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Centosei anni fa la fondazione dei Fsci italiani di combattimento. Centosei anni fa dopo un lungo periodo di decadenza vi fu il primo passo verso la rivoluzione che per eccellenza incarnò l'ideale cosmico del mondo classico, mettendo fine al lungo periodo di caos generato dagli egoismi borghesi e dalle utopie socialmarxiste. Centosei anni fa venne sancita quella che sarebbe stata la rivoluzione conservatrice destinata a guadagnarsi il suo posto nella storia italiana, europea e mondiale. Centosei anni fa l'Idea che fece tremare l'universo caotico della plutocrazia e del comunismo, si portava nel mirabile spettacolo dei tempi, pronta a costruire per l'Europa una storia tutta nuova, ispirata certamente ad antichissimi e immortali archetipi, ma in forme assolutamente inedite e irripetibili, in ossequio all'arianità di ogni figlio di Roma, che in tutti i gloriosi tempi sempre si declinò in lotta, e capacità inventiva. Centosei anni fa, uomini che ben avevan chiaro il senso del mirabile motto latino "si vis pacem, para bellum " si accingevano a sacrificare ogni egoismo per ripristinare la pax romana. Grandi ambizioni, grandi realizzazioni, un immaginario straordinario. Tanto rappresentò il fcismo in Italia e in tutta Europa. Purtroppo, quella rivoluzione solare, europea, romana e mediterranea, non vide la vittoria nel 1945. Le piovre antieuropee riuscirono a soffocarla nei bombardamenti. Ma, a distanza di ottant'anni da quel tragico evento, a maggior ragione in data odierna, che ricordiamo l'inizio dell'Idea forza dello scorso secolo, possiamo constatare che la sconfitta militare del fcismo non significò in nulla sconfitta ideologica, cosa invece avvenuta al suo bestiale nemico, il comunismo, rivelatosi utile idiota del capitalismo. In un mondo in cui le categorie politiche che il fcismo combattè sono sempre più in crisi e sempre più rivelano la propria incapacità di risolvere i problemi dell'uomo moderno, in un'Europa in declino culturale, spirituale e demografico, la luce dell'Idea fcista diventa ogni giorno più visibile e percettibile, anche agli occhi di quei tanti che, senza saperlo, si trovano ad appoggiarne i principi. E se oggi ci troviamo a commemorare il 23 marzo del 1919 non lo facciamo certo per nostalgia o perché pensiamo che ciò che fu fatto all'epoca sia ripetibile. Anzi, proprio in ossequio all'amore profondo che proviamo per quelli uomini, a partire da Sua Eccellenza, siamo assolutamente consci del fatto che sempre in continuità con i principi tradizionali oggi noi siamo chiamati a scrivere una nuova storia, coltivando l'ambizione e le speranze dei nostri padri. Ma come potremmo far ciò se non riservassimo ai nostri antenati L'onore che meritano? Se con le nostre parole e i nostri pensieri non continuassimo a vegliare affinché quel fuoco eterno mai si spenga? L'Idea fcista non è che per noi il modello da seguire in un'epoca in cui tutto sembra perduto. Non è che l'esempio plastico di un'azione mirabile in un'epoca in cui a dominare sono le pulsioni nichiliste. Il fcismo trova il suo pieno senso di vittoria proprio nell'aver dato una speranza al mondo moderno e nell'aver saputo tracciare una rotta che vi fu chi seppe seguire anche dopo la tragica sconfitta del '45. Oggi noi ricordiamo il principio di una nuova era, per fare a noi una promessa: non moriremo senza posteri. L'Europa risorgerá. L'esempio fcista è ciò che consentirà la rivincita dell'Europa. È ciò che ci farà gustare a lungo la vittoria dopo un lungo periodo di oscenità e che riporterà ogni uomo di valore ad occupare la posizione gerarchica che più su addice alla sua razza spirituale, in ossequio al diritto divino e naturale, che il fcismo riconobbe e difese, ma non da mero sacerdote di una cenere, ma da attivo guerriero che pone le colonne dell'edificio in cui risiederà il proprio destino. Un destino di lotta, di gloria, di vittoria, un destino fatto per uomini che sorridono nelle disgrazie e che anche quando son messi in ginocchio dall'avversità degli eventi continuano a combattere

Ieri come oggi il nostro motto è Credere, obbedire, combattere
"Non ci sono popoli aventi virtuali diritti, che altri debba riconoscere; ma il diritto è conquista, e solo a questo patto ha pregio ed è santo, come manifestazione d'un volere divino. Le nazioni non ci sono, ma si fondano. <<noi>>>, diceva di sè e degli altri iniziatori della Giovine Italia nel 1862, <<volevamo>>: poiché la vita è missione, e ogni esistenza è un fine; e il fine dell'uomo è <<svolgere,>>".

