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Matteo Montevecchi

"Nel tempo dell’inganno universale
dire la verità è un atto rivoluzionario". George Orwell
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चैनल निर्माण की तिथिMar 07, 2017
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Oct 04, 2024
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Ho voluto ascoltare attentamente tutti gli interventi che si sono susseguiti al Congresso federale della Lega. Sono state pronunciate spesso le parole identità, coerenza e pace. Sono state citate come se fossero davvero questi i punti che hanno caratterizzato l’azione politica della Lega negli ultimi anni. Tre parole che tradotte dovrebbero significare tanto. Tre parole che, allo stesso tempo, la Lega non può più permettersi di pronunciare, in quanto si trasformano solo in slogan vuoti, ripetitivi e completamente disattesi, senza che sia mai arrivato un sincero e forte mea culpa.

È passato un anno dalla mia uscita dalla Lega, dopo averla criticata internamente e pubblicamente per tre anni a causa di scelte appiattite e sbagliate (prima nel Governo Draghi e poi nel Governo Meloni) che avevano minato nel profondo la credibilità del partito e l’attaccamento ad esso. Al Congresso sono stati attaccati indistintamente coloro che hanno lasciato il partito. Per carità, in diversi lo avranno fatto solo per salire a bordo dove conveniva al momento. Ma non per tutti vale questo discorso che sembra utile solo a non assumersi precise responsabilità politiche, che oltre a qualche eletto, hanno allontanato milioni di elettori. É stato detto che alle persone che hanno abbandonato la Lega “è mancato il coraggio”. Io penso che quel coraggio, invece, sia proprio mancato e manchi ancora oggi alla Lega, così come l’identità, la coerenza e pure una concreta visione per la pace (non bastano le parole che poi nei fatti vengono smentite dalle contraddizioni).

Mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse anche:

• Cosa c’entra l’identità con chi oggi straparla di patriotitismo, sovranismo e ieri celebrava Mario Draghi? “L’Europa di Draghi è la nostra Europa” citazione indimenticabile del Vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, numero due di Matteo Salvini.

• Cosa c’entra la coerenza con chi ieri sosteneva “Green pass per entrare in bar e ristoranti? Non scherziamo”. Poi com’è finita? Il messaggio che arrivava agli eletti a suo tempo era “la linea ufficiale sul green pass è quella del silenzio” e nel frattempo la Lega votava in aula le varie misure liberticide. Chi si esprimeva contro era la minoranza della minoranza del partito in mezzo agli ignavi e a chi sosteneva questa follia. Ricordo bene.

• Cosa caspita c’entra la pace con chi continua a sostenere senza battere ciglio e rivendicandolo, i pacchetti di aiuti militari a Kiev per fare le cheerleder di una delle parti nel conflitto, dinnanzi ad una guerra di procura? Ne hanno votati ben 10 in questi tre anni, seguendo esattamente la linea bellicista e pro sanzioni alla Russia dell’Unione Europea targata Von der Leyen. L’invio delle armi è stato prorogato al 31 dicembre 2025 e il provvedimento è stato votato a favore anche dalla Lega il 28 gennaio di quest’anno (per essere precisi).

In ogni caso al Congresso della Lega si fa finta di nulla. Il recente passato sembra essere stato cancellato con un colpo di bacchetta magica. Fanno affidamento sulla memoria a breve termine. Si accendono un po’ i toni per provare a riacchiapparsi qualche deluso e si chiede di far tornare Matteo Salvini come Ministro dell’interno. Sono il primo a riconoscere che fece un lavoro positivo, ma adesso appare evidente che si tratti di una operazione “ultima spiaggia” meramente finalizzata a recuperare quel consenso rimasto immobilizzato al 9% da anni a questa parte. Quel ruolo, per altro, lo ricopre Piantedosi che era stato indicato dalla Lega, mica da altri.

