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Il Partito Comunista - PC - Ufficiale

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Il Responsabile Nazionale dell'Organizzazione Matteo Di Cocco ed il Responsabile Nazionale della Federazione Gioventù Comunista Fabrizio Da Silva sono arrivati a Mosca per partecipare al II Forum Internazionale sull'Antifascimo, organizzato dal Partito Comunista della Federazione Russa.

Vista la fase storica in cui viviamo, la presenza a questo evento conferma il nostro impegno contro il fascismo per un futuro di Pace.

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20 APRILE 1917 – LE TESI DI APRILE

Il 20 aprile 1917 (7 aprile secondo il calendario giuliano) veniva pubblicato sulla Pravda un articolo di Lenin intitolato "Sui compiti del proletariato nella rivoluzione attuale", più comunemente conosciuto come le Tesi di Aprile. Un testo di fondamentale importanza per la riuscita della Rivoluzione Socialista d'Ottobre, che delineò la tattica dei bolscevichi nei mesi a venire.

Si trattava di un programma in dieci punti, una serie di direttive politiche e compiti che i bolscevichi dovevano assumere, cambiando radicalmente quella che era stata fino ad allora la strategia rivoluzionaria. Lenin riteneva che in Russia i tempi fossero maturi affinché la rivoluzione borghese, iniziata nel febbraio, si trasformasse in Rivoluzione Socialista, con il passaggio dei pieni poteri ai Soviet.

E come ben sappiamo, di lì a pochi mesi, i fatti diedero ragione a Lenin.

Le Tesi di Aprile contengono lezioni lucidissime per i comunisti, analisi politiche ancora oggi attualissime.

Lenin dimostrò che avere posizioni minoritarie nella società non significa cadere nel settarismo, ma che anche un’esigua minoranza, se capace di tenere la barra dritta, può portare avanti una politica rivoluzionaria attraverso un lavoro capillare — “spiegando alle masse in modo paziente, sistematico, perseverante” — e che i comunisti non possono in alcun modo macchiarsi della partecipazione a governi borghesi (le tristi esperienze del centrosinistra italiano insegnano).

Questa è anche la strategia del Partito Comunista: ricostruire un’organizzazione forte, disciplinata, radicata nei territori e nei quartieri popolari, attraverso il lavoro quotidiano e la militanza.

La ricostruzione comunista non ammette scorciatoie.

#Lenin #TesiDiAprile #RivoluzioneDottobre #Comunismo #StoriaDelComunismo #Proletariato #Bolscevichi #Militanza #PartitoComunista #Socialismo #Anticapitalismo #Organizzazione


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La Kallas vuole cancellare la memoria della Vittoria sulla barbarie nazifascista

Kaja Kallas, alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, senza alcun potere ufficiale in merito, invita apertamente a non partecipare agli eventi in memoria della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica da parte dell’Unione Sovietica sul nazifascismo.

“ Abbiamo detto chiaramente che non vogliamo che nessun Paese candidato partecipi agli eventi del 9 maggio a Mosca. Il messaggio è stato chiaro”

Una frase che dimostra quanto sia facile, oggi, tentare di cancellare la verità storica per imporre una visione guerrafondaia e revisionista.

Qui non si tratta di essere a favore o contro il governo russo: si tratta di stare dalla parte della verità storica. Una verità che racconta come 26 milioni di cittadini sovietici sacrificarono la propria vita per permettere anche a noi di vivere in una società democratica. Un concetto, evidentemente, del tutto estraneo alla signora Kallas.
Per quanto ci riguarda, il 9 Maggio è una data intoccabile per tutti coloro che credono nella Pace, nella Memoria e nella Libertà.
Come sempre, siamo CONTRO LA GUERRA e PER LA PACE!


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Guerra dei Dazi tra Stati Uniti d'America e Cina: il Punto del Segretario Generale Alberto Lombardo in diretta televisiva.

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Il 16 Aprile 2020 ci lasciava lo scrittore e combattente antifascista Luis Sepúlveda.

A 15 anni si iscrisse e militò nella Gioventù Comunista cilena e nell'arco della sua movimenta adolescenza si trasferì a in Bolivia dove fece parte dell’Esercito di Liberazione Nazionale e poi tornò in Cile, aderendo al Partito Socialista de Chile e militando nella guardia personale del Presidente Allende (GAP – Grupo de Amigos Personales).

