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A poco più di un anno dall’omicidio di stato di Ousmane Sylla, avvenuto nel CPR di Ponte Galeria il 6 febbraio del 2024, la magistratura ha portato già avanti la sua vendetta contro alcuni dei suoi compagni di prigionia che avevano protestato in seguito alla sua morte. Tre persone sono state condannate, con rito abbreviato, a pesanti pene rispettivamente di 3 anni e 6 mesi per uno di loro e 4 anni e 10 mesi per gli altri due, con le accuse di devastazione e lesioni.
Solidarietà a chi lotta
11.02.202511:39
----> . E contro il razzismo perbene di partiti, sindacati e associazioni, responsabili nel mantenimento e nella gestione del sistema di controllo delle persone immigrate e dell'invisibilizzazione delle loro lotte.

A chi si impegna con le sue politiche razziste e classiste, come i partiti di destra e di sinistra, a mantenere questa città un laboratorio a cielo aperto di repressione, e si indigna per due scritte sui dehors comparse durante il corteo, ci sentiamo di dire che questo è il minimo rispetto al presente di miseria e sfruttamento a cui ci vogliono relegare.
L'autopsia rivela che Bangaly Soumaoro è morto perché per giorni la sua ulcera non è stata curata dai gestori del CARA di Bari.

Nei primi momenti dopo il decesso, su tutti i media era stata diffusa la falsa notizia che si trattasse di un suicidio, tramite l'ingerimento di pile.

Il solito meccanismo di occultamento e depistaggio che avviene quando muore una persona ristretta in carcere, nei centri di accoglienza e nei CPR, o per l'intervento delle guardie, e di criminalizzazione delle proteste e rivolte che divampano in reazione a queste morti di stato, come nel recente caso di Ramy Elgaml a Milano.
(Nella foto, scritta nel quartiere Corvetto a Milano)
https://www.rainews.it/tgr/puglia/articoli/2024/11/soumaoro-morto-ulcera-5e0ec2ca-b42e-4686-88fd-0435ccdf03c1.html
18.11.202410:45
Sabato 16 novembre, rivolta nel CPR di Trapani Milo.

Dai media apprendiamo della rivolta avvenuta sabato scorso nel CPR Trapani Milo. Tutti gli articoli riportano la stessa velina diffusa da un sindacato di polizia, che racconta di una perquisizione nel CPR, contrastata dalle persone recluse, con lanci di oggetti e danneggiamenti. Sarebbe intervenuto il reparto celere di Palermo, che ha arrestato due persone. Il CPR di Trapani era stato chiuso nello scorso gennaio grazie alle continue rivolte che avevano reso inservibile il 90% della struttura. Da circa un mese è stato riaperto, per recludere anche persone appena sbarcate in Italia, sottoposte alle procedure accelerate di frontiera, le stesse recentemente applicate nei lager in Albania, che prevedono l'esame rapido delle domande d'asilo, la detenzione amministrativa e la deportazione per chi proviene da paesi, come la Tunisia e l’Egitto, considerati “sicuri”, come era avvenuto il 15 ottobre scorso per 22 persone sbarcate a Marsala.

A differenza di quanto avvenuto ultimamente in Albania, per il lager di Trapani non si hanno notizie di ispezioni di garanti, parlamentari e associazioni, né di critiche per queste detenzioni illegittime secondo le leggi europee. Nessuno sembra interessarsi alle condizioni delle persone recluse, che invece coraggiosamente continuano a lottare contro l'orrore di questi campi di concentramento.

https://www.tp24.it/2024/11/16/immigrazione/trapani-rivolta-al-cpr-di-milo-feriti-cinque-agenti/211190
Nelle ultime 24 ore, ondata di proteste nei lager italiani. Nel CPR di Palazzo San Gervasio in provincia di Potenza, ieri sera protesta e materiali incendiati. Nella stessa serata anche le persone recluse nel CPR di Gradisca d'Isonzo hanno protestato contro le invivibili condizioni del centro, e si segnalano lanci di lacrimogeni da parte delle fdo. Infine stamattina protesta collettiva nel CPR di Ponte Galeria a Roma, con rifiuto del cibo e dei farmaci.
Переслав з:
CI
Carceri in rivolta
26.10.202411:13
PRESIDIO AL CARCERE LORUSSO CUTUGNO, TORINO

