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Lo Squillo di Gilberto Trombetta
Canale ufficiale di Gilberto Trombetta, giornalista, esperto di politica economica e segretario del Fronte per la Sovranità Popolare: notizie, politica ed economia.
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ТипПубличный
Верификация
Не верифицированныйДоверенность
Не провернныйРасположениеРосія
ЯзыкДругой
Дата создания каналаБер 15, 2022
Добавлено на TGlist
Серп 28, 2024Прикрепленная группа
LS
Lo Squillo - commenti
34
Рекорды
19.04.202523:59
3.6KПодписчиков28.08.202423:59
0Индекс цитирования03.03.202523:59
12.3KОхват одного поста17.03.202509:41
1.7KОхват рекламного поста08.03.202523:59
100.00%ER03.03.202523:59
342.39%ERR

20.04.202511:48
"Con l'euro compreremo il 20% di prodotti in meno spendendo come se ne comprassimo il 20% in più".


19.04.202508:10
Scelta condivisibile e lungimirante del Governo. Così diamo il colpo di grazia a quello che resta del settore industriale italiano e non ci pensiamo più.


17.04.202515:37
A tutti quelli che oggi si preoccupano della possibile minore crescita del PIL italiano a causa dei dazi (0,2-0,3% in meno a seconda delle stime), faccio presente che il tasso di crescita medio annuale del PIL reale dell'Italia è stato del 5,4% tra il 1945 e il 1991 (del 4,8% escludendo gli anni 1945-47 in cui la crescita è stata rispettivamente del -10,3%, del 34,9% e del 19,2%), dello 0,8% dall'ingresso nell'Unione Europea e dello 0,6% dall'adozione dell'euro.
Se la crescita del PIL reale fosse rimasta in linea col suo tendenziale precedente all'ingresso nella UE prima e nell'Eurozona poi (1945-1998), oggi il PIL dell'Italia sarebbe più grande di circa 500 miliardi di euro (2.500 miliardi anziché 2.000). Il PIL reale pro capite sarebbe invece di 44.000 euro anziché di 33.000.
Se la crescita del PIL reale fosse rimasta in linea col suo tendenziale precedente all'ingresso nella UE prima e nell'Eurozona poi (1945-1998), oggi il PIL dell'Italia sarebbe più grande di circa 500 miliardi di euro (2.500 miliardi anziché 2.000). Il PIL reale pro capite sarebbe invece di 44.000 euro anziché di 33.000.
post.media.noAccess
30.03.202520:13
Emmanuel Todd:
Il vero concorrente dell'Industria americana non sono veramente le industrie estere, è la produzione di dollari. Cioè è questo il motivo per cui gli americani non hanno più ingegneri e persone qualificate nelle scienze. Perché se si vuole far soldi dopo gli studi bisogna diventare avvocati, finanzieri eccetera. E solo il 7% degli studenti americani fa studi di ingegneria, mentre in Russia stiamo attorno al 25%. E questo Trump non l'ha capito, e lo si è visto già al tempo del congresso dei Brics a Kazan, è cominciato da lì. Ne parlano continuamente: la loro ossessione è mantenere la supremazia del dollaro, minacciare di sanzioni i paesi che non lo userebbero più. Ma questo è proprio la prova che non hanno capito nulla, e che il problema fondamentale degli Stati Uniti è che non sono più una nazione, sono un sistema imperiale che vive sulle spalle del mondo. E perdere la guerra in Ucraina significa perdere la presa sul mondo e la propria capacità di drenare risorse dal mondo per vivere
Il vero concorrente dell'Industria americana non sono veramente le industrie estere, è la produzione di dollari. Cioè è questo il motivo per cui gli americani non hanno più ingegneri e persone qualificate nelle scienze. Perché se si vuole far soldi dopo gli studi bisogna diventare avvocati, finanzieri eccetera. E solo il 7% degli studenti americani fa studi di ingegneria, mentre in Russia stiamo attorno al 25%. E questo Trump non l'ha capito, e lo si è visto già al tempo del congresso dei Brics a Kazan, è cominciato da lì. Ne parlano continuamente: la loro ossessione è mantenere la supremazia del dollaro, minacciare di sanzioni i paesi che non lo userebbero più. Ma questo è proprio la prova che non hanno capito nulla, e che il problema fondamentale degli Stati Uniti è che non sono più una nazione, sono un sistema imperiale che vive sulle spalle del mondo. E perdere la guerra in Ucraina significa perdere la presa sul mondo e la propria capacità di drenare risorse dal mondo per vivere


24.03.202511:37
Secondo il Rapporto mondiale sui salari 2024-25 appena pubblicato dall'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), in Italia tra il 2008 e il 2024 i salari reali sono crollati dell'8,7%. Il crollo maggiore tra i Paesi del G20. Con un sistema improntato alle esportazioni e l'impossibilità si svalutare la moneta, la svalutazione salariale è inevitabile.