A seguito del colpo di stato militare il compagno Sepúlveda viene arrestato e torturato per sette mesi. Riuscì a fuggire dalla dittatura militare nel 1977 e l’anno successivo fece parte delle Brigate Internazionali Simon Bolivar combattendo in Nicaragua.

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Nei giorni scorsi, il Partito Comunista e la Federazione Gioventù Comunista hanno promosso importanti iniziative, da Trento a Lecce.

A Trento, grazie all'impegno dell'organizzazione giovanile, si è tenuta la conferenza "Il mondo multipolare tra Iran e Palestina", durante la quale è stato proiettato il documentario "Rivoluzione".
A Lecce, invece, con la partecipazione del Segretario Generale Alberto Lombardo, si è proposta un'analisi dell’attuale scenario internazionale attraverso il pensiero dei grandi maestri del marxismo, da Marx a Gramsci.

L’evento di Lecce sarà presto replicato anche a Napoli.

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Vladímir #Majakóvskij (Bagdati, 7 luglio 1893 – Mosca, 14 aprile 1930) è stato un poeta e drammaturgo russo, cantore della rivoluzione sovietica d’Ottobre.
"Aderire o non aderire?
La questione non si pone per me.
È la mia rivoluzione".

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Condividiamo con voi l'intervento del Compagno Fabrizio Da Silva, Responsabile Nazionale della Federazione Gioventù Comunista tenuto presso l'evento organizzato da JVP Italia nella Commemorazione degli Eroi di Aprile.

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La risposta degli imprenditori italiani è molto variegata. Naturalmente si lanciano tutti a strapparsi le vesti piangendo miseria. Ma le aziende più esposte con l’export negli USA hanno già profondi cointeressi in quel Paese. Pirelli, Leonardo, Fincantieri hanno tutti investimenti importanti negli USA, così come anche nell’agroalimentare (Illy e Lavazza, Caffè Borbone, Barilla, gruppo Rana, Ferrero). Ci sono aziende italiane che dominano il mercato statunitense del vino, ma anche pasta, olio d’oliva, conserve, salumi. Per non parlare della moda. «Non è possibile surrogare la produzione italiana ed europea con farmaci da altri Stati», ha affermato il presidente di Farmindustria Marcello Cattani. Insomma, l’impatto potrebbe essere per le aziende che soffrono la concorrenza perché posizionate su settori contendibili, ma quelle che hanno un mercato affermato non subiranno conseguenze. Diversa la situazione del settore automobilistico sotto attacco perché eroso dai prezzi e soprattutto dalla qualità cinese. «Con le nuove tariffe del settore automobilistico ora in vigore, ci vorranno la nostra resilienza collettiva e la nostra disciplina per superare questo periodo difficile», ha scritto Antonio Filosa, direttore operativo di Stellantis per le Americhe.

Questo spiega i diversi atteggiamenti del governo italiano e degli altri governi europei, più cauto il primo, più allarmati i secondi. Ma smaschera chi il Governo Meloni protegge (i forti) e chi abbandona al proprio destino (i deboli).

Cosa fa il resto del mondo

La maggior parte sta a guardare come finisce e aspetta le mosse dei più grandi.

La Cina guida ancora una volta il fronte avversario. Con calma ma con determinazione. A minaccia si risponde con minaccia simmetrica ed equivalente. Ne hanno la capacità e gli strumenti accumulati in 50 anni di marcia verso il progresso. Non è possibile trattare con gli imperialisti in modo diverso.

Cosa fa l’Europa.

Gli europeisti incalliti invocano unità di intenti, minacciando di scomunicare i renitenti. Cosa del tutto letale per il nostro Paese che non ha gli interessi del Nord Europa, se non per una residuale, per quanto prestigiosa, componentistica prevalentemente automobilistica, che però potrebbe ben cambiare cliente. Quindi per noi sarebbe un suicidio inseguire le politiche della von der Leyen. Forse potrebbe uscirne viva ma molto ammaccata la sola Germania.

D’altro lato attenersi a una politica completamente subordinata agli interessi USA ci porterebbe a assoggettarci ancor di più a una nave che potrebbe affondare presto e trascinarci nel baratro più profondo. In ogni caso, come abbiamo visto, sarebbero garantiti solo alcuni settori e in particolari alcune aziende, il resto della produzione italiana ne soffrirebbe mortalmente.

La scelta che sarebbe obbligata per un governo che facesse gli interessi dei lavoratori e delle famiglie e uscire da questa dicotomia: più UE o più USA.