3 NOVEMBRE // RITROVO AL CAPOLINEA TRAM 3, ORE 16.30

CONTRO I MILLE VOLTI DEL RAZZISMO DI STATO

Il 7 maggio del 2016 si svolgeva al Brennero una giornata di lotta contro la decisione dello Stato austriaco di erigere un muro sul confine con lo Stato italiano. Nelle teste e nei cuori di chi quel giorno si è battuto, al di là di ogni garanzia di successo, era ed è scolpito un obiettivo: abbattere i muri che dividono i popoli e sconvolgere la pace sociale che unisce le classi. Dopo quella giornata molti compagni e compagne sono stati processati arrivando a condanne molto pesanti. Qualche anno più tardi, motivato da un razzismo di Stato ormai divenuto incandescente, il fascio-leghista Traini, ex candidato della Lega, sparava contro chiunque avesse la pelle nera per le strade di Macerata. Otto giorni più tardi il tour elettorale di Salvini prevedeva una tappa a Rovereto. Per chi aveva deciso che fosse inaccettabile la presenza di quello che a tutti gli effetti era il mandante di quell’infamia, gli scontri con la polizia non sono stati che la logica conseguenza. In seguito a questi due momenti di lotta Giulio, nostro compagno, si trova ora in carcere a Torino con una condanna di 4 anni e 3 mesi.

Oggi che la prigione a cielo aperto di Gaza ci mostra lo scopo reale di ogni frontiera, tanto più brutale quanto più è materialmente eretta, che i coloni sionisti ci fanno vedere quale brutalità può raggiungere il razzismo di Stato; oggi che con il ddl 1660 la guerra dichiarata contro chiunque decida di alzare la testa si rende sempre più esplicita; oggi che in nome di una “sicurezza” che è esclusivamente quella dei padroni che ci stanno portando verso il baratro, le barriere sono come poche altre volte nella storia l’emblema del nostro presente e il razzismo di Stato ne è una delle espressioni.
Scegliere da che parte stare è già l’inizio di una libertà possibile. Giulio lo ha fatto, e noi saremo al suo fianco.

A seguito di ciò, pensiamo sia imprescindibile concludere la mobilitazione nazionale contro le molteplici forme del razzismo di Stato, sotto le mura del carcere di Torino, per provare a rendere il più materiale possibile la nostra solidarietà verso chi è costretto a subire la violenza della detenzione penale.

«Di una cosa però sono certo: la sola forma di sicurezza che mi avvantaggia nei confronti della fine, la trovo negli altri, in chi mi sta in prossimità. Questa peculiare inclinazione, la solidarietà (che trovo riflessa nelle pupille di ognuno di voi), mi offre un’integrità inscalfibile».

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https://nocprtorino.noblogs.org/post/2024/09/21/per-una-chiamata-di-discussione-e-mobilitazione-nazionale-contro-i-mille-volti-del-razzismo-di-stato/
17.02.202521:38
SOLIDARIETÀ AI DETENUTI DEL CPR DI MACOMER
Nella notte di giovedi 13 febbraio i prigionieri del CPR di Macomer hanno dato vita ad una protesta (uno di loro è salito sul tetto) poiché due loro compagni avevano tentato il suicidio e per le sempre peggiori condizioni di vita all’interno della struttura.

Il CPR è totalmente isolato dal punto di vista geografico, a due ore circa di auto da Cagliari, nascosto in prossimità della zona industriale di Macomer (tanto che qualche abitante del paese ne ignora addirittura l’esistenza), strettamente sorvegliato da tutti i tipi di forze dell’ordine e dall’esercito e per raggiungerlo è necessario utilizzare strategie adeguate a evitare di essere intercettati e respinti prima di arrivarci.

La notte della protesta qualcun* ha deciso di fare un salto nella zona del CPR per capire che aria tirasse. Dalla struttura la situazione sembrava abbastanza tranquilla ma i diversi posti di blocco posizionati per tutto il paese sono stati una conferma indiretta che fosse accaduto qualcosa di significativo.

