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19.04.202510:03
Ha solo 12 anni. Ma le sue rime gridano più forte delle bombe.
MC Abdul non canta per diventare famoso. Canta perché il silenzio fa più paura delle esplosioni. La sua voce è quella di un bambino cresciuto tra macerie, blackout e notti passate con lo sguardo fisso al cielo, aspettando il prossimo missile. Mentre il mondo cambia canale, lui impugna un microfono come fosse uno scudo, un'arma fatta di parole.
Ogni frase che pronuncia è un colpo al cuore.
Ogni parola è una scheggia di verità che lacera il velo dell’indifferenza. Non sta recitando. Sta sopravvivendo.
Eppure, in mezzo all’orrore, qualcosa resiste.
Nel buio della guerra, tra la polvere e la morte, c’è una luce che non si spegne. È la sua. È la luce di un’anima troppo giovane per comprendere l’odio, ma abbastanza coraggiosa da sfidarlo. È la scintilla divina che abita chi non ha più nulla ma continua a cantare. Una ribellione luminosa, dolce e feroce, che sale dal ventre della terra ferita e si fa preghiera, si fa speranza.
E adesso, che è Pasqua, questa canzone pesa ancora di più.
Parla di morte, ma anche di resurrezione. Di un bambino che nel pieno dell’inferno alza la voce e canta la vita. Di una luce che non si lascia seppellire. Di un grido che, come una pietra rotolata via dal sepolcro, apre un varco nel buio.
Questo video non è intrattenimento.
È un grido. Una supplica. Un miracolo.
Ascoltalo. E ricordati che in ogni inferno può nascere una voce capace di portare il cielo.
Diffondi questo video. Fai in modo che la sua luce non si spenga. Che il grido di questo bambino arrivi ovunque.
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GUARDA ANCHE:
1 La vera storia della guerra in ucraina
2 La minaccia all'italia della Von derlayen
3 Non mettete contatori elettronici
MC Abdul non canta per diventare famoso. Canta perché il silenzio fa più paura delle esplosioni. La sua voce è quella di un bambino cresciuto tra macerie, blackout e notti passate con lo sguardo fisso al cielo, aspettando il prossimo missile. Mentre il mondo cambia canale, lui impugna un microfono come fosse uno scudo, un'arma fatta di parole.
Ogni frase che pronuncia è un colpo al cuore.
Ogni parola è una scheggia di verità che lacera il velo dell’indifferenza. Non sta recitando. Sta sopravvivendo.
Eppure, in mezzo all’orrore, qualcosa resiste.
Nel buio della guerra, tra la polvere e la morte, c’è una luce che non si spegne. È la sua. È la luce di un’anima troppo giovane per comprendere l’odio, ma abbastanza coraggiosa da sfidarlo. È la scintilla divina che abita chi non ha più nulla ma continua a cantare. Una ribellione luminosa, dolce e feroce, che sale dal ventre della terra ferita e si fa preghiera, si fa speranza.
E adesso, che è Pasqua, questa canzone pesa ancora di più.
Parla di morte, ma anche di resurrezione. Di un bambino che nel pieno dell’inferno alza la voce e canta la vita. Di una luce che non si lascia seppellire. Di un grido che, come una pietra rotolata via dal sepolcro, apre un varco nel buio.
Questo video non è intrattenimento.
È un grido. Una supplica. Un miracolo.
Ascoltalo. E ricordati che in ogni inferno può nascere una voce capace di portare il cielo.
Diffondi questo video. Fai in modo che la sua luce non si spenga. Che il grido di questo bambino arrivi ovunque.
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