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All'Elefante Nero

Spunti estemporanei per la disalienazione dall'antisocietà contemporanea
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"All'Elefante Nero" тобундагы акыркы жазуулар

🇯🇵 Ragazze giapponesi si addestrano all'uso della mitragliatrice per contrastare l'Operazione Downfall, lo sbarco delle truppe statunitensi in Giappone. L'operazione, pianificata per il periodo a cavallo tra il Dicembre 1945 e il Gennaio 1946, non avrà però mai luogo a causa alla resa giapponese dopo le due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
LA SOMIGLIANZA

- Pierre Klossowski, Orthotes, Napoli (2022)

E se fossimo noi i mezzi di comunicazione? Se fossero gli umani i primi media? Questa è l’ipotesi che fa da sfondo ai saggi de La somiglianza: un trattato sulla comunicazione che ha nell’incomunicabilità il suo centro propulsore. Pierre Klossowski vi medita sui suoi romanzi e i suoi quadri, analizzando le diverse forme di comunicazione con cui si è cimentato: dalla pittura alla scrittura, dal dialogo alla conversazione muta, dall’idioma corporale alla divinazione, dal cinema alla magia. Ma la lezione de La somiglianza è, anzitutto, la lezione dell’immagine. Per natura private, in quanto indiscernibili dal fantasma che fa di noi dei casi singolari, le immagini assicurano la comunicazione autentica: lo scambio dei corpi attraverso il linguaggio segreto dei segni corporali. Ognuna può impadronirsi di tutti pur non essendo di nessuno. L’immagine fa qualcuno, ma qualcuno che – anche quando è solo, silenzioso – è parlato e pensato da un fuori non dominabile. Per Klossowski non abbiamo immagini, siamo immagini: simulacri degli impulsi che abitano l’anima disputandosene voce e fisionomia. La lezione dell’immagine, infatti, è l’ospitalità: un modello pagano di comunicazione la cui pratica richiede un’energia così soffusa da differire la morte con un Eros primitivo, ma non spontaneo. Klossowski, in queste pagine, ce ne fa un dono non restituibile, privo di contropartita. L’ospitalità non è la reciprocità. L’ospitalità è la somiglianza: la comunione del non comune che ci commuove.

#ConsigliDiLettura
È morto il vescovo di Roma, papa Francesco. La sede papale è ufficialmente vacante.
Dà forma artistica alla Vita del tuo tempo, al tuo presente; vivi come presente in atto ed esprimilo artisticamente; sperimenta la Vita come presente, come informe, come problema e trovane la soluzione; vivi e risolvi i problemi del tuo tempo.

- Adriano Tilgher, Studi sul teatro contemporaneo
Signore, ti ringraziamo per la festa di Pasqua. Ti ringraziamo perché, dopo la morte e la discesa agli inferi, dopo aver provato il più completo abbandono, sei ritornato a noi, ti sei ricordato del nostro breve abbandono e lo hai superato con la pienezza della tua presenza. Tu hai patito la morte causata da noi con il peso dei nostri peccati: tuttavia ritorni a noi come nostro fratello, con il dono della tua redenzione. Non ci fai scontare il fatto che noi ti abbiamo portato sulla croce; anzi, ci lasci partecipare alla tua gioia, festeggi con noi un nuovo incontro come se non fossimo mai stati infedeli, come se ti avessimo sempre atteso nella fede e nella tristezza del distacco, come se fossimo capaci di aggiungere qualcosa alla tua gioia.

- Adrienne von Speyr
Pasqua era giunta, la festa della luce e della liberazione per tutta la natura! L'inverno aveva dato il suo addio, ravvolto in un fosco velo di nebbie, e sopra le turgide nuvole in corsa s'avvicinava ora la primavera. Aveva spedito innanzi i suoi messaggeri di tempesta per destare la terra dal lungo sonno, ed essi fremevano su boschi e piani, battevan le ali sulle cime possenti dell'alpe e sconvolgevano il mare dal profondo. Era nell'aria come un lottare e un muggire selvaggio, e ne usciva tuttavia quasi un grido di vittoria: ché tra le burrasche di primavera, frementi di vita, s'annunciava la Resurrezione.

