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Lanonaelica

Il pensiero laterale come via di indagine e conoscenza.

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18.02.202508:39

Perché non sempre l'aggiungere è una buona cosa.

Buona visione da @Lanonaelica

12.02.202507:51

Bene, ma non benissimo

1985: Nelle hit parade di tutto il mondo imperversa la canzone Do they know it's Christmas, cantata da un gruppo stratosferico di artisti messi insieme per l'occasione con il nome di Band Aid.

Operazione pubblicitaria, trovata commerciale o semplicemente boutade dell'industria dello spettacolo, lodi ed applausi si sprecano per questo brano che rimarrà nei cuori della generazione dei giovani di allora.

Non passano un paio di mesi, che un bis made in USA va in scena con un successo di pari dimensioni: è la volta di We are the world.

L'intento è buono, anzi ottimo: in entrambi i casi si tratta di aiutare l'Etiopia, colpita da una carestia di enormi proporzioni. Il colpo va a segno, con oltre 100 milioni di dollari raccolti solo dalla canzone americana, a cui devono aggiungersi più o meno altrettanti messi su grazie a quella targata Band Aid.

Da allora cominciano a fioccare con evidente frequenza operazioni dello stesso tipo, al fine di promuovere beneficenza per questa o quella causa umanitaria.

Un sistema invero ben oliato: ai “volenterosi” artisti va un ritorno pubblicitario di grande effetto, e i donatori si godono il piacere di acquistare un disco di loro gusto o, in ogni caso, di aver fatto una buona azione pagando un piccolo obolo.

Certo, in pochi ci si chiedeva se queste star, privatamente, cioè dietro le luci dei riflettori, fossero altrettanto generose nei confronti delle cause da loro perorate. Anzi, talvolta si scopriva che Tizio o Caio avevano chiesto lauti compensi per prestare la loro immagine ad un dato evento promozionale.
Tuttavia, si trattava sempre e comunque di raccolte fondi che si basavano sulla volontarietà delle donazioni: uno poteva partecipare, o anche no.

2025: trascorsi 40 anni esatti da Band Aid e USA for Africa, è il turno di un altro gruppo di aiuto nell'assurgere all'onore delle cronache mondiali. Tuttavia, stavolta non si tratta di qualcosa di positivo: lo sputtanamento è globale. Sia per il tipo di contributi che sono stati elargiti, sia per la provenienza dei relativi fondi, sia per la natura stessa dell'istituzione preposta all'attività di distribuzione delle risorse raccolte.

Stiamo parlando dello scandalo USAID: quattrini prelevati obbligatoriamente tramite tassazione dalle tasche dei contribuenti, che vengono dirottati da una Amministrazione Pubblica verso le cause più disparate, alcune delle quali addirittura ridicole, con sprechi (leggasi: mazzette) di dimensioni iperboliche.

Il dato che fa più incazzare è proprio il fatto che non sono soldi donati volontariamente, ma soldi sottratti alla gente con la coercizione dello Stato. E c'è una bella differenza tra il voler fare una donazione o il dover sottostare impotenti ad un vero e proprio furto.

Ora, una domanda: più o meno conosciamo il potere della lobby sionista all'interno del governo americano. Altrettanto possiamo dire a proposito della dirigenza di quei mezzi di comunicazione, think tank, ONG e centri di potere vari che sono stati finanziati dalla USAID. Della serie: un bel modo di riciclare denaro pubblico in mani private, tramite un reindirizzamento costante di enormi quantitativi di risorse.

Il risultato: la promozione di politiche altamente distruttive per la società da cui quei fondi sono stati sottratti, con il contemporaneo vantaggio di impoverirla ed indebolirla non solo culturalmente ma anche materialmente.

Geniale. Ma davvero possiamo credere che i maghi di Sion non stiano facendo di tutto, ancora una volta, per farci guardare il dito e non la luna?

Pensiamoci un attimo: di quali importi staremmo parlando se si trattasse di bloccare totalmente ogni finanziamento alla NASA, alla implementazione della geoingegneria, alla ricerca fondata sulla teoria virale, all'intero comparto vaccini, alla distopia chiamata intelligenza artificiale?

I mostri sacri, a quanto pare, fondamentalmente non sono stati toccati. Sarà perché sono nelle mani dei soliti noti?

Già. Da Goyim almeno un minimo consapevoli, per ora possiamo dire: bene. Ma non benissimo.

https://t.me/Lanonaelica

11.02.202509:36

Voltare pagina

Si continua a parlare di resistenza. Di dissidenza, se non altro. Di “remare contro”.

Poi, vai a vedere e tutto, per lo più, si risolve in chiacchiere: le scelte non cambiano. Gli stili di vita nemmeno. I problemi quotidiani idem.

Il solito lavoro che si svolgeva prima del 2020. La rata del mutuo. La macchina che non è più a norma con le ultime direttive antinquinamento e comincia a dare qualche problema, per cui forse bisogna cambiarla. Le cene fuori. Il viaggio a cui non puoi rinunciare, anche se ti costa un rene. Il guardaroba che invecchia, e un tocco di nuovo non guasta mai.

Insomma: usuali spese, consueti vizi. E la vita che, per quasi tutti, dopo lo scossone COVID ha ripreso a scorrere sui binari di sempre.