Né l’uno né l’altro. Il mondo è grande e le capacità del lavoro italiano sono riconosciuti universalmente.

Ma perché questo concretizzarsi non basta un cambio di governo all’interno di questo sistema. Si sono alternati tanti che oggi tentano di oscurare le proprie responsabilità in questo o in quel governo.

Nessun credito a chi ha votato per la guerra ieri o oggi. Nessun credito per chi continua a raccontare le storielle su aggressore e aggredito, su chi oscura ogni giorno gli orrori del sionismo imperialista.

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PABLO PICASSO, ARTISTA COMUNISTA
Pablo Picasso (Málaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973), probabilmente il più grande artista del XX° secolo, era comunista. Aveva dato prova del suo impegno civico con l'imponente capolavoro Guernica, con il chiaro messaggio pacifista e antinazista.
Il passo seguente fu però l'iscrizione al Partito Comunista Francese, avvenuta nel 1944 e rinnovata di anno in anno fino alla morte. Iscrizione che giustificò così:
"La mia adesione al partito comunista è il seguito logico di tutta la mia vita, di tutta la mia opera. Poiché, e sono fiero di dirlo, non ho mai considerato la pittura come un’arte di semplice piacere, di distrazione; ho voluto con il disegno e con i colori, poiché queste erano le mie armi, penetrare sempre più profondamente nella conoscenza del mondo e degli uomini, affinché questa conoscenza ci liberi tutti ogni giorno di più; ho provato a dire, a modo mio, quello che consideravo come il più vero, il più giusto, il migliore, ed era naturalmente sempre il più bello: i più grandi artisti lo sanno.
Si, ho coscienza di avere sempre lottato con la mia pittura, come un vero rivoluzionario. Ma oggi ho capito che questo non basta più; questi anni di oppressione terribile mi hanno dimostrato che dovevo combattere non solamente con la mia arte, ma con tutto me stesso."
(Pablo Picasso)
Fu ad esempio grazie alle sue litografie donate al PCF se la colomba divenne un simbolo di pace universale. Grazie alle numerose opere a sfondo politico e con la precisa motivazione di aver sempre portato avanti la “lotta per la verità, la pace e la libertà” nel 1962 gli fu conferito il premio Lenin per la Pace
"Giocate a pallone, ma non per diventare professionisti, non per diventare ricchi, ma per fare dello sport.“

Lev Ivanovič Jašin

22 ottobre 1929 - 20 marzo 1990
Soprannominato il “Ragno Nero”.

Un orgoglio dello sport sovietico e mondiale.
Il Partito Comunista ricorda questo campione, l’unico nel proprio ruolo a vincere il PALLONE D’ORO.
Considerato da molti come il portiere più forte della sua epoca e uno dei più forti della storia.

Troppo facilmente dimenticato per via della sua “provenienza”.
Figlio di operai, da ragazzo lavorò in fabbrica perché gli adulti erano tutti impegnati in guerra.

Medaglia d’oro ai giochi olimpici del 1956, 5 campionati sovietici, 3 coppe dell’URSS.

Percepì per tutta la carriera uno stipendio da lavoratore con la Dinamo, squadra con la quale giocò tutta la vita, mentre gli altri già cambiavano casacca.
Condividiamo da SGC - Sindacato Generale di Classe