✍🏼 Giovanni Gentile
Pochi esempi ci illustrano così plasticamente la relazione in cui stanno politicamente conservatorismo e Fcismo tra i due Primo de Rivera padre e figlio. Miguel, il dittatore, è un tipico claudillo militare, energico e buon patriota, ma incapace di interessare al suo governo i giovani, gli intellettuali e le masse. Josè Antonio, il fondatore della Falange è già un fcista. Egli non rinnega la memoria del padre ma vuol continuare la sua opera in modo diverso, con un giovane movimento e un ardito programma sociale. La stessa idea della "continuazione rinnovatrice" o della "rivoluzione conservatrice" è in un manifesto diffuso in Germania nel 1932. Vi erano ritratti Hinderburg e H**ler con la scritta "Il Fedemaresciallo e il Caporale". Questo principio del rinnovamento del conservatorismo per l'avvento di una nuova generazione, o per l'ascesa di nuovi elementi sociali che rivendicano i valori che la vecchia classe dirigente non riesce più a difendere è appunto il principio del Fcismo. È perciò chiara la differenza che separa i regimi fcisti da regimi come quello di Franco o dei colonnelli greci. Li unisce ad essi l'atteggiamento conservatore verso i valori tradizionali e la parte negativa del loro programma: negazione dei partiti, del marxismo, etc. Ma quelli fcisti possedevano qualcosa in più, che gli odierni regimi autoritari -o regimi autoritari ad essi contemporanei come l'Austria di Dolfuss o lo stato francese di Vichy- non possedettero. Essi ebbero anche una parte positiva nel loro programma: il partito unico, le organizzazioni giovanili, una propaganda di massa volta a combattere il comunismo; non solo con la repressione, ma con l'attivismo, la propaganda e le riforme sociali. Questa prima distinzione ci permette di distinguere i movimenti fcisti nella loro dinamica storica da quei regimi autoritari che ad essi assomigliano da un punto di vista formale. Mentre i primi sono da ritenersi veramente fcisti, le dittature militari, i regimi autoritari clericali e consevatori vanno considerati solo come pseudofcisti.

Adriano Romualdi. Il Fascismo come fenomeno europeo
Le nazioni europee, anche quelle con governi lontani a noi ideologicamente, si armano e parlano finalmente di temi strategici. L'Europa torna nella storia. Noi dobbiamo puntare ad essere avanguardia che interpreti il cambiamento epocale in atto.

M.U.S.E
Il sentirsi di una stessa razza, anche quando questa espressione valga più come mito che come idea ben precisa, è evidentemente qualcosa di più che sentirsi di una stessa nazione. Come mito politico la razza è la nazione vivente, non racchiusa in astratti limiti giuridici e territoriali, né esaurientesi in una semplice unità di civiltà, di lingua e di storia. Il sentimento di razza va più profondamente di tutto ciò, va verso le origini di tutto ciò, è inseparabile da un sentimento di continuità, tocca corde profonde dell'essere umano. È una verità questa che si riflette anche nella saggezza popolare, in modi di dire come " la voce del sangue", "la razza non mente," "uno, che ha della razza" "vendetta del sangue", etc. Per tal via la nuova dottrina ravviva un sentimento, il cui luogo naturale e originario cade in forme in fondo pre-nazionali di comunità, nella comunità propria alla stirpe, alla gens, alla fratria, alla stessa famiglia patriarcale o patrizia, ove esso aveva la sua corrispondenza effettiva e positiva in una unità veramente comune di sangue

Tratto da" Sintesi di dottrina della razza. J. Evola
05.04.202510:04
‼️ Nasce l’𝗜𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝘁𝗼 𝗘𝗻𝗲𝗶𝗱𝗲, organizzazione di ricerca e formazione al servizio della civiltà europea 🐺🔥🦅

L’iniziativa è stata presentata a Parigi nel corso del colloque annuale dell’Institut Iliade, al quale l’Eneide direttamente si ispira

Un’organizzazione di ricerca, studio e formazione al servizio della civiltà europea. Si chiama Istituto Eneide ed è stato presentato oggi, a Parigi, nel corso dell'evento annuale dell'Institut Iliade. Proprio l'associazione francese, fondata nel 2013 seguendo le volontà testamentarie di Dominique Venner, è il modello dichiarato dell'Istituto Eneide, che intende portare in Italia lo stesso modello, lo stesso stile, la stessa visione del mondo del gruppo transalpino.