Per questo la mattina di sabato 15 febbraio abbiamo deciso quindi di effettuare un saluto per portare solidarietà a tutti i detenuti e per ricordargli che non sono soli. La risposta è stata forte e calorosa, sono riusciti a informarci che all’interno sono in cinquantatre, che una mezza dozzina di prigionieri non dovrebbero essere reclusi neppure per la durissima legislazione in vigore (perché figli di genitori con cittadinanza italiana o perché privi dei requisiti previsti per la detenzione amministrativa), che il cibo è immangiabile, che non hanno acqua calda, che gli viene impedito qualsiasi tipo di comunicazione telefonica se non alcune a pagamento, che gli viene impedito di svolgere qualsiasi tipo di attività compreso quelle ricreative (hanno una sola televisione con un unico canale) e che all’interno alcune celle sono completamente bruciate tanto da non essere abitabili. Ci hanno detto che si rendono conto di venire uccisi lentamente.

Dopo una mezzora di scambio di comunicazioni con i prigionieri, come consuetudine si sono presentati polizia, digos e carabinieri, che dopo averci identificato e filmato e avere registrato i messaggi che scambiavamo con i prigionieri in lingue diverse dall’italiano dopo diverse ore di fermo ci intimavano di andarcene, denunciando i compagn* che hanno violato il foglio di via da Macomer; fogli di via che il questore di Nuoro, Alfonso Polverino, emette, con motivazioni di fantasia, per tutt* coloro che si avvicinano al CPR per solidarizzare con i detenuti e/o protestare.

La risposta ricevuta dai prigionieri, più forte del previsto, è per noi una spinta a continuare la lotta. Contro il razzismo del sistema e di chi lo appoggia, contro il razzismo volgare e squallido della destra e il razzismo elegante e raffinato della sinistra d’opposizione (quella che ha creato i CPR, che ogni tanto finge di indignarsi in maniera decisa ma che agisce perché nulla cambi, protestando contro il progetto CPR albanese mentre ignora il suo prototipo di Macomer), contro la distrazione che sconfina nel razzismo, di chi dimentica l’esistenza di prigioni come il CPR in una Sardegna che è una Cayenna con le altre sue 14

prigioni (3 delle quali con il 41 bis) e l’occupazione militare più ampia d’Europa. È evidente che la lotta contro il CPR di Macomer è una lotta che il sistema ci fa pagare caro, con l’utilizzo di misure di prevenzione e le successive denunce nel caso di violazione. Tanto accanimento ci fa pensare che forse stiamo colpendo nel segno, ricordando ancora una volta che non saranno quattro sbirri in divisa e un pezzo di carta a farci allontanare dalle lotte.

LE GALERE SI CHIUDONO CON IL FUOCO

TUTTE LIBERE E TUTTI LIBERI

Anarchicx contro carcere e repressione
DA MALPENSA A TEL AVIV: COME LE AZIENDE DI SICUREZZA INFORMATICA ISRAELIANE COLLABORANO CON LE AUTORITÁ ITALIANE PER ACCEDERE AI DISPOSITIVI MOBILI


– Contro carcere e CPR
https://nocprtorino.noblogs.org/post/2025/02/11/da-malpensa-a-tel-aviv-come-le-aziende-di-sicurezza-informatica-israeliane-collaborano-con-le-autorita-italiane-per-accedere-ai-dispositivi-mobili/
Bulgaria – Solidarietà alle proteste in corso nei lager per persone in transito

Domenica scorsa, per la prima volta dopo anni, un nutrito presidio davanti al centro di detenzione di Sofia-Busmantsi ha rotto per un pomeriggio l’isolamento dei e delle detenute immigrate che lì sono recluse. Nonostante i tentativi delle guardie di tenere lontane le persone dalle finestre e i trasferimenti di prima mattina per svuotare le stanze da cui si sarebbe più facilmente potuto comunicare con l’esterno, da dentro hanno potuto sentirci, seguirci e contattarci.
È stata una boccata d’aria fresca nel soffocante silenzio che circonda i lager bulgari per persone immigrate, di cui solo ora si inizia a parlare, grazie alle lotte da dentro e alla solidarietà da fuori.

[continua a leggere]
https://hurriya.noblogs.org/post/2024/11/25/bulgaria-solidarieta-alle-proteste-in-corso-nei-lager-per-persone-in-transito/
La sezione libica dell'OIM, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ha pubblicato ieri l'ultimo resoconto statistico sui risultati delle politiche di contrasto all' immigrazione portate avanti dall'Unione Europea, e in particolare dall'Italia, in collaborazione con i governi e le milizie libiche. Sono cifre equivalenti a quelle di una guerra, non dichiarata ufficialmente, contro chi migra: quest'anno 568 morti e 783 dispersi, senza contare le centinaia di vittime dei tanti "naufragi fantasma", 19.626 persone catturate in mare, recluse e destinate alle torture nei lager.
29.10.202410:28
Riceviamo e diffondiamo dalla Sapienza:

"BOICOTTA LA MENSA DI CASTRO LAURENZIANO! BOICOTTA VIVENDA!

SABOTIAMO CHI SI ARRICCHISCE CON LA SEGREGAZIONE RAZZIALE!

VIVENDA Spa è la ditta che gestisce attualmente la mensa di Castro Laurenziano della Sapienza. Oltre a gestire la mensa universitaria, Vivenda è anche l'azienda che si occupa della gestione della mensa del CPR di via Corelli a Milano, colpito qualche tempo fa da una rivolta delle persone internate per la pessima qualità del cibo, spesso proprio avariato.
Quest'azienda appartiene al gruppo "La Cascina" nel quale spicca anche la cooperativa Medihospes. Quest' ultima cooperativa è oggi alla ribalta per aver preso in gestione i cpr che l'Italia ha aperto in Albania con un bando di 133 milioni di euro.
Queste cooperative sociali, muovendosi fra il campo della ristorazione e dell'accoglienza, sono delle mostruose macchine da soldi che si finanziano propriamente sulle vite delle persone migranti. Per questi motivi, il gruppo " La Cascina" è tra i responsabili di questa segregazione razziale e complice di questa violenza di stato.

In un passato non troppo lontano, "La Cascina"  aveva in appalto la gestione dei bar all'interno della città universitaria. Nello stesso periodo questa cooperativa gestiva anche la mensa del CPR (ex CIE) di Ponte Galeria. La lotta e il boicottaggio da parte dellə studentə, che per settimane volantinarono e organizzarono pranzi sociali alternativi, fecero si che La Cascina rinunciasse a ritentare l'appalto alla mensa del Centro di Espulsione di Ponte Galeria.

A pochi giorni dal corteo del 1 Novembre a Torino contro la riapertura del CPR di Corso Brunelleschi, abbiamo voluto riempire i muri dell'università denunciando la complicità di Vivenda con la gestione di veri e propri lager per migranti."

https://www.instagram.com/p/DBtBSnLs_Jf/?igsh=MXZkeXA1eWhuNXZkdQ==
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CI
Carceri in rivolta
Torino, domenica 3 novembre
CONTRO I MILLE VOLTI DEL RAZZISMO

Venerdi sera a Torino un corteo antirazzista ha interrotto la normalità della movida di borgo Rossini, a poche centinaia di metri dall'ufficio immigrazione di Corso Verona, dove le persone aspettano intere notti al freddo in fila per poter rinnovare o richiedere un permesso di soggiorno. Siamo scesx in strada per non restare in silenzio di fronte alla ferocia del razzismo nei suoi mille volti: dalla repressione quotidiana da parte di polizia e militari nelle strade, alla creazione di nuovi strumenti di profilazione razziale come le più recenti zone rosse nella nostra città, agli infiniti ostacoli burocratici messi in piedi dalle istituzioni per rendere le persone immigrate sempre più ricattabili e sfruttabili.

Contro la riapertura del CPR di Corso Brunelleschi e in solidarietà alle rivolte nei centri di detenzione. --->
21.11.202410:45
Egitto - Sciopero della fame ad oltranza per la liberazione di Alaa Abd el-Fattah

Oggi Laila Soueif, madre di Alaa Abd el-Fattah, è entrata nel 53esimo giorno di sciopero della fame.
Alaa è prigioniero nelle carceri egiziane perché ha sempre lottato e alzato la voce, fuori e dentro le mura.

La vita di Laila è in pericolo ma la sua determinazione è un esempio di lotta e coraggio che scalda i nostri cuori, nonostante la seria preoccupazione per la sua salute.
Negli ultimi anni, Laila ha sempre lottato per i diritti basilari di Alaa e di tutti i prigionieri, anche con un presidio davanti al carcere.
Alaa stesso ha portato avanti uno sciopero della fame quando si trovava in un carcere di massima sicurezza ed era privato di tutto, anche dell'ora d'aria.
Questa lotta lo ha portato ad essere trasferito in un altro carcere, una delle 31 nuove prigioni costruite sul modello americano, con videocamere e luci attive 24 ore al giorno.