SCIPPO DEL TFR: CI RIPROVANO

Ridurre il deficit con un drastico taglio della spesa pubblica, a partire dalle pensioni e dai salari dei lavoratori: questo è l’ordine impartito dalle élites globaliste e dall’Europa: il governo Meloni esegue, esattamente come quelli precedenti. Non si risparmia invece sulle spese militari che, come NATO comanda, devono aumentare fino al 2% del PIL : anche su questo il
Governo obbedisce.
In questo panorama non poteva mancare l’ennesimo assalto al TFR dei lavoratori:
destinazione Fondi Pensione integrativi.
Il Ministro del Lavoro annuncia l’intenzione di stabilire un periodo di 6 mesi per trasferire il TFR ai Fondi rinnovando il sistema truffaldino del silenzio/assenso, sperando nell'ingenuità o distrazione dei lavoratori: se entro tale periodo il lavoratore non si pronuncia formalmente, il TFR transita automaticamente nel Fondo Pensione di categoria, senza poi avere il diritto di ripensarci: non si può più tornare indietro.
Il vice-ministro del lavoro Durigon, propone addirittura la destinazione obbligatoria ai Fondi Pensione del 25% del TFR, senza alcun parere del lavoratore.
I Fondi Pensione non decollano perché la maggioranza dei lavoratori ha capito dove sta la fregatura e hanno scelto di tenersi ben stretto il loro TFR. E’ noto infatti che il TFR viene rivalutato annualmente dell'1,5% fisso, nonché del 75% dell’inflazione (aumento dei prezzi al consumo, il costo della vita) registrata nel corso di ciascun anno. Questa rivalutazione costituisce il “rendimento” del TFR, particolarmente conveniente nei periodi di alta inflazione: nel 2022 si è registrata una rivalutazione del TFR del 10 % contro perdite medie tra il 10 e 11% della previdenza integrativa, in balia delle variazioni borsistiche.
Ma allora chi - e perché - torna a voler mettere le mani su queste risorse, che sono soldi dei lavoratori accantonati per affrontare più serenamente la vecchiaia ? Banche, Gestori dei Fondi Pensione, Assicurazioni e CGIL CISL UIL, sindacati complici del Sistema che co-gestiscono i Fondi Pensione Integrativi.
Ancora una volta invitiamo i lavoratori a non cadere nel tranello del silenzio-assenso, a respingere anche il tentativo di imporre la cessione di una quota del 25% del TFR ai Fondi Pensione e lottare per il ripristino di una previdenza pubblica che garantisca pensioni adeguate.
NON REGALIAMO I NOSTRI SOLDI ALLA SPECULAZIONE E AGLI AFFARISTI !
L’attacco non si fermerà a questo: le élites globaliste chiedono ancora più austerità per le classi popolari, quindi riduzioni dei salari, delle pensioni, delle prestazioni sanitarie
pubbliche, dei diritti. La guerra alla Russia, voluta fortemente dai paesi NATO, sta scatenando effetti economici devastanti soprattutto sui Paesi europei, con aumenti vertiginosi delle spese energetiche sostenute dalle famiglie.
E’ il momento di dire basta, di partecipare attivamente per contrastare queste politiche che ancora una volta dichiarano guerra ai lavoratori lasciando inalterati i privilegi e la ricchezza di una esigua minoranza.
NON SI PUÒ MORIRE DI LAVORO A 75 ANNI!
BASTA MORTI SUL LAVORO!

È successo pochi giorni fa nella provincia di Monza Brianza: ancora una volta, un lavoratore in età avanzata è morto sul posto di lavoro.
A 75 anni non sarebbe mai dovuto accadere. A quell’età si dovrebbe essere a casa a godersi la pensione, ma in Italia questo non è possibile. Bisogna lavorare fino alla morte… così è stato deciso ed è a questo che ci hanno portato i nostri governi degli ultimi trent’anni. Un passo dopo l’altro, fino a soffocarci, per rendere felice l’Unione Europea.

BASTA MORTI SUL LAVORO!

#MortiSulLavoro #DirittiDeiLavoratori #MonzaBrianza #Lavoro #Pensioni #SicurezzaSulLavoro #Italia #UnioneEuropea #PoliticaDelLavoro #GiustiziaSociale #Sfruttamento
#Germania #ElezioniGermania #ElezioniRegionali #PoliticaEuropea #AfD #SahraWagenknecht #Euroatlantici #NATO #UE #Sinistra #Destra #Propaganda #Geopolitica #RisultatiElezioni #CrisiPolitica #NuoviScenari #Socialdemocratici #Democrazia

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20 APRILE 1917 – LE TESI DI APRILE

Il 20 aprile 1917 (7 aprile secondo il calendario giuliano) veniva pubblicato sulla Pravda un articolo di Lenin intitolato "Sui compiti del proletariato nella rivoluzione attuale", più comunemente conosciuto come le Tesi di Aprile. Un testo di fondamentale importanza per la riuscita della Rivoluzione Socialista d'Ottobre, che delineò la tattica dei bolscevichi nei mesi a venire.

Si trattava di un programma in dieci punti, una serie di direttive politiche e compiti che i bolscevichi dovevano assumere, cambiando radicalmente quella che era stata fino ad allora la strategia rivoluzionaria. Lenin riteneva che in Russia i tempi fossero maturi affinché la rivoluzione borghese, iniziata nel febbraio, si trasformasse in Rivoluzione Socialista, con il passaggio dei pieni poteri ai Soviet.

E come ben sappiamo, di lì a pochi mesi, i fatti diedero ragione a Lenin.