In estrema sintesi: le chiacchiere stanno a zero.
Forza Italia e PD (a parte due eurodeputati) hanno votato a favore di una risoluzione folle. Una furia bellicista che ci spinge verso la guerra. La risoluzione sostiene che: “L’Ucraina deve essere dotata delle capacità militari necessarie per tutto il tempo che le servirà per riportare una vittoria militare decisiva”. Viene ribadito di accogliere con favore il piano ReArm Europe, sottolineato il sostegno al percorso “irreversibiledell’adesione alla NATO dell’Ucraina e richiesto agli Stati dell’UE di fornire armi, aerei da combattimento, droni, sistemi di difesa aerea, munizioni ecc. FI e PD sono due facce della stessa medaglia. Quelli di Fratelli d’Italia hanno recitato il ruolo degli ignavi astenendosi, probabilmente solo per gli attacchi rivolti agli USA nella risoluzione. La Lega ha votato contro, però in Italia continua a sostenere dichiaratamente le armi a Kiev e le sanzioni alla Russia. Il M5S ha votato contro, però è in simbiosi con il PD in tutte le elezioni locali e regionali. Questo è tutto.
La giunta comunale di Rimini (formata da PD e dai confusi cattodem) ha deciso di negare l'affissione di cento manifesti che riportavano una citazione di Donald Trump contro la piaga dell’ideologia gender e un appello rivolto al governo italiano. L’amministrazione comunale, totalitaria e oscurantista, ha definito il messaggio “discriminatorio, dal contenuto oggettivamente non veritiero e fonte di allarmismo sociale”. Ed ha dichiarato che non sarebbe “in linea con alcuni principi cardine della Costituzione italiana”. Chiamasi censura “democratica”. Ogni volta che questi signori si riempiono la bocca di democrazia: ridetegli in faccia. Ogni volta che parlano male di paesi come l’Ungheria dove, secondo loro, non ci sarebbe la democrazia: ridetegli in faccia. Ogni volta che vi chiamano fascisti perché semplicemente non condividono la vostra opinione: ridetegli in faccia. Complimenti ai sedicenti “cattolici” che eseguono il ruolo di stampella del Partito Democratico. Tutto questo è merito vostro.
Mi sono imbattuto in un post proveniente da una pagina Facebook legata a Fratelli d'Italia di Riccione. Il post veicola un messaggio preciso quanto avvilente, rivolto ai giovani: "Se sognate di avere una carriera politica, cari studenti universitari, la nostra sede è il posto giusto". Parole che potrebbero pure passare inosservate (tanto ormai non ci si stupisce più di nulla), ma che non si possono ignorare in quanto evidenziano un declino politico generale talmente diffuso e plateale da essere diventato assordante. Non ci si rivolge più alle nuove generazioni parlando di concetti più nobili come l'ideale, non si parla più di sacrificio, di spirito di servizio, di comunitarismo, ma si cerca addirittura di attirare l’attenzione dei giovani dicendo loro che la sede di questo partito fa al caso tuo se miri a fare "carriera politica". A prescindere dal partito politico, un giovane che si avvicina dopo aver letto un messaggio di questo tipo sarà, inevitabilmente, qualcuno interessato ad un mero carrierismo, lontano da quella sana lotta, da quelle battaglie politiche che, almeno un tempo, animavano la vita dei partiti e il dibattito pubblico. Da "Anche se tutti noi no" a venite per fare "carriera politica". Non è così che si fa “tornare ai giovani l’amore per la politica”. La Politica è altro.
L’avvicinamento di Fratelli d’Italia ad Azione non si limita alle posizioni mainstream condivise da entrambi i partiti riguardo l’approccio sulla guerra, russofobia e quant’altro, ma addirittura sembrano esserci già prove di alleanze alle elezioni regionali nelle Marche. Se la notizia dovesse essere accertata non dovrebbe comunque stupire dal momento in cui, in Romagna, nel comune di Forlì, Azione (e in quel caso pure Italia Viva) alle ultime elezioni amministrative erano già parte integrante della coalizione del “centrodestra” in sostegno al Sindaco Zattini. Passo dopo passo sempre più simili al “centrosinistra”.

