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Weltanschauung Italia

Weltanschauung Italia è un canale culturale nato nel 2011. Contronarriamo il tempo presente distorto dai media.
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"Weltanschauung Italia" тобундагы акыркы жазуулар

Il 25 aprile passiamo davanti ad un circolo, in un piccolo paesino di provincia, cantavano canzoncine partigiane e mangiavano salsicce. Chiediamo una lattina di thè per un bambino: 4 euro.
Ieri casualmente davanti ad un paninaro di strada, provincia di Torino, focaccina prosciutto e formaggio: 8 euro.

Questi sono furti legalizzati.

Mentre si continuano a gonfiare i prezzi nascondendosi dietro al "caro vita", le buste paga sono ferme da anni.
Il caro vita è diventato la scusa perfetta per chi vuole arricchirsi sulla pelle di chi fa fatica ad arrivare a fine mese.

Una lattina che al supermercato costa 50 centesimi diventa magicamente di 4€ alla sagra di paese. Una focaccia che costa pochi euro di ingredienti viene rivenduta a 8€ da un furgoncino sul ciglio della strada.

Non è inflazione. È AVIDITÀ.

E la gente continua a pagare, in silenzio, invece di boicottare tali scempi. Come nulla fosse.

L'Italia è il paese dove lavorare otto ore al giorno non garantisce nemmeno una focaccia a bordo strada e un tè senza pensarci due volte.

Per principio, di fronte a prezzi del genere, e abbiamo fatto solamente due esempi di questi giorni, bisogna voltare le spalle e andarsene. All'italiano però evidentemente frega poco, il suo è un atteggiamento alla Maccio Capatonda nel cortometraggio "Italiano medio", egli pensa "maammechemenefotteame".

Avanti così.

WI
"Metodi nazisti a Gaza".

Questo è quel che ripetono a pappagallo il 99% dei filo-palestinesi. Quelli che vedono nei palestinesi i nuovi "partigiani" e il 25 aprile se la prendono con la Brigata Ebraica che, ad onor del vero, combatteva proprio contro i tedeschi mentre i palestinesi, come tutte le masse arabe sottoposte al colonialismo inglese e francese, guardavano al Terzo Reich con simpatia!

Oltretutto, questi famosi "metodi nazisti" potrebbero essere definiti tranquillamente "metodi americani", "metodi inglesi", "metodi francesi". Basti ricordare le bombe atomiche sul Giappone, i bombardamenti su Tokyo, Dresda... il napalm sul Vietnam e i massacri nel Laos, la repressione della rivoluzione algerina, la carestia in India. Le rappresaglie che non tenevano conto nemmeno del rapporto di uno a dieci!

La verità è che tutto questo circo è monopolizzato da personaggi perfettamente inquadrati e funzionali agli assetti di potere vigenti. Provate per credere: provate a smettere di dare del "nazista" a vanvera e chiamate le cose col loro nome; provate a dire che i fondamenti ideologici delle discriminazioni e dei massacri di palestinesi sono già scritti in un manuale pronto all'uso in cui Moabiti, Edomiti, Amaleciti, Cananei eccetera sono dipinti come bestie da sterminare...

EG
"CESSATE IL FUOCO"

Non passa giorno in cui non si sentono appelli di cessate il fuoco verso le guerre in corso, che siano in Ucraina o in Palestina.
Giusto, ma non può bastare il generico "cessate il fuoco". La storia insegna che, quando scoppia una guerra, la semplice sospensione delle ostilità non risolve le problematiche di fondo.

Mentre il cittadino comune, giustamente, vede il dramma umano e desidera la cessazione immediata del conflitto, chi guida una nazione deve considerare dinamiche più complesse e conseguenze a lungo termine. Deve perseguire fino in fondo gli obiettivi strategici delineati ed eliminare le cause strutturali che hanno portato allo scontro.

Riconoscere questa realtà è molto difficile, specialmente quando si contano le vittime. Ma bisogna prendere consapevolezza che le guerre interrotte senza una vera risoluzione hanno portato a conflitti successivi ancora più devastanti.

Un armistizio prematuro che lascia irrisolti i problemi fondamentali diventa poi il terreno fertile per future tensioni, creando cicli di violenza che, nel lungo periodo, causano sofferenze maggiori.

Iniziare un conflitto per poi abbandonarlo a metà, rappresenta il peggiore degli scenari possibili, combinando i costi umani immediati con l'instabilità futura. Pertanto o si ha la determinazione di completare ciò che si inizia e la visione per costruire una pace duratura, altrimenti, meglio non iniziare affatto e scegliere la via diplomatica da principio.

WI
Gli algoritmi offrono soluzioni al disagio psicologico che grava su quest’epoca, illudono di poter diventare milionari lavorando da casa e se non ci si riesce, si può sempre comprare da milionari grazie a Temu.

https://www.weltanschauung.info/2025/04/sublimazione-libidica.html?m=1
CORTOCIRCUITI

Labbra gonfiate, seni e glutei pronunciati, filtri che trasformano volti in maschere di perfezione, pose studiate, tatuaggi ovunque, ritocchini di ogni genere.