- Elisabeth Bürstenbinder, San Michele
"Karamazov!", gridò Kolja. "È vero quello che dice la religione, che resusciteremo dai morti e, tornati in vita, ci vedremo di nuovo tutti, anche Iljušenka?". "Resusciteremo senz'altro, e ci vedremo e ci racconteremo l'un l'altro allegramente e gioiosamente tutto ciò che è stato", rispose Aljoša a metà tra il riso e l'entusiasmo. "Ah, che bello che sarà..", sfuggì a Kolja.

- Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov
🇪🇸 Processione di Pasqua, Siviglia (Spagna)
PAROLA E COMPIMENTO: il cristallo del verso

🗓️ Martedì 29 Aprile 2025

🕘 Ore 18.00

📍Opificio Golinelli, via Paolo Nanni Costa 14, Bologna

Intervengono Milo De Angelis, Gian Ruggero Manzoni, Viviana Nicodemo, Andrea Zanotti e Antonio Danieli, con l’accompagnamento di Maestri musicisti. Nel percorso dall’origine al destino, i pensatori e i poeti sono sempre stati i custodi della dimora del linguaggio. In questa fase storica, prima che la tecnica arrivi a liquidare la parola, optando per passare a una più efficiente connessione macchina-sinapsi, la poesia è ancora da intendersi, tra tutte le arti dell’essere umano, come prima, ultima e suprema forma di sintesi cognitiva ed espressiva? Può essa, di fronte alla temuta onnipotenza creatrice dell’intelligenza artificiale, aiutarci ancora a inverare l’idea per la quale “l’essenza più profonda della tecnica non è nulla di tecnico”?

#eventi
Nella giornata di ieri si è ripetuto ancora una volta, nella basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, il miracolo del Fuoco Santo, forse il più noto dell'Ortodossia. Nel giorno del cosiddetto "Grande Sabato", ovvero il sabato precedente la Pasqua Ortodossa (che cade oggi), numerosi pellegrini si radunano in preghiera nei pressi del Santo Sepolcro della città santa delle tre religioni. In attesa dell'arrivo del patriarca di Gerusalemme l'atmosfera è confusionaria e festosa, mentre all'arrivo di questi ci si raccoglie nuovamente in preghiera.

Il patriarca armeno attende all'interno del tempietto (precedentemente sigillato) il "collega", che arriva munito di ceri, a quel punto entrambi i sacerdoti entrano all'interno, assieme ad un "testimone" di un'altra fede, che farà da garante alla miracolosità dell'evento (oggi tale ruolo è espletato da un poliziotto israeliano, un tempo da un gendarme musulmano ottomano). Ciò che avviene all'interno non è chiaro, ma secondo la tradizione il patriarca dei Gerusalemme si raccoglie in preghiera. In quel momento, e solo in quel momento, i ceri, miracolosamente, si accendono senza alcun intervento umano.

A questo punto i due patriarchi escono mostrando i ceri accesi scatenando il giubilo della folla. Il patriarca si allontana velocemente, consentendo però ai fedeli di accendere candele con il Fuoco Santo, il quale poi viene "passato" tra tutti gli astanti accendendo innumerevoli candele nel generale scampanio a festa.

Si tratta di uno dei miracoli più antichi della cristianità (sebbene i cattolici non lo riconoscano come tale), e ripropone in forma "ritualizzata" il miracolo spontaneamente accaduto nella Pasqua dell'anno 162, quando, regnante l'imperatore Marco Aurelio, le lampade della locale chiesa paleocristiana si accesero spontaneamente nonostante ripetuti tentativi di spegnerle, allorché l'allora vescovo Narciso dovette riconoscere la natura miracolosa dell'evento.