22.03.202508:47
Il futuro dei nostri scambi commerciali (che non devono essere di stampo mercantilista) riguarda soprattutto i Paesi del blocco BRICS+. Che nei prossimi decenni saranno anche il blocco economicamente più potente. L'Italia, che sta al centro del Mediterraneo, avrebbe un'occasione più unica che rara nell'attuale contesto internazionale: dare il colpo di grazia a UE ed Eurozona (uscendone), mettersi alla guida di un'alleanza dei Paesi latino-mediterranei ed entrare nei BRICS.


23.03.202509:29
La pagliacciata guerrafondaia e anti-italiana di piazza del popolo a noi romani è costata (perché abbiamo pagato noi) 350.000 euro. Il corrispettivo di 2.400 ore di lavori per riparare a regola d'arte le buche del manto stradale. Grazie Roberto Gualtieri, ne sentivamo il bisogno.
post.media.noAccess
31.03.202500:19
I risultati dell'adesione a UE ed Eurozona: privatizzazioni, liberalizzazioni, deindustrializzazione, riforme regressive del mercato del lavoro e deflazione salariale. Un suicidio annunciato.
18.04.202512:54
Secondo Confindustria "con i dazi rischiamo una crisi strutturale dell'industria". Qualcuno gli dica che la crisi strutturale dell'industria italiana esiste da quasi 30 anni anche per colpa loro (distruzione dell'IRI, delocalizzazioni, svendite dei marchi a gruppi esteri, adesione a UE ed Eurozona).
post.reposted:
Byoblu



02.04.202518:48
SONO ARRIVATI I DAZI DI TRUMP: OPPORTUNITÀ O CRISI?
Immediati, ma delicati, i dazi di Donald Trump partono oggi dopo l'annuncio ufficiale previsto alle 22. Ma le tariffe porteranno ad una grave crisi finanziaria o potrebbero rivelarsi un'opportunità? Ne parliamo con Ilaria Bifarini, Alberto Bagnai e Gilberto Trombetta.
➡️ https://www.byoblu.com/2025/04/02/sono-arrivati-i-dazi-di-trump-opportunita-o-crisi/
Immediati, ma delicati, i dazi di Donald Trump partono oggi dopo l'annuncio ufficiale previsto alle 22. Ma le tariffe porteranno ad una grave crisi finanziaria o potrebbero rivelarsi un'opportunità? Ne parliamo con Ilaria Bifarini, Alberto Bagnai e Gilberto Trombetta.
➡️ https://www.byoblu.com/2025/04/02/sono-arrivati-i-dazi-di-trump-opportunita-o-crisi/


