – nonostante migliaia di morti dall’ottobre 2023.
Dopo l’attacco all’ospedale martedì scorso Hamas ha risposto lanciando una raffica di razzi contro il sud di Israele, uno dei più grandi degli ultimi mesi. L’attacco ha evidenziato come Hamas detenga alcuni proiettili e lanciatori a corto raggio per costringere gli israeliani a rifugiarsi nei rifugi antiaerei con un preavviso di pochi secondi. Anche l’intelligence mediorientale ritiene che Hamas possieda ancora una rete strategica di tunnel attiva sotto alcune zone di Gaza City. L’unità di intelligence militare, poi, è sopravvissuta alla guerra senza danni significativi e ha continuato a svolgere un ruolo fondamentale nel mantenere il potere di Hamas.
16.05.202511:41
🇵🇸 IL MURO DEL SILENZIO SUL GENOCIDIO A GAZA COMINCIA A CEDERE
Dopo oltre un anno e mezzo di massacri, fame e devastazione inflitti alla popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, qualcosa si muove nei palazzi del potere occidentali. Per la prima volta, un'importante voce dell'establishment mediatico britannico rompe la complicità silenziosa che ha finora accompagnato il genocidio in corso.
Il Financial Times, quotidiano economico di riferimento per la classe dirigente britannica, ha pubblicato un editoriale in cui condanna apertamente “il vergognoso silenzio dell’Occidente” davanti alla brutale offensiva di Israele. Gli Stati Uniti e l’Europa vengono accusati di essere “sempre più complici” di un’aggressione che ha reso Gaza “inabitabile”, termine che evoca il crimine internazionale di genocidio. Il giornale denuncia anche l’obiettivo israeliano di “scacciare i palestinesi dalla loro terra”, un chiaro riferimento alla pulizia etnica.
Si tratta di parole senza precedenti, che rompono il fronte compatto che ha garantito fino a oggi a Israele libertà d’azione e copertura politica, diplomatica e militare.
Questo segnale, seppur tardivo, potrebbe aprire una nuova fase, in cui l’opinione pubblica e i media iniziano finalmente a guardare in faccia la realtà: ciò che sta accadendo a Gaza è una tragedia storica, un crimine di proporzioni immani, che non può più essere ignorato.
Link di riferimento:
http://www.middleeasteye.net/live-blog/live-blog-update/opinion-why-wall-silence-gaza-genocide-finally-starting-crack
http://www.ft.com/content/editorial-genocide-gaza-western-complicity (editoriale citato nel commento)
Dopo oltre un anno e mezzo di massacri, fame e devastazione inflitti alla popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, qualcosa si muove nei palazzi del potere occidentali. Per la prima volta, un'importante voce dell'establishment mediatico britannico rompe la complicità silenziosa che ha finora accompagnato il genocidio in corso.
Il Financial Times, quotidiano economico di riferimento per la classe dirigente britannica, ha pubblicato un editoriale in cui condanna apertamente “il vergognoso silenzio dell’Occidente” davanti alla brutale offensiva di Israele. Gli Stati Uniti e l’Europa vengono accusati di essere “sempre più complici” di un’aggressione che ha reso Gaza “inabitabile”, termine che evoca il crimine internazionale di genocidio. Il giornale denuncia anche l’obiettivo israeliano di “scacciare i palestinesi dalla loro terra”, un chiaro riferimento alla pulizia etnica.
Si tratta di parole senza precedenti, che rompono il fronte compatto che ha garantito fino a oggi a Israele libertà d’azione e copertura politica, diplomatica e militare.
Questo segnale, seppur tardivo, potrebbe aprire una nuova fase, in cui l’opinione pubblica e i media iniziano finalmente a guardare in faccia la realtà: ciò che sta accadendo a Gaza è una tragedia storica, un crimine di proporzioni immani, che non può più essere ignorato.
Link di riferimento:
http://www.middleeasteye.net/live-blog/live-blog-update/opinion-why-wall-silence-gaza-genocide-finally-starting-crack
http://www.ft.com/content/editorial-genocide-gaza-western-complicity (editoriale citato nel commento)
16.05.202517:58
🇵🇸 MASSACRO A GAZA: ISRAELE AVANZA CON CARRI ARMATI MENTRE LE BOMBE CADONO OGNI QUATTRO MINUTI
Le forze israeliane hanno intensificato l'offensiva nel nord della Striscia di Gaza, con carri armati che avanzano profondamente nell'area di Beit Lahia e bombardamenti aerei che colpiscono ogni quattro minuti, secondo quanto riportato da The Cradle.