Non è questione di giudizio, la domanda per chi vive in tal maniera è: che messaggio di sé si vuole veicolare? Che immagine si vuol costruire?

Perché a noi sembra che dietro questi sforzi di apparenza c'è un "guardami, valgo quanto il mio aspetto fisico", c'è un "la mia identità è definita dalla mia capacità di attirare like", e un "la mia autostima dipende dall'approvazione altrui".

L'ossessione per l'immagine è una gabbia dorata in cui l'apparire prende il sopravvento sull'essere.

Si sottointende che il proprio valore è principalmente estetico, che la propria autenticità non è abbastanza interessante e va costruita, che si preferisce essere ammirati piuttosto che conosciuti.

Allo stesso tempo ci si lamenta della tipologia di persone che si attraggono, della superficialità dei rapporti e si dichiara di volere essere compresi e conosciuti per ciò che si è.

Cortocircuiti.

WI
25 APRILE

Come ogni anno, la retorica del 25 Aprile ci lascia indifferenti.

Libertà è una parola sospetta, ormai, e ognuno alla bisogna la evoca, anche quando per pudore, buon gusto, buon senso ed igiene, sarebbe il caso di astenersene.

I nonni che hanno fatto la resistenza o la Repubblica di Salò non hanno eletto nessuno a loro portavoce, e la loro personale esperienza non si capisce come giustifichi, legittimi, renda più credibile o sensata l'opinione di chicchessia. Perlopiù ci si continua a riempire la bocca di parole malmeditate e concetti mai approfonditi. Si parla di libertà, democrazia, rivoluzione, dittatura, fascismo e chi solitamente esige competenze per poter aprire bocca, è il primo che permette a se stesso di pronunciarsi a cuor leggero su questioni fondanti. Il 25 Aprile è di diritto la sua giornata.

Perchè il 25 Aprile è il giorno del bianco del nero, delle verità confezionate e tagliate con l'accetta, dei vincitori eterni e dei vinti maledetti. Non è il giorno in cui ricordare il compromesso, nè quello in cui si celebrano le intenzioni poco limpide, nè si rimembrano le alternative scartate e le scelte patite. Dal 25 Aprile è bandito il dubbio che forse forse non si sa bene chi abbia vinto in realtà, se la nazione o l'ospite. Guai a parlare di guerra civile, poi, perchè l' "altro" non è un essere umano, figurarsi un cittadino. Il 25 Aprile è il giorno degli italiani, perchè chi non si riconosce nell'ordine che è scaturito dalla "liberazione" non è per definizione italiano. Enunciato perfetto, come è perfetta ogni tautologia, e imperfetta la realtà.

Liberateci davvero, una buona volta, ma dalla retorica del 25 Aprile.

WI
TOSCANO/DE MARI

Ci hanno inviato un video di uno "scontro" tra Silvana De Mari e Francesco Toscano sulla questione palestinese.

Nessuna novità, è dai tempi della morte di Arrigoni, e ancor prima, che purtroppo si leggono determinate cose da parte della De Mari.
Il fatto è che bisogna smetterla di idolatrare personaggi se hanno una posizione che ci piace (vedi in "pandemia").

Nello specifico del video in questione, si vede la De Mari parlare per venti minuti filati di aborto e cristianesimo per poi finire a minimizzare o peggio negare il genocidio in Palestina.

In area commenti molti si chiedevano come sia possibile sostenere con veemenza che l'interruzione di gravidanza sia equivalente a un genocidio, mentre contemporaneamente si giustificano o minimizzano la morte di bambini innocenti in contesti di guerra.

Malafede?
Probabilmente no. Costei crede davvero a quel che afferma. Sono meccanismi psicologici. Vi è una dissonanza cognitiva selettiva, ovvero quando le proprie convinzioni ideologiche entrano in conflitto con nuove informazioni, si tende ad attivare un meccanismo di difesa psicologica in cui si accettano informazioni che confermano le nostre convinzioni preesistenti, ignorando e svalutando quelle che le contraddicono, creando giustificazioni elaborate per mantenere intatta la propria visione del mondo.

Le posizioni morali diventano così legate a idee politiche, l'accettazione della violenza bellica si inserisce in narrazioni dove la propria "parte" viene sempre giustificata.

Chiaramente tutto ciò mina la credibilità morale di queste persone rendendo evidente che certe posizioni etiche non derivano da principi universali ma da convenienza ideologica.

