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Olga Tarovik - Storia della Russia
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Olga Tarovik - Storia della Russia
Rus', Ρωσία, Russia

⏳Il nome attuale Rossìja (Россия) è di origine bizantina: è una versione greca (Ρωσία) dell'antico nominativo "Rus'" e viene usato per la prima volta dall'imperatore Costantino Porfirogenito nel X secolo.

📚A partire dall’epoca di Ivan III (seconda metà del XV sec.) anche nelle fonti russe il nome "Rus'" viene sostituito sempre più spesso con Rosìja o Rossìja (con una o due S).

👑 Il nome diventa definitivo quando nel 1547 Ivan IV (detto il Terribile) è incoronato zar.

🖌 Il nome "Russia" invece è in uso nei paesi di matrice latina fin dal XI secolo.

Immagine: Viktor Vasnetsov, Il battesimo della Rus'. 1890, Galleria Tretjakov, Mosca

Olga Tarovik - Storia della Russia
⏳Il 22 gennaio 1440 nacque
Ivan III il Grande
(22 gennaio 1440 - 27 ottobre 1505)

📚Nikolaj Karamzin nella sua fondamentale opera "Storia dello Stato Russo" scrisse di lui:

Ivan lasciò [ai posteri] uno stato di formidabili dimensioni, con un popolo forte e ancora più forte di governo.

La Russia di Oleg, Vladimir, Jaroslav scomparve con l'invasione mongola; la Russia odierna fu creata da Ivan.

Olga Tarovik - Storia della Russia
Auguro un sereno Natale a tutti gli amanti della storia russa. 💫🎄

In foto: Cattedrale dell'Intercessione della Madre di Dio sul Fossato, nota anche come San Basilio (XVI secolo), Mosca

Olga Tarovik - Storia della Russia
Il Canto della schiera di Igor
Il presaggio dell'eclissi solare (1 maggio 1185)

Cominciamo dunque, fratelli, questo racconto dall'antico Vladimir al presente Igor, che tese la mente con la volontà, che infiammò il cuore con l'ardimento; colmo di spirito guerresco condusse le sue schiere valorose per la terra di Russia, contro la terra dei Polovcy {i cumani}.
Alzò Igor lo sguardo al sole luminoso e vide che da esso veniva un'ombra che copriva tutti i guerrieri.
E disse Igor alla sua družina: "Fratelli e družina , meglio essere calpestati che fatti prigionieri. Montiamo, fratelli, sui nostri veloci destrieri, per guardare l'acqua dell'azzurro Don!". S'infiammò al principe il cuore per il desiderio di guerra, e la brama di bere l'acqua dell'azzurro Don gli rese oscuro il presagio.
"Voglio" disse "con voi, o Russi, spezzare la mia lancia sul confine del campo dei Polovcy; voglio scommettere la testa o bere con l'elmo l'acqua del fiume Don!"».

(Traduzione di Eridano Bazzarelli)

Но, взглянув на солнце в этот день,
Подивился Игорь на светило:
Середь бела-дня ночная тень
Ополченья русские покрыла.
И, не зная, что сулит судьбина,
Князь промолвил: — Братья и дружина!
Лучше быть убиту от мечей,
Чем от рук поганых полонёну!
Сядем, братья, на лихих коней,
Да посмотрим синего мы Дону! —Вспала князю эта мысль на ум —Искусить неведомого края,
И сказал он, полон ратных дум,
Знаменьем небес пренебрегая:
— Копиё хочу я преломить
В половецком поле незнакомом,
С вами, братья, голову сложить
Либо Дону зачерпнуть шеломом!

(Traduzione poetica di Mikhail Zabolotskij)

Тогда Игорь взглянул на светлое солнце и увидел, что прикрыло оно все его войско тьмою. И сказал Игорь дружине своей: “Братья и дружина! Лучше убитым быть, чем плененным быть; так сядем, братья, на своих борзых коней да посмотрим на синий Дон”. Страсть князю ум охватила, и желание изведать Дону Великого заслонило ему предзнаменование. “Хочу, — сказал, — копье преломить на границе Поля Половецкого, с вами, русичи, хочу либо голову сложить, либо шлемом испить из Дона”.

(Traduzione di Oleg Tvorogov)
Leggi anche:

➡️ Il Canto della schiera di Igor

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Storia dell'alfabeto russo
Testo di Alessandra Schirò per Cultura Italia-Russia

Per scoprire le origini dell'alfabeto russo moderno è opportuno tornare indietro, al IX secolo.

Due fratelli missionari bizantini, Cirillo e Metodio, tradussero per conto di Re Rastislav di Moravia alcuni brani dal Vangelo di Giovanni utilizzando una nuova scrittura di loro invenzione, il glagolitico, diventato poi il primo alfabeto slavo ecclesiastico. Esso si differenziava dal latino e presentava 40 lettere tondeggianti derivanti da codici alfabetici di lingue diverse come corsivo greco medievale, corsivo samaritano, armeno e georgiano, ma anche il runico slave precristiano.

Dal X secolo, invece, un nuovo alfabeto creato dai seguaci di Cirillo e Metodio cominciò a rimpiazzare a poco a poco la scrittura originale. Era il cirillico, più semplice da utilizzare, più vicino ai caratteri greci stampatelli. Tale alfabeto è in uso ancora oggi in Russia e in diversi paesi slavi, anche se nel corso della storia subì delle mutazioni di natura ortografica.

Nel 1708 Pietro I istituì la prima riforma ortografica. Introdusse la "scrittura cittadina". Era una scrittura laica, separata da quella clericale. Il cirillico di Pietro era semplice, serviva a permettere ad architetti, scienziati e commercianti di esprimersi e comunicare in lingua russa in maniera più immediata.

La seconda e ultima riforma, quella sulla "nuova ortografia", entrò in vigore nel 1918, poco dopo la Rivoluzione d'Ottobre. Diede vita alla scrittura russa di oggi.

Img: Pagina del Codex Zographensis, manoscritto slavo glagolitico del IX secolo d.C. Oggi si trova nella Biblioteca nazionale russa di San Pietroburgo

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Cultura Italia-Russia
Il'ja Repin (1844-1930) nel regno della fantasia
Testo di Emmanuela Castiglione

Soggetto del quadro è il momento culminante della fiaba di Sadko, mercante e suonatore di gusli: accolto dallo Zar del mare, estasiato dalla sua musica, è invitato a scegliersi una sposa fra le principesse che sfileranno davanti a lui.

Dal punto di vista tecnico, la scena presenta due difficoltà: rendere fedelmente la percezione visiva sott'acqua, diversa da quella all'aria aperta, e comunicare il senso di magia delle apparizioni portentose. Dopo un primo tentativo, che non gli piacque, il pittore si preparò per l'opera in modo completo, anche documentandosi sulla morfologia e la fauna dei fondali marini.

Ideò quindi l'opera ponendo la fonte di luce al centro del grande quadro (m.3,23×2,30), come se emanasse dalla schiera di fanciulle coperte di ori e gioielli, che proprio da questa luce ricevono forma e contorni. Quante sono? Le figure sono nitide in primo piano, poi sempre più sbiadite fino a diventare pallidi aloni contro il fondo scuro dell'abisso; nell'acqua fluttuano fiori e pesci scintillanti, lunghe alghe e gocce simili a perle. Il volto dell'eroe ha tratti realistici, non idealizzati; non rivolge lo sguardo a Sirene e Nereidi, ma ad una figura appartata, in alto a sinistra: una fanciulla dalla lunga treccia, senza corona né ornamenti, con una semplice camicia e la gonna scura. L'espressione di lei è schiva, diversa dalle facce altezzose delle orgogliose principesse, indispettite perché non prescelte.

Repin dipinse il quadro mentre era in Francia: la tela fu comprata dal futuro Alessandro III (allora principe) e valse all'artista il titolo di accademico.

Il'ja Efimovič Repin (1844-1930)
"Sadko", 1874
Museo Russo di San Pietroburgo


Cultura Italia-Russia
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Marco e la Rusalka: storie russe
La creazione del mondo secondo gli antichi Slavi