Presieduto da Pierluigi Locchi, professionista attivo tra Parigi e Roma, assidua presenza nel campo identitario da anni, nonché figlio del filosofo Giorgio Locchi, l’Istituto Eneide nasce dalla sinergia di movimenti, comunità, centri studi, intellettuali, militanti di differenti estrazioni. Il suo scopo non sarà svolgere un’azione politica propriamente detta, né tanto meno partitica, ma formulare analisi anticonformiste sul presente, contribuire alla formazione di quadri militanti, organizzare eventi di tipo culturale, artistico, sportivo, escursionistico.

Intervenendo al colloque dell’Institut Iliade per presentare la nuova iniziativa al pubblico francese, Locchi ha precisato: «Il pubblico di riferimento dell’Istituto sarà composto, molto semplicemente, da tutti gli europei animati da sincero amore per le proprie radici e per la propria cultura, indipendentemente dai contesti sociali o politici di provenienza».

All’indirizzo istitutoeneide.it è possibile scaricare il manifesto ideologico dell’associazione che, tra le altre cose, recita: «L’idea europea è l’unica grande idea rivoluzionaria del terzo millennio: noi, da italiani, le portiamo in dote i millenni di cultura, di bellezza, di originalità, di inventiva, di sperimentazione di cui siamo eredi. L’Istituto Eneide intende essere il vettore di questa rivoluzione, attraverso un’opera di formazione, informazione, diffusione di idee, mobilitazione militante, collaborando con qualsiasi realtà sia mossa dalle stesse finalità, al di là di contingenze politiche, sigle di appartenenza, ideologia di provenienza».

Nei prossimi mesi, verrà organizzato il primo grande evento, che avrà come titolo: “Eneide. Italia. Europa. Dalle rovine a una nuova Fondazione”

👉🏻 www.istitutoeneide.it
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Venerdì 28 marzo alle ore 16.00
Piazza dei Lombardi a Roma


Strappando lo slogan agli ambientalisti mondialisti vogliamo ribadire che non esiste una Europa B che possa essere lasciata marcire nelle mani dell’occupazione straniera e che se non si vedrà avverarsi la grande rivoluzione continentale ed un vero risorgimento europeo, anche noi, saremo l’ultima generazione di europei.

Quindi proviamo ad uscire dalla bolla deprimente dei social e del virtuale per scendere in strada. Saremo al centro di Roma non serve aggiungere altro.

Avanti! 🔥

▶️ FFE
"Più grande è un uomo, più si espone a essere ferito: la tranquillità è per i mediocri, la cui testa sparisce nella folla".