Quello che emerge con silente e proprio per questo inquietante costanza è l'assoluta mancanza di qualsiasi reazione ai molteplici cambiamenti in atto attorno a noi:
- digitalizzazione che prosegue a passo forzato;
- colonnine per la ricarica che spuntano ovunque;
- viabilità rimodellata su uno standard che sembra impostato su un parco circolante con numeri da anni ‘50 e non sui volumi attuali;
- Implementazione di eolico e solare completamente a vanvera;
- un colore del cielo che è sempre più innaturale;
- onnipresente propaganda su vaccini e varie cure mediche miracolose che travalica sfacciatamente i limiti della pubblicità ingannevole;
- woke che continua a spadroneggiare nelle produzioni televisive più o meno recenti in onda su qualunque emittente nazionale;
- normalizzazione di quelle morti improvvise che soltanto ieri avrebbero smosso mari e monti a livello di scandalo e conseguenti indagini, e invece oggi manco fanno notizia;
- partecipazione più o meno diretta a guerre che hanno il sapore del genocidio;
- antenne 5G che fanno ormai parte dell'arredo urbano e non solo, in buona compagnia di telecamere di sorveglianza sparse ad ogni incrocio o piazzetta;
- strutture sanitarie pubbliche completamente al collasso;
- vertiginoso decadimento del decoro delle città a causa sia della mancata manutenzione delle strade, sia della sporcizia dilagante per cattivo funzionamento delle demenziali modalità di imposizione della differenziata;
- immigrazione selvaggia che finisce per diventare non solo pericolosa bensì perfino razzista nei confronti della popolazione locale.

E queste sono soltanto piccole pennellate di quel quadro intitolato “Niente sarà più come prima”.

Già. Le vite di quasi tutti proseguono sul medesimo tram tram quotidiano pre COVID, mentre all'esterno tutto si sta trasformando. Velocemente. E in peggio.

Ciò che ancora non pare comprendersi è che questa transizione, questo insieme di cambiamenti epocali, questo puzzle fatto di tessere che insieme assumono i connotati di un autentico tsunami, per forza di cose stanno avendo un effetto via via più pesante ed invasivo nelle esistenze di ognuno di noi. Un effetto che col tempo andrà in crescendo. E che non sarà certo un bene.

Eppure, fondamentalmente ancora nessuna reazione. E non parlo di quelli quadridosati ormai irrecuperabilmente addormentati: parlo di chi, con lo scoppio della vicenda COVID, aveva almeno cominciato a subodorare qualcosa.

E invece, adesso niente. Tutto tace.
Perché le scelte costano troppo. Soprattutto quelle fatte in prima persona.

Dunque, meglio preferire l'oblio tranquillizzante della vecchia vita.
Intanto, che vuoi che sia: ogni presa di posizione sarebbe una goccia nel mare.

Meglio preservarsi. Meglio ignorare. Meglio continuare a galleggiare.

Forse è per questo che il drammatico processo di cambiamento attorno a noi, fuori di noi, non sta incontrando alcuna valida resistenza.

Perché, in fin dei conti, altro che "abbiamo vinto": al di là delle chiacchiere, niente è cambiato dentro la maggior parte di noi.

La speranza è che forza, coraggio e coerenza non continuino ad essere eccezioni, ma si diffondano come esempio per smettere di delegare agli altri le proprie scelte e le proprie responsabilità.

Allora, e solo allora, sarebbe l'inizio di ciò che si chiama "voltare pagina".

https://t.me/Lanonaelica

27.01.202509:46

La memoria negata. La memoria violata.

Ricordare è un dovere, si dice.

Ma dovrebbe essere anche un diritto. Nel senso che a nessuno, dico: NESSUNO, dovrebbe essere negata la possibilità di effettuare indagini e andare alla ricerca di prove attorno ad una pretesa verità storica.

Perché se non si garantisce questa libertà, allora ciò che si ricorda rischia di esser preso da minoritarie e tuttavia sempre più estese fasce della popolazione non per fatto realmente accaduto, bensì come semplice narrazione della versione dei vincitori.

E sicuramente non si vorrebbe questo, perché un racconto fazioso, unilaterale e dal sapore latamente propagandistico ha un valore nettamente inferiore rispetto a resoconti su cui è sempre possibile indagare, approfondire, scavare, cercare conferme e/o smentite.

È dunque fatto alquanto singolare che, nonostante una memoria, anzi: LA memoria di anno in anno celebrata con toni comprensibilmente drammatici a reti unificate, gli accadimenti che si vogliono così sentitamente ricordare siano oggetto di un divieto permanente di discussione.

Infatti, laddove, giustappunto, il termine discussione implica un confronto di pareri, di prospettive, di vedute, su questa MEMORIA non si può avere se non una gara a chi mostra più dolore, compatimento, pentimento.

Giammai si possa udire un qualcosa che stona dal coro. Nulla che non si unisca ai gemiti straziati per un passato che continua ad essere dipinto, descritto, rappresentato in modo rigidamente unidirezionale, senza che si possa avere nemmeno un piccolo squarcio, una infinitesimale crepa di perplessità, nemmeno a livello meramente possibilistico.

Et voilà, non sembra di aver a che fare con un vero e proprio tabù? Cioè, un qualcosa che sia così universalmente accettato come intoccabile, valido, provato, sacro, scolpito nella pietra, che solo metterlo lontanamente in dubbio è bestemmia. Tanto che nessuno, a meno che non abbia istinti suicidi latenti, proverebbe a esprimere un'opinione in termini anche minimamente differenti da quelli con cui detto tabù viene oggi prospettato.

Il fatto è che siamo arrivati ad un livello di condizionamento mentale tanto potente e tanto radicato, che ormai già il solo pensare di poter mettere in forse anche solo qualche aspetto, sfaccettatura, dettaglio del racconto di ciò che è stato equivale al peggiore dei sacrilegi.

Il sistema valoriale instillato da questo martellamento della memoria è tanto forte da aver fatto sì che la necessità di porsi la benché minima domanda non venga neanche percepita a livello embrionale: il racconto è accettato in toto come avente la stessa verità insita nella circostanza che l'acqua sia bagnata o che il fuoco sia caldo. Punto.

Nessuna diatriba, nessuna ricostruzione alternativa, va benissimo l'assunto ufficiale. Il contraltare immediato tanto da essere automatico è l'accusa di negazionismo, fenomenale camicia di forza contro ogni potenziale ricerca.

Ipso facto, le indagini ammesse, e che tutti più o meno conosciamo fin dalla più tenera età, sono sempre a senso unico.