Chi ha creato il mondo? È la "domanda delle domande", che tutti gli uomini si sono posti sin dall'antichità. Gli antichi Slavi credevano che, all'inizio di tutto, esistesse già un dio creatore: Rod, che dormiva dentro un uovo e, in sogno, vedeva già come sarebbe stato il mondo che avrebbe creato. Quando si svegliò, ruppe l'uovo in due metà, e da esse creò il mare, il cielo, il sole e le stelle. Il problema era che il mare e il cielo erano appiccicati... c'era un bel lavoro da fare per separarli: Rod, per farsi aiutare, creò Svarog, la divinità che divise il cielo dal mare. Mancava ancora la terra, così Svarog gettò in mare l'Alatyr, la pietra sacra: a contatto con la pietra rovente, il mare cominciò a bollire e diede origine alle terre. Queste, però, erano molto pesanti, così calarono a picco nelle acque: Rod le fece tornare a galla e creò un grosso serpente per sorreggerle in eterno. La Natura era creata, ora mancavano solo gli uomini. Un giorno, Svarog e Lada, la dea dell'amore e della fecondità, si divertirono a giocare nel bosco tirandosi dei sassolini, e questi, cadendo sulla terra fertile, di lì a poco si trasformarono: quelli gettati da Svarog diventarono uomini, quelli di Lada divennero donne. Fatto: il mondo adesso era completo!
Questo mito, come altri, è frutto di ricostruzioni. Infatti, la mitologia slava è priva di fonti e documenti originari: ciò che sappiamo ci è stato tramandato dalle testimonianze di chi ha viaggiato in quei territori in epoca più moderna.
Al di là di tutto, Rod, Svarog e Lada hanno fatto un bel lavoro, vero?

Nell'immagine: Svarog, dipinto di Andrej Šiškin.

Marco Massacesi per Cultura Italia-Russia

#creazionedelmondo #rod #svarog
🔴 Buon anno! 🎄

Auguro a tutti gli amici del canale un ottimo 2025 ricco di piacevoli sorprese 🎁

🥂 Olga Tarovik - Storia della Russia
La principessa Ukok
Testo di Gian Piero Angeleri per Cultura Italia-Russia

Sull'altopiano dell'Ukok, al confine tra Russia e Cina, nel 1993, con lo scioglimento dei ghiacci, venne alla luce una mummia, ottimamente conservata. Si trattava di una giovane donna, vissuta circa 2500 anni fa, di circa 25 anni, alta circa 165 cm, riccamente vestita, il corpo ricoperto di tatuaggi, tra cui, sulla mano sinistra, un fantasioso animale misto di cervo, grifone e capricorno. Con lei furono sepolti sei cavalli con la loro bardatura.

Per il popolo Pazyryk, cui probabilmente la ragazza apparteneva, il tatuaggio era un tipo di stemma, cittadinanza e passaporto, a significare che il cervo e capricorno l’hanno accompagnata nel suo viaggio nell’oltretomba. Dalle popolazioni locali fu chiamata Principessa di Ukok.

Su chi fosse realmente si sono fatte supposizioni. C’è chi sostiene che non fosse neppure una principessa, ma che appartenesse alla classe media e chi, come gli sciamani di quel territorio che fosse la progenitrice del popolo Altaj e guida tra questo mondo e l'aldilà.

La principessa di Ukok è circondata da un’aura di mistero. Quando la rimossero e la portarono in un luogo più protetto, la terra intorno tremò e l'elicottero su cui era trasportata fece un atterraggio di emergenza più volte. Ci furono cataclismi: un terremoto, una forte grandine, una grave inondazione ed anche un aumento del numero di suicidi nella regione.Tutto questo scatenò proteste per farla rientrare, ma fu tutto inutile. Ora la mummia si trova nella città di Gorno-Altajsk nel museo Anokhin, in uno speciale sarcofago mantenuto con temperatura e umidità controllate e purtroppo non in mostra.

Olga Tarovik - Storia della Russia
Ivan il Terribile scrive a Elisabetta I

Ivan IV era una persona molto colta per la sua epoca e aveva tanti "amici di penna" con i quali scambiava idee, pensieri e, a volte, accuse, senza trattenersi in tal caso dalle parolacce (come ad esempio con il principe Andrej Kurbskij). L'unica donna tra i corrispondenti dello zar era Elisabetta I, la "regina vergine" d'Inghilterra.

In tutto ci giungono 11 lettere di Ivan a Elisabetta, scritte nell'arco di vent'anni. In una di esse si nominano "affari segreti di grandissima importanza". Si presume che con questi "affari segreti" si intendesse una proposta di matrimonio, forse fatta dallo zar, forse un'allusione avanzata (e poi ritirata) dalla regina che, come si sa, non si sposò mai ma spesso si fidanzò con diversi sovrani europei per ragioni politiche. Ivan, inoltre, proponeva a Elisabetta un possibile rifugio politico in Russia, nel caso in cui le andasse male in patria, e le chiedeva la stessa cosa per se stesso in Inghilterra.