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Giorgia Meloni interviene al Congresso Nazionale di Azione di Carlo Calenda e parla esattamente come Carlo Calenda. Veicola la stessa retorica di Carlo Calenda. Sposa gli stessi contenuti di Carlo Calenda. In questo caso rimarca che, pur essendo stata all’opposizione del Governo Draghi, sostenne tutte le sue misure sulla guerra di procura Russia-Ucraina e sottolinea di avere le stesse posizioni condivise anche da Azione. Lontana anni luce dalla Giorgia Meloni di 10 anni fa.

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Ministro Valditara, hai fatto benissimo (anche se un po’ in ritardo) a vietare con una circolare ministeriale l’uso di asterischi e schwa nelle comunicazioni ufficiali delle scuole, con riferimento agli atti amministrativi degli studenti. Questo conferma che mettere mano a queste circolari non è poi così difficile: serve la volontà politica. Da quasi tre anni a questa parte, però, qualcuno aspetterebbe anche un atto chiaro contro il proliferare nelle scuole di quel vero e proprio abuso chiamato Carriere Alias. Sulla tua scrivania, Ministro, questa richiesta è finita più volte. Quando ti degnerai di spiegare attraverso una circolare, che le scuole non possono fare in modo che Luca si faccia chiamare Flavia sui documenti scolastici e utilizzi gli spogliatoi femminili? Affinché certi provvedimenti non rimangano propaganda o spot, occorrerebbe prendere posizione per mettere fine al dilagare del gender nelle scuole.

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Vladimir Putin ha lanciato l'idea di una “amministrazione transitoria" per l'Ucraina sotto l'egida dell'Onu, al fine di organizzare elezioni presidenziali democratiche nel paese e negoziare poi un accordo di pace con le nuove autorità. Una proposta che mi sembra di buon senso.

Se Zelensky è convinto di avere tutto questo sostegno da parte del popolo ucraino, perché non dovrebbe accettare? Perchè colui che ha sospeso l'attività di 11 partiti politici nel marzo 2022, dovrebbe avere paura del voto? Perché colui che ha cancellato per legge la libertà di stampa in Ucraina, dovrebbe spaventarsi per un'ipotesi del genere? Perché colui che ha messo al bando la chiesa ortodossa legata al patriarcato di Mosca (la chiesa più seguita in Ucraina), dovrebbe temere la prospettiva di far esprimere il proprio popolo?

Beh, io qualche idea in realtà ce l'avrei.

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La “coalizione dei volenterosi”, di cui fa parte l’Italia (un nome che è già tutto un programma), si dichiara unita sulle sanzioni. Lo comunica il presidente francese Macron: “Abbiamo deciso all’unanimità che non è il momento di revocare le sanzioni alla Russia, quali che siano”. Ora il governo Meloni-Salvini-Tajani ci dica come si possa coniugare questa continua scelta masochista con gli interessi italiani. Appiattiti ancora alle stesse posizioni dell’Unione Europea e del Partito Democratico. Il nostro paese dovrebbe fermare armi e sanzioni e tornare a dialogare con la Federazione Russa.

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Sono allergico alla “borsa di resilienza”. Il mio “kit di resistenza”, invece, consiste in un bel calcio nel sedere all’Unione Europea e alle sue politiche belliciste.

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Dario Franceschini, senatore del PD, propone di assegnare per legge ai figli solo il cognome della madre. Dichiara che si tratterebbe di “un risarcimento per una ingiustizia secolare”, addirittura “una delle fonti culturali e sociali delle disuguaglianze di genere”.

Ricordiamogli che:

• Il cognome materno che vorrebbe assegnare come automatismo a tutti i bambini, è comunque il cognome del padre della loro mamma. Sì, proprio lui: il nonno.

