Nel sesto libro dell'Eneide Anchise preannuncia al figlio Enea il futuro glorioso della città eterna, dopo l'incontro dei due nei Campi Elisi.
"Ora volgi qui i tuoi due occhi: osserva questo popolo, i tuoi Romani. Qui c'è Cesare e tutta la stirpe di Iulo, che verrà sotto l´asse del cielo: Qui c´è l´eroe, questi, che più volte ti senti promesso, Cesare Augusto, stirpe del dio, che di nuovo sul Lazio fonderà le età d´oro , per campi un tempo governati da Saturno, porterà il regno sopra i Garamanti e gli Indi: il territorio sta fuori degli astri, fuori dalle vie dell´anno e del sole, dove Atlante, portatore del cielo, regge sulla spalla l' asse ornato di stelle splendenti. Già ora per il suo arrivo i regni del Caspio temono per i responsi degli dei, la terra Meozia
e le trepidanti foci del settemplice Nilo si turbano. Neppure l´Alcide affrontò tanta terra anche se trafisse la cerva dagli zoccoli di bronzo e se pacificò i boschi di Erimanto e se atterrì Lerna con l´arco:
ma neppure Libero, che vincitore guida le pariglie con briglie di pampini, spingendo le tigri dall´alta cima di Nisa. E ancora dubitiamo di aumentare l´eroismo con le azioni o la paura impedisce di fermarci in terra ausonia? Ma chi è cului, lontano, illustre per i rami d´olivo che reca oggetti sacri?Riconosco i capelli e il mento bianco del re romano, che fonderà l´inizio della città con le leggi, inviato dala piccola Curi e da povera terra al grande impero. A lui poi subentrerà Tullo, che romperà gli ozi della patria e muoverà alle armi gli uomini pigri e le schiere ormai disabituate ai trionfi. Vicino lo segue più baldanzoso Anco, ora già troppo rallegrandosi dei favori popolari: Vuoi pure vedere i re Tarquini e l´anima fiera di Bruto vendicatore ed i fasci ripresi? Costui riceverà il primo potere di console e le tremende scuri ed il padre chiamerà a morte i figli, che muovon nuove guerre per la bella libertà, infelice, comunque i posteri riferiranno quei fatti. Vincerà l´amor di patria e l´immensa voglia di gloria. Poi osserva lontano i Deci, i Drusi ed il feroce Torquato con la scure e Camillo che riporta le insegne. Ma quelle anime, che vedi risplendere con armi uguali, adesso concordi e finchè sono oppressi dalla notte. Ahi, quale guerra tra loro se raggiungerano le luci della vita, quali eserciti e che strage richiameranno, il suocero discendendo dalle alture alpine e dalla rocca di Monaco, il genero, armato dall´oriente nemico. No, ragazzi, non abituatevi a tali guerre nei cuori
e non rivolgete le energiche forze contro il seno della patria; e tu per primo, tu, perdona, che hai il sangue dall´Olimpo,
getta le armi dalla mano, o sangue mio.
Quello, vinta Corinto, condurrà da vincitore il cocchio all´alto Campidoglio, illustre per gli Achei uccisi. Egli abbatterà Argo e l´agamennonia Micene, lo stesso Eacide, stirpe d´Achille potente nell´armi, vendicando gli avi di Troia ed i templi profanati di Minerva. Chi lascerebbe in silenzio te, grande Catone, o te, Cosso?
Chi la stirpe di Gracco o entrambi gli Scipioni, due fulmini.di guerra, rovina della Libia, o Fabrizio, potente di povertà, o te, Serrano, che semini nel solco? Dove mi trascinate, stanco, o Fabi? Sei tu quel Massimo, che da solo, temporeggiando, rigeneri lo stato? Altri plasmeranno meglio le statue palpitanti, lo credo proprio, trarranno dal marmo volti vivi, tratteranno megli i processi e descriveranno con lo strumento le strade del cielo e prediranno gli astri nascenti: tu, Romano, ricordati di guidare i popoli col potere. Tu avrai queste arti: imporre usanze di pace, perdonare i vinti ed abbattere i superbi"