Entrambe le idee, a quanto pare, andarono in fumo, perché nella famosa lettera del 1570 lo zar, evidentemente molto arrabbiato, non si trattenne da una stizzita predica: "Noi pensavamo che tu governassi nella tua terra e bramassi onore e profitto per il tuo paese. Invece da te comandano gli altri... e non solo gli uomini {i nobili}, ma perfino i mercanti che cercano solo il proprio profitto. E tu rimani nel tuo stato nubile come una zitella qualunque".

Olga Tarovik - Storia della Russia
Nikolaj Nevrev, Pietro I in abiti europei davanti a sua madre la zarina Natalia, il patriarca Adriano e il precettore Zotov.
1903
Museo regionale delle Arti figurative di Stavropol.

L'epoca di Pietro il Grande (1682 - 1725) con le sue gradiose riforme e l'europeizzazione, spesso forzata, segnò per la Russia la fine del periodo medievale. Tutto ciò iniziò dalle allegre serate del giovane Pietro (Pëtr) al Quartiere Straniero di Mosca e dai vestiti all'europea.

C'è un elemento in questo quadro che c'entra poco con l'epoca, qual'è?☺️

Olga Tarovik - Storia della Russia
I canti epici russi (Былины)

I poemi epici antichi russi si chiamano bylìna (“quello che fu”) o starìna (da staryj, vecchio). I loro eroi sono i bogatyr, guerrieri mitici dotati di forza sovrumana.

Composti da autori ignoti, questi poemi venivano declamati sia ai banchetti dei principi che alle feste dei villaggi. I cantori che li eseguivano (in versi non ritmati) solitamente si accompagnavano col gùsli, un antico strumento a corde. Ogni cantautore aggiungeva del suo alla storia, perciò ogni bylina ha tante versioni. Oggi abbiamo circa 300 testi su circa 100 vari soggetti o storie.Tramandati così oralmente da un cantore all’altro, i byliny arrivarono al XIX secolo, quando si iniziò a raccoglierli sistematicamente.

I canti epici medievali si dividono in due grandi cicli: quello kievano e quello novgorodese.

Il ciclo kievano è legato, appunto, alla città di Kiev e alla mitica figura del principe Vladimir il Bel Sole. I tre personaggi principali del ciclo kievano sono Il’ja Muromets, Dobrynja Nikitič e Alёša Popovič, che difendono la “Terra Russa” dai nemici e da vari mostri, per tornare poi a banchettare all’alto palazzo dorato del buon principe Vladimir.

Il ciclo di Novgorod, repubblica mercantile, ha invece come personaggi audaci viaggiatori, marinai e mercanti che riescono a compiere viaggi pericolosissimi e tornare sani e salvi, carichi di tesori: Sadko e Vasilij Buslaev.

Esiste anche una divisione dei bogatyr in “maggiori” e “minori”. Quelli “maggiori” sono incarnazioni precristiane delle forze della natura, potenti e a volte distruttive: Svjatogor, un gigante alto come le montagne, Volgà Svjatoslavič, mannaro e cacciatore, e Mikula Seljaninovič, possente agricoltore.

Quando il loro tempo finisce, al loro posto vengono i bogatyr minori. Questo passaggio è raccontato bene nel canto “Il’ja Muromets e Svjatogor”, dove Svjatogor muore e trasmette la sua forza magica a Il’ja, uno dei bogatyr dell’epoca cristiana, che parte per offrire i suoi servigi al principe Vladimir il Bel Sole.

Img: Ivan Bilibin, Il'ja Muromets e Svjatogor. 1940

Olga Tarovik - Storia della Russia
🎨 Nikolaj Nevrev. Zakharij Ljapunov e i boiardi propongono allo zar Vasilij Šujskij di lasciare il trono. 1886

In questo quadro è rappresentata una scena che ebbe luogo nel 1610, quando la Russia era scossa dal Tempo dei Torbidi. Dopo la morte dello zar Boris Godunov e dopo che fu smascherato l'impostore Falso Dmitri I, nel 1606 sul trono russo salì Vasilij Šujskij (1606 - 1610).

Gli Šujskij erano Rjurikidi, venivano da Suzdal ed erano una famiglia importante. Vasilij aveva già fatto carriera ai tempi di Ivan Il Terribile. Era un politico intelligente, abile e molto furbo e sapeva sempre quando conveniva cambiare bandiera. Così, sostenne i Godunov, ma al momento giusto passò dalla parte del Falso Dmitri, per poi partecipare alla congiura per rovesciarlo. Subito dopo, il 1° giugno 1606, Vasilij Šujskij fu incoronato zar della Russia.

