Мир сегодня с "Юрий Подоляка"
Мир сегодня с "Юрий Подоляка"
Труха⚡️Україна
Труха⚡️Україна
Николаевский Ванёк
Николаевский Ванёк
Мир сегодня с "Юрий Подоляка"
Мир сегодня с "Юрий Подоляка"
Труха⚡️Україна
Труха⚡️Україна
Николаевский Ванёк
Николаевский Ванёк
Pietro Cattana avatar

Pietro Cattana

Eventi, pubblicazioni, articoli e interviste 🔥
TGlist reytingi
0
0
TuriOmmaviy
Tekshirish
Tekshirilmagan
Ishonchnoma
Shubhali
Joylashuv
TilBoshqa
Kanal yaratilgan sanaFeb 24, 2025
TGlist-ga qo'shildi
Mar 12, 2025

"Pietro Cattana" guruhidagi so'nggi postlar

Repost qilingan:
Giubbe Rosse avatar
Giubbe Rosse
DALL'ALTER EGO DIGITALE ALL'UPLOAD DELLA MENTE
GIUBBE ROSSE intervista PIETRO CATTANA

Come uscire dalla matrix della società della simulazione? Il primo passo è riconoscere la matrice distorcente dell'universo digitale. Ne parliamo con Pietro Cattana, giovane filosofo e autore del libro "Nel velo virtuale. L'esistenza ai tempi della società dello spettacolo" (Arca Edizioni).

👉🏻 CLICCA QUI PER GUARDARE IL VIDEO

👉🏻 CLICCA QUI PER RESTARE AGGIORNATO SUL LAVORO DI PIETRO CATTANA

🟥 SOSTIENI GIUBBE ROSSE
Telegram | Portale | Ultim'ora | X | Facebook | Instagram | YouTube
Ringrazio il professor Varanini per il caldo incoraggiamento e vi ricordo la presentazione di questo sabato a Pavia🌅
Il mio ultimo articolo, ampliato e approfondito, lo trovate su questo sito molto interessante.

https://www.stultiferanavis.it/la-rivista/emergenze-normalita-e-nichilismo-riflessioni-sulla-psicologia-odierna
12 APRILE, PAVIA, ore 15: PRIMA PRESENTAZIONE.

➡️ Insieme a LORENZO MAGNANI, professore di filosofia della scienza (Unipv), rifletteremo sui temi del libro, tra cui:

Come nasce un sonnambulo digitale?
Cos'è il solipsismo virtuale?
Qual è l'impatto del digitale sulle relazioni?
Cos'è la neurobiopolitica?
Come cambia la nostra percerzione del tempo?

Tutte le info in locandina 🌅
Emergenze, "normalità" e nichilismo.

Riflessioni sulla psicologia odierna

Molto è stato detto sull'emergenza come metodo di governo: accentramento decisionale, velocità esecutiva, legittimazione popolare, eroificazione e riabilitazione di tecnici e politici, e così via. Un aspetto, però, è passato in secondo piano: la segreta attrazione che la mente comune nutre per essa. Se la moltitudine non fosse inconsciamente attratta dalla catastrofe, questa non si verificherebbe o non avrebbe seguito.
Lungo questa pista, individuiamo una psicopatologia diffusa che assomiglia alla sindrome di Stoccolma, ma su vasta scala.
Per capire il rapporto profondo tra stato di emergenza e normalità dobbiamo indagare come queste siano recepite dalla nostra psiche: quali molle azionino, quali pulsioni scatenino: cosa, in ultima istanza, significhino per noi.

La nostra indagine deve partire dall'orizzonte in cui l'Occidente si trova: il nichilismo. Una definizione approssimativa lo può descrivere come l'assenza programmatica di qualunque valore autentico e progetto vitale che consenta all'uomo di realizzare i suoi autentici bisogni e le sue profonde aspirazioni. Il nichilismo è come un campo pieno di sale, sul quale non può crescere la vita.
In un sistema nichilistico possono esserci, naturalmente, individui o gruppi non-nichilisti, che fioriscono durante l'incendio. Questi, però, sono l'eccezione.
L'Occidente, privo di bussole autentiche e stregato dai mantra transumani, è in pieno nichilismo: i suoi unici progetti di lungo periodo non sono vitali ma venefici, anti-umani. Il transumanesimo - ideologia del turbocapitalismo digitale - non pone l'essere umano al centro, ma il meccanismo. L'orizzonte è dunque alienante già in partenza, come emerge dal mantra ubiquo l'intelligenza artificiale è il futuro. Nessuna menzione dell'uomo, che finisce a piè di pagina - ponte tra l'animale e il robot.