• Oggi i genitori possono scegliere se mantenere il cognome paterno, se attribuire il doppio cognome o, in alternativa, solo il cognome materno.

• Il PD si è improvvisamente ricordato della tanto bistrattata figura della mamma. Se ne ricordi anche quando dai carri del Pride sostengono le adozioni per le coppie gay o il loro ricorso all'utero in affitto, con il quale si va a negare in modo arbitrario ai bambini proprio la mamma.

Al prossimo episodio di “le avventure di Dario contro il patriarcato”! Meno male che c’è il Piddy ogni tanto a regalarci una risata secolare.
IL SERVILISMO DI TAJANI DINNANZI ALL’EX LEADER DI AL-QAEDA (CON LA CRAVATTA)

Di Matteo Montevecchi

Parliamo del leader di Forza Italia, Antonio Tajani, sfortunatamente Ministro degli Esteri e Vice premier del nostro paese. In seguito al colpo di stato contro Bashar al-Assad e la presa del potere di Al-Qaeda in Siria (ma con un nome diverso: HTS), si rallegrava del fatto che “la caduta di Assad è una sconfitta politica della Russia”.

Il 10 gennaio 2025, Tajani, incontrando l’ex leader di Al-Qaeda e nuovo capo siriano, Al Jolani (nome originale Ahmad al-Shara), si spinse più in là ed affermò: “Vogliamo essere ponte tra la nuova Siria e l'Unione Europea”. Da mettere i brividi. In quell’occasione Tajani strinse la mano sporca di sangue dello jihadista Al Jolani. Foto che fece il giro del web, simbolo del servilismo nostrano.

Tre giorni fa (18 marzo) Tajani ha incontrato il neo Ministro degli Esteri siriano, Al-Shaibani (un altro jihadista in cravatta, tra i fondatori, assieme ad Al Jolani del Fronte Al Nusra, branca di Al-Qaeda in Siria). Durante la conferenza stampa congiunta, Tajani ha dichiarato che “la gestione pacifica, non violenta, inclusiva della transizione sarà veramente la dimostrazione dell’impegno di Damasco”.

Qualcuno ricordi nuovamente a Tajani i massacri di questi giorni nei confronti della popolazione siriana alawita e cristiana, dato che soltanto il giorno prima il Ministro aveva condannato queste violenze, salvo poi, evidentemente, dimenticarsi alla svelta.

Sempre Tajani, durante la conferenza stampa, ha aggiunto un tragicomico: “Ho espresso al ministro la preoccupazione per la presenza dell’Isis, mi ha garantito l’impegno del suo governo contro il terrorismo”.

Avete capito? Tajani ha espresso ad un governo cappeggiato da Al-Qaeda la preoccupazione per la presenza dell’Isis. Ed Al-Qaeda (terroristi) ha garantito il suo impegno contro il terrorismo. Una barzelletta che però non fa ridere.

Il Ministro siriano Al-Shaibani, dal canto suo, assicura di essere “contro ogni forma di estremismo” (c’è da piangere) ed ha chiesto la rimozione delle sanzioni contro la Siria. Sanzioni, che ricordo, furono applicate in modo indegno dall’occidente in funzione anti-Assad.

Tajani quindi rivendica: “Siamo stati tra i primi paesi a sostenere la sospensione delle sanzioni”. Non a caso, il 15 gennaio 2025, disse: “Credo che si debba compiere qualche passo in avanti visto che c’è una situazione diversa, visto che le sanzioni erano state inflitte nei confronti del regime di Assad, ora il regime di Assad non c’è più, quindi la mia idea era quella di una moratoria delle sanzioni”.

In sintesi, le sanzioni al regime laico di Assad andavano bene perché era un cattivo dittatore filo russo, mentre adesso ci si precipita a sospenderle alla nuova, moderna, splendente Siria di Al-Qaeda.