02.04.202508:20
Le ritorsioni della UE ai dazi americani peggiorerebbero gli effetti sui Paesi europei. Se non ci fosse da piangere, farebbe addirittura ridere. Della UE non basta uscire, va distrutta per poi cospargere di sale le sue rovine di modo che non rinasca mai più.
22.03.202514:55
Federico Caffè su L’Espresso dell’11 aprile 1982 attacca con veemenza l’appoggio alle politiche di austerità e la vuota retorica dei “sacrifici” del PCI di Berlinguer.
PROCESSO A BERLINGUER
Mi sembra che la caratteristica di maggior rilievo della linea economica del Partito comunista italiano, durante l’ultimo decennio, sia stata quella di un adattamento alle circostanze, in una sostanziale continuità di ispirazione.
Se si prescinde, cioè, dalle polemiche contingenti, lo spirito che condusse Togliatti ad affermare, nell’immediato dopoguerra, che occorreva soprattutto occuparsi della ricostruzione persiste nelle numerose occasioni di appoggio a misure governative rivolte a fronteggiare le difficoltà complesse e continue di questo tormentato decennio.
Nei fatti, malgrado ogni diversa apparenza, può dirsi che le forze progressiste del Partito comunista abbiano accettato un’effettiva, sia pure non dichiarata, politica dei redditi.
S’intende che ciò rispondeva al fine politico di una sempre attesa, e sempre rinviata, legittimazione del Partito comunista come forza di governo.
Ma ciò non toglie che alla critica sia stata associata una collaborazione che non può essere sottovalutata, in quanto ha contribuito, a mio avviso, al superamento delle vicissitudini congiunturali, pur lasciando irrisolti i nodi strutturali della nostra economia.
Gli effetti sull’economia italiana sono stati, pertanto, quelli di un apporto di rilevante importanza a una gestione dell’economia di corto respiro, che va avanti giorno per giorno, ma senza che siano in vista traguardi plausibili.
Frattanto, la critica del cosiddetto assistenzialismo, in quanto si presta a deformazioni clientelari; il ripudio di ogni richiamo alla valorizzazione dell’economia interna, in quanto ritenuta contrastante con la “scelta irrinunciabile” dell’economia aperta; il frequente indulgere al ricatto allarmistico dell’inflazione, con apparente sottovalutazione delle frustrazioni e delle tragedie ben più gravi della disoccupazione, costituiscono orientamenti che, seguiti da una forza progressista come quella del Partito comunista, anche se in modo occasionale e non univoco, possono contribuire ad allontanare, anziché facilitare, le incisive modifiche di fondo che sono indispensabili al nostro paese.
In ultima analisi, ho l’impressione che l’acquisizione del consenso stia diventando troppo costosa, in termini di sbiadimento dell’aspirazione all’egualitarismo, della lotta all’emarginazione, dell’erosione di posizioni di privilegio: aspirazioni che si identificano in quel tanto di socialismo che appare realizzabile nel contesto del capitalismo conflittuale con il quale è tuttora necessario convivere.
PROCESSO A BERLINGUER
Mi sembra che la caratteristica di maggior rilievo della linea economica del Partito comunista italiano, durante l’ultimo decennio, sia stata quella di un adattamento alle circostanze, in una sostanziale continuità di ispirazione.
Se si prescinde, cioè, dalle polemiche contingenti, lo spirito che condusse Togliatti ad affermare, nell’immediato dopoguerra, che occorreva soprattutto occuparsi della ricostruzione persiste nelle numerose occasioni di appoggio a misure governative rivolte a fronteggiare le difficoltà complesse e continue di questo tormentato decennio.
Nei fatti, malgrado ogni diversa apparenza, può dirsi che le forze progressiste del Partito comunista abbiano accettato un’effettiva, sia pure non dichiarata, politica dei redditi.
S’intende che ciò rispondeva al fine politico di una sempre attesa, e sempre rinviata, legittimazione del Partito comunista come forza di governo.
Ma ciò non toglie che alla critica sia stata associata una collaborazione che non può essere sottovalutata, in quanto ha contribuito, a mio avviso, al superamento delle vicissitudini congiunturali, pur lasciando irrisolti i nodi strutturali della nostra economia.
Gli effetti sull’economia italiana sono stati, pertanto, quelli di un apporto di rilevante importanza a una gestione dell’economia di corto respiro, che va avanti giorno per giorno, ma senza che siano in vista traguardi plausibili.
Frattanto, la critica del cosiddetto assistenzialismo, in quanto si presta a deformazioni clientelari; il ripudio di ogni richiamo alla valorizzazione dell’economia interna, in quanto ritenuta contrastante con la “scelta irrinunciabile” dell’economia aperta; il frequente indulgere al ricatto allarmistico dell’inflazione, con apparente sottovalutazione delle frustrazioni e delle tragedie ben più gravi della disoccupazione, costituiscono orientamenti che, seguiti da una forza progressista come quella del Partito comunista, anche se in modo occasionale e non univoco, possono contribuire ad allontanare, anziché facilitare, le incisive modifiche di fondo che sono indispensabili al nostro paese.
In ultima analisi, ho l’impressione che l’acquisizione del consenso stia diventando troppo costosa, in termini di sbiadimento dell’aspirazione all’egualitarismo, della lotta all’emarginazione, dell’erosione di posizioni di privilegio: aspirazioni che si identificano in quel tanto di socialismo che appare realizzabile nel contesto del capitalismo conflittuale con il quale è tuttora necessario convivere.


02.04.202512:35
Secondo i calcoli di Bloomberg, se sarà rispettata l’idea iniziale delle tariffe reciproche personalizzate pari alla somma di dazi e altre restrizioni adottate da ogni Paese, l'Italia rischia di essere il Paese più danneggiato: i dazi sui beni esportati raggiungerebbero infatti il 60% (3% di differenza tra le tariffe attualmente applicate e quelle subite, Iva al 22% e misure non tariffarie equivalenti al 35%). Seguono l’Irlanda, con un dazio reciproco potenziale del 58%, e la Cina col 54%. Per la Germania sarebbe di "appena" il 38%.


17.04.202523:46
Il padre dell'ENI, Enrico Mattei, ci ha rimesso la vita per garantire all'Italia materie prime energetiche a basso costo stringendo accordi nel 1960 anche con l'Unione Sovietica. Poi sono arrivati gli svendipatria che hanno tradito la sua eredità e vanificato il suo sacrificio.


18.04.202506:42
"Se c'è una linea rossa che nessun responsabile della politica economica dovrebbe mai oltrepassare, è quella di mettere in discussione l'indipendenza della banca centrale".
Il controllo della moneta è uno dei capisaldi del finanzcapitalismo predatorio. Non è mai esistita "l'indipendenza della banca centrale". Se non dipende dallo Stato, dai Governi democraticamente eletti, allora dipende da un ristretto manipolo di privati che sfruttano il potere di emettere moneta e controllare i tassi di interesse a loro vantaggio e a scapito della maggioranza della popolazione. In Italia accade dal 1981, da quando ci fu l'infame divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro.
Il controllo della moneta è uno dei capisaldi del finanzcapitalismo predatorio. Non è mai esistita "l'indipendenza della banca centrale". Se non dipende dallo Stato, dai Governi democraticamente eletti, allora dipende da un ristretto manipolo di privati che sfruttano il potere di emettere moneta e controllare i tassi di interesse a loro vantaggio e a scapito della maggioranza della popolazione. In Italia accade dal 1981, da quando ci fu l'infame divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro.
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