✍🏼 L. F. Céline
Lo slogan ripetuto ad ogni occasione, ovvero investire in diritti sociali e non in armi, rappresenta la più nefasta mentalità antieuropea che possa esistere. Contraddice chiaramente la gerarchia dello stato platonico che vedeva nella guerra e nel coraggio il cuore all'interno del corpo umano, occupante un posto superiore all'economia. È sovversivo rispetto alla Tradizione del mito, in cui a distinguersi sono i valorosi in guerra. È il più palese tradimento della visione dell'Alighieri che riconosceva lo status di potenza imperiale a chi aveva affrontato la prova del certamen. E, come tutto ciò che è antiario, è uno slogan profondamente ipocrita e utopistico, visto che nel mondo tutte le grandi potenze hanno a cuore l'avere degli eserciti potenti. Anche perché, la ricchezza economica è perseguibile solo dove viga la pace, ma per garantire la pace, come ci ricorda la saggezza romana, si deve preparare la guerra. La pace senza la guerra non è pace, è resa, ignavia, torpore, apatia, ovvero tutto ciò che serve alla distruzione di una civiltà. Inoltre, se l'economia, cosa che ogni persona che si richiama alla tradizione fcista, è al servizio dello spirito, dove non vi sia sicurezza, armonia spirituale, il disporre di diritti sociali non solo non serve a nulla, ma è irraggiungibile. Chi fa benaltrismo non sa spiegare come mai pur se da decenni l'Europa si comporta da potenza imbelle e in termini di guerra nulla spende, ben poco in termini di diritti sociali reali ha garantito. Ergo, il quadro qui tratteggiato dimostra ancora una volta che chi non vuole il riarmo per l'Europa è essenzialmente chi ne vuole la sua distruzione. E questo certamente non è una sorpresa se parliamo di marxisti, progressisti etc. Ma se parliamo di persone "di destra", non vi può essere alcuna giustificazione. Si tratta di individui che hanno venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie e che per giustificare l'ignavia spiegano di non voler servire coloro che attualmente detengono l'egemonia nelle istituzioni europee. E quando ragionano così dimostrano ulteriormente quanto qui stiamo asserendo, ovvero che si sono fatti in tutto e per tutto assorbire dall'egemonia marxista in termini culturali e dialettici. Le azioni sono giuste o empie, sulla base della finalista che intendono perseguire, non sulla base del soggetto che accidentalmente coinvolgono. È sempre questa tra l'altro la mentalità alla base del diritto romano-germanico. È l'atto che definisce la virtù degli uomini. Per poter avere un'Europa degna di questo nome, il riarmo è necessario, la sostituzione dell'attuale gente che la controlla è poi un lungo processo conseguente ad una rivoluzione degli animi, che inevitabilmente porterà a nuovi uomini al comando. Far la parte di chi non si vuole sporcare, è soltanto un modo per continuare ad avvalorare lo status quo e far sì che le premesse che permettono lo status quo, quello della sovversione economicistica e pacifista, non mutino. Se il nemico fa proprie sane parole d'ordine, per i fini errati, ben venga, in quanto chi avrà intelligenza saprà come adoperarle per conseguire i propri scopi. Se, invece, si sabota aprioristicamente ciò che viene dal campo avverso, anche quando è utile al raggiungimento della Giustizia, non si avrà fatto danno al nemico, che continuerà ad esistere e che porterà avanti le proprie tesi a prescindere. E sarà allora che ogni possibilità di rivoluzione tradizionale sarà perduta, ma a quel punto la colpa non sarà di chi propaga la sovversione, ma di chi pur potendo sfruttare le situazioni che consentissero di chiudere il ciclo della degenerazione ha preferito dar retta alla coscienza dell'impotenza e del benaltrismo. Ora è il momento. Se l'Europa non coglie qui ed ora le occasioni per risorgere, si condannerà definitivamente alla distruzione
Non si dee chiamare citarista chi tiene la cetera in casa per prestarla a prezzo, e non per usarla per sonare

Dante. Convivio. Cap IX

Ai grandi spesso succede di poter condannare depravazioni che attanagliano epoche in pochissime parole
“I Romani non volevano una filosofia per filosofi, ma per tutti. Non volevano formare sofisti o retori, abbindolatori pericolosi, ma cittadini. Per farlo respingevano ogni teoria pura a vantaggio di racconti edificanti, di storie raccontate affinché servissero da esempio pratico, da linea di azione. L’aratro di Cincinnato, la lotta dei Gracchi, il suicidio di Seneca, le palpebre cucite di Regolo servivano a raccontare cose essenziali: il gusto del bene pubblico, la determinazione serena di fronte alla morte, il coraggio davanti al nemico, e tante altre storie destinate a costruire uomini in grado di affrontare la vita in piedi”.

✍🏼 Michel Onfray (2019)
ESSERE EUROPEI IN QUANTO ITALIANI

Sua Eccellenza B. M 1944 discorso Teatro Lirico Milano.

"A questo punto occorre dire una parola sull'Europa e relativo concetto. Non mi attardo a domandarmi che cosa è questa Europa, dove comincia e dove finisce dal punto di vista geografico, storico, morale, economico; né mi chiedo se oggi un tentativo di unificazione abbia migliore successo dei precedenti. Ciò mi porterebbe troppo lontano. Mi limito a dire che la costituzione di una comunità europea è auspicabile e forse anche possibile, ma tengo a dichiarare in forma esplicita che noi non ci sentiamo italiani in quanto europei, ma ci sentiamo europei in quanto italiani. La distinzione non è sottile, ma fondamentale.

Come la nazione è la risultante di milioni di famiglie che hanno una fisionomia propria, anche se posseggono il comune denominatore nazionale, così nella comunità europea ogni nazione dovrebbe entrare come un'entità ben definita, onde evitare che la comunità stessa naufraghi nell'internazionalismo di marca socialista o vegeti nel generico ed equivoco cosmopolitismo di marca giud**a e massonica."
‼️ Giusto tagliare l'erbaccia antifascista di Ventotene. Ancora più giusto rivendicare le radici sociali e nazionaliste di un'idea alternativa di Europa: il manifesto di Verona.