Il 18 novembre è stato il 43° compleanno di Alaa e Laila è riuscita ad entrare a colloquio.
Nello stesso giorno, al Cairo, un gruppo di persone amiche di Laila ha consegnato al Consiglio Nazionale per le Donne un reclamo per ufficializzare lo sciopero della fame ad oltranza,  ma per la prima volta nella storia è stato rifiutato.

In Egitto è in corso uno sciopero della fame a staffetta come azione solidale.

Tutta la solidarietà e l'amore per Laila e la sua lotta che è anche la nostra, perché in fondo come dice Alaa nel suo libro "Non siamo ancora stati sconfitti" finché siamo persone libere.

https://freealaa.net/take-action
🔥🔥🔥🔥🔥
27.10.202419:04
[it, ua, rus] 4 NOVEMBRE GIORNATA DEL DISERTORE – Presidio al consolato ucraino di Milano

Riceviamo e diffondiamo [ucraino e russo dopo l’italiano]:

4 NOVEMBRE

GIORNATA DEL DISERTORE

ORE 10 CONSOLATO UCRAINO DI MILANO, via Ludovico Breme 11

L’epoca delle guerre algoritmiche, di cui esempio paradigmatico è il genocidio in atto a Gaza, non ha cancellato il bisogno di carne umana da mandare a morire sul fronte. Il conflitto NATO-Russia…

https://ilrovescio.info/2024/10/26/it-ua-rus-4-novembre-giornata-del-disertore-presidio-al-consolato-ucraino-di-milano/
Dal 19 ottobre le 12 persone rilasciate dai nuovi centri di trattenimento in Albania sono state trasferite nel CARA di Bari Palese. Per due giorni è stato loro impedito di incontrare o comunicare con gli avvocati e quindi di poter presentare ricorso contro il diniego della domanda d'asilo. Inoltre ieri la RFI e la Prefettura di Bari hanno annunciato i lavori per estendere per 300 metri la recinzione del CARA. La recinzione già presente circonda l'intero centro, è sovrastata da filo spinato ed è controllata da telecamere 24 ore su 24. Come in altri centri di accoglienza, in pratica vige un regime di semi-detenzione, con il divieto di uscire tra le 21.30 e le 6.30. Questa struttura fu inaugurata nel 2008 dal governo Prodi e da allora sono state frequenti le proteste e rivolte delle persone contenute nell'ex base militare, contro le invivibili condizioni del centro. Anche negli ultimi mesi, il CARA è salito agli onori delle cronache per il ritrovamento di topi sui letti e scarafaggi nel cibo.
PODCAST HARRAGA

https://nocprtorino.noblogs.org/post/2025/02/14/i-mille-e-piu-volti-del-razzismo-di-stato/

I MILLE E PIU’ VOLTI DEL RAZZISMO DI STATO.
A proposito del mese di Febbraio: qualche riflessione sugli omicidi di Stato di Ousmane Sylla e Moussa Balde.


Nella notte tra il 4 e il 5 Febbario 2023 iniziavano le coraggiose rivolte dei prigionieri del CPR di Torino che – nel giro di poche settimane – portarono alla chiusura del centro.

Il 4 Febbraio 2024 il corpo senza vita di Ousmane Sylla viene trovato dentro il lager di Roma.

Il 12 Febbraio 2025 - mentre inizia il processo in merito all’omicidio di Stato di Moussa Balde, per la direttrice nel 2021 del CPR di Corso Brunelleschi e il medico che confinò Moussa all’isolamento – la pantomima del potere ri-assolve se stesso processando le cosiddette mele marce mentre prepara la riapertura del lager di Torino. [...]
24.01.202515:44
DOMENICA 2 FEBBRAIO ORE 15:30 PRESIDIO DAVANTI ALLE MURA DEL CPR DI PONTE GALERIA

Torniamo lì, dove il ferro e il cemento segnano l’invisibilità di chi è reclusx per il solo fatto di esistere, per non essere natx nel luogo giusto. Torniamo davanti alle mura del CPR di Ponte Galeria per essere fianco a fianco di chi, dentro e fuori quelle mura, combatte ogni giorno contro l’annientamento che lo Stato infligge con il razzismo e l’esclusione.