Prima, però, dovette giurare di governare insieme alla Duma dei boiardi e di non prendere le decisioni importanti da solo. Gli stessi boiardi lo disprezzavano, perché non vedevano in lui uno zar "naturale", cioè per nascita (nella stessa situazione si era ritrovato al suo tempo anche Boris Godunov). Lo chiamavano infatti lo "zar boiardo".


Šujskij sarebbe stato uno zar dignitoso in tempo di pace, ma la storia era contro di lui. Dovette scontrarsi con l'opposizione boiarda, il nuovo impostore Falso Dmitri II, le rivolte popolari e, infine, l'attacco polacco. Nel 1610 un gruppo di boiardi capeggiati da Zakharij Ljapunov lo spodestò.

Vasilij Šujskij lasciò il trono come un qualsiasi funzionario licenziato e fu fatto monaco contro la propria volontà.

Il governo dei Sette boiardi lo consegnò ai polacchi. Vasilij insieme ai suoi due fratelli Dmitri e Ivan fu portato a Varsavia e poco dopo, nel 1612, morì avvelenato. Pochi giorni dopo nella stessa prigione morì anche suo fratello Dmitri. Ivan invece riuscì a tornare in Russia nel 1620.

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La magia di Capodanno
Testo di Lev Popov per Cultura Italia-Russia

La fine e l'inizio dell'anno ha da sempre assunto, tra i popoli slavi, un'importante valore simbolico. Numerevoli sono, infatti, le usanze, le credenze e i rituali ad essi legati.

Il potere magico di Capodanno poteva influenzare l'andamento dell'anno intero. Un detto russo recita: “Come incontrerai l'anno nuovo, così lo trascorrerai”. I rituali di questo primo giorno avrebbero dovuto portare salute e fortuna per il prossimo futuro. Era usanza, ad esempio, nutrire abbondantemente il bestiame, evitando che uscisse all'esterno. Anche la cena per gli abitanti della casa doveva essere copiosa, affinché non si patisse la fame nemmeno per un giorno durante l'anno nuovo. Dopo la cena, si spargeva fumo di erbe officinali su tutto il perimetro dell'abitazione, per far sì che le impure forze del Male se ne tenessero alla lontana.

Al mattino seguente, si era soliti lavarsi il volto con acqua fresca di sorgente, per assicurarsi una buona salute. Era importante svegliarsi presto, “per non impigrirsi nel corso dell'anno”; coloro che si svegliavano tardi, sarebbero stati sempre in ritardo. Chi si arrabbiava o litigava il primo gennaio, avrebbe avuto in seguito costanti malumori e conflitti.

Rompere delle stoviglie era considerato un cattivo presagio: per tutto l'anno le cose si sarebbero continuate a rompere, in senso materiale o metaforico.

Un'usanza interessante tra gli slavi orientali ed occidentali riguardava i bambini. La mattina del primo gennaio, i fanciulli del villaggio correvano per le varie abitazioni (izbe), gettando grani di avena negli angoli delle case e, soprattutto, sugli usci, per “attirare” l'abbondanza nel villaggio.

Immagine: Vsevolod Ivanov

Olga Tarovik - Storia della Russia
Vasilij III (1505 – 1533)

È una di quelle figure storiche di cui normalmente si parla poco. Vasilij III rimase, per così dire, “schiacciato” da due personaggi di grande carisma: il padre Ivan III (il Grande) e il figlio Ivan IV (il Terribile). Tuttavia, il suo lungo regno fu per la Russia un periodo di relativa pace, prosperità e crescita economica.

Nel 1498, Vasilij e sua madre Sofia Paleologa non vivevano i momenti migliori. Ivan III, ormai avanti negli anni, designò come erede il proprio nipote, Ivan (detto, appunto, il Nipote). Il ragazzo fu solennemente incoronato erede alla cattedrale della Dormizione di Mosca, e Sofia con i figli, tra cui Vasilij, era disperata. Per sua fortuna, solo un anno dopo Ivan III per ignote ragioni cambiò idea, fece imprigionare Ivan il Nipote con la madre e nominò suo erede Vasilij.

Diventato a sua volta gran sovrano della Russia, Vasilij III portò a logico compimento l’opera del padre: sottomise Pskov (1510) e Rjazan (1517), uniche città rimaste indipendenti da Mosca, e liquidò i principati indipendenti dei suoi fratelli all’interno del proprio regno. Portò avanti anche le opere edilizie di Ivan III, invitando presso la sua corte nuovi architetti italiani. Tra di loro c’era anche Alvise Lamberti (detto Alevis il Nuovo, Novyj), che ultimò la Cattedrale dell’Arcangelo Michele, Bon Frjazin e Pёtr Frjazin il Minore (Pietro Francesco Annibale).