Osservate nel video la reazione violenta (da minuto 25), la non accettazione di un minimo contraddittorio, lì c'è tutto il meccanismo sopra descritto.

https://www.youtube.com/watch?v=TrMjjWg8y6g

WI
BERGOGLIO E LA COMUNICAZIONE

In merito alla scomparsa di Bergoglio vorremmo sottolineare un aspetto: la comunicazione.
Sin dal primo giorno è stato evidente come in Vaticano abbiano voluto dare una immagine di "apertura" verso tante tematiche del mondo liberal-progressista, tanto è vero che questo è stato uno dei pontefici più amati dai non cattolici, apprezzato persino dagli atei.
Si è prestato sin da subito all'ambiguità. Laddove c'era bisogno di sostenere determinate posizioni del potere, il Papa arrivava puntuale con una dichiarazione d'appoggio, dall'immigrazionismo, al mondo lgbtq#+&, al vaccinismo.
Le sue affermazioni, riportate dalla stampa, sembravano sempre sposare le tematiche sopracitate, se poi si approfondiva nelle encicliche però le cose erano trattate diversamente.
Quando si faceva notare tale ambiguità arrivavano subito quelli che ci tenevano a sottolineare come in realtà le sue parole venivano manipolate dai media.
Falso, se fosse stato così, almeno una volta sarebbe intervenuto spiegando di essere stato strumentalizzato o frainteso, invece non è mai accaduto. Prova del fatto che era una strategia comunicativa voluta.
In pubblico bisognava dare sempre l'immagine del Papa progredito, in rottura col passato, quello del "chi sono io per giudicare", per adescare nuovi adepti in epoca di secolarizzazione avanzata.
Mai una posizione mediaticamente chiara, sempre volutamente ambiguo, accondiscendente, compiacente. Ribadiamo, tutto studiato per allargare consensi e stare con due piedi in una scarpa.
Per non parlare dell'allineamento in periodo pandemico, con il lasciapassare istituto persino alla Caritas per mangiare, oltre alle grottesche dichiarazioni sui sieri come atto d'amore.
E ci sarebbero tante altre questioni, anche più sottili, su cui soffermarsi per giudicare il suo operato ma meriterebbero approfondimenti.

Se n'è andato un grande complice dei poteri forti, un Papa che si è prestato a dare una immagine più "progredita" della Chiesa Cattolica, con risultati alterni.
Non se ne sentirà la mancanza.

Avanti con la prossima strategia vaticana, in cerca dei consensi perduti.

WI
Lo ricorderemo così.

RIP
La gran parte degli adulti non prende sul serio i bambini, li tratta con sufficienza.

"Non è vero che gli adulti sappiano più dei bambini. Sanno cose diverse. E spesso dimenticano ciò che i bambini sanno meglio di loro: vivere pienamente il presente."

https://www.weltanschauung.info/2023/09/il-non-rispetto-per-il-bambino-jkorczack.html
Auguri pasquali, immagini di colombe, uova colorate e pranzi in famiglia: "Buona Pasqua!".

Mentre si scambiano auguri festosi, a pochi chilometri dal nostro benessere digitale, a Gaza, si consuma una tragedia umanitaria di proporzioni devastanti. Bambini che muoiono sotto le bombe, famiglie senza cibo, acqua, medicine. Una popolazione intera che vive nell'orrore quotidiano, senza possibilità di "resurrezione" o speranza imminente.

Non si tratta di colpevolizzare chi celebra momenti di serenità familiare, ci mancherebbe.

Ma oggi, in un mondo iperconnesso, dove nessuna notizia è preclusa, l'ignoranza è una scelta, è fondamentale la capacità di non distogliere lo sguardo dalle sofferenze nel mondo, di non anestetizzare la coscienza, di non rifugiarsi nella comodità dell'indifferenza.

Nessuna vera rinascita può essere solo individuale.

WI
MISANTROPIA?

Le persone profonde e riflessive tendono, con il passare degli anni, a trascorrere tanto tempo in solitudine e c'è sempre qualcuno pronto a farle sentire in errore. Ma non si tratta di misantropia o di depressione, è un fattore naturale .

Chi è molto introspettivo, nell'arco della vita si trova a confrontarsi con una realtà complessa e mentre esplora le profondità del pensiero, riscontra difficoltà nel trovare interlocutori che condividano lo stesso livello di riflessione o gli stessi interessi. Questo conduce ad un certo isolamento, non per misantropia appunto, ma per la difficoltà di stabilire legami autentici e soddisfacenti.

Al contrario, chi ha un approccio più leggero alla vita ha più facilità nel costruire una rete sociale ampia. La sua capacità di mantenere conversazioni leggere, di adattarsi rapidamente ai contesti sociali e di non necessitare di scambi particolarmente profondi, gli permette di creare e mantenere numerosi contatti, seppur più superficiali. È naturale anche questo. Semplicemente due modi diversi di essere.

Non c'è giusto o sbagliato. Chi vive più in profondità non deve mai adattarsi agli altri per essere accettato, può essere animicamente deleterio vivere solamente di interazioni basate su argomenti percepiti come futili o superficiali.

Se si necessita di lunghi periodi di solitudine per elaborare riflessioni, riducendo inevitabilmente il tempo dedicato alla socializzazione, ciò è normalissimo.

Come sempre, bisogna solo trovare un equilibrio, coltivare le proprie inclinazioni senza rinunciare completamente alla dimensione sociale. Ma mai cambiare la propria natura per timore di essere considerati "strani".

WI
La Meloni ha definito "vile attacco" il bombardamento russo a Sumy.
Anche gli Usa sono adirati.

Va bene, qualcuno di voi ha mai sentito esponenti politici italiani affermare frasi simili sugli attacchi israeliani? E Trump che dice di quanto sta accadendo a Gaza? Per esempio, si sono esposti sui sanitari uccisi di recente a bordo strada e tantissimi altri episodi di morte e cattiveria gratuita? Ovviamente no.

Eppure c'è ancora chi non riesce a fare 2+2 e continua blaterare di fascismi, di poteri franco/tedeschi, americani, russi, nazioni unite, risoluzioni Onu e via discorrendo.

Gli impuniti, le vittime perenni sono lì e fanno, come sempre, quel che gli pare.
E voi che state leggendo queste righe siete sicuramente degli "antisemiti".

WI
REGRESSION

"Regression" di Alejandro Amenábar è un sottovalutato thriller psicologico che esplora il tema della percezione distorta della realtà e l'influenza dei media nel plasmare le convinzioni collettive.

Ambientato negli Stati Uniti degli anni '90, durante l'isteria collettiva legata ai presunti rituali satanici, mostra come i mezzi di comunicazione possano creare suggestioni servendosi anche di meccanismi psicologici che rendono i ricordi vulnerabili alla manipolazione.

Questo è un film che pochi hanno apprezzato, in realtà è molto interessante anche nella tematica del contagio sociale delle credenze, mostrando come le convinzioni si diffondano in una comunità e diventino "verità" condivise

L' elegante opera di Amenábar invita a riflettere sulle fragilità della mente umana e sulla facilità con cui si può essere indotti a credere in false narrazioni quando queste sono avvalorate da figure autorevoli e amplificate dai media.

Sottovalutato. Lo consigliamo.

WI

Рекорддор

27.04.202514:06
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15.04.202504:10
MISANTROPIA?

Le persone profonde e riflessive tendono, con il passare degli anni, a trascorrere tanto tempo in solitudine e c'è sempre qualcuno pronto a farle sentire in errore. Ma non si tratta di misantropia o di depressione, è un fattore naturale .

Chi è molto introspettivo, nell'arco della vita si trova a confrontarsi con una realtà complessa e mentre esplora le profondità del pensiero, riscontra difficoltà nel trovare interlocutori che condividano lo stesso livello di riflessione o gli stessi interessi. Questo conduce ad un certo isolamento, non per misantropia appunto, ma per la difficoltà di stabilire legami autentici e soddisfacenti.

Al contrario, chi ha un approccio più leggero alla vita ha più facilità nel costruire una rete sociale ampia. La sua capacità di mantenere conversazioni leggere, di adattarsi rapidamente ai contesti sociali e di non necessitare di scambi particolarmente profondi, gli permette di creare e mantenere numerosi contatti, seppur più superficiali. È naturale anche questo. Semplicemente due modi diversi di essere.

Non c'è giusto o sbagliato. Chi vive più in profondità non deve mai adattarsi agli altri per essere accettato, può essere animicamente deleterio vivere solamente di interazioni basate su argomenti percepiti come futili o superficiali.

Se si necessita di lunghi periodi di solitudine per elaborare riflessioni, riducendo inevitabilmente il tempo dedicato alla socializzazione, ciò è normalissimo.

Come sempre, bisogna solo trovare un equilibrio, coltivare le proprie inclinazioni senza rinunciare completamente alla dimensione sociale. Ma mai cambiare la propria natura per timore di essere considerati "strani".

WI
05.04.202504:02
"FEMMINICIDI"

Ogni volta che una donna viene uccisa da un uomo, la cronaca si trasforma in rito. Non si racconta un fatto, ma si celebra un archetipo: la donna vittima per il solo fatto di essere donna, l’uomo carnefice per il solo fatto di essere uomo. Si parla di “femminicidio” non come categoria descrittiva, ma come verdetto culturale. Non importa il contesto, la storia personale, le motivazioni individuali. Importa il simbolo. Importa rafforzare una narrazione: quella della mascolinità tossica, dell’uomo intrinsecamente pericoloso, e di una società ancora patriarcale da decostruire.

In questo schema, chi non si cosparge il capo di cenere viene subito etichettato. Il dubbio, la domanda, l’analisi razionale sono vietate. È sufficiente dire: “forse non tutti i casi sono uguali”, “forse le dinamiche relazionali sono più complesse”, “forse il concetto stesso di femminicidio andrebbe ridiscusso” — e si è subito messi da parte. Colpevoli di lesa ideologia.

