Vladislav Chodasevich (1886-1939), "Arde una stella... l'etere palpita"
In un’epoca intrisa di tensioni, incertezze e frammentazione, la voce limpida e composta di Vladislav Chodasevič si erge come un faro che ci invita a osservare con sguardo penetrante la realtà che ci circonda. Egli ci chiede di accogliere, senza veli né inganni, sia le miserie che offuscano l’esistenza sia quella bellezza nascosta, così spesso dimenticata o data per scontata, che ancora permea il mondo. È una bellezza che risiede nelle pieghe del quotidiano, negli angoli più reconditi dell’animo umano e negli attimi fugaci che illuminano la vita, persino nei momenti più oscuri. Imparare a vedere significa imparare a sperare, ed è proprio in questa speranza, silenziosa ma indomabile, che risiede la forza per ricomporre i frammenti della nostra esistenza e riscoprire, ancora una volta, il significato profondo dell’essere.
"Arde una stella, l’etere palpita,
si cela la notte nella volta degli archi.
Come non amare tutto questo mondo,
Tuo inverosimile dono?
Tu mi hai dato cinque sensi illusori,
Tu mi hai dato il tempo e lo spazio,
si diletta nel miraggio dell’arte
il capriccio della mia anima.
E io creo dal nulla
i Tuoi mari, i deserti, i monti,
tutta la gloria del Tuo sole
che tanto abbaglia lo sguardo.
E d’un tratto distruggo per gioco
tutto questo assurdo fasto,
come un bambino abbatte
un castello fatto di carte."
Traduzione di Caterina Graziadei
" Горит звезда, дрожит эфир,
Таится ночь в пролеты арок.
Как не любить весь этот мир,
Невероятный Твой подарок?
Ты дал мне пять неверных чувств,
Ты дал мне время и пространство,
Играет в мареве искусств
Моей души непостоянство.
И я творю из ничего
Твои моря, пустыни, горы,
Всю славу солнца Твоего,
Так ослепляющего взоры.
И разрушаю вдруг шутя
Всю эту пышную нелепость,
Как рушит малое дитя
Из карт построенную крепость."