Tuttavia, in questo mare magnum di veti, proibizioni, limiti, una domanda rimane legittima: il paravento, e il conseguente ombrello, costituito dal professarsi appartenenti ad un dato "culto", potrebbe oggi costituire un enorme vantaggio in termini di intoccabilità nella gestione di posizioni di potere?

Si avrebbe, in questo caso, un mix esplosivo di tutela e protezione di tutte le precise responsabilità derivanti dall'esercizio del potere stesso.

Ma già a questo punto si rischierebbe di aprire il vaso di Pandora, perché si andrebbe ad intaccare un qualcosa che è definibile solo come autentico dogma assurto al rango di riflesso incondizionato, di memoria collettiva consolidata, di paradigma culturale, di assioma storico.

Ciò che si può definire, con parole poco diplomatiche ma molto molto evocative, puro e semplice lavaggio del cervello.

Oppure, in altri termini, come memoria negata. O, ancora, memoria violata.

https://t.me/Lanonaelica

18.01.202511:03

Anno domini 2025

Metà gennaio.
È da un po' che non vado in centro a cazzeggiare.

La buriana tipica delle feste natalizie è ormai passata. Il cielo non è troppo infame. Il vento neppure. Si può fare.

Mi metto in cammino con la solita sigaretta appena accesa, e la prima cosa che mi colpisce è l'assenza di persone in giro.

Sono le sette e mezza di sera, e nei miei ricordi a quell'ora c'è sempre stato un puttanaio di gente che faceva le ultime compere prima di tornare a casa, o passava a salutare un amico, o si godeva una sana camminata per chiudere in bellezza la giornata.

Adesso, invece, sembra di essere calati nel bel mezzo di una scenografia tipo "città fantasma": poche auto che fanno la fila in una strada portata da due ad una corsia, perché l'altra è stata soppiantata da una pista ciclabile usata solo da qualche sporadico ciclista e da una manciata di sfigati in monopattino; negozi deserti che non si sa come cazzo facciano a tirare ancora avanti; bar chiusi perché ormai aprono solo la mattina, dato che le uniche cose che continuano ad andare un minimo sono le colazioni e gli aperitivi di mezzogiorno, e dunque non conviene lasciar su le serrande anche la sera.

Ma, soprattutto, è la quantità di attività cessate che ha dell'incredibile: la percentuale di locali con la scritta "affittasi", o "vendesi", rasenta il 50%. Anche parecchi dei negozi storici non hanno resistito: costi di gestione alle stelle, tassazione vessatoria, normative opprimenti hanno forzato alla chiusura pure quelli che potevano contare su un avviamento di assoluto rispetto.

Una desolazione così diffusa induce a pensare si tratti della bella eredità lasciata dalle restrizioni di epoca COVID: l'ombra delle "18 e poi tutto chiuso", evidentemente, deve aver lasciato il segno.

Ironia della sorte, non c'è stato alcun bisogno di prolungare questi provvedimenti: la semplice economia e il cambio di abitudini della gente hanno fatto il resto, come era nei desiderata del potere.

Mentre l'on line prospera, nel reale solo qualche franchising riesce ancora ad attirare un certo numero di clienti: in buona parte pecore fino al midollo, sicuramente non hanno avuto perdite economiche ingenti perché hanno condiviso l'operato del governo, e quindi non hanno subito né sospensioni né licenziamenti.
Il loro turno deve ancora arrivare, ma è cosa certa che arriverà. Se non sotto forma di disoccupazione, con l'abito (senz'altro più scomodo) di qualche serio problema di salute.

Immerso in questi pensieri, mi accorgo di un numero considerevole di pattuglie in circolazione. Il fatto mi inquieta non in quanto abbia da temere qualcosa, ma perché, unito a tutto il resto, mi sa tanto di stato di polizia.

Manco a farlo apposta, improvvisamente il rumore cupo e ritmato dell'ennesimo elicottero sovrasta gli altri suoni: anche qui l'eredità del COVID è evidente, perché prima del 2020 gli elicotteri erano così rari che a sentirne uno alzavi subito gli occhi al cielo.
Ora, invece, cerchi di non farci caso, perché la loro presenza è tanto frequente da sembrare una forma di sorveglianza che si aggiunge a quella delle migliaia di telecamere presenti su lampioni, pali e semafori. E già tornano alla mente le atmosfere alla Blade Runner.

Peccato non essere Harrison Ford. Ma immediatamente ci ripenso: no, meglio di no. Anche quello si è dimostrato un coglione piegato alla propaganda woke e green.

Preferisco vestire i miei panni. Se non altro, ho mantenuto integrità e dignità. E ben pochi, pure nello star system, possono dire altrettanto.

Dopo una mezzora di panorama deprimente, decido che ne ho pieni i coglioni e prendo la via del ritorno.

Osservando le modifiche intervenute sulla viabilità, penso tutto sia già pronto per la città da 15 minuti.

Tuttavia, non è solo per la riduzione delle corsie. Piuttosto, è per la mentalità della mandria, ormai pronta a subire qualunque sopruso senza percepirlo come tale.

Ma non tutti cederanno. Non tutti si piegheranno. Non tutti sono gregge.

E di nuovo sorrido: il gioco duro, quello alla Belushi, deve ancora arrivare.

https://t.me/Lanonaelica

31.12.202406:46

Fuoco e catene

"La fortuna aiuta gli audaci", si è sempre sentito.
Eppure, di questi tempi suona un po' come "Vai avanti tu, che a me mi viene da ridere".

Già: beati i valorosi. Quelli capaci di sacrificarsi in nome di un'idea.

I piccoli imprenditori sono stati i primi a pagare il prezzo delle imposizioni. Poi, col green pass e gli obblighi di vaccinazione, il gioco al massacro si è esteso a macchia d'olio.

Al termine del periodo di massima pressione, la cartina al tornasole della determinazione delle piccole partite IVA sono state le decisioni prese: i più cazzuti hanno tenuto fortunosamente in piedi impresa ed integrità personale, ma moltissimi hanno ceduto ai ricatti.