[in video: Miracolo del Fuoco Santo della Pasqua 2008]
È risorto: il capo santo
più non posa nel sudario
è risorto: dall'un canto
dell'avello solitario
sta il coperchio rovesciato:
come un forte inebbriato,
il Signor si risvegliò
Era l'alba; e molli il viso
Maddalena e l'altre donne
fean lamento in su l'Ucciso;
ecco tutta di Sionne
si commosse la pendice
e la scolta insultatrice
di spavento tramortì
Un estranio giovinetto
si posò sul monumento:
era folgore l'aspetto
era neve il vestimento:
alla mesta che 'l richiese
dié risposta quel cortese:
è risorto; non è qui.


- Alessandro Manzoni

Auguriamo a tutti una felice Santa Pasqua 🌷
Quarto anno di guerra. Verso sera
al bollettino mi spinge attraverso i castagni
in un’attesa ogni giorno più dolorosa.
“Niente di nuovo”, dice il corriere.

Niente di nuovo:
la morte prosegue il banchetto,
oggi come ieri lo stesso macello,
agonie, centinaia di migliaia di lamenti.
Quarto anno di guerra… Quando la pace?

Niente di nuovo –
solo la morte mieterà per sempre;
e anche se per milioni di anni
l’umanità accumulerà lavoro,

niente di nuovo più potrà vedere il mondo;
solo chi oggi è stato colpito dalla palla
libero dal vecchio, potrà guardare il nuovo.


- Andrej Budal
Quest’anno cara, non c’è stata Primavera;
Non canti sotto i fiori e non fiori leggeri,
Non risa e metamorfosi, né Aprile;
Non avremo intrecciato le ghirlande di rose.

Chini eravamo al chiarore delle lampade
Ancora, e su tutti i libri dell’inverno
Quando ci ha sorpreso un sole di settembre
Pavido e rosso e come anemone di mare.

Mi hai detto: ”Guarda! Ecco l’Autunno.
Dunque, è stato un sonno il nostro?
Se dobbiamo vivere ancora
Tra questi in-folio, rischia di diventar monotono.

Forse, è fuggita ormai una primavera
Senza che la volessimo apparire;
Perché in tempo parli a noi l’aurora,
Apri le tende delle finestre”.

Pioveva. Le lampade abbiamo ravvivato
Impallidite per quel sole rosso
E ci siamo rituffati nell’attesa
Della chiara primavera che è alle porte.


- André Gide

[In foto: giornata di pioggia dalla Kaiserstallung di Norimberga, Settembre 2015 ©️ Marco Malaguti]

Рекорддор

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Ultimo Uomo ☧ avatar
Ultimo Uomo ☧
Siamo sgomenti nel dare la notizia della morte di Francesco Benozzo.

La sua figura fu molto importante per il movimento contro il pass sanitario e in quelle occasioni fu un grande piacere ascoltare le sue lezioni all'aperto, dedicate agli studenti a cui era vietata l'entrata nelle strutture universitarie.
Lui fu uno dei 2 soli professori universitari ad essere sospesi su 70.000 in Italia per essersi rifiutato di adeguarsi al greenpass.

Ma oltre a questo era un grande artista, filologo e poeta che lascia un segno in chiunque abbia avuto il piacere di conoscerlo.


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Il silenzio praticato con cognizione di causa è padre della preghiera, affrancamento dalla schiavitù, custodia del fuoco, sentinella dei pensieri.

- Giovanni Climaco, La scala del paradiso
Cela te stesso con maschere e con trucchi,
stringi gli occhi come chi vede male,
che dal tuo volto mai si distingua
dove sono il tuo essere, il tuo crollo.

Ultime luci, lungo bui giardini,
il cielo un rovinio di notti e incendi –
celati: dove lacrimi o resisti,
la carne ove ciò si compie non si veda.

Le scissioni, la crepa ed i passaggi,
il nocciolo dentro cui vieni annientato
celali, come se i tuoi canti di lontano
venissero da una gondola vicina.


- Gottfried Benn
Cantico dei Cantici IV

- Marc Chagall, 1958; Museo Chagall, Nizza
🇮🇹 Militari del Reggimento San Marco "Battaglione Bafile", Primavera 1943, Tunisia.
È insito nell'anima l'odio della falsità; ma ogni odio nasce dall'amore, perciò è molto più radicato nell'anima l'amore della verità e specialmente di quella verità per la quale l'anima è stata fatta.