L'operazione, denominata "Carri di Gedeone", mira a conquistare l'intera Striscia di Gaza, spingendo la popolazione palestinese verso una piccola area nel sud. I residenti locali riferiscono di attacchi incessanti da terra, aria e mare, con almeno 100 morti, inclusi bambini, e decine di dispersi sotto le macerie.
Testimoni oculari descrivono scene di devastazione: famiglie intere sepolte sotto edifici crollati, ospedali sovraffollati e mancanza di risorse essenziali. Le forze israeliane hanno circondato scuole che ospitavano sfollati e distribuito volantini che ordinano evacuazioni immediate, lasciando molte famiglie senza un luogo sicuro dove rifugiarsi.
Secondo un rapporto dell'AP, Israele ha ampliato la sua zona cuscinetto, distruggendo vaste aree residenziali e agricole, trasformando oltre il 50% della Striscia in una terra desolata. Gruppi per i diritti umani denunciano queste azioni come parte di una strategia di pulizia etnica e genocidio.
Fonti:
https://thecradle.co/articles/israeli-tanks-push-deep-into-north-gaza-as-bombs-drop-every-four-minutes
https://apnews.com/article/gaza-buffer-zone-ceasefire-b7dada19483a3f8ef2fdecbc745ee6b5?utm_source=copy&utm_medium=share
Le forze israeliane hanno intensificato l'offensiva nel nord della Striscia di Gaza, con carri armati che avanzano profondamente nell'area di Beit Lahia e bombardamenti aerei che colpiscono ogni quattro minuti, secondo quanto riportato da The Cradle.
L'operazione, denominata "Carri di Gedeone", mira a conquistare l'intera Striscia di Gaza, spingendo la popolazione palestinese verso una piccola area nel sud. I residenti locali riferiscono di attacchi incessanti da terra, aria e mare, con almeno 100 morti, inclusi bambini, e decine di dispersi sotto le macerie.
Testimoni oculari descrivono scene di devastazione: famiglie intere sepolte sotto edifici crollati, ospedali sovraffollati e mancanza di risorse essenziali. Le forze israeliane hanno circondato scuole che ospitavano sfollati e distribuito volantini che ordinano evacuazioni immediate, lasciando molte famiglie senza un luogo sicuro dove rifugiarsi.
Secondo un rapporto dell'AP, Israele ha ampliato la sua zona cuscinetto, distruggendo vaste aree residenziali e agricole, trasformando oltre il 50% della Striscia in una terra desolata. Gruppi per i diritti umani denunciano queste azioni come parte di una strategia di pulizia etnica e genocidio.
Fonti:
https://thecradle.co/articles/israeli-tanks-push-deep-into-north-gaza-as-bombs-drop-every-four-minutes
https://apnews.com/article/gaza-buffer-zone-ceasefire-b7dada19483a3f8ef2fdecbc745ee6b5?utm_source=copy&utm_medium=share
16.05.202519:47
— 🇸🇾/🇦🇪 Il governo siriano ha firmato un Memorandum d’Intesa con gli Emirati Arabi Uniti per lo sviluppo del porto di Tartous, per un valore di 800 milioni di dollari USA.
Secondo il memorandum, le aziende emiratine non solo si occuperanno dello sviluppo del porto, ma gli Emirati Arabi Uniti otterranno anche diritti gestionali e avranno il controllo di alcune sezioni del porto.
Secondo il memorandum, le aziende emiratine non solo si occuperanno dello sviluppo del porto, ma gli Emirati Arabi Uniti otterranno anche diritti gestionali e avranno il controllo di alcune sezioni del porto.
16.05.202519:42
La nobiltà dello Yemen di fronte alla viltà e infamia dei governi arabi:
"Se voi vi siete venduti tutto, giuriamo che noi non lo faremo. Informate i governi della normalizzazione”
Nonostante i bombardamenti e le minacce, milioni di yemeniti, come ogni venerdì, anche oggi si sono radunati senza paura in Piazza al-Sabin a Sana'a.
🇮🇷 Notizie dall'Iran islamico e rivoluzionario https://t.me/iranislamico
"Se voi vi siete venduti tutto, giuriamo che noi non lo faremo. Informate i governi della normalizzazione”
Nonostante i bombardamenti e le minacce, milioni di yemeniti, come ogni venerdì, anche oggi si sono radunati senza paura in Piazza al-Sabin a Sana'a.
🇮🇷 Notizie dall'Iran islamico e rivoluzionario https://t.me/iranislamico
16.05.202519:31
🇮🇱🇵🇸 ISRAELE HA GIÀ PERSO LA GUERRA DI GAZA. SOLO CHE NON LO SA ANCORA
In un articolo pubblicato su Middle East Eye e firmato da David Hearst, dal titolo eloquente "Israel has already lost the Gaza war. It just doesn't know it yet", emerge una chiave di lettura lucida e impietosa del conflitto in corso. Hearst non ha dubbi: a dispetto della sua superiorità militare, Israele ha già perso la guerra a Gaza, non sul terreno dei carri armati ma su quello, ben più importante, della legittimità politica e morale.