Scaltro, intelligente e forte di carattere, Vasilij III raramente fu disposto ad ascoltare obiezioni alle proprie decisioni. I boiardi presso la sua corte si lamentavano che “il sovrano è testardo e non ama chi gli parla contro”. Siccome non aveva avuto eredi dalla prima moglie, Solomonia Saburova, contrariamente ad ogni tradizione e ignorando l’esplicito divieto del metropolita divorziò per sposarsi di nuovo. Dalla seconda moglie, Elena Glinskaja, ebbe finalmente l’erede: il futuro Ivan il Terribile.

Vasilij III morì nel 1533 all’età di 54 anni per una ferita che si era procurato andando a caccia.

Olga Tarovik - Storia della Russia
Il cremlino di Suzdal
Testo di Roberto Stocchetti per Cultura Italia-Russia

Antica cittadina, definita “Brillante dell’Anello d’Oro”, situata a 240 chilometri da Mosca e a 35 da Vladimir, Suzdal si trova in aperta campagna, lontana dal frastuono della vita moderna.

Il piccolo centro (12.000 abitanti) è rimasto fermo nel tempo: il Cremlino di erge intorno alla cattedrale della Natività della Madre di Dio (1222-1225, arricchita da un campanile nel 1635) e al palazzo vescovile (XV-XVI secolo). L’area è delimitata da un meandro del fiume e dai resti di antiche fortificazioni. Accanto alla cattedrale, in cui si trovano bellissimi affreschi e un’iconostasi, si possono ammirare numerose chiese, tra cui quella dell’Assunzione, di Gioacchino e Anna, della Natività di Cristo, di San Nicola.

La prima menzione di Suzdal risale al 1024 ed è citata come centro fortificato a partire dal 1096 ed è stata anche la prima parrocchia nella Rus’ nordorientale. Distrutta dai tartari nel 1238, fu ricostruita pochi decenni dopo e nel 1392 fu incorporata nel principato di Mosca, prosperando nei quattro secoli successivi come centro religioso.

Degni di memoria sono anche il monastero maschile di Sant’Eufemio del Salvatore (Spaso-Efimev) e quello femminile dell'Intercessione della Madre di Dio (Pokroskij).

Tra il 1965 ed il 1967 il regista cinematografico Sergej Bondarčuk girò a Suzdal vari esterni del kolossal Guerra e Pace, tratto dall’omonimo romanzo di Lev Tolstoj.

Olga Tarovik - Storia della Russia
San Sergio di Radonež - Сергий Радонежский

La benedizione di San Sergio di Radonež è parte indispensabile di qualsiasi racconto della battaglia di Kulikovo (1380), evento importantissimo della storia russa. In questa battaglia i mongoli furono sconfitti per la prima volta dall'esercito russo riunito, comandato dal principe di Mosca Dmitri Donskoj. L'evento segnò l'"inizio della fine" del giogo mongolo che opprimeva la Rus' fin dal 1240.

ll nome di battesimo di San Sergio era Varfolomej (Bartolomeo). Quando era piccolo, i suoi genitori si trasferirono a Radonež, nei pressi di Mosca. Rimasto orfano, Varfolomej, convinto che la vera via della fede fosse lontana dal mondo, andò a vivere in mezzo alla foresta, a pochi chilometri da Radonež. Da monaco prese il nome di Sergij, Sergio, e negli anni 1330-1340 fondò il monastero della Santa Trinità, che presto diventò un centro religioso importante.

Nel 1380 Dmitri Donskoj vi si recò per chiedere la benedizione prima della battaglia di Kulikovo. Caso unico nella storia russa, Sergio di Radonež inviò con Dmitri due monaci, Peresvèt e Osljàbja, come pegno della protezione celeste.

Il monastero della Santa Trinità da lui fondato fu chiamato in seguito Monastero della Santa Trinità di San Sergio (Troitse- Sergieva Lavra) e diventò uno dei massimi centri religiosi e culturali della Russia e culla di un importante movimento monastico.