Ma la realtà è più ostinata delle narrazioni. I dati, ad esempio, mostrano che i cosiddetti “femminicidi” sono più frequenti nei paesi ritenuti culturalmente avanzati. Francia, Germania, paesi nordici — luoghi di emancipazione, benessere, e ampia libertà sessuale. Questo non dimostra nulla in modo assoluto, ma pone una domanda scomoda: e se le relazioni contemporanee, segnate dalla rapidità, dalla fragilità, dalla mercificazione affettiva, stessero generando nuove insicurezze e nuove forme di squilibrio emotivo? È vietato anche solo chiederselo?

Quando una psicologa afferma che “un rifiuto oggi è inconcepibile, in un mondo dove si vuole tutto con un click”, viene presa sul serio solo se il discorso rientra nel frame accusatorio contro l’uomo. Ma il cuore della sua riflessione è un altro: viviamo in un’epoca in cui la struttura psichica dell’individuo è più fragile, e i legami sono più instabili. L’uomo che uccide non è sempre il patriarca dominante. Spesso è un relitto umano, solo, disperato, infantilizzato, emotivamente disarmato.

Questo non giustifica nulla. Ma spiega. E spiegare non è difendere, è tentare di capire.
Ma sembra che oggi capire sia diventato il vero reato.

Nel frattempo, milioni di uomini e donne vivono relazioni serene, paritarie, profonde. Ma nessuno li ascolta. Non fanno notizia. Non sono utili alla battaglia. Non rientrano nel modello.

Ecco allora l'effetto più pericoloso: la narrazione perenne del conflitto tra i sessi finisce per logorare anche ciò che funziona. Distrugge la fiducia, semina sospetto, isola gli individui. In nome di una giustizia ideologica, rischiamo di perdere il terreno comune su cui costruire qualsiasi affetto umano.

E questo non è progresso. È solitudine mascherata da lotta.

AP
28.04.202506:30
Il 25 aprile passiamo davanti ad un circolo, in un piccolo paesino di provincia, cantavano canzoncine partigiane e mangiavano salsicce. Chiediamo una lattina di thè per un bambino: 4 euro.
Ieri casualmente davanti ad un paninaro di strada, provincia di Torino, focaccina prosciutto e formaggio: 8 euro.

Questi sono furti legalizzati.

Mentre si continuano a gonfiare i prezzi nascondendosi dietro al "caro vita", le buste paga sono ferme da anni.
Il caro vita è diventato la scusa perfetta per chi vuole arricchirsi sulla pelle di chi fa fatica ad arrivare a fine mese.

Una lattina che al supermercato costa 50 centesimi diventa magicamente di 4€ alla sagra di paese. Una focaccia che costa pochi euro di ingredienti viene rivenduta a 8€ da un furgoncino sul ciglio della strada.

Non è inflazione. È AVIDITÀ.

E la gente continua a pagare, in silenzio, invece di boicottare tali scempi. Come nulla fosse.

L'Italia è il paese dove lavorare otto ore al giorno non garantisce nemmeno una focaccia a bordo strada e un tè senza pensarci due volte.

Per principio, di fronte a prezzi del genere, e abbiamo fatto solamente due esempi di questi giorni, bisogna voltare le spalle e andarsene. All'italiano però evidentemente frega poco, il suo è un atteggiamento alla Maccio Capatonda nel cortometraggio "Italiano medio", egli pensa "maammechemenefotteame".

Avanti così.

WI
La Meloni ha definito "vile attacco" il bombardamento russo a Sumy.
Anche gli Usa sono adirati.

Va bene, qualcuno di voi ha mai sentito esponenti politici italiani affermare frasi simili sugli attacchi israeliani? E Trump che dice di quanto sta accadendo a Gaza? Per esempio, si sono esposti sui sanitari uccisi di recente a bordo strada e tantissimi altri episodi di morte e cattiveria gratuita? Ovviamente no.

Eppure c'è ancora chi non riesce a fare 2+2 e continua blaterare di fascismi, di poteri franco/tedeschi, americani, russi, nazioni unite, risoluzioni Onu e via discorrendo.

Gli impuniti, le vittime perenni sono lì e fanno, come sempre, quel che gli pare.
E voi che state leggendo queste righe siete sicuramente degli "antisemiti".

WI
20.04.202510:54
Auguri pasquali, immagini di colombe, uova colorate e pranzi in famiglia: "Buona Pasqua!".

Mentre si scambiano auguri festosi, a pochi chilometri dal nostro benessere digitale, a Gaza, si consuma una tragedia umanitaria di proporzioni devastanti. Bambini che muoiono sotto le bombe, famiglie senza cibo, acqua, medicine. Una popolazione intera che vive nell'orrore quotidiano, senza possibilità di "resurrezione" o speranza imminente.

Non si tratta di colpevolizzare chi celebra momenti di serenità familiare, ci mancherebbe.