Secondo l’autore, le forze israeliane, pur infliggendo una devastazione senza precedenti alla Striscia di Gaza, non sono riuscite a raggiungere gli obiettivi annunciati: Hamas è tutt’altro che annientato e la questione degli ostaggi resta drammaticamente irrisolta. Come gli Stati Uniti in Vietnam, Israele può vincere ogni battaglia ma sta perdendo la guerra.
La strategia militare di Netanyahu, osserva Hearst, ha prodotto l’effetto opposto a quello sperato: anziché indebolire Hamas, l’ha reso più forte, consolidando la sua immagine di resistenza agli occhi di milioni di palestinesi. La violenza esercitata contro civili, le migliaia di vittime e la distruzione sistematica di infrastrutture civili hanno provocato una condanna diffusa a livello internazionale. Israele appare sempre più isolato, sotto il peso delle accuse di crimini di guerra e pressioni diplomatiche crescenti.
Non va meglio sul fronte interno. L’opinione pubblica israeliana è profondamente divisa. La gestione del conflitto è sotto accusa, e la tenuta della leadership politica è fragile. La promessa di “sicurezza” si è frantumata nel sangue versato e nella crescente sfiducia interna.
Con una retorica che richiama i fallimenti coloniali del passato, Hearst disegna lo scenario di una potenza che ha perso la guerra nel momento stesso in cui ha scelto di condurla contro un popolo sotto occupazione, alimentando cicli infiniti di violenza.
Un'analisi che invita a riflettere sulle responsabilità storiche, sulle narrazioni dominanti e sulla necessità urgente di una giustizia che ponga fine all’oppressione sistemica del popolo palestinese.
Leggi l'articolo completo qui:
https://www.middleeasteye.net/opinion/israel-has-already-lost-gaza-war-it-just-doesnt-know-it-yet
In un articolo pubblicato su Middle East Eye e firmato da David Hearst, dal titolo eloquente "Israel has already lost the Gaza war. It just doesn't know it yet", emerge una chiave di lettura lucida e impietosa del conflitto in corso. Hearst non ha dubbi: a dispetto della sua superiorità militare, Israele ha già perso la guerra a Gaza, non sul terreno dei carri armati ma su quello, ben più importante, della legittimità politica e morale.
Secondo l’autore, le forze israeliane, pur infliggendo una devastazione senza precedenti alla Striscia di Gaza, non sono riuscite a raggiungere gli obiettivi annunciati: Hamas è tutt’altro che annientato e la questione degli ostaggi resta drammaticamente irrisolta. Come gli Stati Uniti in Vietnam, Israele può vincere ogni battaglia ma sta perdendo la guerra.
La strategia militare di Netanyahu, osserva Hearst, ha prodotto l’effetto opposto a quello sperato: anziché indebolire Hamas, l’ha reso più forte, consolidando la sua immagine di resistenza agli occhi di milioni di palestinesi. La violenza esercitata contro civili, le migliaia di vittime e la distruzione sistematica di infrastrutture civili hanno provocato una condanna diffusa a livello internazionale. Israele appare sempre più isolato, sotto il peso delle accuse di crimini di guerra e pressioni diplomatiche crescenti.
Non va meglio sul fronte interno. L’opinione pubblica israeliana è profondamente divisa. La gestione del conflitto è sotto accusa, e la tenuta della leadership politica è fragile. La promessa di “sicurezza” si è frantumata nel sangue versato e nella crescente sfiducia interna.
Con una retorica che richiama i fallimenti coloniali del passato, Hearst disegna lo scenario di una potenza che ha perso la guerra nel momento stesso in cui ha scelto di condurla contro un popolo sotto occupazione, alimentando cicli infiniti di violenza.
Un'analisi che invita a riflettere sulle responsabilità storiche, sulle narrazioni dominanti e sulla necessità urgente di una giustizia che ponga fine all’oppressione sistemica del popolo palestinese.
Leggi l'articolo completo qui:
https://www.middleeasteye.net/opinion/israel-has-already-lost-gaza-war-it-just-doesnt-know-it-yet
16.05.202512:39
Le Brigate al-Qassam hanno diffuso un nuovo filmato, che mostra le operazioni militari della Resistenza islamica palestinese del 25 aprile scorso contro un camion israeliano "Humvee" e un carro armato "Merkava" nel quartiere di Shuja'iyya, nel nord di Gaza, che hanno causato la morte dei soldati invasori israeliani Capitano Ido Voloch e Caporale Neta Yitzhak.
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