Img: Nikolaj Roerich, San Sergio di Radonež, 1932

Olga Tarovik - Storia della Russia
4 novembre, Festa dell’Unità Nazionale. Icona della Madre di Dio di Kazan

E’ una festa “giovane”, istituita nel 2005. Rimanda al 4 novembre del 1612, quando Mosca venne liberata dai polacchi che l’avevano invasa. In questa data finì il lungo e devastante Tempo dei Torbidi, iniziato dopo la morte nel 1598 dello zar Fёdor, l’ultimo della dinastia dei Rjurikidi. Nel 1613 si tornò definitivamente alla normalità con l’elezione del nuovo zar Mikhail Romanov.

Gli eventi dei Torbidi coinvolsero enormi masse di persone di ogni provenienza sociale e si trasformarono in breve tempo in una guerra di tutti contro tutti: i cosacchi contro i cittadini e la piccola nobiltà, i boiardi contro zar e impostori che si scambiavano sul trono, i contadini contro l’aristocrazia, le periferie contro la capitale. In pratica, fu la prima guerra civile nella storia russa. Il tutto si aggravò con fame, carestia e, come tocco finale, l’entrata in gioco di Polonia e Svezia, avversari storici della Russia.

Un paese indebolito non poteva che essere fatto a pezzi, e nel corso dei Torbidi la Russia rischiò seriamente questa sorte. I Torbidi non furono soltanto una pesantissima crisi politica, economica e sociale: i contemporanei li definivano tempi di “vacillamento”, “dissoluzione” e “confusione delle menti”.

Veri eroi dei Torbidi furono Kuzma Minin e Dmitri Požarskij, che a capo della milizia popolare liberarono Mosca e permisero la nuova rinascita del paese.

Il 4 novembre è anche il giorno in cui la chiesa ortodossa festeggia l’icona della Madre di Dio di Kazan, che secondo la leggenda salvò la capitale russa dai nemici.

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Il Sole nella Rus' pagana
Testo di Lev Popov per Cultura Italia-Russia

Corpo celeste fonte della luce del giorno, del calore e della vita, il Sole viene contrapposto alla Luna nella tradizione delle credenze popolari. Oltre alla definizione di “fuoco celeste”, tra gli epiteti della nostra stella troviamo “chiaro, luminoso, dorato, rosso, ardente”.

I segnali del culto pagano di questo astro si riscontrano nell'usanza di inchinarsi al sole levante all'alba, oltre ad alcune formule rituali di saluto diffuse tra i vari popoli slavi. Nella lunga lista di gesti e comportamenti proibiti tra gli slavi nei confronti del Sole, si elenca il divieto prevalentemente russo di dargli le spalle durante la mietitura.
Immaginato come un cerchio, una ruota od una sfera da alcuni, altri narrano che il Sole sia l'occhio di Dio o una finestra da egli aperta sul mondo terreno.

Vi sono leggende secondo cui, all'alba dei tempi, il Sole splendesse ininterrottamente, sia di giorno che di notte, affiancato dalla Luna e dalle stelle.

Il movimento del sole veniva spiegato in diversi modi: esso sarebbe inchiodato alla volta celeste e si muoverebbe di conseguenza o, stando ad un'altra versione, sarebbe portato da delle creature o, ancora, sarebbe in grado di muoversi autonomamente lungo una strada celeste.

Al calare del Sole, ogni lavoro doveva essere interrotto. Dopo il tramonto, si credeva che continuasse il suo ciclo infinito, illuminando il mondo sotterraneo, l'Aldilà.

Img: Illustrazione dalla fiaba di Pushkin "La zarevna morta e i sette bogatyr"

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«Sparare 3 volte», - come Pietro il Grande creò un Capodanno nuovo
Testo di Anastasia Eremenko per Cultura Italia-Russia

Tra le grandi riforme rivolte alla modernizzazione della Russia vi fu quella di abbandonare il tradizionale calendario russo in favore di quello giuliano.

Secondo il parere di Pietro I la differenza tra i due calendari ostacolava l’avvicinamento della Russia con l’Europa nell’instaurazione di legami politici e commerciali. Nel 1699 lo zar firmò il decreto che abolì il vecchio calendario, secondo il quale l’anno 7208 dalla creazione del mondo diventò l’anno 1700 dalla nascita di Cristo. Il decreto, che ordinò che i festeggiamenti avvenissero il 1° gennaio, creò parecchia confusione tra la gente che aveva già festeggiato l’arrivo del nuovo anno il 1° settembre, come di consueto.