Nel frattempo, dall'Europa, la somma degli aiuti per la "nuova Siria", ammonta a 5,8 miliardi di euro (prestiti e sovvenzioni, l'80% dei quali dall'Unione Europea e dai suoi Paesi membri). Solo dalla Commissione Europea dell'amica di Tajani, Ursula von Der Leyen, arriveranno alla Siria ben 2,5 miliardi di euro per il biennio 2025-2026.

Sempre in questi giorni Tajani ha evidenziato che, a suo dire: "La caduta del regime di Assad ha aperto una finestra di opportunità per iniziare un percorso di pace, unità, giustizia e crescita".

Antonio Tajani, vergognati.
Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera della Lega, ribadisce la posizione del partito. Lo ringrazio perché ricorda sempre uno dei motivi per cui decisi di criticare e poi abbandonare la Lega.

Innanzitutto rivendica che da tre anni “La Lega e il governo hanno sostenuto sempre l’Ucraina dal punto di vista militare ed economico”, con uno scopo preciso: “Serviva permettere allo Stato aggredito di resistere al fronte per arrivare a una pace più giusta possibile”.

Poi rimarca ancora, nel caso non fosse chiaro: “La Lega non ha mai fatto mancare il suo appoggio, votando in aula, per sostenere l’Ucraina dal punto di vista militare”.

Contestualmente afferma: “La Lega ha sempre detto che l’Europa avrebbe dovuto rendersi protagonista di una trattativa diplomatica”.

Molinari, la realtà è che non puoi inviare le armi (schierandoti in una guerra di procura), esattamente come fatto dai vertici dell’Unione Europea e allo stesso tempo contestarli.

Se invii le armi non sei il mediatore.
Fate “pace” con voi stessi.
Carlo Calenda in aula ha riconosciuto pubblicamente a Giorgia Meloni la capacità di "tenere la barra dritta sull'Ucraina", le ha chiesto di prendere le distanze dalle posizioni di Donald Trump ed infine è arrivato a sostenere che dobbiamo "riarmarci per garantirci contro un dittatore". A proposito di “dittature”, non ricordo da parte di Calenda prese di posizione in merito all’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania e riguardo l’esclusione di Calin Georgescu (il candidato risultato più votato) dalla corsa elettorale. La “dittatura” se è “democratica”, evidentemente va bene. Fossi in Giorgia Meloni due domande (ma anche di più) me le farei a proposito dei complimenti ricevuti dal leader di Azione, il cui intervento si potrebbe sintetizzare in "propaganda ed elmetto". Del resto, la sua linea politica.

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Leggo che al Consiglio straordinario di Bruxelles sono state adottate le conclusioni sull’Ucraina da 26 Stati membri su 27. Si tratta di cinque principi per arrivare alla tragicomica “pace giusta”, tra cui troviamo la necessità di garantire “l'integrità territoriale dell'Ucraina”, che tradotto per questi bizzarri signori significa Donbass e Crimea sotto Kiev e non sotto Mosca. Se non ci fosse da piangere, sembrerebbe una barzelletta.

L’unico che ha posto il veto è stato il presidente ungherese Viktor Orban, mentre il governo italiano si è accodato ancora una volta, appiattendosi alla linea dell’Unione Europea.

Giorgia Meloni in queste ore ha addirittura proposto di estendere la stessa copertura che hanno i paesi NATO (articolo 5) all’Ucraina. Credo che pure gli elettori di Fratelli d’Italia si siano ormai resi conto che Giorgia dovrebbe imparare da Orban a fare la “sovranista” e scopiazzare meno da Ursula.