Quando il nichilismo diventa la cifra di una civiltà, questa deve escogitare degli antidoti alla mancanza di senso della normalità: il funzionamento robotico e l'obbedienza alienante non si autolegittimano ad oltranza. L'emergenza è quindi l'antidoto all'insensatezza, alla banalità, alla bruttezza della normalità. Essa rimette in moto il reale, spezza il grigiume quotidiano - dà la parvenza di uscire dal nichilismo con un nuovo senso.

Per suscitare l'impressione del cambiamento, non è necessario che l'evento scatenante sia positivo, anzi. Il nichilismo ha bisogno, per perpetuarsi, di emergenze solo negative, che impediscano un autentico cambiamento. A titolo di esempio, cinque anni fa ci hanno detto che eravamo in pandemia, ed ecco che tutti sono corsi ai rispettivi ruoli: la maggioranza si è chiusa in casa, a recitare la parte della vittima (sadica, pronta a denunciare parenti e vicini), la minoranza a protestare e i padroni a fare i loro giochi. Tutto previsto dal copione.

La moltitudine agogna l'emergenza come narrazione collettiva che, almeno temporaneamente, faccia dimenticare la totale assenza di senso (o il senso disumano) del sistema in cui è intrappolata.

L'emergenza è l'accanimento terapeutico che consente la perpetuazione del nichilismo tramite finestre temporali che ne approfondiscano il solco. È la finta scialuppa di salvataggio nel naufragio dell'Occidente.

La verità più scomoda non è la singola emergenza, né la serie delle emergenze, quanto il fatto che la normalità non piaccia più a nessuno. Abbiamo costruito una casa che non vogliamo abitare, repellente, quindi salpiamo per le emergenze, ognuno col suo ruolo: spettatore, fanatico, critico, vittima, eroe, e così via. L'emergenza è diventata l'unica pillola in grado di farci deglutire la realtà, di dare un senso all'esistenza collettiva.

Le vie d'uscita da questa impasse sono solo due: o si verifica l'emergenza finale che, per la sua gravità, inneschi un cambiamento di coscienza su vasta scala, o una nuova élite (umana) immagina e inizia ad attuare un mondo diverso.
🔥 SABATO 12 APRILE A PAVIA presentazione del libro sul soggetto digitale e dibattito col prof. Lorenzo Magnani, già ordinario di filosofia della scienza all'Università degli Studi di Pavia.

📍Dalle 15 ai giardini del castello visconteo, lato viale XI febbraio.

Vi aspettiamo numerosi 🌅
Come sarà essere giudicati da un algoritmo di Bill Gates?

Nella nostra prossima conferenza ci dedicheremo a questi spinosi argomenti con tre relatori di calibro.

➡️ Ci vediamo sabato 29 marzo a Pavia (via dei Mille 130), dalle ore 16 🔥

Tutte le info in locandina.
Sulla funzione del giovane intellettuale nell'odierno scenario di decadenza (secondo lo Stato)

Ci sono frasi che rimangono scolpite a fuoco nella mente. Settimana scorsa ho assistito - per curiosità o masochismo - ad un surreale e disperato incontro tra istituzioni (comune, provincia, regione, università, ecc.) e neolaureati sulle prospettive nella pubblica amministrazione. Il motivo profondo della giornata, come è emerso fin dall'inizio, è stato il seguente: nella PA ci sono 3 milioni d'impiegati con un'età media di 50 anni. Con questi, la transizione digitale va a rilento. Quindi vanno sostituiti con forze fresche, da sacrificare a quello che Nietzsche chiamava il gelido mostro.
Dopo le solite frasi di circostanza, dal pezzo più grosso sulla scacchiera arriva la frase fatale, quella che riassume il senso dell'incontro e chiarisce l'orizzonte che lo Stato ha in mente per il neolaureato:

Non ci servono giovani che diano risposte, ma che sappiano porre correttamente le domande all'IA.