- San Bonaventura da Bagnoregio
Qualche volta, piano piano,
quando la notte
si raccoglie sulle nostre fronti
e si riempie di silenzio
e non c’è piú posto per le parole
e a poco a poco ci si raddensa
una dolcezza intorno
come una perla
intorno al singolo grano di sabbia,
una lettera alla volta pronunciamo
un nome amato
per comporre la sua figura;
allora la notte diventa cielo
nella nostra bocca,
e il nome amato un pane caldo, spezzato.


- Pierluigi Cappello, Mandate a dire all’Imperatore
🇯🇵 L'asso dell'aria giapponese Takeo Tanimizu, venticinquenne, in posa accanto al suo caccia Mitsubishi Zero nel Giugno del 1945. Con 32 aerei statunitensi abbattuti Tanimizu è probabilmente il più letale pilota militare della storia giapponese.
LA VIA DI UN PELLEGRINO

- Anonimo russo, Adelphi, Milano (1972)

L’Anonimo russo che racconta le sue vicende in questo libro è uno strannik – un contadino che, fisicamente inadatto alla vita dei campi e spinto da un forte impulso religioso, abbandona il suo paese e si dà a una perpetua vita errante. Centro di essa sarà la sua scoperta della preghiera esicastica. Solitario per le strade della Russia, accompagnato soltanto da un libro che determinerà tutta la sua esistenza, con un tozzo di pane secco e il suo prezioso salvacondotto, l’Anonimo russo ritrova, brancolando, testardo nel suo desiderio, una via mistica che ha una tradizione immensa e antica, vero segreto della Chiesa d’Oriente. Si tratta appunto della preghiera esicastica, cioè di una certa pratica della ’preghiera interiore ininterrotta’ illustrata nel libro che il pellegrino porta con sé, la Filocalia, vasta raccolta di testi mistici che va dai primi Padri del Deserto ad alcuni grandi teologi bizantini. Tale preghiera, fondata su una sottile teoria della respirazione e della «custodia del cuore», è l’unica pratica occidentale che si possa confrontare con lo yoga indù – un Oriente occultato, che il mondo slavo ha per secoli nutrito in sé. Senza ausili di cultura e senza il controllo costante di un maestro, l’Anonimo sperimenta su se stesso, passando per tutti gli stadi, dalla desolazione al rapimento, il potere sconvolgente della semplicissima «preghiera di Gesù». Tutta la sua vita ne è progressivamente trasformata e la testimonianza che egli ne ha lasciato nella Via di un pellegrino ci appare come uno dei più ricchi «viaggi mistici» che conosciamo. Alla straordinaria immediatezza e precisione nel descrivere le proprie esperienze nel regno della preghiera esicastica, l’Anonimo unisce poi una naturale freschezza di narratore: come un inconsapevole Gogol’, egli ci rivela i tratti della perduta vita popolare e provinciale russa attorno alla metà dell’Ottocento, di cui egli stesso è uno dei personaggi, un innocente che sa aprire a una a una le porte di un sapere prodigiosamente intatto.

#ConsigliDiLettura
La notte è lunga a chi non può dormire, | ma ancora è breve a chi contento giace.

- Poliziano
Lo splendore delle parole... esiste una cosa simile? | Lo splendore delle stelle, lo splendore delle nuvole – | Tutto ho adorato e adoro... Ma se | Mi dicessero: ecco, lo splendore delle parole – | Risponderei, senza timore di rivelarmi, | Che persino il beato splendore della santità | Sarei pronto a sacrificare per esso... | Tutto per uno sfavillio di parole! || Lo splendore delle parole? Oh, ripetilo ancora | Mio fragile essere umano – poeta, | Cosa posso dire io dello splendore della Parola? | Che sulla terra non esistono altri splendori.