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Ministro Valditara, hai fatto benissimo (anche se un po’ in ritardo) a vietare con una circolare ministeriale l’uso di asterischi e schwa nelle comunicazioni ufficiali delle scuole, con riferimento agli atti amministrativi degli studenti. Questo conferma che mettere mano a queste circolari non è poi così difficile: serve la volontà politica. Da quasi tre anni a questa parte, però, qualcuno aspetterebbe anche un atto chiaro contro il proliferare nelle scuole di quel vero e proprio abuso chiamato Carriere Alias. Sulla tua scrivania, Ministro, questa richiesta è finita più volte. Quando ti degnerai di spiegare attraverso una circolare, che le scuole non possono fare in modo che Luca si faccia chiamare Flavia sui documenti scolastici e utilizzi gli spogliatoi femminili? Affinché certi provvedimenti non rimangano propaganda o spot, occorrerebbe prendere posizione per mettere fine al dilagare del gender nelle scuole.

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La giunta comunale di Rimini (formata da PD e dai confusi cattodem) ha deciso di negare l'affissione di cento manifesti che riportavano una citazione di Donald Trump contro la piaga dell’ideologia gender e un appello rivolto al governo italiano. L’amministrazione comunale, totalitaria e oscurantista, ha definito il messaggio “discriminatorio, dal contenuto oggettivamente non veritiero e fonte di allarmismo sociale”. Ed ha dichiarato che non sarebbe “in linea con alcuni principi cardine della Costituzione italiana”. Chiamasi censura “democratica”. Ogni volta che questi signori si riempiono la bocca di democrazia: ridetegli in faccia. Ogni volta che parlano male di paesi come l’Ungheria dove, secondo loro, non ci sarebbe la democrazia: ridetegli in faccia. Ogni volta che vi chiamano fascisti perché semplicemente non condividono la vostra opinione: ridetegli in faccia. Complimenti ai sedicenti “cattolici” che eseguono il ruolo di stampella del Partito Democratico. Tutto questo è merito vostro.
06.04.202509:30
Ho voluto ascoltare attentamente tutti gli interventi che si sono susseguiti al Congresso federale della Lega. Sono state pronunciate spesso le parole identità, coerenza e pace. Sono state citate come se fossero davvero questi i punti che hanno caratterizzato l’azione politica della Lega negli ultimi anni. Tre parole che tradotte dovrebbero significare tanto. Tre parole che, allo stesso tempo, la Lega non può più permettersi di pronunciare, in quanto si trasformano solo in slogan vuoti, ripetitivi e completamente disattesi, senza che sia mai arrivato un sincero e forte mea culpa.

È passato un anno dalla mia uscita dalla Lega, dopo averla criticata internamente e pubblicamente per tre anni a causa di scelte appiattite e sbagliate (prima nel Governo Draghi e poi nel Governo Meloni) che avevano minato nel profondo la credibilità del partito e l’attaccamento ad esso. Al Congresso sono stati attaccati indistintamente coloro che hanno lasciato il partito. Per carità, in diversi lo avranno fatto solo per salire a bordo dove conveniva al momento. Ma non per tutti vale questo discorso che sembra utile solo a non assumersi precise responsabilità politiche, che oltre a qualche eletto, hanno allontanato milioni di elettori. É stato detto che alle persone che hanno abbandonato la Lega “è mancato il coraggio”. Io penso che quel coraggio, invece, sia proprio mancato e manchi ancora oggi alla Lega, così come l’identità, la coerenza e pure una concreta visione per la pace (non bastano le parole che poi nei fatti vengono smentite dalle contraddizioni).

Mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse anche:

• Cosa c’entra l’identità con chi oggi straparla di patriotitismo, sovranismo e ieri celebrava Mario Draghi? “L’Europa di Draghi è la nostra Europa” citazione indimenticabile del Vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, numero due di Matteo Salvini.

• Cosa c’entra la coerenza con chi ieri sosteneva “Green pass per entrare in bar e ristoranti? Non scherziamo”. Poi com’è finita? Il messaggio che arrivava agli eletti a suo tempo era “la linea ufficiale sul green pass è quella del silenzio” e nel frattempo la Lega votava in aula le varie misure liberticide. Chi si esprimeva contro era la minoranza della minoranza del partito in mezzo agli ignavi e a chi sosteneva questa follia. Ricordo bene.