Per i dipendenti, discorso simile: solo qualche mosca bianca ha visto in faccia il mostro e ha capito di che natura fosse. Perciò, senza tante storie, ha dato le dimissioni dal suo vecchio impiego, gettandosi allo sbaraglio verso un futuro che non aveva idea di come sarebbe stato.

In questi rari casi la disobbedienza è andata al di là del semplice rifiuto di siero o lasciapassare, e ha significato negare ogni possibile forma di complicità al sistema di potere.
Un bel rischio, ma probabilmente anche una liberazione da una posizione diventata insostenibile per i propri principi.

Quasi tutti, però, si sono più o meno prudentemente adattati alla nuova situazione, e anche se ancora oggi non dormono sonni del tutto tranquilli, hanno comunque il conforto delle loro vecchie sicurezze.

Ma sono davvero sicurezze, o sono vere e proprie catene?

Perché, alla fine, di catene stiamo parlando: quella di aver paura di perdere il lavoro, di non poter pagare il mutuo, di non riuscire a trovare un'alternativa, di essere in una parola esclusi.

È per questi timori che si sono accettati ordini palesemente illegittimi, che è stata chinata la testa in silenzio, che si è detto "signorsì" senza porsi domande anche se poi, a casa, cresceva la difficoltà di guardarsi allo specchio.

Il collaborazionismo di chi indossa le proprie catene: pensiamo ad un pilota di caccia. Quanti, da ragazzini, non hanno desiderato di diventare Maverick?
E dunque, se foste riusciti a diventare piloti e vi dicessero di irrorare il cielo di scie, credete avreste il coraggio di mandare a puttane la carriera e quel sogno per cui avete così tanto lottato?

Perché quel pilota che continua a lasciare quelle maledette scie è uno schiavo, né più né meno come il più umile usciere dell'ufficio pubblico, che ti nega l'ingresso perché non hai preso appuntamento.

Ed è un discorso che vale per tutti: medici, giornalisti, giudici, forze dell'ordine, insegnanti, impiegati.

"Ma posso cambiare il sistema dall'interno".
"Ci vogliono persone con la mia etica, sennò chi rimane dentro a lottare".
"Senza di me la situazione sarebbe peggio". Scuse ne abbiamo?

Perché è sempre il 2021, quando per la prima volta hanno introdotto l'obbligo vaccinale per i sanitari e poi lo hanno esteso praticamente a tutti.

È ancora il 2021, solo che non ce ne accorgiamo: è una situazione di sospensione in cui il potere ha deciso che sia il tempo a spegnere la fiamma di chi dissente.

E allora: dove sono finite fermezza, indignazione, voglia di combattere?

Nessuna risposta.
In compenso, catene ovunque e per chiunque, non solo per chi ha ceduto al siero.

Ma sono sempre catene che ci si impone volontariamente, e che agendo come anelli di una catena più grande si impongono poi a quanti vengono in qualche modo toccati dal nostro operato.

È sempre una questione di libera scelta. Di forza. Di consapevolezza.

E troppi lo stanno dimenticando in nome della finta sicurezza, dei debiti, della tranquillità apparente, nella speranza che sia tutto passato.

No. Non è passato. È ancora qui, ma sotto mentite spoglie.

Il loro fuoco arde sotto la cenere, pronto a divampare di nuovo al momento più opportuno.

E quello di chi è invece beatamente tornato alla vita "normale"?

Ogni fuoco necessita di combustibile. E questo combustibile è dentro ognuno di noi.

Basta non dimenticarlo, o peggio: non volersene dimenticare.

https://t.me/Lanonaelica

30.12.202409:25

Il codice nel codice.

Altro che sicurezza. Altro che protezione. Altro che tutela.

Solo i ritardati più gravi, quelli proprio “de coccio”, non hanno ancora capito che il nuovo Codice della Strada è solo l'ennesimo strumento di vessazione a danno della popolazione.

Qualcuno, tuttavia, continua a parlare di incompetenza. Altri, di superficialità. Altri ancora, di pressappochismo, vaghezza delle previsioni, ignoranza della lettura d'insieme delle varie norme, e via discorrendo.

Insomma, per farla breve: si sarebbe in presenza del solito guazzabuglio che sì, renderebbe la vita impossibile al cittadino, ma in virtù non di un intento persecutorio pianificato ed attuato con lucida lungimiranza, bensì a causa di una sostanziale incapacità di chi, concretamente, va a stilare testi di legge, regolamenti e balle varie.

E invece no. Ma manco per niente.

Perché come all'epoca del COVID le prescrizioni da parte delle autorità sembravano tratte da un manuale scritto da idioti per idioti (una su tutte: la mascherina in piedi ma non da seduti), mentre erano volutamente irrazionali proprio per schiacciare senza ritegno alcuno la popolazione, anche adesso, con questo nuovo Codice della Strada, abbiamo ancora una volta un formidabile mezzo totalmente arbitrario di pressione, studiato in modo tale che il destino del cittadino sia in completa balia di forze dell'ordine e magistratura. Sempre, ovviamente, in nome del bene comune.

E che non si tratti di una semplice coincidenza, chi di dovere ce lo dice chiaro e tondo. Perché il parallelismo tra COVID e nuovo Codice della Strada c'è anche nella relativa comunicazione mediatica.

Non ci credete?
Appena trascorse due settimane dall'entrata in vigore, le istituzioni si pregiano di informarci del fatto che gli incidenti sono calati di un 2,8% rispetto allo stesso periodo del precedente anno.

Ora. A parte che sappiamo come spesso ci siano state proposte statistiche completamente ad minchiam, li vedete quegli 8 e 2 ancora una volta in bella evidenza?

Se non bastasse, subito la conferma: nel medesimo arco temporale gli incidenti mortali sono diminuiti di un 20,3% e le vittime di un 25,4%.
Allora, fate un po' i conti: 2+3+2+5+4=16. E il 16, a casa mia, è un 8 moltiplicato per 2.

Ecco fatto. La stessa storia che si è riproposta innumerevoli volte sui giornali in epoca pandemica: l'uso del 2 per indicare il controllo, e dell’8 per rappresentare la mandria.

Simbologia, questa, che continua a ricorrere imperterrita in numerosissimi momenti chiave del panorama mediatico mondiale, a confermare pubblicamente che il controllore, detto anche sgherro del vero potere, si attiene fedelmente all'esecuzione del piano volto a schiacciare lo stivale sulla faccia della massa costituita dall'uomo comune, il cosiddetto mangiatore inutile.

E dunque, non deve essere una sorpresa il fatto che l'Italia, da brava nazione schiava di potentati esterni, si confermi in prima linea nel portare avanti questo distopico piano.

Del resto, con il nuovo Codice della Strada si sta semplicemente replicando il metodo seguito da quel simpatico figuro, che aveva parlato del costo psicologico del non vaccinarsi costituito dall'obbligo di tampone.

Qui il costo psicologico è integrato dalla continua esposizione all'arbitrio, alla sanzione, all'intrusione dello strumento di misurazione. E così come allora non potevi lavorare se non ti facevi tamponare ogni 48 ore (e se eri ultracinquantenne manco quello bastava), ora non puoi più guidare se ti rifiuti di farti testare. Con tanto di sanzione massima comminata in automatico, e tanti saluti al principio di non colpevolezza senza adeguato processo.

Già. È il costo psicologico del non adeguarsi ai diktat del regime, che oggi ti vuole vietare la mobilità privata.

È bene tenerlo a mente: per lor signori, noi siamo un misero 8. E loro sono il 2: quelli che contano.

Ancora una volta, il codice nel codice è stato esplicitato.

Sarebbe ora che la gente comune si decidesse a mandare definitivamente al macero il codice e, insieme ad esso, chi l'ha approvato.

https://t.me/Lanonaelica

30.12.202409:07

Con il nuovo Codice della Strada, entrato in vigore il 14.12 (1+4+1+2=8) del 2024 (2+2+4=8),
8 e 2 ritornano insistentemente. Ma dev'essere un caso.

Come sicuramente sono coincidenze quelle analizzate in precedenza.

https://t.me/Lanonaelica/991

https://t.me/Lanonaelica/939

https://t.me/Lanonaelica/926

https://t.me/Lanonaelica/906

https://t.me/Lanonaelica/890

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https://t.me/Lanonaelica/776

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Cit: “I simboli saranno la loro rovina”.

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Медиа контентке кире албай жатабыз

29.12.202408:52

Consenso

Già. Nonostante tutto, siamo sempre in piena dissonanza cognitiva.

Perché sappiamo ogni cosa sull'11 settembre più famoso della storia, e sulle incongruenze della relativa narrazione ufficiale.

Sappiamo tutto sul finto allunaggio e sulle balle spaziali made in NASA & Co.

Idem per la truffa COVID scatenata a livello planetario.

Eppure, continuiamo a cadere con immutata stolidità nell'inganno che ci viene di volta in volta apparecchiato.

Sì, i vecchi schemi mentali sono duri a morire.

Forse dovremmo smettere di sottovalutare chi sta portando avanti lo spettacolo, perché sicuramente non si tratta di incapaci.

Al contrario, sono abili manipolatori che mettono in scena varie e ben orchestrate rappresentazioni, finalizzate ad imbastire un racconto fatto di continua tensione e fiato sospeso. Proprio come nella trama dei migliori thriller.

I buoni contro i cattivi: il giudizio su chi è cosa dipende esclusivamente dagli occhi di chi guarda. Ma è solo la plastica raffigurazione dell'eterna lotta tra bene e male, ideale per dividere in schieramenti la platea e distogliere l'attenzione dai movimenti dietro le quinte. Che sono quelli che, invece, contano davvero.

Multipolare è diventato l'aggettivo più alla moda: come prima è stato lo spread, poi il tasso di contagio Rt, adesso da esperti di finanza e immediatamente dopo virologi siamo diventati tutti esperti di geopolitica. Altro che allenatori della nazionale.

Stiamo dimostrando di essere veramente eclettici nell'imparare una moltitudine di concetti delle più disparate discipline. Come brave foche ammaestrate, facciamo con la palla esercizi sempre più difficili.

Intanto, chi ci guida da un recinto all'altro se la ride mentre dirige i giochi indisturbato. E noi ad incazzarci con il cattivo di turno e a tifare per il buono che ci assicurerà il lieto fine; dovremmo al contrario ricordarci che è proprio il pastore, e non il lupo, quello che porta le pecore al macello.

Così come dovremmo capire che quel multipolare di cui tanto si ciancia, forse non è altro che il vestito nuovo e scintillante per un ordine mondiale controllato dalle medesime gerarchie di sempre.

Non è tutto oro ciò che luccica. E il tifo da stadio non può darci nessun vantaggio nel capire il nemico che abbiamo davanti.

L'identità digitale, il danaro digitale, il QR code stanno facendo ovunque passi da gigante verso il controllo più totale.

Non c'è solo il WEF. Non c'è solo l'impero NATO/USA/EU che stiamo imparando a nostre spese a detestare. Non c'è solo il Deep State.

Facciamoci furbi: NESARA GESARA, Quantum Financial Sistem, nuova moneta dei BRICS e promesse varie possono essere la seconda onda dello tsunami.
E questa, proprio perché inaspettata, è l'onda più pericolosa.

La buona notizia è che è sempre basato tutto sul consenso.

Dapprima è stata l'acquiescenza alla mascherina.

Poi è stato l'assenso al tampone.

Di seguito è arrivato in pompa magna il paradosso costituito dalla firma di un consenso informato sulla somministrazione di un liquame sottoposto a segreto militare.
Un maledetto consenso, a volte entusiasta, a volte noncurante, a volte estorto, che è stato comunque dato dalla maggior parte della popolazione.

Successivamente, in più tornate, è stato il turno delle varie elezioni, laddove votare non è automatico, ma richiede un attivarsi che ha in sé l'esplicitazione della propria accettazione, anzi perfino condivisione, del processo elettorale.