Le Tesi di Aprile contengono lezioni lucidissime per i comunisti, analisi politiche ancora oggi attualissime.

Lenin dimostrò che avere posizioni minoritarie nella società non significa cadere nel settarismo, ma che anche un’esigua minoranza, se capace di tenere la barra dritta, può portare avanti una politica rivoluzionaria attraverso un lavoro capillare — “spiegando alle masse in modo paziente, sistematico, perseverante” — e che i comunisti non possono in alcun modo macchiarsi della partecipazione a governi borghesi (le tristi esperienze del centrosinistra italiano insegnano).

Questa è anche la strategia del Partito Comunista: ricostruire un’organizzazione forte, disciplinata, radicata nei territori e nei quartieri popolari, attraverso il lavoro quotidiano e la militanza.

La ricostruzione comunista non ammette scorciatoie.

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10.04.202519:16
La risposta degli imprenditori italiani è molto variegata. Naturalmente si lanciano tutti a strapparsi le vesti piangendo miseria. Ma le aziende più esposte con l’export negli USA hanno già profondi cointeressi in quel Paese. Pirelli, Leonardo, Fincantieri hanno tutti investimenti importanti negli USA, così come anche nell’agroalimentare (Illy e Lavazza, Caffè Borbone, Barilla, gruppo Rana, Ferrero). Ci sono aziende italiane che dominano il mercato statunitense del vino, ma anche pasta, olio d’oliva, conserve, salumi. Per non parlare della moda. «Non è possibile surrogare la produzione italiana ed europea con farmaci da altri Stati», ha affermato il presidente di Farmindustria Marcello Cattani. Insomma, l’impatto potrebbe essere per le aziende che soffrono la concorrenza perché posizionate su settori contendibili, ma quelle che hanno un mercato affermato non subiranno conseguenze. Diversa la situazione del settore automobilistico sotto attacco perché eroso dai prezzi e soprattutto dalla qualità cinese. «Con le nuove tariffe del settore automobilistico ora in vigore, ci vorranno la nostra resilienza collettiva e la nostra disciplina per superare questo periodo difficile», ha scritto Antonio Filosa, direttore operativo di Stellantis per le Americhe.

Questo spiega i diversi atteggiamenti del governo italiano e degli altri governi europei, più cauto il primo, più allarmati i secondi. Ma smaschera chi il Governo Meloni protegge (i forti) e chi abbandona al proprio destino (i deboli).

Cosa fa il resto del mondo

La maggior parte sta a guardare come finisce e aspetta le mosse dei più grandi.

La Cina guida ancora una volta il fronte avversario. Con calma ma con determinazione. A minaccia si risponde con minaccia simmetrica ed equivalente. Ne hanno la capacità e gli strumenti accumulati in 50 anni di marcia verso il progresso. Non è possibile trattare con gli imperialisti in modo diverso.

Cosa fa l’Europa.

Gli europeisti incalliti invocano unità di intenti, minacciando di scomunicare i renitenti. Cosa del tutto letale per il nostro Paese che non ha gli interessi del Nord Europa, se non per una residuale, per quanto prestigiosa, componentistica prevalentemente automobilistica, che però potrebbe ben cambiare cliente. Quindi per noi sarebbe un suicidio inseguire le politiche della von der Leyen. Forse potrebbe uscirne viva ma molto ammaccata la sola Germania.

D’altro lato attenersi a una politica completamente subordinata agli interessi USA ci porterebbe a assoggettarci ancor di più a una nave che potrebbe affondare presto e trascinarci nel baratro più profondo. In ogni caso, come abbiamo visto, sarebbero garantiti solo alcuni settori e in particolari alcune aziende, il resto della produzione italiana ne soffrirebbe mortalmente.

La scelta che sarebbe obbligata per un governo che facesse gli interessi dei lavoratori e delle famiglie e uscire da questa dicotomia: più UE o più USA.

Né l’uno né l’altro. Il mondo è grande e le capacità del lavoro italiano sono riconosciuti universalmente.

Ma perché questo concretizzarsi non basta un cambio di governo all’interno di questo sistema. Si sono alternati tanti che oggi tentano di oscurare le proprie responsabilità in questo o in quel governo.

Nessun credito a chi ha votato per la guerra ieri o oggi. Nessun credito per chi continua a raccontare le storielle su aggressore e aggredito, su chi oscura ogni giorno gli orrori del sionismo imperialista.

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