M U S E
‼️ Per questi cori non ci saranno circolari di presidi indignati, non ci saranno daspi fuori contesto o le ramanzine storiche di professori e rettori in diretta televisiva. Antifascismo, ovvero la violenza verbale e fisica che sarà sempre tollerata. La violenza che come quella della Salis avrà sempre una scappatoia per le sue responsabilità.

📹 Ieri in Sapienza un conato di antifascismo militante riporta il tempo indietro agli anni '70: ma questo non è un caso raro ed isolato. È la normalità dell'università italiana in mano ai collettivi di sinistra che si ergono a commissari politici, giudici e giuria dell'altrui agibilità politica.

✍🏼 Questo metodo mafioso d'intimidazione e minacce deve essere combattuto da tutti.

www.ilprimatonazionale.it
Dopo l'iniziativa dei ragazzi del BS che hanno ribadito che l'antifascismo è mafia, mandando in tilt i picciotti della cosca antifascista, ribadiamo tale posizione, ricondividendo con orgoglio questa immagine. E, cosa ancor più importante, qui procediamo a fornire un ritratto schematico dell'antifascismo, per chiedere a quelli che antifa si definiscono, se non siete mafiosi, cosa siete?

La mafia antifascista si irrita quando la si definisce mafia, ma non esiste altro termine per descriverla nel modo più efficace. Per fare qualche esempio, quali sono le "idee" che gli antifascisti propagano quotidianamente? L'elogio della droga, con l'invito rivolto allo stato a legalizzarla perché possa guadagnarci. Ora il traffico di droga è o non è un'attività mafiosa? L'Idea antifa di combattere la mafia è praticamente riassumibile con la formula "comportati come la mafia". L'immigrazione di massa, sistema da cui traggono profitto le mafie di tutto il mondo e l'usura internazionale. Elogio di tutte le più perverse parafilie, e implicita dell'aborto e dell'ideologia lgbti, cose molto ricercate negli ambienti in cui si fa traffico di minori per chissà quali scopi. E questa è solo una parte del campionario della melma antifa. Per quanto riguarda i metodi di "lotta"? Minacce, occupazioni, violenza di gruppo e schedature, ovvero tutti sistemi attuati dai mafiosi che esigono il pizzo. Come ciliegina sulla torta, l'intrinseca sovversione di cui sono portatori. Come il mafioso si costituisce come antistato, perché criminale che va contro l'ordine naturale delle cose, così fa l'antifa che vive per distruggere i cardini della tradizione e del diritto naturale e per poter vivere in un mondo in cui le masse si adeguino ai suoi livelli etici inesistenti. Se l'antifascismo non è mafia, cosa sarà mai, cari compagn*?
✍🏼 Le vite parallele di Dante ed Ezra Pound. Poeti di una poesia viva, fabbri della parola, e integralmente politici

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https://www.ilprimatonazionale.it/cultura/dante-e-o-pound-285657/
Il tema del Riarmo ha innescato una serie di reazioni, addirittura isteriche: la retorica del “partite voi”, la lettura solamente economicista degli accadimenti internazionali del tipo “mi si alza la bolletta”, “dobbiamo tornare a comprare il gas russo”, la denigrazione del coraggio e dello scontro - che già si era tristemente vista in questi tre anni dove flaccidi commentatori irridevano il sacrificio di molti giovani - che nascondono un problema antropologico forse più subdolo e pericoloso di qualsiasi conflitto armato.

Mentre le potenze per definizione si cibano di forza, strategia, influenza e sono antieconomiche per definizione gli stati satellite al contrario pensano che sia l’economia a governare tutto. Questi ultimi parlano solamente di commerci, sanzioni e industria pensando che siano vettori che orientano l’egemonia quando in realtà è il contrario. Gli Stati Uniti sono la prima potenza mondiale perché esercitano (o minacciano di farlo) la forza, controllano i mari e i loro stretti, hanno creato un arcipelago di stati satelliti dove basi e soldati americani stazionano e non sono in vacanza.

Noi invece siamo fuori dalla storia, ormai fuori dalle contese, non sappiamo più percepire la violenza e la potenza se non quella altrui altrimenti non si spiegherebbe l’infatuazione adolescenziale per Trump o Putin.

E così di fronte a un’ipotesi, seppur complicata e con molte variabili, di riarmo europeo alcuni si ritrovano a schernire istericamente un processo che pare essere innescato dagli eventi internazionali. Sempre che non crediate che sia la Von der Leyen a orientare accadimenti che possono essere epocali.