• Cosa caspita c’entra la pace con chi continua a sostenere senza battere ciglio e rivendicandolo, i pacchetti di aiuti militari a Kiev per fare le cheerleder di una delle parti nel conflitto, dinnanzi ad una guerra di procura? Ne hanno votati ben 10 in questi tre anni, seguendo esattamente la linea bellicista e pro sanzioni alla Russia dell’Unione Europea targata Von der Leyen. L’invio delle armi è stato prorogato al 31 dicembre 2025 e il provvedimento è stato votato a favore anche dalla Lega il 28 gennaio di quest’anno (per essere precisi).

In ogni caso al Congresso della Lega si fa finta di nulla. Il recente passato sembra essere stato cancellato con un colpo di bacchetta magica. Fanno affidamento sulla memoria a breve termine. Si accendono un po’ i toni per provare a riacchiapparsi qualche deluso e si chiede di far tornare Matteo Salvini come Ministro dell’interno. Sono il primo a riconoscere che fece un lavoro positivo, ma adesso appare evidente che si tratti di una operazione “ultima spiaggia” meramente finalizzata a recuperare quel consenso rimasto immobilizzato al 9% da anni a questa parte. Quel ruolo, per altro, lo ricopre Piantedosi che era stato indicato dalla Lega, mica da altri.

In estrema sintesi: le chiacchiere stanno a zero.
01.04.202516:12
Mi sono imbattuto in un post proveniente da una pagina Facebook legata a Fratelli d'Italia di Riccione. Il post veicola un messaggio preciso quanto avvilente, rivolto ai giovani: "Se sognate di avere una carriera politica, cari studenti universitari, la nostra sede è il posto giusto". Parole che potrebbero pure passare inosservate (tanto ormai non ci si stupisce più di nulla), ma che non si possono ignorare in quanto evidenziano un declino politico generale talmente diffuso e plateale da essere diventato assordante. Non ci si rivolge più alle nuove generazioni parlando di concetti più nobili come l'ideale, non si parla più di sacrificio, di spirito di servizio, di comunitarismo, ma si cerca addirittura di attirare l’attenzione dei giovani dicendo loro che la sede di questo partito fa al caso tuo se miri a fare "carriera politica". A prescindere dal partito politico, un giovane che si avvicina dopo aver letto un messaggio di questo tipo sarà, inevitabilmente, qualcuno interessato ad un mero carrierismo, lontano da quella sana lotta, da quelle battaglie politiche che, almeno un tempo, animavano la vita dei partiti e il dibattito pubblico. Da "Anche se tutti noi no" a venite per fare "carriera politica". Non è così che si fa “tornare ai giovani l’amore per la politica”. La Politica è altro.
Dario Franceschini, senatore del PD, propone di assegnare per legge ai figli solo il cognome della madre. Dichiara che si tratterebbe di “un risarcimento per una ingiustizia secolare”, addirittura “una delle fonti culturali e sociali delle disuguaglianze di genere”.

Ricordiamogli che:

• Il cognome materno che vorrebbe assegnare come automatismo a tutti i bambini, è comunque il cognome del padre della loro mamma. Sì, proprio lui: il nonno.

• Oggi i genitori possono scegliere se mantenere il cognome paterno, se attribuire il doppio cognome o, in alternativa, solo il cognome materno.

• Il PD si è improvvisamente ricordato della tanto bistrattata figura della mamma. Se ne ricordi anche quando dai carri del Pride sostengono le adozioni per le coppie gay o il loro ricorso all'utero in affitto, con il quale si va a negare in modo arbitrario ai bambini proprio la mamma.