Pietro I ordinò inoltre di prendere come regola alcune tradizioni europee - "davanti al cancello esibire le decorazioni di alberi e rami di pino, abete o ginepro, sparare tre volte e lanciare diversi petardi, quanti ne capita". Molte vecchie usanze, come i carnevali, i divertimenti in maschera, le gite in slitta, le divinazioni a mezzanotte e i girotondi si adattarono bene al rito della celebrazione del nuovo anno.

Durante il regno di Caterina II la nobiltà iniziò a celebrare l’arrivo del nuovo anno con balli in maschera e colpi di cannone, ma questi ultimi furono successivamente aboliti da Paolo I.

La consuetudine di decorare l’albero nelle case nobiliari entrò in uso durante il regno di Nicola I, - secondo il modello tedesco ai rami si appendevano le mele come simbolo del frutto proibito, mentre la punta dell’albero veniva incoronata da una stella che simboleggiava quella di Betlemme.

Olga Tarovik - Storia dea Russia
Gioiello da donna (kolty)
Oro, smalto
XI secolo, Izjaslavl
,
Rus' del sud-ovest

➡️ Qui è rappresentato come lo indossavano)

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Sadko, una versione della famosa bylina novgorodiana
Testo di Renato Dal Cavaliere per Cultura Italia-Russia

La bylina è una narrazione poetica epica ed eroica tradizionale dell'Antica Rus’. Il termine deriva dal russo byl, passato del verbo byt’, e si può tradurre con “ciò che è stato”.

Le byliny raccontano vicende in parte realmente avvenute intorno al X secolo. Tuttavia se i fatti narrati sono veritieri, i personaggi sono per lo più di fantasia. Tra questi Sadko che fa parte del ciclo di Novgorod.

Ecco una delle versioni di Sadko arrivate a noi.

Nella città di Novgorod viveva un cantastorie e suonatore di gusli di nome Sadko. Un giorno mentre suonava la sua malinconia sulle rive del lago Ilmen, dalle acque uscì maestoso lo Zar del Mare che, ammirato, gli consigliò di tornare in città e scommettere che avrebbe pescato un pesce d’oro. Sadko ubbidì e gli abitanti di Novgorod lo seguirono al lago: ed ecco che davanti agli occhi di tutti dalle acque del lago apparve per tre volte un pesce d'oro.

Con i soldi della scommessa il giovane cominciò ad esercitare l’attività di mercante e diventò sempre più ricco. Convinto di poter scommettere su ogni cosa, un giorno perse quasi tutti i suoi averi tranne alcuni vascelli con i quali ritornò sul mare. Colto da una forte tempesta, per alleggerire la nave e calmare lo Zar del Mare gettò tutto il carico in mare. Allo Zar non bastò e pretese come sacrificio un essere vivente.

La sorte toccò a Sadko. Gettato in acqua, si risvegliò negli abissi e il Re del Mare gli impose di suonare. Il suono dello strumento causò una tale tempesta che i naviganti si rivolsero a San Nicola perché placasse lo Zar del Mare. Anche San Nicola finì negli abissi e aiutò Sadko a liberarsi dall’obbligo di suonare perennemente il gusli.

Il cantastorie, salvato, fece costruire una cattedrale al santo a Možajsk da allora patrono della città.

Sadko è anche un'opera lirica composta tra il 1895 e il 1896 con musica e libretto di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov.

Olga Tarovik - Storia della Russia
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Cirillo e Metodio donano la scrittura agli amanti dei messaggi vocali ✍️

Olga Tarovik - Storia della Russia
Sergej Ivanov, La rassegna degli uomini di servizio. 1907
Museo delle Arti di Saratov


La società russa dei secoli XVI e XVII era composta da gruppi ben definiti, ciascuno con doveri precisi. Gli uomini di servizio ("služilye lùdi") erano quelli che, appunto, dovevano servire lo zar in campo amministrativo o (soprattutto) militare. Una parte consistente di loro erano nobili, dai più ricchi boiardi della corte ai poveri piccoli nobili di provincia. Si chiamavano uomini di servizio "per nascita" ("po otècestvu").

Da quando un giovane rappresesentante dell'aristocrazia russa all'età di 15 anni si presentava alla sua prima rassegna debitamente armato e vestito, e fino alla morte, era impegnato o in guerra, o nella sorveglianza dei confini, o in altri tipi di servizio militare o civile.

Gli uomini di servizio "per ingaggio" ("po pribòru") erano invece quelli che non erano obbligati per forza a servire lo zar, ma si arruolavano per propria volontà in cerca di guadagno o carriera. Erano soprattutto gli strelizzi e i cosacchi.

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