I "nostri" rappresentanti, di fronte alla futura élite intellettuale e politica del Paese, hanno dichiarato che, da questa, s'aspettano nient'altro che dei consultatori dell'oracolo digitale, degli oroscopisti in salsa virtuale.
Questa è l'immagine desolante che si comunica - col megafono - alle nuove generazioni: ci stupiamo delle baby gang? La rabbia giovanile è sintomo di un disagio profondo che ha cause come quella di cui sto parlando. Un giovane a cui viene detto che servirà la macchina e da ultimo diverrà inutile, o si deprime, o s'incazza. O rivolge la distruttività contro se stesso (di qui i tassi record di suicidi giovanili) o contro il mondo esterno (da cui le aggressioni, il vandalismo, gli stupri e così via).
Quando si riflette su questo tema solitamente ci si limita a puntare il dito contro questo o quel dispositivo, questa o quella sostanza: sarà la droga, sarà l'alcol, saranno i social. In realtà questi vengono dopo, sono sintomi, non cause. Chi ha una vita sociale ricca, umanamente soddisfacente, non ha bisogno di surrogati digitali. Perché tuo figlio si rifugia in queste droghe? Forse perché la realtà che gli viene narrata è da lui avvertita come nauseabonda, minacciosa - disumana? Prima dei dispositivi e delle droghe stanno gli ambienti concreti, le prassi discorsive: sono, questi, luoghi in cui i giovani possano fiorire o non sono invece cloache inquinate dai pensieri di una civiltà in putrefazione, che odia inconsciamente la vita e adora il morto meccanismo e ad esso vuol ridurre la vita stessa, specie quella più vitale, quella più innocente?

Come abbiamo potuto cadere così in basso?
Nessuna visione umana a lungo termine, non un barlume d'intelletto. Anzi, il logos si compie e si suicida nella computazione meccanica fine a se stessa. All'intellettuale viene chiesto di servire la macchina, d'interrogarla sul da farsi e da pensarsi. Ultimo stadio dell'alienazione, reso possibile dal mantra l'intelligenza artificiale è il futuro. A furia di ripeterlo, ci credono ormai tutti: ennesima profezia che si auto-avvera, ennesimo sortilegio lanciato dagli stregoni dei chip e ripetuto, a papera, da soggetti incantati o prezzolati.
Abbiamo preso l'agenda transumana in blocco e le nostre istituzioni robotizzate, invece di vedere il valore intrinseco dei ragazzi, li trattano come strumenti da dare in pasto al meccanismo.

Con questo orizzonte non andiamo da nessuna parte. Inutile parlare di manovre di bilancio, investimenti strategici, riforme, incentivi alla natalità, ecc. se l'unico vero investimento - quello per la rigenerazione della nostra civiltà - viene accuratamente evitato proprio dalle istituzioni.

Rimboccarsi le maniche da sé, coi buoni volenterosi, in questo scenario è l'unica alternativa alla totale rassegnazione.

Rekordlar

18.04.202523:59
34Obunachilar
15.03.202523:59
100Iqtiboslar indeksi
27.02.202513:59
3.3KBitta post qamrovi
12.04.202523:59
11Reklama posti qamrovi
04.03.202520:32
4.08%ER
27.02.202513:59
29700.00%ERR

Rivojlanish

Obunachilar
Iqtibos indeksi
1 ta post qamrovi
Reklama posti qamrovi
ER
ERR
MAR '25MAR '25MAR '25APR '25APR '25APR '25

Pietro Cattana mashhur postlari

12 APRILE, PAVIA, ore 15: PRIMA PRESENTAZIONE.

➡️ Insieme a LORENZO MAGNANI, professore di filosofia della scienza (Unipv), rifletteremo sui temi del libro, tra cui:

Come nasce un sonnambulo digitale?
Cos'è il solipsismo virtuale?
Qual è l'impatto del digitale sulle relazioni?
Cos'è la neurobiopolitica?
Come cambia la nostra percerzione del tempo?

Tutte le info in locandina 🌅
26.03.202513:38
Emergenze, "normalità" e nichilismo.

Riflessioni sulla psicologia odierna

Molto è stato detto sull'emergenza come metodo di governo: accentramento decisionale, velocità esecutiva, legittimazione popolare, eroificazione e riabilitazione di tecnici e politici, e così via. Un aspetto, però, è passato in secondo piano: la segreta attrazione che la mente comune nutre per essa. Se la moltitudine non fosse inconsciamente attratta dalla catastrofe, questa non si verificherebbe o non avrebbe seguito.
Lungo questa pista, individuiamo una psicopatologia diffusa che assomiglia alla sindrome di Stoccolma, ma su vasta scala.
Per capire il rapporto profondo tra stato di emergenza e normalità dobbiamo indagare come queste siano recepite dalla nostra psiche: quali molle azionino, quali pulsioni scatenino: cosa, in ultima istanza, significhino per noi.