Ma oggi, in un mondo iperconnesso, dove nessuna notizia è preclusa, l'ignoranza è una scelta, è fondamentale la capacità di non distogliere lo sguardo dalle sofferenze nel mondo, di non anestetizzare la coscienza, di non rifugiarsi nella comodità dell'indifferenza.

Nessuna vera rinascita può essere solo individuale.

WI
29.03.202507:10
TRINCEE

Ci si sveglia al suono di una notifica. Il mondo digitale non attende, non rispetta i tempi umani. Si è già in ritardo prima ancora di aprire gli occhi.

Si esce di casa armati di smartphone, agende digitali e tazze di caffè per affrontare la giornata.

La competizione è l'aria che si respira. A scuola, all'università, nei colloqui di lavoro, nelle riunioni. Si è costantemente valutati attraverso "feedback" e "performance review". Numeri che determinano il valore di mercato, la rilevanza sociale.

Non basta lavorare bene, bisogna "sapersi vendere". Non basta essere se stessi.

E tutto questo ha un prezzo. Mutui trentennali, prestiti per la "formazione", leasing, rate e carte di credito. Debiti perenni per esistere, per partecipare a questo grande gioco.

Le trincee della modernità sono invisibili ma non meno reali. Si combattono battaglie silenziose contro l'ansia, l'insonnia, la sensazione costante di inadeguatezza. Alcuni restano feriti, altri disertano, molti continuano a marciare perché non conoscono alternative.

Si parla di guerre e riarmo, ma la vita moderna è già una trincea, bisogna solo prendere consapevolezza e decidere per quali battaglie vale la pena combattere.

WI
09.04.202506:50
AUTORITÀ EDUCATIVE

Ai tempi delle scuole superiori ricordiamo un insegnante che cercava di placare una classe caotica alzando la voce, distribuendo note e voti negativi. Risultato? Ulteriore caos e zero rispetto da parte degli studenti.
Costui cercava metodi "esterni" per ottenere un minimo di attenzione ed ordine, ma gli studenti ne percepivano la debolezza di fondo. Si creava così un circolo vizioso di ribellione e punizioni sempre più severe.

Un altro insegnante invece, non alzava mai la voce, aveva anche scarsa empatia con gli studenti e non aveva neppure un aspetto che potesse incutere timore. Eppure, nessuno fiatava, le lezioni si svolgevano in silenzio e tranquillità. Come si spiega?

Costui era una "presenza silenziosa". Non aveva bisogno di strumenti coercitivi perché emanava naturalmente un'aura di rispetto. Questa qualità si manifesta attraverso vari elementi sottili tra cui la sicurezza del proprio ruolo, la coerenza tra parole e azioni, la capacità di mantenere la calma anche in situazioni di tensione e di stabilire confini chiari senza dover ricorrere a minacce.

È interessante notare come gli studenti, specialmente in età adolescenziale, siano particolarmente sensibili a questi segnali non verbali. Possono percepire immediatamente la differenza tra un'autorità autentica e un tentativo di imposizione dall'alto, reagendo di conseguenza.

Questa "essenza non verbale" ha radici profonde, è simile al carisma che alcune persone possiedono naturalmente.

Gli studenti rispettano questi insegnanti non perché temono le conseguenze, ma perché percepiscono una figura integra.

L' autorità in ambito educativo non è qualcosa che si può imporre attraverso la coercizione, trovando metodi psicologici sempre più efficaci di controllo, ma una figura in grado di sviluppare quella presenza interiore che emana naturalmente rispetto e attenzione. È quella che potremmo chiamare "autorità naturale", una qualità che va oltre le parole.

WI
25.04.202507:34
25 APRILE

Come ogni anno, la retorica del 25 Aprile ci lascia indifferenti.

Libertà è una parola sospetta, ormai, e ognuno alla bisogna la evoca, anche quando per pudore, buon gusto, buon senso ed igiene, sarebbe il caso di astenersene.

I nonni che hanno fatto la resistenza o la Repubblica di Salò non hanno eletto nessuno a loro portavoce, e la loro personale esperienza non si capisce come giustifichi, legittimi, renda più credibile o sensata l'opinione di chicchessia. Perlopiù ci si continua a riempire la bocca di parole malmeditate e concetti mai approfonditi. Si parla di libertà, democrazia, rivoluzione, dittatura, fascismo e chi solitamente esige competenze per poter aprire bocca, è il primo che permette a se stesso di pronunciarsi a cuor leggero su questioni fondanti. Il 25 Aprile è di diritto la sua giornata.

Perchè il 25 Aprile è il giorno del bianco del nero, delle verità confezionate e tagliate con l'accetta, dei vincitori eterni e dei vinti maledetti. Non è il giorno in cui ricordare il compromesso, nè quello in cui si celebrano le intenzioni poco limpide, nè si rimembrano le alternative scartate e le scelte patite. Dal 25 Aprile è bandito il dubbio che forse forse non si sa bene chi abbia vinto in realtà, se la nazione o l'ospite. Guai a parlare di guerra civile, poi, perchè l' "altro" non è un essere umano, figurarsi un cittadino. Il 25 Aprile è il giorno degli italiani, perchè chi non si riconosce nell'ordine che è scaturito dalla "liberazione" non è per definizione italiano. Enunciato perfetto, come è perfetta ogni tautologia, e imperfetta la realtà.