- Zinaida Nikolaevna Gippius
Il funambolo austro-ungarico Arthur Strohschneider, detto "Il sovrano dell'aria", si esibisce a Modena, nel 1910, camminando senza protezioni su una fune tesa tra il Duomo e il vecchio Palazzo di Giustizia. Strohschneider fu uno dei più celebri acrobati della sua epoca e fu particolarmente popolare in Italia, dove si esibì in una moltitudine di città e paesi da Nord a Sud.
LEZIONI. 1932 - 1935

- Ludwig Wittgenstein, Adelphi, Milano (2025)

Queste lezioni – qui pubblicate in italiano per la prima volta sulla base degli appunti di Alice Ambrose e Margaret Macdonald – sono essenziali per comprendere l’evoluzione delle idee di Wittgenstein, in particolare la lenta transizione dalla visione logicizzante del linguaggio che permeava il Tractatus a quella pragmatico-antropologica che dominerà le Ricerche filosofiche. La vivida testimonianza del suo pensiero in divenire, tuttavia, non esaurisce i motivi d’interesse di queste pagine, che ci offrono anche un punto di vista privilegiato su temi cruciali – e ancora oggi controversi – della filosofia del linguaggio novecentesca, come la critica dell’identificazione del significato di un’espressione linguistica con il suo riferimento, o il riconoscimento della dimensione intrinsecamente normativa della nozione di significato. Perno attorno al quale ruotano tutte le minuziose discussioni di Wittgenstein sono le sue convinzioni metafilosofiche: la concezione dell’origine e della natura dei problemi della filosofia, ricondotta alle confusioni che il linguaggio stesso genera; e l’individuazione degli obiettivi appropriati e dei metodi dell’analisi filosofica, radicalmente contrapposti a quelli delle scienze. Scopo della «buona» filosofia, ribadisce Wittgenstein ancora una volta, è infatti la chiarificazione dei pensieri – condizione necessaria non tanto per risolvere i tormentosi problemi della filosofia, quanto, più semplicemente, per dissolverli.

#ConsigliDiLettura
20.04.202507:36
Nella giornata di ieri si è ripetuto ancora una volta, nella basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, il miracolo del Fuoco Santo, forse il più noto dell'Ortodossia. Nel giorno del cosiddetto "Grande Sabato", ovvero il sabato precedente la Pasqua Ortodossa (che cade oggi), numerosi pellegrini si radunano in preghiera nei pressi del Santo Sepolcro della città santa delle tre religioni. In attesa dell'arrivo del patriarca di Gerusalemme l'atmosfera è confusionaria e festosa, mentre all'arrivo di questi ci si raccoglie nuovamente in preghiera.

Il patriarca armeno attende all'interno del tempietto (precedentemente sigillato) il "collega", che arriva munito di ceri, a quel punto entrambi i sacerdoti entrano all'interno, assieme ad un "testimone" di un'altra fede, che farà da garante alla miracolosità dell'evento (oggi tale ruolo è espletato da un poliziotto israeliano, un tempo da un gendarme musulmano ottomano). Ciò che avviene all'interno non è chiaro, ma secondo la tradizione il patriarca dei Gerusalemme si raccoglie in preghiera. In quel momento, e solo in quel momento, i ceri, miracolosamente, si accendono senza alcun intervento umano.

A questo punto i due patriarchi escono mostrando i ceri accesi scatenando il giubilo della folla. Il patriarca si allontana velocemente, consentendo però ai fedeli di accendere candele con il Fuoco Santo, il quale poi viene "passato" tra tutti gli astanti accendendo innumerevoli candele nel generale scampanio a festa.

Si tratta di uno dei miracoli più antichi della cristianità (sebbene i cattolici non lo riconoscano come tale), e ripropone in forma "ritualizzata" il miracolo spontaneamente accaduto nella Pasqua dell'anno 162, quando, regnante l'imperatore Marco Aurelio, le lampade della locale chiesa paleocristiana si accesero spontaneamente nonostante ripetuti tentativi di spegnerle, allorché l'allora vescovo Narciso dovette riconoscere la natura miracolosa dell'evento.

[in video: Miracolo del Fuoco Santo della Pasqua 2008]
E nella notte nera il nulla
a un tratto, col fragor d’arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s’udì di madre, e il moto di una culla.


- Giovanni Pascoli, Myricae
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