Al prossimo episodio di “le avventure di Dario contro il patriarcato”! Meno male che c’è il Piddy ogni tanto a regalarci una risata secolare.
La “coalizione dei volenterosi”, di cui fa parte l’Italia (un nome che è già tutto un programma), si dichiara unita sulle sanzioni. Lo comunica il presidente francese Macron: “Abbiamo deciso all’unanimità che non è il momento di revocare le sanzioni alla Russia, quali che siano”. Ora il governo Meloni-Salvini-Tajani ci dica come si possa coniugare questa continua scelta masochista con gli interessi italiani. Appiattiti ancora alle stesse posizioni dell’Unione Europea e del Partito Democratico. Il nostro paese dovrebbe fermare armi e sanzioni e tornare a dialogare con la Federazione Russa.

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L’avvicinamento di Fratelli d’Italia ad Azione non si limita alle posizioni mainstream condivise da entrambi i partiti riguardo l’approccio sulla guerra, russofobia e quant’altro, ma addirittura sembrano esserci già prove di alleanze alle elezioni regionali nelle Marche. Se la notizia dovesse essere accertata non dovrebbe comunque stupire dal momento in cui, in Romagna, nel comune di Forlì, Azione (e in quel caso pure Italia Viva) alle ultime elezioni amministrative erano già parte integrante della coalizione del “centrodestra” in sostegno al Sindaco Zattini. Passo dopo passo sempre più simili al “centrosinistra”.

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Forza Italia e PD (a parte due eurodeputati) hanno votato a favore di una risoluzione folle. Una furia bellicista che ci spinge verso la guerra. La risoluzione sostiene che: “L’Ucraina deve essere dotata delle capacità militari necessarie per tutto il tempo che le servirà per riportare una vittoria militare decisiva”. Viene ribadito di accogliere con favore il piano ReArm Europe, sottolineato il sostegno al percorso “irreversibiledell’adesione alla NATO dell’Ucraina e richiesto agli Stati dell’UE di fornire armi, aerei da combattimento, droni, sistemi di difesa aerea, munizioni ecc. FI e PD sono due facce della stessa medaglia. Quelli di Fratelli d’Italia hanno recitato il ruolo degli ignavi astenendosi, probabilmente solo per gli attacchi rivolti agli USA nella risoluzione. La Lega ha votato contro, però in Italia continua a sostenere dichiaratamente le armi a Kiev e le sanzioni alla Russia. Il M5S ha votato contro, però è in simbiosi con il PD in tutte le elezioni locali e regionali. Questo è tutto.
Vladimir Putin ha lanciato l'idea di una “amministrazione transitoria" per l'Ucraina sotto l'egida dell'Onu, al fine di organizzare elezioni presidenziali democratiche nel paese e negoziare poi un accordo di pace con le nuove autorità. Una proposta che mi sembra di buon senso.

Se Zelensky è convinto di avere tutto questo sostegno da parte del popolo ucraino, perché non dovrebbe accettare? Perchè colui che ha sospeso l'attività di 11 partiti politici nel marzo 2022, dovrebbe avere paura del voto? Perché colui che ha cancellato per legge la libertà di stampa in Ucraina, dovrebbe spaventarsi per un'ipotesi del genere? Perché colui che ha messo al bando la chiesa ortodossa legata al patriarcato di Mosca (la chiesa più seguita in Ucraina), dovrebbe temere la prospettiva di far esprimere il proprio popolo?

Beh, io qualche idea in realtà ce l'avrei.

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Giorgia Meloni interviene al Congresso Nazionale di Azione di Carlo Calenda e parla esattamente come Carlo Calenda. Veicola la stessa retorica di Carlo Calenda. Sposa gli stessi contenuti di Carlo Calenda. In questo caso rimarca che, pur essendo stata all’opposizione del Governo Draghi, sostenne tutte le sue misure sulla guerra di procura Russia-Ucraina e sottolinea di avere le stesse posizioni condivise anche da Azione. Lontana anni luce dalla Giorgia Meloni di 10 anni fa.

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