Lo Stato sta affinando la sua guerra e lavora con nuovi strumenti per segregare, selezionare, controllare ed espellere. Il decreto Cutro trasforma ogni angolo della città in un potenziale campo di concentramento. Ogni stanzino di un edificio pubblico può diventare un temporaneo luogo di prigionia e tortura. Deve vincere l’isolamento per evitare che le persone si organizzino insieme, nelle rivolte e nelle evasioni. Ecco che il CPR di Gradisca d’Isonzo, come sta avvenendo nelle ultime settimane, ci parla di dignità, di una parte di popolazione che resiste e un’altra che opprime.

Il razzismo sistemico si riproduce ogni giorno. Ogni volo di linea è un luogo in cui può avvenire un’espulsione e ogni espulsione è questa società che si riproduce nel nome della sicurezza come strumento di propaganda.

Ogni operazione di polizia, ogni retata in quartiere o nelle campagne, è la propaganda del razzismo che si alimenta sulla vita delle persone: è la politica di questo governo, è la natura della sua democrazia.

Ogni zona rossa vuole essere una prigione sotto il cielo. Uno strumento pensato per legittimare sempre più l’uso della polizia e della sua violenza. Lo abbiamo visto a Corvetto, dove il quartiere è diventato una cassa di risonanza per giustificare gli abusi della polizia, ma nello stesso tempo grido di riscatto e coraggio. Dove ogni corpo, ogni volto, viene sottoposto alla violenza del razzismo e della conseguente criminalizzazione. Tutto per difendere la sicurezza dei ricchi di continuare a sfruttare, tutto per alimentare la guerra contro chi non ha diritto di esistere dove ha scelto di stare.

A Quarticciolo la guerra assume l’altra faccia della stessa medaglia. La polizia, le retate, i modelli Caivano, le deportazioni: una guerra che fa leva sull’umiliazione, sulla separazione, sull’esclusione. È la guerra dei governi, la guerra sulla pelle di chi non può essere altro che una merce da spostare, da annientare, da sottomettere.

A chi si ribella, a chi prova ad alzare la testa, lo Stato risponde con la sua violenza. La risposta è un corpo strappato via dalla vita, deportato in un lager legalizzato, pestato e torturato affinché non si ribelli, affinché non sia di esempio.

Vogliamo tornare là, davanti alle mura di Ponte Galeria, dove l’unica sezione femminile del Paese è chiusa in un angolo dimenticato posto ai confini della città.

Per sostenere le resistenze quotidiane di chi è reclusx, chi lotta ogni giorno per la propria libertà, per la propria dignità. Vogliamo tornare là per dire, ancora una volta, che non avranno il silenzio di cui necessitano le torture.

Hanno un solo nome: infami.

Vogliamo tornare davanti alle mura di Ponte Galeria, dove ogni giorno si riscrive la storia di chi rifiuta la prigione: nelle sezioni che prendono fuoco, nelle evasioni, nella dignità della vita in un sistema di morte.

FREEDOM HURRIYA LIBERTÀ

Assemblea di solidarietà e lotta
Il video inviato l'8 novembre scorso da un gruppo di 18 persone abbandonate da 6 giorni nel deserto della Tunisia: 4 di loro sono neonati, 8 donne tra le quali 3 sono incinte e 6 uomini. Raccontano che non hanno acqua, cibo o energia per camminare. Sono state catturate in mare dalla guardia costiera tunisina una settimana prima e abbandonate nel deserto. Hanno cercato di tornare indietro a piedi, dirette a Sfax, ma sono state intercettate di nuovo dalla polizia e deportate nuovamente nel deserto, senza provviste. Hanno chiamato per due giorni l''OIM Tunisia ma non hanno ricevuto nessuna risposta o segno di soccorso. Di queste persone, come di tante altre, non si sono più avute notizie.
Oggi a Torino - Ore 16: CORTEO nel quartiere di San Paolo contro la riapertura del CPR di Corso Brunelleschi
Переслав з:
IL
ilrovescio
27.10.202419:04
18.10.202419:35
Un racconto dai margini: di fascismo e antifascismo in Bulgaria.

I fatti di Budapest dell’anno scorso e la conseguente pesante repressione che ha colpito le e gli antifascisti in Ungheria e fuori, hanno aperto una finestra sull’antifascismo un po’ più a est dei nostri abituali orizzonti. Vogliamo quindi provare a condividere quello che succede a Sofia e in Bulgaria; dove la situazione è per molti versi simile a quella ungherese, e al contempo strettamente legata a dinamiche europee.
[Continua]
https://hurriya.noblogs.org/post/2024/10/18/racconto-dai-margini-fascismo-antifascismo-bulgaria/
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