Liberateci davvero, una buona volta, ma dalla retorica del 25 Aprile.

WI
07.04.202506:52
SETTANTA ANNI DI PACE

Dal mito dei settanta anni di pace garantiti dall' Europa all' Erasmus militare il passo è stato breve.
Quei venticinque anni che sono serviti a inculcare il mito del migliore dei mondi possibili e della irreversibilitá del processo in atto.
Quanto sta avvenendo oggi non è un fallimento. È esattamente quello che era previsto mentre le masse credevano al mito del progresso sempre in avanti e alla globalizzazione senza fine.
Il capitalismo per esistere ha bisogno di generare sempre nuovi profitti. Non benessere, non lavoro, non buona politica, solo ed esclusivamente profitti.
Quando il campo è saturo, è ora è saturo, non può che generare distruzione da cui poter rifare profitti.
Anche la pandemia è stata una necessità in questo senso.
Chiunque oggi si ponga come antagonista del sistema senza avere l' onestà intellettuale di fare una critica strutturale e non solo di potere, nel migliore dei casi è inutile, nel peggiore è solo uno che spera che la ruota giri e tocchi a lui stare tra quelli che contano, senza alcun reale interesse ad un vero cambiamento.
25.04.202504:15
TOSCANO/DE MARI

Ci hanno inviato un video di uno "scontro" tra Silvana De Mari e Francesco Toscano sulla questione palestinese.

Nessuna novità, è dai tempi della morte di Arrigoni, e ancor prima, che purtroppo si leggono determinate cose da parte della De Mari.
Il fatto è che bisogna smetterla di idolatrare personaggi se hanno una posizione che ci piace (vedi in "pandemia").

Nello specifico del video in questione, si vede la De Mari parlare per venti minuti filati di aborto e cristianesimo per poi finire a minimizzare o peggio negare il genocidio in Palestina.

In area commenti molti si chiedevano come sia possibile sostenere con veemenza che l'interruzione di gravidanza sia equivalente a un genocidio, mentre contemporaneamente si giustificano o minimizzano la morte di bambini innocenti in contesti di guerra.

Malafede?
Probabilmente no. Costei crede davvero a quel che afferma. Sono meccanismi psicologici. Vi è una dissonanza cognitiva selettiva, ovvero quando le proprie convinzioni ideologiche entrano in conflitto con nuove informazioni, si tende ad attivare un meccanismo di difesa psicologica in cui si accettano informazioni che confermano le nostre convinzioni preesistenti, ignorando e svalutando quelle che le contraddicono, creando giustificazioni elaborate per mantenere intatta la propria visione del mondo.

Le posizioni morali diventano così legate a idee politiche, l'accettazione della violenza bellica si inserisce in narrazioni dove la propria "parte" viene sempre giustificata.

Chiaramente tutto ciò mina la credibilità morale di queste persone rendendo evidente che certe posizioni etiche non derivano da principi universali ma da convenienza ideologica.

Osservate nel video la reazione violenta (da minuto 25), la non accettazione di un minimo contraddittorio, lì c'è tutto il meccanismo sopra descritto.

https://www.youtube.com/watch?v=TrMjjWg8y6g

WI
26.04.202509:02
CORTOCIRCUITI

Labbra gonfiate, seni e glutei pronunciati, filtri che trasformano volti in maschere di perfezione, pose studiate, tatuaggi ovunque, ritocchini di ogni genere.

Non è questione di giudizio, la domanda per chi vive in tal maniera è: che messaggio di sé si vuole veicolare? Che immagine si vuol costruire?

Perché a noi sembra che dietro questi sforzi di apparenza c'è un "guardami, valgo quanto il mio aspetto fisico", c'è un "la mia identità è definita dalla mia capacità di attirare like", e un "la mia autostima dipende dall'approvazione altrui".

L'ossessione per l'immagine è una gabbia dorata in cui l'apparire prende il sopravvento sull'essere.

Si sottointende che il proprio valore è principalmente estetico, che la propria autenticità non è abbastanza interessante e va costruita, che si preferisce essere ammirati piuttosto che conosciuti.

Allo stesso tempo ci si lamenta della tipologia di persone che si attraggono, della superficialità dei rapporti e si dichiara di volere essere compresi e conosciuti per ciò che si è.

Cortocircuiti.

WI
31.03.202504:44
ANCORA SULLA "COMFORT ZONE"

Ieri accennavamo alla retorica sempre più diffusa nel mondo dello sviluppo personale in cui si promuove l'idea che uscire dalla propria "comfort zone" sia l'unica via per la crescita e il "successo".