La nostra indagine deve partire dall'orizzonte in cui l'Occidente si trova: il nichilismo. Una definizione approssimativa lo può descrivere come l'assenza programmatica di qualunque valore autentico e progetto vitale che consenta all'uomo di realizzare i suoi autentici bisogni e le sue profonde aspirazioni. Il nichilismo è come un campo pieno di sale, sul quale non può crescere la vita.
In un sistema nichilistico possono esserci, naturalmente, individui o gruppi non-nichilisti, che fioriscono durante l'incendio. Questi, però, sono l'eccezione.
L'Occidente, privo di bussole autentiche e stregato dai mantra transumani, è in pieno nichilismo: i suoi unici progetti di lungo periodo non sono vitali ma venefici, anti-umani. Il transumanesimo - ideologia del turbocapitalismo digitale - non pone l'essere umano al centro, ma il meccanismo. L'orizzonte è dunque alienante già in partenza, come emerge dal mantra ubiquo l'intelligenza artificiale è il futuro. Nessuna menzione dell'uomo, che finisce a piè di pagina - ponte tra l'animale e il robot.

Quando il nichilismo diventa la cifra di una civiltà, questa deve escogitare degli antidoti alla mancanza di senso della normalità: il funzionamento robotico e l'obbedienza alienante non si autolegittimano ad oltranza. L'emergenza è quindi l'antidoto all'insensatezza, alla banalità, alla bruttezza della normalità. Essa rimette in moto il reale, spezza il grigiume quotidiano - dà la parvenza di uscire dal nichilismo con un nuovo senso.

Per suscitare l'impressione del cambiamento, non è necessario che l'evento scatenante sia positivo, anzi. Il nichilismo ha bisogno, per perpetuarsi, di emergenze solo negative, che impediscano un autentico cambiamento. A titolo di esempio, cinque anni fa ci hanno detto che eravamo in pandemia, ed ecco che tutti sono corsi ai rispettivi ruoli: la maggioranza si è chiusa in casa, a recitare la parte della vittima (sadica, pronta a denunciare parenti e vicini), la minoranza a protestare e i padroni a fare i loro giochi. Tutto previsto dal copione.

La moltitudine agogna l'emergenza come narrazione collettiva che, almeno temporaneamente, faccia dimenticare la totale assenza di senso (o il senso disumano) del sistema in cui è intrappolata.

L'emergenza è l'accanimento terapeutico che consente la perpetuazione del nichilismo tramite finestre temporali che ne approfondiscano il solco. È la finta scialuppa di salvataggio nel naufragio dell'Occidente.

La verità più scomoda non è la singola emergenza, né la serie delle emergenze, quanto il fatto che la normalità non piaccia più a nessuno. Abbiamo costruito una casa che non vogliamo abitare, repellente, quindi salpiamo per le emergenze, ognuno col suo ruolo: spettatore, fanatico, critico, vittima, eroe, e così via. L'emergenza è diventata l'unica pillola in grado di farci deglutire la realtà, di dare un senso all'esistenza collettiva.

Le vie d'uscita da questa impasse sono solo due: o si verifica l'emergenza finale che, per la sua gravità, inneschi un cambiamento di coscienza su vasta scala, o una nuova élite (umana) immagina e inizia ad attuare un mondo diverso.
Repost qilingan:
Giubbe Rosse avatar
Giubbe Rosse
DALL'ALTER EGO DIGITALE ALL'UPLOAD DELLA MENTE
GIUBBE ROSSE intervista PIETRO CATTANA

Come uscire dalla matrix della società della simulazione? Il primo passo è riconoscere la matrice distorcente dell'universo digitale. Ne parliamo con Pietro Cattana, giovane filosofo e autore del libro "Nel velo virtuale. L'esistenza ai tempi della società dello spettacolo" (Arca Edizioni).

👉🏻 CLICCA QUI PER GUARDARE IL VIDEO

👉🏻 CLICCA QUI PER RESTARE AGGIORNATO SUL LAVORO DI PIETRO CATTANA

🟥 SOSTIENI GIUBBE ROSSE
Telegram | Portale | Ultim'ora | X | Facebook | Instagram | YouTube
Ringrazio il professor Varanini per il caldo incoraggiamento e vi ricordo la presentazione di questo sabato a Pavia🌅
03.04.202517:20
Il mio ultimo articolo, ampliato e approfondito, lo trovate su questo sito molto interessante.

https://www.stultiferanavis.it/la-rivista/emergenze-normalita-e-nichilismo-riflessioni-sulla-psicologia-odierna
Ko'proq funksiyalarni ochish uchun tizimga kiring.