Alcuni sono così abituati a essere schiavi che qualsiasi idea o progetto di liberazione diventa un complotto, un affronto. Cerchiamo sempre infatti che qualcuno ci salvi, che combatta al posto nostro. Tutte le guerre sono “per procura” semplicemente perché non immaginano nemmeno lontanamente cosa vorrebbe dire difendere la propria casa. D’altronde è pieno di commentatori che parlano di guerre senza averne mai visto una.

Non sanno o forse vogliono ignorare che “il valore della moneta è fornito dalla spada che la batte, dalla sua percezione imperiale”. La retorica di più ospedali e meno armi va bene per i Salvini, per i Rizzo, per gli antifascisti di ogni risma. Gli Stati Uniti sono la prima potenza del mondo e al contempo la Nazione più indebitata. Tutta gente che vorrebbe darci lezioni di antiamericanismo salvo poi ricredersi a comando, eterni figli di coloro che lustravano le scarpe ai soldati USA sbarcati sulle nostre coste nel 1943.

Non sanno concepire un’esistenza virile, guerriera, conquistatrice perché lo schiavo deve aspettare “che qualcuno venga a liberarlo” come diceva Pound. Sghignazzano sui social, unica dimensione dove chiunque può dire qualsiasi cosa senza patirne le conseguenze.

La storia non aspetta i salvatori, la storia si cavalca, si plasma. O quantomeno si prova a farlo. I nostri eroi anni fa hanno risposto a un appello che era fortemente europeo oltre che nazionale. Quando russi e americani - proprio come allora - volevano spartirsi e distruggere la nostra civiltà. Molti se lo dimenticano ma il loro sacrificio di allora e il sacrificio dei nostri fratelli europei oggi ci racconta che la storia - se non si vuole essere (più) schiavi - non si diserta.

✍🏼 Filippo Castaldini
DONNA FINO IN FONDO, MADRE DEL FUTURO

In questa giornata, che non rappresenta veramente la bellezza della donna per come viene festeggiata, celebriamo e onoriamo la figura di Marilena Grill. Giovane ausiliaria dell'unica e vera repubblica che l'Italia abbia mai conosciuto. La decisione delle istituzioni di dedicarle un francobollo commenorativo ci da grande gioia, è un piccolo passo per affermare una giusta memoria, che tiene in conto chi davvero amò la Patria. Ovviamente questa scelta non è piaciuta all'anpi. Gli antifascisti non si smentiscono mai, dimostrarono di essere sempre i degni rappresentanti delle peggiori caratteristiche umane, la viltà, la codardia e l'infamia. Continuano ad aver paura anche di una donna quando è morta, dopo che i loro antenati la torturarono e la uccisero, perché sanno che non potranno mai raggiungerla. Ogni buon infame riconosce chi gli è superiore e per esso prova odio e invidia. Ma è proprio questo atteggiamento meschino e miserabile che sempre distinguerà Marilena e tutte le donne d'italia e d'Europa uccise dalla barbarie liberale e comunista dagli animi volgari. Marilena ricorda a noi tutti cos'è una Donna, una Domina e una regina, il cui spessore mai potrà essere raggiunto da donnette e donnacce antifasciste. Oggi, rivolgiamo a Marilena e a tutte le martiri dell'antifascismo, le nostre preghiere. Sappiamo che il loro esempio immortale continua come una stella a brillare nel cielo e a ricordare a chi ne ha la capacità e la voglia di seguirlo che una donna che abdichi a ciò per cui Marilena sacrificò la propria vita, ovvero la fedeltà alla famiglia, l'amore materno, la dedizione a Dio e alla Patria, non sarà mai degna dell'appellattivo di Domina
MAFIA ROSSA 🔴
"Vedo la salvezza dell'Europa soltanto in un'unione socialista di tutti gli stati europei. Blocco formidabile che difenderà la nostra civiltà e la nostra esistenza tanto contro il rosso materialismo dei bolscevichi quanto contro esperimenti, per noi più o meno nocivi, di tipo americano. Tra poco non avrà più interesse la questione germanica, francese, spagnola, italiana, ecc., interesserà soltanto l'Europa. Tutti se ne accorgeranno. Se in tempo... troppo tardi... chi sa..."

📖 PENSIERI E PREVISIONI DI MUSSOLINI AL TRAMONTO
✍🏼 Madelaine Mollier

(La Mollier intervistò più volte Mussolini: l'ultima volta, che è quella a cui appartengono le parole sopra, nel marzo 1945).
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