Trattasi di una narrazione che tenta di svalutare chi trova appagamento nella stabilità, nelle relazioni durature e nell'attaccamento ai luoghi d'origine. Chi non ha alcun interesse nel "successo".

Cari guru, mettetevelo in testa, per chi è consapevole, la stabilità non è debolezza. Il desiderio di rimanere vicini alle proprie radici, alla famiglia o alla comunità non è segno di mancanza di ambizione o coraggio. Sono scelte meditate, basate su valori profondi come la lealtà, la continuità e l'appartenenza.

Questa ossessione per l'abbandono della "comfort zone" maschera un'inquietudine perpetua, una costante insoddisfazione travestita da crescita personale.

Una vera crescita interiore può avvenire anche attraverso l'approfondimento di ciò che già conosciamo e amiamo.

Trovare equilibrio tra stabilità e cambiamento è una scelta personale che merita rispetto.
Nessuno deve mettere pressioni sulla modalità di vita scelta, ognuno può riconoscere quando e SE è il momento di sfidare se stessi e quando è il momento di godere della propria "zona di comfort" , senza essere bombardato continuamente dai ciarlatani del cambiamento, funzionali a chi ci vuole monadi impazzite, senza centri né radici.

WI
REGRESSION

"Regression" di Alejandro Amenábar è un sottovalutato thriller psicologico che esplora il tema della percezione distorta della realtà e l'influenza dei media nel plasmare le convinzioni collettive.

Ambientato negli Stati Uniti degli anni '90, durante l'isteria collettiva legata ai presunti rituali satanici, mostra come i mezzi di comunicazione possano creare suggestioni servendosi anche di meccanismi psicologici che rendono i ricordi vulnerabili alla manipolazione.

Questo è un film che pochi hanno apprezzato, in realtà è molto interessante anche nella tematica del contagio sociale delle credenze, mostrando come le convinzioni si diffondano in una comunità e diventino "verità" condivise

L' elegante opera di Amenábar invita a riflettere sulle fragilità della mente umana e sulla facilità con cui si può essere indotti a credere in false narrazioni quando queste sono avvalorate da figure autorevoli e amplificate dai media.

Sottovalutato. Lo consigliamo.

WI
27.04.202511:58
"Metodi nazisti a Gaza".

Questo è quel che ripetono a pappagallo il 99% dei filo-palestinesi. Quelli che vedono nei palestinesi i nuovi "partigiani" e il 25 aprile se la prendono con la Brigata Ebraica che, ad onor del vero, combatteva proprio contro i tedeschi mentre i palestinesi, come tutte le masse arabe sottoposte al colonialismo inglese e francese, guardavano al Terzo Reich con simpatia!

Oltretutto, questi famosi "metodi nazisti" potrebbero essere definiti tranquillamente "metodi americani", "metodi inglesi", "metodi francesi". Basti ricordare le bombe atomiche sul Giappone, i bombardamenti su Tokyo, Dresda... il napalm sul Vietnam e i massacri nel Laos, la repressione della rivoluzione algerina, la carestia in India. Le rappresaglie che non tenevano conto nemmeno del rapporto di uno a dieci!

La verità è che tutto questo circo è monopolizzato da personaggi perfettamente inquadrati e funzionali agli assetti di potere vigenti. Provate per credere: provate a smettere di dare del "nazista" a vanvera e chiamate le cose col loro nome; provate a dire che i fondamenti ideologici delle discriminazioni e dei massacri di palestinesi sono già scritti in un manuale pronto all'uso in cui Moabiti, Edomiti, Amaleciti, Cananei eccetera sono dipinti come bestie da sterminare...

EG
03.04.202518:47
FUNERALI

Il funerale: l'ultimo palcoscenico dove recitano anche coloro che hanno disertato ogni scena precedente. Volti solenni, occhi bassi, gesti che arrivano troppo tardi.

Si permettono a piccoli rancori di crescere come erbacce nel giardino delle proprie relazioni. Basta una parola mal interpretata, un'opinione divergente – e improvvisamente si costruiscono muri. Muri che diventano sempre più alti con il passare dei giorni, dei mesi, degli anni.

Il silenzio diventa una comoda abitudine. Gli anni passano, poi si riceve quella chiamata, quel messaggio che ci annuncia che non c'è più tempo.

E così ci si presenta al funerale, vestiti di nero e di rimpianti. Si portano corone di fiori quando si sarebbero potuti portare sorrisi e comprensione. Si pronunciano elogi post-morte quando si sarebbero potute scambiare parole di vita.
Ma il funerale non cancella nulla. Non assolve dalle assenze, non ripaga i silenzi, non colma le distanze che si è scelto di mantenere. Quel dolore davanti a una bara è amplificato dal peso delle parole non dette, delle occasioni perse, degli abbracci rimandati.

Ricordare sempre che la vita è un dono temporaneo. I rancori sono lussi che non ci si può permettere. Il tempo non è un fiume infinito, ma una clessidra che scorre inesorabile.

WI
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