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Mr Pool Italia 🇮🇹 - Analyses avatar
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07.04.202522:38
Il New York Stock Exchange (NYSE) Arca ha ufficialmente approvato la registrazione e la quotazione dell'ETF 2x Long Daily XRP di Teucrium, segnando un salto monumentale per XRP a Wall Street.

La NYSE Arca certifica la propria approvazione per la quotazione e la registrazione ai sensi dell'Exchange Act del 1934.

https://www.sec.gov/Archives/edgar/data/1683471/000114336225000105/XXRP040725.pdf
The swan does not wait = il cigno non aspetta.
La World Liberty Financial del presidente Trump lancia la stablecoin USD1

La World Liberty Financial (WLFI) del presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato ufficialmente una stablecoin ancorata al dollaro statunitense. Infatti, il protocollo di finanza decentralizzata (DeFi) ha annunciato l'arrivo dell'USD1 martedì.

Il protocollo ha definito l'asset come "la stablecoin che i vostri portafogli stavano aspettando". Inoltre, in un comunicato stampa emesso dall'ente, l'asset è sostenuto al 100% da titoli del Tesoro degli Stati Uniti, depositi in dollari USA e "altri equivalenti di denaro". Ora è pronto a competere con alcune delle più grandi stablecoin sul mercato.

https://watcher.guru/news/president-trumps-world-liberty-financial-launches-usd1-stablecoin
Mr Pool 21 aprile 2022....delta di 2 anni.... impressionante.
Reposted from:
La durezza del vivere avatar
La durezza del vivere
05.04.202522:25
Mamma li dazi.
Le puerili reazioni celoduriste (Bruxelles, Parigi, Berlino) e le analisi viziate dai conflitti di interessi (il mainstream) cercano di occultare il senso di ciò che sta succedendo a Washington e, di riflesso, nel resto del mondo.
Questo perché se i suddetti agenti spiegassero con chiarezza che cosa sta accadendo dovrebbero anche confessare di aver cavalcato, avallato, propagandato, imposto le storture della globalizzazione che hanno impoverito l’Europa, e dovrebbero ammettere di essere rimasti con il cerino in mano.
Ciò che sta accadendo è che gli Stati Uniti vogliono porre fine alla globalizzazione, almeno quella che abbiamo conosciuto sinora. Si tratta di un passaggio storico epocale e non delle follie dell’Imperatore.
Gli enormi surplus commerciali di paesi come Cina e Germania sono accumulati grazie a sotto-investimenti nazionali e deflazione salariale, cosa che alla lunga indebolisce le loro economie. Gli USA, grazie al dollaro, godono di flussi finanziari in entrata sui loro titoli di debito, flussi che gli consentono di comprare beni da tutto il mondo, ma comportano la demolizione della propria capacità industriale.
Questa combinazione non è più sostenibile dagli Stati Uniti. L’esorbitante privilegio del dollaro è diventato insostenibile.
Lo sforzo di Washington oggi è quello di riequilibrare l’economia americana, rinforzando la produzione nazionale di beni e tagliando la domanda di dollari dall’estero. Ma non è una novità. Già dal 2008 sia repubblicani che democratici avevano iniziato a criticare questo modello. Trump nel suo primo mandato aveva già agito in tal senso, Biden ha mantenuto molti dei dazi messi da Trump, ne ha aggiunti altri, ha lanciato prima il Buy America e poi l’IRA, ovvero un ciclo di maxi-sussidi alle aziende all-american.
Donald Trump, con i dazi e i suoi modi diretti, sta accelerando una tendenza che era già in atto e che proseguirà anche dopo la fine del suo mandato. In poche settimane, anche prima del 2 aprile, gli effetti sono stati dirompenti. La riduzione forzata del deficit americano comporta contraccolpi seri per i grandi esportatori. La Germania ha fatto in due mesi una revisione costituzionale per riformare il freno al debito, la Cina ha avviato da tempo una diversificazione dei mercati e sta avviando un sostegno alla domanda interna, sia pure con enorme cautela. Molte aziende, europee ed asiatiche (dai paesi Asean in testa), stanno pensando di trasferirsi negli Stati Uniti per restare in quel mercato.
Trump sta agendo in base a questo disegno e lo fa per due motivi. Il primo è perché può farlo. Il secondo è che la spinta a questo cambiamento va oltre la sua figura. È un progetto epocale che riguarda il dollaro e che ovviamente comporta molti rischi, molti costi e numerose variabili. È facile che qualcosa possa andare storto e ci aspettano alcuni anni di ristrutturazione mondiale. Non è detto che la re-industrializzazione americana riesca. Ma bene o male è lì che arriveremo, anche se ci volesse più tempo del previsto. Il che significa che anche i paesi europei, se vogliono sopravvivere (e si suppone che lo vogliano) dovranno concentrarsi maggiormente sul mercato interno, avviare investimenti e sostenere salari e domanda. Questo comporta che la Germania dovrebbe abbandonare o seriamente ridimensionare il modello di sviluppo su cui ha contato per decenni (economia export-led sostenuta da bassi salari, zero investimenti netti, austerità). Berlino deve iniziare a fare investimenti, aprendo la sua economia sinora compressa e protetta dal dazio implicito dello Schwarze Null e della deflazione salariale. Nonostante l’inizio, non è detto che riuscirà a farlo, per freno culturale o per cordoni sanitari politici attorno a certe forze. Conoscere il contesto è importante: se le cose stanno così, è opportuno che l’Italia trovi una sua strada per seguire il flusso della storia senza restarne travolta.
Se SWIFT annunciasse una partnership con Ripple domani o da un giorno all'altro, non mi sorprenderebbe.
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