Ora, due cose dovrebbero essere ormai evidenti:
1) hanno l'obbligo di verità, ossia di rivelare in anticipo le loro intenzioni.
2) hanno l'obbligo di lasciarci il libero arbitrio, ossia di agire in base al nostro consenso. Che può essere forzato e anche in certa misura coartato, ma è e rimane consenso in un modo che sa tanto di patto faustiano.

Finora è stata una sorta di misurazione della cosiddetta soglia del dolore. Da adesso in avanti, possiamo aspettarci davvero di tutto.

Ma ricordiamocelo: in fondo si tratta sempre, solo e soltanto di consenso.

Del nostro consenso. O del nostro irremovibile rifiuto.

https://t.me/Lanonaelica

28.12.202406:14

Chiudi gli occhi, e ascolta...

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27.12.202405:26

La caccia di Erode 2.0

La storia di Erode è una di quelle che più ha colpito l'immaginario collettivo di intere generazioni occidentali.

Eppure, mai come oggi quel racconto sembra attuale.
Perché, se togliamo la capanna, il bue e l'asinello, e lo rivisitiamo in chiave moderna, ogni tessera del puzzle va al suo posto.

Le modalità con cui è stato imposto il tampone alla popolazione, soprattutto nei Paesi più industrializzati, lascia ben poco spazio all'immaginazione: si è trattato di una vera e propria caccia volta a stanare, per un verso o per l'altro, quante più persone possibile.

Certo, da una parte si sono concentrati fondati dubbi sulla presenza di nanotecnologia in questi dispositivi, che avrebbe probabilmente consentito di impiantare chissà quali diavolerie nella cavità nasali delle persone sottoposte al test.

Da altri è stato ipotizzato che proprio attraverso il tampone si potesse inoculare un vaccino, come peraltro già avviene in taluni allevamenti.

Altri ancora hanno prospettato la possibilità che tramite queste indagini sulla popolazione si stesse raccogliendo materiale da poter studiare in vista dello sviluppo di armi biologiche mirate, ossia focalizzate solo su determinati gruppi genetici.

Eppure, non va dimenticato che loro sanno perfettamente che il tampone non è uno strumento diagnostico.

Quindi, benché possano anche aver fatto tutto ciò, la finalità principale deve essere stata comunque la caccia. Una fottuta caccia ad un quid pluris nel genoma umano, un qualcosa che rende evidentemente differente una certa stirpe di umani rispetto agli altri, e che non è inerente al semplice fattore RH.

Questa è stata la prima volta a memoria d'uomo che un'indagine sul DNA è stata fatta praticamente a tappeto: senza imporla, senza renderla giuridicamente obbligatoria, ma forzando a più non posso i renitenti e soprattutto assicurandosi la collaborazione della maggior parte della platea da sottoporre ad esame.

E ce lo hanno pure detto: basta leggere il decreto del 10 maggio 2020, con cui venne "autorizzato il trattamento dei dati personali, anche genetici e relativi alla salute". Di nuovo: obbligo di verità, adempiuto con norme dello stesso tenore nei vari Stati.

E dunque: se lo scopo ultimo davvero fosse stato cercare i rari esemplari che, pur totalmente ignari, possiedono un misterioso quid? Un qualcosa che, qualora se ne rendessero consapevoli, li potrebbe magari mettere nelle condizioni di fronteggiare, combattere e perfino vincere su quello stesso Male che detta ricerca ha commissionato.

Perché così come ipotizziamo che esista una ben determinata etnia in qualche modo connessa (o almeno privilegiata nel suo collegamento) con il Male nascosto dietro le quinte, altrettanto possiamo immaginare un gruppo di individui che, per linea genetica o residuato di chissà quale incrocio genomico, possieda qualche attitudine particolare in relazione alla possibilità di fronteggiare questo atavico nemico, fin da tempi ancestrali.

È sempre una questione di contrappesi: in natura esiste un principio duale fondamentale, per cui ogni elemento deve necessariamente trovare il suo esatto opposto.

Del resto, non solo la vicenda di Erode ci racconta di una caccia del genere: pensiamo, ad esempio, alla "Spada nella roccia" e alla ricerca del predestinato in grado di estrarla.

Con le leggende forse ci dicono il vero, narrando di ciò che è già accaduto in tempi lontani. Ma se questa ricerca c'è stata, significa che quel quid di speciale esisteva realmente, e perciò andava scovato.

Il fatto che la caccia sia ancora in corso sottotraccia; la dannata fretta nella tabella di marcia; la manifesta ossessione per il controllo: tutto suggerisce che la speranza, in un modo o nell'altro, siamo noi che non ci siamo piegati, e che non abbiamo la minima intenzione di farlo in futuro.

A questo punto, è bene che il male lo metta in conto: quid pluris o no, c'è comunque una stirpe secondo cui vale ancora il detto "mi spezzo, ma non mi piego".

E che, come già in passato, è pronta a guardare Erode dritto negli occhi.

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25.12.202406:46

Il miracolo

Tempo fa, un seme è stato piantato.

Con pazienza e cura, quel seme ha messo radici.
È germogliato, ed è cresciuto.

Ma non è rimasto fermo sul terreno.
Ha cominciato il suo viaggio su questo piano.

Quel seme siamo noi.
Quel seme ha la sua strada da percorrere.
Quel seme ha il suo viaggio da fare.

Quel seme È Il suo viaggio.

Azioni giuste e azioni sbagliate.
Esperienze, sogni, aspirazioni.
Fallimenti, successi, disgrazie e fortune.
Sono tutti ricordi. Ricordi di questo viaggio.

Un viaggio alla scoperta del mondo.
Delle sue evidenze e dei suoi misteri.
Della realtà e degli inganni.
Dal dubbio alle certezze. E dalle certezze al dubbio.

La meraviglia dell'umiltà e della curiosità.
La via verso la conoscenza.
La via verso la consapevolezza.
Il sentiero per la scoperta, o riscoperta, di se stessi.

Un viaggio dalla fonte, fatta di due anime e due corpi, all'unica fonte, fonte di tutto.
Dal miracolo di due che si fanno uno,
al miracolo di quell'uno che andrà a fondersi a sua volta in un due e poi, alla fine di questa esperienza terrena, farà ritorno a casa.

Viaggio. Se è vero, reale e profondo, non ha confini né frontiera.

Cerca, scava, scalpita. Fiuta, sente, scova. Come il migliore dei segugi.

Perché il viaggio di chi ha sete di conoscenza e consapevolezza,
è il viaggio di chi si rende conto che innanzitutto è alla ricerca di se stesso.

E non c'è viaggio più bello e fortunato
di chi sceglie di farlo accudendo le proprie radici,
così le vecchie come le nuove:
i genitori, nel loro ultimo cammino,
e i figli, fin dal loro primo respiro.

Tra i sorrisi, le lacrime, le urla e le risate,
coerenza e contraddizioni, paura e coraggio,
siamo carne, siamo anima, cuore e sentimento.

Siamo la scintilla del sacro che ci ha donato la vita e ci brucia dentro.

Siamo semi, siamo radici e siamo viaggio.

Siamo un miracolo.

Meglio: siamo IL miracolo.

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23.12.202406:11

Sarà la musica che gira intorno.

Così cantava ben 40 anni fa Ivano Fossati, raccontando di uomini poco allineati e per niente facili, per concludere poi con la constatazione che "saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro".

Erano uomini che avevano imparato così tanto dalla vita che portavano la "faccia di chi non fa per niente sul serio" e che, se non avevano mai capito nessuna lezione, è perché avevano preferito continuare a fare il viaggio a modo loro, senza barattare se stessi con lo stare forzatamente al passo coi tempi.

Già. Un po' come quelli che, all'arrivo delle imposizioni vaccinali, hanno preferito scendere dalla giostra e mettere a rischio tutto ciò che avevano costruito, perché aggiornare la loro libertà ad un'app e ad un QR code non gli sembrava in risonanza con la parte più profonda del loro essere.

Chissà se Ivano ha resistito oppure no. Ma in fondo, che importa? Il messaggio di questa sua canzone è tanto bello che è al di fuori del tempo, e noi abbiamo saputo farne tesoro.

Non siamo più nelle strade di ieri, perché la vita non è più quella di ieri.

E forse, per certi versi, questi ultimi cinque anni ci hanno fatto crescere così tanto che molti di noi si riconoscono a fatica nei panni che indossavano e nei pensieri che avevano fino a ieri.

Eppure, sotto un altro aspetto siamo ancora quelli di ieri: abbiamo ancora lo stesso sangue che madre natura ci ha regalato quando siamo piovuti qui dal cielo, perché saremo pure uomini che "l'America così come Roma gli fa paura", ma nonostante tutto e tutti abbiamo saputo dire no alla puntura.

Sì. La musica ci ha girato intorno, però noi non siamo stati facili, né tantomeno siamo stati allineati.

Anzi, è come se in contrapposizione a quelle note provenienti dall'esterno, noi avessimo scelto di entrare in risonanza con la nostra musica interiore come mai forse era accaduto prima.

Davvero, possiamo dirlo con orgoglio: abbiamo detto no a un certo tipo di futuro, perché la nostra testa è stata un maledetto muro.

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20.12.202412:36

Narrazioni convergenti

Ci riprovano, più determinati che mai.
Però, stavolta la narrazione non è unica.
Sono molteplici. Anche se poi, alla fine, tutte convergono su un unico punto.

Abbiamo quella sul Congo: perché lì, e nelle zone limitrofe, le solite associazioni filantropiche hanno somministrato a piene mani vaccini di nuova concezione contro la malaria, e un paio di mesi dopo è apparsa un'epidemia di CONGOLESE. Che può essere Marburg, Ebola o influenza 2.4, ma fa tanta paura perché è stato tutto anticipato, profetizzato ed ampiamente spoilerato fin dal 2020.

Di seguito, interviene la tremenda aviaria. Che sta diventando un sempreverde buono per tutte le stagioni, ma vuoi mettere se poi si mischia con la congolese, a mo' di cocktail, e ne viene fuori una bomba influenzale incontenibile? Meglio di quel B52 che eravamo soliti bere in discoteca negli anni ‘80.

Per non farci mancare niente, ammazzano pure tal Kirillov, che guarda caso era il numero 1 russo in fatto di armi biologiche e chimiche e in questa sua qualità, secondo le fonti più autorevoli, avrebbe ricevuto delle prove (o provette?) segretissime su alcuni dei famigerati biolabs occidentali. L'agente patogeno consegnatogli, sempre secondo le medesime indiscrezioni, avrebbe una elevatissima capacità di contagio (e ti pareva) con una mortalità del 40%. Della serie: Armageddon scansati.

E poi, come se non bastasse, adesso ce la menano con il vaccino autoreplicante: cioè, ti fanno una iniezione una tantum, ma è come se te ne facessero una ogni mezz'ora.

Perché quest'ultimo ritrovato della scienza medica non è un mRNA normale, con una Spike che sì, si diffonde, ma un po' a macchia di leopardo e senza sapere bene dove cazzo andare.

Questo è un vaccino ben direzionato e, soprattutto, che si autoreplica. Cioè, copula con se stesso, manco fosse un ermafrodita, e genera copie di se stesso in seno all'organismo in cui è stato iniettato. Senza posa. Quasi meglio del moto perpetuo.

E siccome è pure intelligente, migra da una persona all'altra. Ossia, non serve più vaccinare tutti, perché intanto questa nuova pozione salta, vola, ballonzola qua e là al ritmo di tip tap, ma sempre e comunque finisce per infilarsi anche dentro chi la puntura non la vuole proprio far.

Ora. Va bene che siamo in epoca di transumano, di transgender e di invasioni transfrontaliere, però anche il vaccino transgenico a replicazione autonoma, modello clonazione birichina e ballerina, ma anche no.

Piano. Andiamoci piano.

Basta avere un minimo di distacco, e subito si intravede lo schema comune: ognuna di queste narrazioni punta a fare terrorismo, fiaccare le forze, spingere ad essere rinunciatari.

Già. Perché se teniamo conto che, ancora oggi, moltissimi di quelli non sierati credono comunque alla teoria del virus patogeno, magari creato in un biolab (Wuhan o Vattelapesca non fa molta differenza); alle millemila varianti (manco in un concessionario d'auto trovi una tale varietà negli allestimenti); alla tradizionale storiella del contagio... Allora appare chiaro che da congolese ad aviaria, da Kirillov a replicone (sì, lo chiamano così: non ci sentiamo presi per culo?) con ovvio conseguenziale shedding, tutto serve ai padroni del discorso per provare a catalizzare di nuovo l'attenzione su una narrativa che sta perdendo mordente.

Sta a noi valutare bene se considerare questo tentativo come un segno di forza o, piuttosto, come il sintomo del bisogno di ricorrere a mezzucci davvero ridicoli per portare avanti quella politica di terrore che, nei loro intenti, dovrebbe indurre le pecorelle ad arrendersi al destin che viene.

Spike. Virus. Varianti. Biolab. Assomiglia sempre più ad un telefilm di quart'ordine.

Nel mentre, in mezzo a tutto sto bailamme, di isolamento del virus continua a non giungere alcuna notizia.

Basta tenere a mente questo elemento, e tutto il castello di carte costruito sulle varie narrazioni viene giù di conseguenza. Come in un domino.

Loro imbastiscono la Matrix.

A noi il gusto di smantellarla, per continuare imperterriti sulla nostra strada.

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19.12.202407:45

L'approccio e il tavolo da poker.

No. Non stiamo parlando di come abbordare una bella donna. Per i consigli sentimentali: la rubrica del cuore è tenuta da nomi di ben altro calibro rispetto al mio, e per giunta sul mainstream.

Qui si tratta dell'approccio alla conoscenza, che può essere prono e supino rispetto alle voci ufficiali, o può invece essere reso vivo, come in eterno divenire, da curiosità e pensiero critico.

"Ma chi me lo dovrebbe far fare?", è la domanda ricorrente. Beh, in fondo si tratta solo di non farci prendere per culo dai soliti noti.

Mettiamola così: se ci invitano a giocare una partita di poker e decidiamo di sederci al tavolo, come minimo staremo in campana per non lasciare che ci fottano alla grande come l'ultimo dei polli.

Naturale, no? Ne va sia dei nostri soldi che della nostra dignità. Perché diciamocela tutta: c'è qualcuno a cui piace essere considerato un gonzo da spennare?

Bene. Nessuno avrebbe da criticare questo atteggiamento guardingo, anzi: il contrario sarebbe visto non tanto da ingenuo, quanto da babbeo.

Ora, perché dovrebbe essere considerata diversa una faccenda seria come la vita?

Perché qui si parla di vita inteso come palcoscenico dove si viene al mondo in un dato momento e in un dato contesto; come scuola dove fare un percorso di crescita interiore; come palestra dove allenare il proprio spirito e la propria mente; come cammino dove formare la propria anima.

Ed è proprio questo il punto.

Chiediamoci: il sistema in cui siamo inseriti sta lavorando a favore di un nostro sviluppo, o ci sta preconfezionando le soluzioni?

Si sta preoccupando del nostro benessere, o solo questa supposizione suona ridicola?

Pensiamo davvero che viviamo nel meno peggio dei mondi possibili, o ci sembra che anche con pochissimo sforzo si potrebbe fare tantissimo?

Ecco. Se anche per voi c'è qualcosa che non torna, forse non siete stati lobotomizzati e avete già fatto il primo passo.

Ma ci sono da fare gli altri, se si vuole cominciare non dico a capire, o a risvegliarsi, o a prendere consapevolezza: tutti paroloni. Dico solo: ad essere presi un po' meno per culo.

Perché laddove ci abbiano già dato la soluzione preconfezionata; ovunque esista un dogma intoccabile; non appena si senta parlare di paradigma; in ogni contesto in cui si dica che non c'è alternativa; su qualunque punto non sia ammessa discussione perché gli studi passati hanno già raggiunto le conclusioni definitive… beh, è proprio lì che si cela la presa per culo.

E se non avete ancora capito che è da quando siamo nati che stiamo seduti ad un fottuto tavolo da poker, per giunta truccato, forse sarebbe meglio cominciare a prendere questa ipotesi per plausibile.

Quelli che gestiscono il gioco, del resto, in certa misura stanno giocando a carte scoperte.
Sta solo a noi cominciare a guardarli più attentamente: fanno segnali? Nascondono le carte? Magheggiano?

Il COVID è stato una bella sveglia, ma è compito nostro assecondarla alzandoci dal letto, o spegnerla e continuare a dormire.

Perché se sull'influenza 1.9 hanno mentito all'unisono in tutto il mondo, e con le stesse politiche di fondo, allora possono averlo fatto su altre cose, in comune accordo e nella medesima maniera, già in passato.

Basta inizia nutrire il seme del dubbio, e allora si potrebbe scoprire che la fisica così come insegnata a scuola e nelle università; l'astronomia; la scienza dell'alimentazione; la stessa medicina; la storia; il sistema politico... insomma: tutto quello che davamo per certo, scontato ed assodato non è che, nella migliore delle ipotesi, una verità parziale, o addirittura l'esatto opposto della realtà.

Non dico molto. Solo: pensiamoci.

In fondo è facile, se si ha la giusta bussola. E abbiamo visto che ciò che più viene deriso dal sistema, è proprio quanto è più pericoloso e scomodo per l'ordine precostituito.

Nel mentre che pensiamo, la partita continua.

A noi la scelta se restare al tempo stesso vittima e preda, o diventare predatore cominciando a dar la caccia a chi ci vuole schiacciare.

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