Anche quest’anno, come in ogni anniversario della terribile strage delle Fosse Ardeatine, circoleranno falsi storici che ormai da tempo hanno contaminato l’immaginario collettivo.
Sono diverse le colonne portanti di questa narrazione: i Gap si sarebbero potuti consegnare per evitare la strage, i partigiani sapevano che le autorità occupanti avrebbero reagito con una strage, la rappresaglia era legittimata da codici di guerra, gli uomini della Polizeiregiment Bozen non erano nemmeno “autentici tedeschi” ma innocenti poliziotti “mezzi-italiani” (tirolesi).
Tutto falso. E basta aprire un qualsiasi libro di storia sulla vicenda (noi consigliamo “L'ordine è già stato eseguito: Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria” di Alessandro Portelli) per scoprirlo. Noi, nel nostro piccolo, cercheremo di dare un contributo per riaffermare quantomeno i fatti inconfutabili della vicenda.
Andando con ordine.
I partigiani non potevano evitare la strage, perché semplicemente nessuno chiese loro di consegnarsi. Le autorità tedesche eseguirono la rappresaglia senza comunicarla e solo alle 22,45 del 24 marzo produssero un comunicato in cui affermavano di aver ucciso “dieci comunisti-badogliani” per ogni soldato morto in Via Rasella.
La strage delle Fosse Ardeatine non era stata preceduta da alcun episodio di questo tipo nelle grandi città occupate dall’esercito tedesco. Eppure i tedeschi avevano già fucilato a Roma numerose persone, per ragioni di varia natura, ma non si trattava certo di rappresaglie. Ergo la reazione era imprevedibile e le violenze in altre occasioni slegate da motivi “occasionali”.
Nessun codice di guerra dell’epoca legittimava le rappresaglie uno a dieci. Anzi com’è noto si trattò di un ordine diretto di Hitler in aperta violazione anche del codice militare tedesco vigente.
Infine gli uomini della Polizeiregiment Bozen non erano come ha scritto qualche giornale tempo fa dei “vecchi militari disarmati” ma dei reparti di polizia operativi, “pienamente atti alle armi, di età compresa tra i 26 ed i 43 anni e che gli stessi erano dotati di sei bombe e di "machine-pistolen".
Ora, si possono fare tante riflessioni su Via Rasella. Si possono dare valutazioni diverse sui risultati dell’attacco e sul ruolo dei Gap nella Resistenza romana. Quello che non si può fare è mentire e sottacere che l’attacco, comunque legittimo, fu operato in teatro di guerra, contro reparti affiliati ad un esercito occupante, che con l'appoggio di un governo fantoccio controllavano un paese e vi imponevano un regime autoritario e criminale.
Cronache Ribelli