Nel primo dopoguerra l’ammiraglio Richard Byrd della Marina degli Stati Uniti compì delle esplorazioni ai poli che riaccesero il dibattito sull’ipotesi della Terra cava e sull’esistenza del mitico regno di Agarthi e della sua capitale Shambhala. L’esistenza di un mondo sotterraneo abitato da una civiltà evoluta è presente in numerose antiche tradizioni.
Richard Byrd compì un volo esplorativo al Polo Nord che ancora oggi non manca di suscitare una serie di domande a cui la scienza ufficiale fatica a rispondere. Spintosi 1.700 miglia “oltre” il Polo Nord cominciò a notare una trasformazione radicale dell’ambiente sorvolato che lo lasciò stupefatto.
Fu un evento d’enorme importanza per il suo futuro, perché divenne il leader delle esplorazioni polari e dell’aviazione, oltre che eroe nazionale.
Tuttavia quel volo provocò una serie di controversie protrattesi per lungo tempo. Gli scettici sostennero immediatamente che Byrd non avesse mai raggiunto il Polo Nord, poiché erano certi che fosse ritornato alla base molto prima del previsto.
La prova definitiva dell’azione avventurosa emerse soltanto un po’ di anni fa, al ritrovamento del suo diario personale, datato 1925 e pubblicato nel 1998 dal quale mancavano le pagine più importanti.
Profonde furono le sue riflessioni quando calò la lunga notte antartica:
«Il giorno moriva e nasceva la notte in un’immensa pace. Lì si svolgevano i processi e le forze imponderabili del Cosmo, in armonioso silenzio. Sì, armonioso! Pareva che dal silenzio venisse un dolcissimo ritmo, il suono di un accordo perfetto, forse la musica delle sfere.
Bastava cogliere quel ritmo, per diventarne parte, sia pure per un attimo. In quel momento non potevo aver dubbi sull’identità dell’uomo con l’Universo.
Sentivo con certezza che quel ritmo era troppo ordinato, troppo armonioso, troppo perfetto per essere un prodotto cieco del caso: doveva quindi esserci un disegno nel tutto… e l’uomo era parte di questo Tutto, e non soltanto un risultato accidentale.
Era un sentimento trascendente la ragione che, toccando il fondo del cuore umano, negava la possibilità di disperare. L’Universo era un “Cosmos”, non certo un caos; e l’uomo era parte legittima di questo Cosmos, esattamente come il giorno e la notte.»
La parte mancante del diario:
«Admiral R. E. Byrd, USN
Devo scrivere questo diario di nascosto e in assoluta segretezza. Riguarda il mio volo del 19 Febbraio dell’anno 1947. Verrà un tempo in cui la razionalità degli uomini dovrà dissolversi nel nulla, e si dovrà allora accettare l’ineluttabilità del Vero.
Io non ho la libertà di diffondere la documentazione che segue, forse non vedrà mai la luce, ma devo comunque fare il mio dovere e riportarla qui con la speranza che un giorno tutti possano leggerla, in un mondo in cui l’egoismo e l’avidità di certi uomini non potranno più sopprimere la Verità.
19 Febbraio 1947
Ore 6,00 ‒ Tutta la preparazione per il nostro viaggio è completata e siamo in volo con il pieno di carburante alle ore 6,10.
Ore 6,20 ‒ Aggiustato l’afflusso di carburante al motore destro e il Pratt Whitneys vola tranquillamente.
Ore 7,00 ‒ Controllo della posizione con il sestante, nuovo controllo della prua con la bussola, eseguito un lieve cambio di direzione ed eccoci sulla rotta stabilita.
Ore 7,30 ‒ Controllo radio con il campo base. È tutto a posto e la ricezione è normale.
Ore 7,40 ‒ Si nota una lieve perdita d’olio dal motore destro, tuttavia l’indicatore della pressione sembra in ordine.
Ore 8,00 ‒ Notata una leggera turbolenza da est ad un’altitudine di 2321 piedi (quasi 715 metri), correzione a 1700 piedi (518 metri circa), la turbolenza cessa ma aumenta il vento in coda, piccolo aggiustamento della manetta, l’aereo procede ora normalmente.
Ore 8,15 ‒ Controllo radio con il campo base, situazione normale.
Ore 8,30 ‒ Incontrata nuovamente una turbolenza, saliti a 2900 piedi di quota (pressoché 884 metri), di nuovo ottime condizioni di volo.
👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇👇